Cittadinanza ai bambini immigrati subito! Torniamo nella civiltà, grazie.

http://www.repubblica.it/politica/2012/06/06/news/riccardi_sulla_cittadinanza_ai_bambini_immigrati_conto_su_una_maggioranza_trasversale-36649162/?ref=HREC1-4

“Sulla cittadinanza ai bambini immigrati
conto su una maggioranza trasversale”

Il ministro della Cooperazione parla dei figli degli stranieri nati nel nostro Paese.

"Sulla cittadinanza ai bambini immigrati conto su una maggioranza trasversale"

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Vogliamo lo IUS SOLI per tutti! non le bestialità razziste di berlusconi-bossi-fini!

Nati a Modena, ma rinchiusi nel Cie. Onida: “Giusto estendere lo ius soli”

L’ex presidente della Corte Costituzionale interviene sul caso di Andrea e Senad, i due ragazzi di origine bosniaca nati e cresciuti in Italia rinchiusi da un mese nel Cie di Modena: “Avere la cittadinanza è un diritto universale. Bisognerebbe cambiare la legge italiana”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/11/nati-modena-rinchiusi-onida-soli-modificato/196603/

E la chiesa tace. Incassa e tace.

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

SONO CON VOI! Sciopero degli immigrati: abolizione Bossi-Fini e cittadinanza immediata ai bimbi nati qui.

Lo sciopero degli immigrati
Provate: “Un giorno senza di noi”

Senza operai né braccianti, senza infermieri né muratori, senza imprenditori, colf e badanti, E’ la terza volta che i migranti lanciano la “sfida” tingendo di giallo le piazze italiane. Le richieste: abrogazione della Bossi-Fini, cancellazione del contratto di soggiorno per lavoro e la chiusura di tutti i Cie in Italia e in Europa. Inoltre: la cittadinanza immediata ai bambini nati in Italia

di VLADIMIRO POLCHI

Lo sciopero degli immigrati Provate: "Un giorno senza di noi"

ROMA – Sit-in, cortei, dibattiti, convegni, flash mob, letture e musica. Da Bolzano a Palermo. L’appuntamento è fissato per oggi, 1° marzo. È lo sciopero degli immigrati: “Un giorno senza di noi 1“, senza operai, braccianti, infermieri, muratori, imprenditori, colf e badanti. Per il terzo anno consecutivo, i migranti si apprestano a tingere di giallo le piazze italiane.

I precedenti. Più che di sciopero si dovrebbe più propriamente parlare di “mobilitazione”. Del resto le esperienze dei due anni passati 2 ne sono la riprova: salvo parziali astensioni dal lavoro in alcune fabbriche del Centro-Nord (soprattutto in Emilia-Romagna), lo sciopero, in senso tecnico, degli immigrati non ha funzionato. Gli appuntamenti del primo marzo e l’appello della portavoce. Tutti i programmi locali e i convegni del primo marzo 2012 sono scaricabili dal sito del Comitato 3 organizzatore. Online anche il video della portavoce nazionale del Primo marzo Cécile Kashetu Kyenge.

Indumenti gialli e copri-passaporto. Oltre ai consueti indumenti gialli che vogliono “caratterizzare la neutralità del movimento”, la novità del 2012 è la distribuzione di un copri-passaporto, che riporterà il primo e l’ultimo articolo della Carta mondiale dei migranti sulla libera circolazione delle persone, firmata lo scorso anno a Gorèe. Il copri-passaporto è scaricabile, con click sulla lingua corrispondente, sempre sul sito del Comitato.

Le “parole d’ordine”. Diverse le richieste con le quali si scenderà quest’anno in piazza: “Per l’abrogazione della legge Bossi-Fini, la cancellazione del contratto di soggiorno per lavoro e la chiusura di tutti i Cie in Italia e in Europa; per la cittadinanza immediata ai bambini nati in Italia; per dire no al permesso a punti e a nuove tasse sul rinnovo del permesso di soggiorno; per una regolarizzazione generale di chi non ha un permesso di soggiorno”.

°°° C’E’ SPERANZA DI TORNARE AD ESSERE UN PAESE CIVILE SENZA LEGGI PORCATA, MAFIOSE O XENOFOBE?

