“Mora deve restare in carcere” °°° Poveretta. Ma perché chiamano questo magnaccia “impresario dei vip” Quali vip?!?

“Mora deve restare in carcere
perché c’è il pericolo di fuga”

Il tribunale del riesame ha negato la scarcerazione all’impresario dei vip. “Indipendentemente
dal ruolo di Berlusconi, non gli mancano i mezzi, le capacità e le possibilità di scappare via”

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Pensioni d’oro, tutti i nomi dei politicanti magnaccia.

“Pensioni d’oro? Ce le teniamo
I problemi italiani non sono questi”

 "Pensioni d'oro? Ce le teniamo I problemi italiani non sono questi" Sono oltre duemila i vitalizi erogati a ex deputati ed ex senatori che hanno fatto almeno una legislatura. Per un totale di 200 milioni di euro. Ciascuno percepisce da 1.700 a 7.000 euro. Diversi di loro rispondono che tagliarli non serve a nulla.

Pensioni d’oro, tutti i nomi

Ecco i 1464 ex deputati egli 843 ex senatori che intascano il vitalizio. Il database completo con tutti i parlamentari pensionati, gli importi netti mensili e gli anni di contributi

(04 agosto 2011) Giovanotti con un grande avvenire dietro le spalle che si godono la vita dopo gli anni di militanza parlamentare. Come Alfonso Pecoraro Scanio, ex leader dei Verdi ed ex ministro dell’Agricoltura e dell’Ambiente. Presente alla Camera dal 1992, nel 2008 non è riuscito a farsi rieleggere e con cinque legislature nel carniere è stato costretto alla pensione anticipata. Ma nessun rimpianto. Da allora, cioè da quando aveva appena 49 anni, Pecoraro Scanio riscuote il vitalizio assicuratogli dalla Camera: ben 5.802 euro netti al mese che gli consentono di girare il mondo in attesa dell’occasione giusta per tornare a fare politica. Oliviero Diliberto è un altro grande ex uscito di scena nel 2008 causa tonfo elettorale della sinistra. Segretario dei Comunisti italiani ed ex ministro della Giustizia, con quattro legislature alle spalle e ad appena 55 anni, anche lui si consola riscuotendo una ricca pensione di 5.305 euro netti. Euro in più, euro in meno, la stessa cifra che spetta a un altro pensionato-baby della sinistra, addirittura più giovane di Diliberto: Pietro Folena

http://inchieste.repubblica.it/static/rep-locali/inchieste/includes/inchieste-nav.html?iframeUrl=http%3A%2F%2Fespresso.repubblica.it%2Fdettaglio%2Fpensioni-doro-tutti-i-nomi%2F2157568&inchiesta=%2Fit%2Fespresso%2F2011%2F08%2F16%2Fnews%2Fsuperpensionati_alle_camere-20505402%2F

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Roma dei magnaccia: Permessi per disabili anche ai Suv e Porsche

Permessi per disabili,
sono oltre sessantamila

Tanti, poco controllati, inverosimili. Spuntano pure su Porsche, Smart, Suv. Metà delle auto parcheggiate in via del Babuino ha il tagliando

IN CONTRASSEGNO NELLA ZTL

Permessi per disabili,
sono oltre sessantamila

Tanti, poco controllati, inverosimili. Spuntano pure su Porsche, Smart, Suv. Metà delle auto parcheggiate in via del Babuino ha il tagliando

Il permesso per disabili esposto su una Ferrari in via del Babuino (Jpeg)
Il permesso per disabili esposto su una Ferrari in via del Babuino (Jpeg)

ROMA – Contrassegni per handicappati: tanti, incontrollati e spesso inverosimili. Come quello della Porsche Carrera color piombo in via Bocca di Leone. Oppure del veicolo con il bollino blu del Comune di Roma e il permesso per portatore di handicap di Campobasso. Nel viavai di auto al Tridente l’unica costante è questa: le auto parcheggiate grazie al contrassegno arancione sono circa la metà.
«Il vigile dovrebbe aspettare il guidatore e fare una verifica: il permesso gli appartiene o è prestato? Insomma questi parcheggi sono necessari per accompagnare una persona invalida oppure la stanno privando di un suo diritto?» così chiede Simone, disabile. A Roma il numero dei permessi è 60 mila. Per ogni titolo è possibile far entrare fino a tre auto. Un sistema «riformato» sei anni fa che avrebbe dovuto essere accompagnato da un supplemento di controlli che manca.
Cambiano tempi e amministrazioni ma la tinta fiammeggiante del permesso per disabili è sempre quella che «si porta di più», soprattutto al Tridente.

