I ministri del nano: Concorso esterno a Cosa nostra, chiesti otto anni per l’ex ministro Romano

Questo era il livello della cosca governativa-di potere, per meglio dire, impostaci dal peggior delinquente incapace che l’Italia abbia mai avuto. Peggiore persino di Mussolini.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/03/concorso-esterno-a-cosa-nostra-chiesti-otto-anni-per-lex-ministro-romano/282791/

saverio romano_interna nuova

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Un uomo senza qualità: il PG Jacoviello che ha salvato il culo al mafioso dell’utri.

Ecco la requisitoria che ha salvato Dell’Utri

Il Fatto pubblica il testo dell’intervento con cui il sostituto pg Iacoviello ha chiesto l’annullamento della condanna del senatore Pdl. Leggendolo si scopre che in tre casi ci sono argomenti smentiti dai fatti

Il senatore Marcello Dell’Utri

Sostiene Iacoviello che la sentenza di condanna contro il senatore Dell’Utri non cita mai la sentenza Mannino. Ed è falso. Sostiene Iacoviello che il capo di imputazione è liquido e l’accusa mancante. Due volte falso. Sostiene anche che non è ammissibile il concorso esterno in associazione a delinquere semplice. Falso per la terza volta. C’è un solo metodo per giudicare la requisitoria del sostituto procuratore generaleFrancesco Iacoviello che ha chiesto l’annullamento della sentenza di condanna contro Marcello Dell’Utri: leggerla.

Invece il dibattito di questi giorni si è svolto esclusivamente sulle poche note pubblicate dai cronisti delle agenzie di stampa, che hanno riportato resoconti stringati del discorso del rappresentante dell’accusa davanti alla Cassazione. Fortunatamente su Internet (pubblicata sul sito della rivista Diritto penale contemporaneo) si possono trovare le 18 pagine dello “schema di requisitoria integrato con le note d’udienza”: sostanzialmente la scaletta della requisitoria di Iacoviello, che non ha smentito l’attribuzione alla sua penna del canovaccio.

Il Fatto l’ha letto e ha scoperto che Iacoviello non scrive (e chissà se le ha dette davvero) le parole di condanna del concorso esterno e di para-assoluzione dell’imputato Dell’Utri riportate da tutti i giornali. Il sostituto procuratore generale sembra invece possibilista sulla sua colpevolezza: “L’annullamento con rinvio per vizio di motivazione (soluzione poi statuita dalla Corte accogliendo la sua richiesta, ndr) non vuol dire che l’imputato è innocente. Vuol dire che la motivazione è viziata, non che la decisione è sbagliata. E’ un annullamento fatto non a favore dell’imputato, ma a favore del diritto”. Certo, valutandolo ex post, come direbbe Iacoviello, questo rinvio – se porterà alla prescrizione – sarà oggettivamente a favore di Dell’Utri, ma ex ante ancora non si può dire. Comunque Iacoviello – se anche non avesse detto le cose riportate dalla stampa – nelle sue note ha infilato una serie di imprecisioni importanti. Vediamole una a una.

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“A Lombardo soldi e voti della mafia” Ma per la legge deve essere archiviato °°° Dov’è la novità?

Sicilia, il presidente Lombardo “ottenne i voti mafiosi”, ma manca la prova dello scambio

Il procuratore di Catania Giovanni Salvi chiede l’archiviazione per il governatore e per suo fratello Angelo. Hanno ricevuto “sostegno e finanziamenti” da Cosa nostra, ma non ci sono riscontri di contropartite. Sulla decisione del magistrato pesano anche le sorti dei processi per concorso esterno contro Mannino e Dell’Utri

Raffaele Lombardo, presidente della Regione Sicilia

Raffaele Lombardo? Ha ottenuto i voti dei mafiosi, ma non vi sono prove che abbia offerto qualcosa in cambio. E quindi la sua posizione, e quella del fratello Angelo, indagati per concorso esterno alla mafia, devono
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Dell’Utri, sua onnipresenza. Da sempre legato alla mafia.

Dell’Utri, sua onnipresenza

di Peter Gomez

Filippo Alberto Rapisarda, l’amico del vecchio capo dei capi, Stefano Bontade, interruppe il suo discorso e, rivolgendosi al giovane cronista, chiese: “Ma lei conosce il dottor Dell’Utri?”. Subito dopo il discusso finanziere siciliano, con alle spalle una fedina penale alta qualche centimetro e una latitanza in Venezuela trascorsa alla corte dei boss Caruana-Cuntrera, si mise a urlare quasi a squarciagola: “Marcellino, Marcellino, Marcellino”. Fu così che Dell’Utri, versione 1989, entrò nella grande sala riunioni da una porticina nascosta tra gli stucchi. Guardò il giornalista e tendendogli la mano disse:
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