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Cittadinanza e voto agli stranieri 50mila firme per la nuova legge

Cittadinanza e voto agli stranieri
50mila firme per la nuova legge

di MariaGrazia Gerina

mani, immigrati e italia
Dietro ai banchi della maturità, in queste ore, sembrano tutti uguali: parlano e scrivono la stessa lingua, hanno studiato Dante e Leopardi, il Risorgimento e il Fascismo. Solo che una parte di quel mezzo milione di ragazzi (che magari hanno studiato l’articolo 3 della Costituzione), nati in Italia come i loro compagni di classe o comunque cresciuti in Italia anche se di genitori stranieri, compiuti i 18 anni, devono ancora conquistare la cosa più importante, per gli altri è scontata dalla nascita: la cittadinanza.

Quasi 8 ragazzi su 100 nella scuola italiana – un milione di minori stranieri che stanno crescendo in Italia, mezzo milione che in Italia sono nati -, vivono questa ingiustizia. E certo che l’Italia sono anche loro.

«L’Italia sono anch’io», come recita la campagna per i diritti di cittadinanza e il diritto di voto promossa nel 150mo dell’Unità d’Italia da un cartello di

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

IL REGIME A UN PASSO DAL BARATRO

Il premier e i consigli per gli acquisti
di MASSIMO GIANNINI

“Non date pubblicità ai media che cantano ogni giorno la canzone del pessimismo”. Questa, dunque, è la “dottrina Berlusconi” sul libero mercato. Questi sono i “consigli per gli acquisti” che l’Imprenditore d’Italia impartisce ai suoi “colleghi”. L’uomo che sognava di essere la Thatcher, che si celebrava come “l’unico alfiere dell’economia liberale” nel ’94 e come “il vero missionario della tv commerciale in Europa” nel ’96, oggi concepisce così i rapporti tra produttori, clienti ed utenti. Non un contratto. Neanche un baratto. Piuttosto un ricatto.

Le parole pronunciate dal presidente del Consiglio dal palco confindustriale di Santa Margherita Ligure sono un ulteriore, drammatico esempio dei tanti “virus letali” che si stanno inoculando nelle vene di questo Paese. è un problema gigantesco, che chiama in causa sia chi produce quei virus (il presidente del Consiglio) sia chi li subisce (l’establishment politico-economico).
L’infezione promana direttamente dal capo del governo, dalla sua visione del potere, dalla concezione tecnicamente “totalitaria” delle sue funzioni. Proprio lui, che dovrebbe essere il primo a conoscere e difendere le ragioni del mercato, le umilia e le distrugge in nome di un interesse politico superiore: il suo. Il ragionamento fatto ai giovani industriali è agghiacciante: “Bisognerebbe non avere ogni giorno una sinistra e dei media che cantano la canzone del pessimismo. Anche voi dovreste fare di più: non dovreste dare pubblicità a chi adotta questi comportamenti”. Nell’ottica distorta del Cavaliere, la pubblicità non è più uno strumento da impiegare liberamente nella competizione economica: non si distribuisce più in base all’utilità del mezzo, all’efficacia del messaggio e alla profittabilità dell’investimento. Diventa invece un’arma da usare selettivamente nella battaglia politica: si distribuisce, a prescindere dall’efficacia del messaggio e dalla profittabilità dell’investimento, solo in base alla “fedeltà” del mezzo. Il presidente del Consiglio chiede agli imprenditori una sostanziale alterazione delle regole del mercato, con l’unico scopo di punire chi non è d’accordo con la politica del suo governo.

Il paradosso è che a sostenere questa tesi sia il capo del governo, che è al tempo stesso proprietario di Mediaset (e dunque di una delle maggiori concessionarie italiane) e azionista (attraverso il Tesoro) delle principali aziende pubbliche o semi-pubbliche del Paese. Come si regoleranno i dirigenti di Publitalia, nel distribuire le campagne pubblicitarie sulle radio e le televisioni? E come si regoleranno i manager di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, nel distribuire le loro campagne pubblicitarie sui quotidiani e i settimanali? Sarà interessante verificarlo, di qui ai prossimi mesi.

