Cosa nostra, nelle intercettazioni tutti i voti per l’assessore: “Basta dire Zambetti Pdl” Quante altre prove servono per capire che il pdl è MAFIA!!!

Nella richiesta di custodia cautelare sugli eredi milanesi di Vittorio Mangano tutte le telefonate che dimostrano l’appoggio elettorale dei boss siciliani per i candidati del centrodestra.

Domenico Zambetti

 Cosa nostra a Milano: affari, estorsioni e voti. Un bel pacchetto di preferenze a disposizione del miglior offerente. Dice il mediatore: “Va bene caro, va be’ ma basta dire Zambetti e basta, Zambetti Pdl”. Risponde il boss: “Va be’ , porta un po’ di cose (…) Appena esci, mi chiami che forse io sono all’orto e me li porti là”. E’ il 27 marzo 2010 e da lì a poche settimane Mimmo Zambetti sarà eletto in Regione e subito nominato assessore alla Casa da Roberto Formigoni. Oggi Zambetti non ha più cariche. Nell’ottobre 2012, infatti, finisce in carcere per concorso esterno, corruzione e per aver pagato i voti della ‘ndrangheta (ascolta le intercettazioni). E’ l’indagine Grillo parlante che ha portato allo scioglimento del comune di Sedriano per infiltrazioni mafiose. Il nome del politico Pdl, però, viene citato anche nell’indagine della antimafia milanese sugli eredi di Vittorio ManganoIl 24 settembre 2013 la figlia e il genero dell’ex fattore di Arcore, l’eroe di Marcello Dell’Utri, finiscono in carcere. Le manette scattano anche per Giuseppe Porto detto Pino il cinese, autentico proconsole milanese di Cosa nostra. Dall’ordinanza d’arresto emergono gli affari nel settore delle cooperative. Fatture false, fondi neri e sfruttamento di operai clandestini è il mix che regala a Cinzia Mangano un bel tesoretto. Denaro che in parte viene utilizzato per favorire la latitanza di Gianni Nicchi, l’erede della famiglia palermitana di Pagliarelli. Poi ci sono i rapporti con la politica e i pacchetti di voti, gestiti, in questo caso, da Pino Porto. E’ lui il boss che riceve l’indicazione su Zambetti. L’intercettazione inedita è contenuta nelle 621 pagine di richiesta di custodia cautelare firmata dal pubblico ministero Marcello Tatangelo.

I rapporti tra Porto e il mediatore iniziano già nel gennaio 2009, quando il manager di Cosa nostra viene contattato per la candidatura alle comunali di Milano del 2011 di Gianni Lastella. Casacca Pdl, appartenente alla Guardia di finanza, Lastella (non indagato), nel suo sito ufficiale alla voce lavoro scriveva: “Utilizzare in tutte le sue potenzialità la grande opportunità dell’Expo”. Nella telefonata il mediatore annuncia al boss che Lastella “scende in politica”. E subito Pino Porto dice: “Se hai bisogno di me sono qua”. L’altro conferma: “Mi serve gente a posto Pino”. Di nuovo il cinese: “Si un po’ di gente ce l’ho io”. L’interessamento del boss viene subito ripagato dal politico, il quale, grazie ai suoi rapporti istituzionali con la sanità lombarda, può favorire Porto in una visita medica alla casa di cura San Camillo di Milano. Lastella ne parla al telefono con lo stesso uomo di Cosa nostra. E’ il 2 dicembre 2009. “Domani alle dieci al San Camillo – dice Lastella – , è una clinica vicino alla Stazione centrale (…) io adesso ti scrivo tutto l’indirizzo e via, ti scrivo il riferimento e così domani avrà tutto molto fluido, va lì a mio nome, va bene?”. Pino Porto: “Va benissimo Gianni ti ringrazio”. Alla fine però Gianni Lastella nel 2011 non riuscirà a entrare in consiglio comunale.

Chi, invece, nel 2010, vola in Regione è Angelo Giammario. Dal suo sito ufficiale si legge: “Nel marzo 2010 sono nuovamente eletto consigliere regionale con delega del Presidente Formigoni alle relazioni con l’area metropolitana di Milano. Vengo eletto Vice Presidente della Commissione Ambiente e Protezione Civile e sono l’unico consigliere eletto nel collegio di Milano e Provincia a far parte della commissione Sanità e Assistenza”. Il nome di Giammario, pur non coinvolto penalmente, compare molte volte nell’inchiesta Infinito. Secondo il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, il politico Pdl, per le elezioni 2010 ottiene il sostegno di alcuni boss calabresi. Sostegno mediato dall’ex direttore dell’Asl di Pavia Carlo Antonio Chiriaco.

