VERGOGNA! La destra spagnola, non contenta dei danni provocati, si comporta come il mafionano e censura.

Spagna, la tv pubblica torna “politica”: cacciati i giornalisti non allineati con Rajoy

Dirigenti della Rtve sostituiti da un giorno all’altro. E ora la rimozione di Ana Pastor, giornalista e conduttrice che “provocò” Ahmadinejad, per alcune domande sgradite a esponenti del Partito Popolare. Svanisce l’effetto della riforma voluta nel 2006 da Zapatero, che prevedeva la nomina di esperti di comunicazione e non di rappresentanti politici alla guida dell’azienda.

rajoy interna new

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/06/spagna-tv-pubblica-torna-politica-cacciati-giornalisti-non-allineati-con-rajoy/317990/

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NO AL BAVAGLIO VOLUTO DAL GANGSTER E DALLA SUA COSCA

Guido Scorza

CondividiPer sottrarre il premier alla giustizia questa volta, la Rete italiana rischia la censura.

Se, infatti, come appare ormai probabile nelle prossime ore il Parlamento riprenderà l’esame del famigerato ddl intercettazioni e il Governo ricorrerà, ancora una volta, al voto di fiducia, il nostro ordinamento si arricchirà di una nuova disposizione in forza della quale tutti i gestori di siti informatici saranno tenuti a disporre la rettifica di ogni informazione pubblicata online entro 48 ore dall’eventuale richiesta, fondata o infondata che sia.

In assenza di tempestiva rettifica, la sanzione sarà quella di una multa sino a 12 mila euro.

E’ questo il contenuto del comma 29 dell’art. 1 del disegno di legge n. 1611 che già la scorsa estate aveva minacciato di mettere un enorme cerotto sulla bocca – o meglio sulla tastiera – della blogosfera italiana.

In occasione del precedente dibattito parlamentare sul ddl – dibattito che questa volta potrebbe addirittura non esserci complice il voto di fiducia – nonostante l’ampio movimento di opinione sollevatosi contro l’approvazione della norma, nessuno, in Parlamento, aveva ritenuto di intervenire in modo determinato per eliminare dal testo “ammazza informazione”, almeno la norma c.d. “ammazza blog”.

Questa volta le speranze di un intervento in extremis per salvare, almeno, l’informazione libera che corre in Rete, appaiono ancora di meno perché maggiore è il bisogno della maggioranza – o di ciò che resta del clan dei compagni di merenda del premier – di disporre delle nuove regole anti-intercettazioni e perché, comunque, il Governo ha già manifestato l’intenzione di ricorre al voto di fiducia.

L’entrata in vigore del ddl e, in particolare, del comma 29 dell’art. 1 nella sua attuale formulazione ridisegnerebbe, in maniera importante e in chiave restrittiva e censorea, la mappa dell’informazione libera sul web.

Il punto, come ho già scritto in altre occasioni, non è sottrarre il blogger alla responsabilità per quello che scrive perché è, anzi, sacrosanto che ne risponda ma, più semplicemente riconoscere la differenza abissale che c’è tra un blog e un giornale o una televisione e tra un blogger – magari ragazzino – e un giornalista, una redazione o, piuttosto, un editore.

Il primo – salvo eccezioni – sarà portato a rettificare “per paura” e non già perché certo di dover rettificare mentre i secondi, dinanzi a una richiesta di rettifica, ci pensano, ci riflettono, la esaminano, la fanno esaminare e poi solo se sono davvero convinti di dovervi procedere, vi provvedono.

Imporre un obbligo di rettifica a tutti i produttori “non professionali” di informazione, significa fornire ai nemici della libertà di informazione, una straordinaria arma di pressione – se non di minaccia – per mettere a tacere le poche voci fuori dal coro, quelle non raggiungibili, neppure nel nostro Paese, attraverso una telefonata all’editore e/o al principale investitore pubblicitario.

Sarebbe davvero una sciagura per la libertà di parola sul web se, preoccupato di assecondare l’urgenza della maggioranza nell’approvazione del ddl, il Parlamento licenziasse il testo nella sua attuale formulazione.

Inutile ripetere che le conseguenze dell’entrata in vigore della norma sarebbero gravissime: ogni contenuto, informazione o opinione non gradita ai potenti dell’economia o della politica sarebbe destinata a vita breve sul web e ad essere rimossa – lecita o illecita che ne sia la sua pubblicazione – a seguito dell’invio di una semplice mail contenente una richiesta di rettifica.

bavag

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Concerto 1° Maggio, la censura del regime

Il bavaglio Rai al concertone del Primo Maggio

Cantanti e artisti obbligati a firmare una liberatoria: vietato parlare di politica

Il classico concertone del Primo maggio è piaciuto a chi l’ha visto sul divano e a chi era in piazza San Giovanni. Ma nessuno dei cantanti e dei comici ha potuto informare i cittadini-spettatori (2,5 milioni da casa) che il prossimo 12 e 13 giugno ci sarà un referendum sul legittimo impedimento, sulla privatizzazione dell’acqua e sull’energia nucleare. Nessuno ha potuto sfiorare l’argomento perché la Rai, che ha trasmesso l’evento comprandone i diritti per 700 mila euro, ha obbligato i partecipanti a firmare una liberatoria che vietava di esprimere valutazioni sul prossimo voto amministrativo o di parlare anche genericamente dei referendum. Una decisione imposta a Raitre dalla direzione generale di viale Mazzini, proprio nei giorni del cambio di guardia tra il dimissionario Mauro Masi e il probabile successore, il vicedirettore Lorenza Lei.

(video di Luigina D’Emilio e Paolo Dimalio)

La manifestazione di piazza San Giovanni rientra nel periodo di par condicio sia dei referendum e sia del voto nei comuni e nelle province italiane, ma la legge non vieta a cantanti, comici e artisti di discutere del rischio nucleare o della complessa questione dell’acqua, proprio perché non sono politici. Vince la strategia del governo che vuole insabbiare il triplo referendum: da una parte impedisce alla commissione parlamentare di Vigilanza Rai di approvare il regolamento per indicare come e quando istituire programmi di informazione sul tema, d’altra con le liberatorie vieta a chiunque vada in televisione di far nemmeno un cenno all’esistenza della consultazione del 12 e 13 giugno.

E così sul concertone, fatto di musica, emozioni, ricordi e Unità d’Italia, è calata una campagna di vetro per aiutare il governo a boicottare il referendum. Tutti coloro che hanno intrattenuto la piazza e il pubblico da casa per dieci ore – dal presentatore Neri Marcorè ad Ascanio Celestini – sono stati costretti a peripezie retoriche per toccare l’attualità che il governo cerca di nascondere. Paolo Ruffini, direttore di Raitre, precisa che si trattava di “normale prassi”. Ma Antonio Di Pietro (Idv) la pensa diversamente: “La liberatoria è una illegalità. E’ curioso che si applichi solo la parte proibitiva del regolamento, peraltro non ancora approvato”. E oggi si riunisce la commissione di Vigilanza che proverà, nonostante l’ostruzionismo della maggioranza di Pdl e Lega, a far approvare il regolamento per dare spazio e dignità al referendum nel servizio pubblico. Il presidente Sergio Zavoli rassicura: “Di fronte a un problema che è anche di urgenza se necessario provvederemo a riunirci ad oltranza”. Dietro le quinte era un continuo vociare sopra i decibel del palco. Ascoltavi i cantanti, gli artisti presenti parlare tra loro, confrontarsi, cercare di capire il perchè di questa liberatoria, di questa forma di bavaglio imposta dalla Rai.

Così ecco Enrico “Erriquez” Greppi, frontman franco-lussemburghese-fiorentino dei Bandabardò raggiungere le telecamere del Fatto per rassicurare: “Noi comunque il nostro messaggio lo lanceremo alla piazza”. O Ascanio Celestini espiremere tutto il suo sconcerto: “È una vergogna, non possiamo parlare di referendum. Ma che democrazia è questa?”. E ancora Gherardo Colombo, Eugenio Finardi e Luca Barbarossa, pronti a unirsi al coro. Nel frattempo gli organizzatori del concerto si muovevano tra le quinte per spiegare, rassicurare, scaricare ogni responsabilità. Insomma, per dire a tutti: “Non è colpa nostra, non c’entriamo niente”. All’interno dell’area privata, erano bandite anche le bandiere con la scritta “sì”, le uniche visibili, eccole lì tra il pubblico, appese a qualche lampione, mai inquadrate dalle telecamere. Sempre par condicio. In mezzo Antonio Di Pietro, presente già alle prime ore del concerto: è lui a portare la politica dentro, a confermare l’appoggio totale ai tre quesiti, a denunciare il silenzio. Un silenzio obbligato.

articolo di Alessandro Ferrucci e Carlo Tecce

Da Il Fatto Quotidiano del 3 maggio 2011

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OIL – Documentario sulla Saras in Sardistan – Moratti chiede la censura in tutta Italia

Pare che il presidente dell’Inter stia imitando il suo collega del Milan.

Infatti i fratelli Moratti il 7 agosto scorso si sono rivolti al tribunale al Tribunale Civile di Cagliari per censurare in tutta Italia il film “Oil”, un documentario sulla Saras, il loro impianto petrolifero in Sardegna.

L’atto di citazione, firmato dagli studi Chessa Miglior e Luminoso di Cagliari, oltre ai danni «patrimoniali e non», richiede al tribunale di inibire l’ulteriore proiezione, comunicazione e diffusione del documentario».

Ma siccome non bastava, il 2 settembre scorso hanno anche scritto agli organizzatori di una rassegna dove il film doveva essere proiettato (il Festival internazionale del reportage ambientale di Genova invitandoli a soprassedere, e facendo capire che se lo proiettano si beccano una citazione anche loro.

Il film di Massimiliano Mazzotta racconta con testimonianze e dettagli l’inquinamento provocato dalla Saras a Sarroch (in provincia di Cagliari), l’aumento di malattie respiratorie nella zona dell’impianto e i rischi che corrono i lavoratori.

Meno di cinque mesi fa alla Saras sono morti tre operai in un incidente sul lavoro nell’impianto di desolforazione.

La solidarietà di questo blog, per quello che può valere, a Massimilano Mazzotta e al suo avvocato Giuseppe Fornari.

MORATTI… STRIZZATE LE PALLE A QUESTO!

carezza

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Censure su FB

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°°° Hallo

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The Lucio Salis team

 

PUPAZZI

pippo

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Censura a Drive in

Dopo aver letto le scempiaggini del servo antonio ricci su Dagospia, l’altro giorno, stanotte  nel dormiveglia mi sono visto il film delle prime puntate del Drive in del 1986.

Chi lo seguiva lo sa bene, dopo solo tre puntate ero il comico più popolare del programma. Ricevevo pacchi di lettere da tutta Italia e non potevo uscire senza essere fermato ad ogni passo e coccolato ovunque. Decisi allora di cominciare ad affondare qualche frecciatina. Beh, lo sapete? Altro che trasmissione comunista, come blatera il ladro del Gabibbo, mi vennero censurate immediatamente e con scuse risibili  tutte le battute su craxi, sulla mafia, sul maxiprocesso che si svolse a Palermo e su Andreotti. Ancora nessuno – tranne qualche magistrato –  conosceva la storia di berlusconi, allora, ma la cosa mi puzzò ugualmente.

vaffa_berlusca

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Altro stop al regime

E’ inammissibile la censura preventiva dell’informazione “on line”

NOI  BLOGGERS  SIAMO  UN PESANTE MACIGNO  CHE SCHIACCERA’  MAFIOLO E IL SUO  SQUALLIDO REGIMETTO

da giovane-lavoraccio

Il sito internet non si può qualificare come un contesto dialogico aperto ai contributi degli utenti, ma rappresenta il mezzo di divulgazione di un elaborato critico destinato ad un numero indeterminato di lettori. In pratica, è un prodotto editoriale che – in quanto tale – può godere delle garanzie in tema di sequestro che

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Ricevo e pubblico

Forse tratto in inganno da una bufala che gira in Rete, Franco Grillini da’ per fatta l’approvazione del cosiddetto “emendamento D’Alia” nellambito del pacchetto sicurezza.
Si tratta di una clamorosa inesattezza: l’emendamento, nato dall’esigenza di intervenire contro l’istigazione a delinquere e l’apologia di reato su internet, è stato abrogato dalla maggioranza in seconda lettura alla Camera e quindi non è presente all’interno del
provvedimento sulla sicurezza che verrà discusso questa settimana al Senato. Ricordo
che l’emendamento mirava solo a intervenire sui singoli reati, responsabilizzando
maggiormente i gestori dei siti e dei social network, senza alcuna volontà di censura o di
bavaglio alla Rete.

Ufficio Stampa Udc


°°° Bene. Meglio così. Vi siete risparmiati un fracco di mazzate.

SIAMO FELICI DI REGALARE QUESTO DIVERTENTE GIOCHINO A D’ALIA

sportivo

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