L’infezione inquina progressivamente il corpo della società italiana, delle classi dirigenti, delle istituzioni di garanzia. Una parola sugli imprenditori, innanzi tutto. Ancora una volta, bisogna constatare con rammarico che quando il Cavaliere ha lanciato il suo ennesimo anatema, dai giovani e dagli “anziani” di Confindustria non solo non si sono levate proteste, ma viceversa sono arrivati addirittura gli applausi. Eppure, per chi fa impresa e combatte ogni giorno sui fronti più esposti della concorrenza, le aberrazioni berlusconiane non dovrebbero trovare diritto di cittadinanza, in un convegno della più importante associazione della cosiddetta “borghesia produttiva”.

Se esistesse davvero, una classe dirigente responsabile e consapevole del suo ruolo dovrebbe reagire, cacciando il mercante dal tempio. Invece tace, o addirittura condivide. E non solo nei saloni di Santa Margherita Ligure. Poche ore più tardi, nella notte di Portofino, il Cavaliere ha cenato con due alti esponenti del gotha confindustriale. Marco Tronchetti Provera (presidente di Pirelli ed ex azionista di riferimento di Telecom) e Roberto Poli (presidente dell’Eni) erano al suo fianco, mentre il premier smentiva la smentita dei suoi uffici di Palazzo Chigi, e confermava che con quell’intemerata sulla pubblicità ce l’aveva proprio con i giornali “nemici”, e in particolare con “Repubblica”.
Ebbene, anche in quella occasione nessun distinguo, nessuna presa di distanza da parte di chi dovrebbe preferire le leggi mercatiste di Schumpeter a quelle caudilliste di Berlusconi.

Ma una parola va spesa anche sulle cosiddette Autorità amministrative indipendenti, chiamate a tutelare la concorrenza, e sulla cosiddetta libera stampa, chiamata a difendere il diritto all’informazione. Solo in un Paese in cui si stanno pericolosamente snaturando i meccanismi di “check and balance” può accadere che di fronte a certe nefandezze ideologiche non ci siano organi di vigilanza capaci di fare semplicemente il proprio dovere. L’Antitrust non ha nulla da dire, sulla pretesa berlusconiana di riscrivere le regole del mercato pubblicitario con criteri di pura convenienza politica? E il giornale edito dalla Confindustria non ha nulla da dire, sul tentativo berlusconiano di condizionare le scelte commerciali dei suoi azionisti?
Domina il silenzio-assenso, nell’Italia berlusconizzata. Tutto si accetta, tutto si tollera. Anche un mercato schiaffeggiato dalla mano pesante del Cavaliere, invece che regolato dalla mano invisibile di Adam Smith.

°°° Orripilante. Abbiamo una classe industriale di incapaci, di servi, ladri ed evasori fiscali. A queste merdine va benissimo un bandito al potere: ruba lui, rubiamo tutti. Alè!

berlusconi_dimettiti4

b-merda3

LE PERICOLOSE EVOLUZIONI DI MAFIOLO

sciocco-bici

berlusconi-ladro5

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

La OPPO

di Maria Novella Oppo

Gobbo aiutalo tu

Diario di bordo tv. Ascoltate e viste cose straordinarie. Durante il reality politico Tetris sentito distintamente, tra le urla, affermare che Berlusconi è andato a letto con la Carfagna, penso prima di farla ministra. O dopo? Invece, nei tg, molta insistenza sulle battute di Obama a un incontro con la stampa. Battute recitate dal presidente Usa leggendo da quello che noi chiameremmo «gobbo». Quindi Obama non improvvisa come fa il nostro (anzi loro) Berlusconi, al quale l’imperiale supponenza impedisce di stare nei limiti scritti dai suoi «autori». Se lo facesse, forse eviterebbe di dire stronzate colossali come il no all’Italia multietnica. Visto che l’Italia è multietnica da almeno 2000 anni. E già l’editto di Caracalla (212 dc) riconosceva la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’impero. Perciò, sarebbe utile che l’imperatore del nostro stivale seguisse almeno il corso di acculturazione politica di tre giorni destinato alle veline e andato purtroppo sprecato.

bnot

san_obama

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter