Il mafioso travestito da ministro, Romano, in sei mesi ha piazzato tutti i suoi picciotti. E IO PAGO!

Il ministro Romano
«sistema» amici e colleghi

di Maria Zegarelli

saverio romano al cellulare

No, certo che non lo sfiducia il ministro Saverio Romano, leader di Responsabili, radici nell’Udc, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. La Lega ha salvato Milanese prima e ora non si tirerà indietro con il ministro alle politiche Agricole e Forestali. E pazienza se è indagato per mafia e sta «sistemando» amici e colleghi di partito in cda o presso il ministero. Perché Romano prima di tutto è quello che ha silurato Dario Fruscio che dalla sua postazione di comando in Agea faceva pagare le odiate (dai leghisti) multe sulle quote latte. «La Lega voterà contro la

mozione di sfiducia – è tornato ad assicurare ieri Roberto Maroni -. È una mozione di sfiducia presentata dall’opposizione, ne sono state presentate tante in passato e sono sempre state respinte, non vedo francamente perché non si debba fare la stessa cosa».

Dunque, se l’opposizione compatta vota per la sfiducia, dall’Udc (con un ironico Pierferdinando Casini che a domanda sulla fiducia ha risposto “l’unico Romano che conosco è Prodi) al Pd passando per l’Idv, la maggioranza fa ancora una volta scudo e salva se stessa.

Scenario questo che restituisce il sonno ai tanti dirigenti- amici-colleghi di partito del ministro che in questi mesi sono stati piazzati qua e là e che in caso di siluramento del loro leader avrebbero sicuramente sentito ballare le loro poltrone. Fortuna vuole (per loro) che la Lega che va in scena oggi non è la stessa degli esordi, dura e pura. Oggi il Senatur ingoia e fa ingoiare di tutto ai suoi a rischio di rimetterci pezzi di consenso.

Perciò Romano sta tranquillo, lavora e nomina. Tanto. In sei mesi di attività al Ministero, è arrivato un nuovo amministratore delegato all’Istituto di sviluppo agroalimentare (l’Isa), società finanziaria con socio unico il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (MIPAAF): si tratta di Annalisa Vessella, coniugata con Michele Pisacane, onorevole Responsabile, consigliere regionale campano eletto con l’Udc, entrambi emigrati nella «compagnia Scilipoti». Pasquale Giuditta, laurea in Filosofia, invece, approdò in Parlamento con l’Udeur di Clemente Mastella (di cui è cognato) con il quale litigò chiedendone le dimissioni da segretario. Oggi è anche lui un Responsabile, primo cittadino di Summone (comune dell’avellinese): per lui Romano ha riservato la nomina (con decreto ministeriale) di suo consigliere. Ed eccoci a Concetta Vindigni, ex presidente della provincia di Ragusa, ex assessore provinciale, neo vice presidente nazionale della Sin, una società di diritto pubblico, partecipata al 51% dall’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in Agricoltura, e dal 49% dal socio privato# (che viene scelto con procedure di gara ad hoc con contratto di nove anni).

Ma l’investitura che ha provocato una vera e propria sollevazione tra i ricercatori è stata quella di Domenico Sudano, ovviamente Responsabile come tutti gli altri (nonché coordinatore del partito in provincia di Catania). Sudano è stato designato presidente del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra) «in aperto contrasto con le norme previste nel decreto legislativo 454/99 che prevedono che per occupare una simile carica si debba essere in possesso di alta qualificazione scientifica e professionale», come denunciano i senatori Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta che la scorsa settimana hanno presentato un’interrogazione parlamentare mettendo in fila l’elenco dei «prescelti». Sudano, catanese, provenienza Ccd-Cdu, è un funzionario statale in pensione, laureato in Lingue straniere e a detta dei sindacati dei ricercatori, ma anche dei senatori Pd, non avrebbe il curriculum adatto al ruolo che è stato chiamare a rivestire. «Si tratta di una lottizzazione bella e buona da parte del ministro Romano – dicono Ferrante e Della Seta – a conferma della scarsa attenzione del ministro nei riguardi del Cra, fondamentale per una agricoltura che deve affrontare la sfida della sostenibilità e della tutela e valorizzazione dei beni comuni».

Ma la nomina di Sudano nelle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato è stata l’ennesima prova della fatica di certi leghisti a turarsi così spesso il naso. Se in Senato il Carroccio ha votato compatto, alla Camera due deputati si sono sfilati e hanno votato per il «no» insieme a 13 Pd e due Idv. Uno di loro, Sebastiano Fogliato, ha accusato il Pd di aver fatto l’«inciucio» con il ministro Romano. «Il nostro voto contrario è stato compatto», dicono dal Pd, «sono loro che hanno faticato a mandar giù questa nomina». Le associazioni di ricercatori, come Firab e Aiab, sono pronte con i ricorsi, aspettano soltanto la ratifica finale del Cdm. La Lega, invece, tace, manda giù e si prepara a votare l’ennesimo salvataggio.

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