Un nome, quello dell’ex dirigente pubblico (condannato in primo grado per concorso esterno) che ricompare anche nelle carte degli eredi di Vittorio Mangano. Di nuovo si parla di appoggio elettorale e di Pino Porto. Un’alleanza mafiosa, in parte, già emersa durante la requisitoria del pm Alessandra Dolci nel processo Infinito. Nel gennaio 2010, Chiriaco è in auto con Pietro Castellese, siciliano, ritenuto vicino alle famiglie siciliane di Altofonte. Uno nome quello dei Castellese che ritorna in un’annotazione dei Ros di Milano sugli affari dello stesso Chiriaco. A pagina 45 del documento i carabinieri rilevano la parentela con il collaboratore di giustiziaFrancesco Di Carlo e con il fratello Andrea, il quale ha sposato la sorella di Benedetto Capizzi, arrestato nel 2008 (indagine Perseo), ritenuto a Capo della commissione provinciale di Cosa nostra. Dice Castellese: “Per Milano devo far venire delle persone no!”. Risponde Chiriaco: “Allora Pietro, tu mi dici, deve venire una persona, e garantire per quelli che puoi garantire, ecco le garanzie sono per 10 voti, 15 voti 3 o 5 voti (…) ci vediamo in via Pirelli”. A Milano l’indirizzo, nel 2010, corrispondeva al seggio elettorale di Giammario. Chiriaco prosegue: “C’è il discorso diCorvetto, viale Lodi”. Risposta di Castellese: “Corvetto, c’è il compare Pino (Giuseppe Porto, ndr), un duecento voti sicuri”. Dopodiché lo stesso uomo ritenuto dai pm vicino a Cosa nostra assicura la copertura elettorale a Cormano e a Cesano Maderno dove “possiamo muovere un po’ di famiglie” perché “quando uno fa le cortesie come vanno fatte…”. Ed ecco che il 13 marzo 2010 Pietro Castellese chiama Pino Porto. “Mercoledì prossimo – dice Castellese – verso le 17.30 sono in via Pirelli (presso la sezione elettorale di Angelo Giammario) siccome sto raccogliendo un po’ di amici e famiglie per darci una mano, voi avete già impegni oppure si può disturbare qualche famiglia?”. E anche qui la disponibilità di Porto è massima: “Allora ti vengo a trovare io, non ti preoccupare”.

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Ma le elezioni le vince anche se finiscono di arrestarli tutti i suoi servi?

Povero gangster, le sta tentando tutte per non sparire, ma è finito come son finiti i poveri creduloni dei suoi deliri che ci hanno portato allo sfascio.

Campania, arrestato consigliere regionale. “Rimborsi ricevuti grazie a fatture false”

La misura cautelare nei confronti di Massimo Ianniciello (Pdl) è scattata nell’ambito dell’inchiesta sull’uso dei fondi pubblici destinati ai gruppi dell’assemblea. E’ accusato di truffa e peculato. Con lui indagato anche l’ex capogruppo del partito Martusciello

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/20/campania-arrestato-consigliere-regionale-rimborsi-con-fatture-false/451396/

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IL TROIAIO BERLUSCONICO-MAFIOSO DELLE CANDIDATURE IN SICILIA.

In corsa 32 indagati o sotto processo
“liste pulite” riapre la questione morale

Condannati, rinviati a giudizio, sotto indagine per i reati più diversi: ex presidenti, deputati uscenti e vecchie glorie formano il partito trasversale degli inquisiti

PALERMO –  Indagati, imputati, condannati: sono trentadue, all’ultima conta. Per reati che magari sfuggono ai codici etici approvati da Udc, Pd, Pdl ma dimostrano come sia irrisolta in Sicilia la questione morale. Ieri Gianfranco Fini ha messo il dito nella piaga: “Se in Sicilia si vuole aprire un chiosco o un bar serve un certificato antimafia. Per candidarsi no…”, ha detto il presidente della Camera durante il suo tour mella regione. Circostanza che crea “una differenza oggettiva nel rispetto della legalità”. Parole che riaprono una recente ferita nella sua coalizione “autonomista” che sostiene Gianfranco Micciché: Grande Sud, il partito di Micciché, ha ricandidato a Palermo Franco Mineo, attualmente sotto processo perché accusato di essere un prestanome di un esponente dei Galatolo, famiglia mafiosa dell’Acquasanta. Una decisione che ha spinto Fabio Granata, vicecoordinatore di Fli, a ritirare il sostegno a Micciché.

http://palermo.repubblica.it/elezioni/regionali2012/2012/10/24/news/in_corsa_32_indagati_o_sotto_processo_liste_pulite_riapre_la_questione_morale-45234429/?ref=HREC1-7

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Eletta sindaco quattro giorni fa per la destra: indagata per associazione a delinquere

Abuso d’ufficio e abuso edilizio i reati che le vengono contestati nel periodo in cui era assessore dello stesso Comune di Serramazzoni conquistato il 7 maggio con uno scarto di appena 17 voti nei confronti del candidato appoggiato dal Pd

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Legaioli, quando e come l’Italia si rende ridicola e patetica.

°°° Nemmeno in Alabama negli anni ’50. Ma quand’è che li mandiamo a lavorare e a studiare a calci nel culo, questi trogloditi? “Cossa ti ga mangià?! “Polenta” “E l’intelligensa com’lè?” “‘N po’ lenta…”

“Via immigrati e questuanti, bonus bebè solo agli italiani”. Il manuale del buon leghista

In vista delle elezioni, il partito mette a disposizione di tutti i candidati sindaco e pubblica sul sito un vademecum con le regole d’oro: “Tutelare i concittadini. Per le case popolari privilegiare l’anzianità di residenza”. Poi l’invito conclusivo: “Che bello se ci fosse una piazza in ogno Comune con un bel dipinto del Sole delle Alpi”

Vent’anni di genio e sregolatezza dei sindaci leghisti diventano un
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E ora il regime puzzolente del nano mafioso berlusconi cerca di finire la Rai

di Sara Nicoli

Via Santoro, ora Berlusconi cerca di smantellare Raitre

Ieri sera, incontro a Palazzo Grazioli tra il presidente del Consiglio e il consigliere di maggioranza nel cda Rai Antonio Verro. Il cavaliere ha dettato la linea: rendere ingovernabile il servizio pubblico, in modo da agevolare un intervento diretto del governo che azzeri l’opposizione in vista delle elezioni anticipate

Azzerare al più presto il cda della Rai con la scusa dell’intervenuta ingovernabilità dell’azienda. Ieri sera, dopo l’ennesima giornata di fuoco tra palazzo Chigi e viale Mazzini, il consigliere di maggioranza Rai, Antonio Verro, è stato ricevuto da

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