Strani permessi
Sono le dodici e trenta di sabato 19 marzo e, all’altezza del civico 49 di via del Babuino, c’è una Fiat Punto con bollino di controllo per le emissioni inquinanti e contrassegno arancione. Con una contraddizione però, perchè se l’adesivo blu ha il marchio del Comune di Roma, il contrassegno per disabili (che consente di parcheggiare senza limiti all’interno della zona riservata) è stato invece rilasciato dal sindaco di Torella del Sannio, un fiero paesello del Molise in provincia di Campobasso. Ora i casi son due: o c’è un molisano residente a Roma che fa la spola tra il Tridente e Campobasso, oppure c’è un guidatore che utilizza un permesso di un altro (smarrito? mai ritirato dopo il decesso?) per fare shopping senza problemi e gratuitamente. I contrassegno infatti da automaticamente diritto all’utilizzo delle strisce blu.

Dubbi sì vigili no
Il fatto è che non lo sapremo mai. Resteremo con il dubbio, perchè i vigili raramente aprono istruttorie di questo tipo. «Queste auto in sosta con il permesso per handicappati sono irremovibili – dice Simone, in marcia per il centro su una sedia a rotelle vera e non stilizzata su un cartoncino – il vigile dovrebbe aspettare il guidatore e fare una verifica: il permesso gli appartiene o è prestato? Insomma quel parcheggio era necessario per accompagnare una persona invalida oppure no?». Non è differenza da poco per un disabile che si sforzi di fare una vita normale. Sulle auto parcheggiate con un permesso per disabili, si è sempre chiesto controlli supplementari, perchè dietro potrebbe esserci un abuso nei confronti di un vero disabile.

Le ‘nozze’ del Babuino
Eppure dall’introduzione della ztl in centro (anni Novanta), la proliferazione dei permessi per disabili è sempre stata il vero mistero del Babuino. L’autorizzazione sbuca da cruscotti e parabrezza, appoggiata al volante o in bilico sull’aeratore. Tutto ciò giorno e notte, nei feriali e per le feste comandate, in ricchezza (degli affari) e in povertà, ai tempi della crisi.
Matrimonio inossidabile quello tra il Tridente e il logo della sedia a rotelle, ha resistito a scandali e interrogazioni comunali. Senza mai attirare sul serio l’attenzione del I Gruppo della municipale che, da un lato, combatte le contraffazioni attraverso il gruppo guidato dal comandante Carlo Buttarelli, e, dall’altro, non riesce a vigilare su via del Babuino.

Permessi in massa
Eppure ci sarebbero varie ragioni per dubitare di alcuni abusi del contrassegno arancione. Come pure della sua distribuzione «di massa»: su ventisei auto parcheggiate in via del Babuino, sono undici quelle che hanno in dotazione il logo della sedia a rotelle, circa la metà.
Ne hanno uno sia la Mini verde bosco parcheggiata di fronte a un gioielliere che la Peugeot azzurrina in sosta parallela dall’altra parte del marciapiede. Ce n’è uno sul parabrezza della Mercedes nera 4 Matic e sulla Smart blu proprio di fronte alle Gallerie Benucci. Su una Fiat Cinquecento in prossimità delle vetrine dei Fratelli Rossetti; sulla Panda azzurrina (perlata) in sosta davanti a un portone e sulla Mercedes argento di fonte al civico 135 (in questo caso il numero di permesso e la data di scadenza sono pearltro illeggibili). Lo espone il proprietario di un’altra Cinquecento bianca assieme al biglietto scritto a mano «Sono in pizzeria» e lo ostenta anche una Nissan bianca dallo smalto scintillante come appena uscita dal concessionario. Magari anzi è stato proprio il contrassegno della sedia a rotelle ad autorizzare la sosta spericolata della Nissan che alle 13 di sabato mattina, è ben piazzata sui sampietrini di piazza di Spagna in un’area su cui solitamente convergono tre limitazioni: quella della zona a traffico limitato, una seconda dell’area riservata ai pedoni e infine il parcheggio per i taxi. Per la verità l’aura d’inviolabilità che avvolge la Nissan proprio al crocevia che compendia vari divieti è oggetto di curiosità da parte di qualche passante. Ci vorrebbe qualcuno autorizzato a pensar male per mestiere (un vigile?). Ma i «pizzardoni» del I Gruppo sostano tranquilli alla base della scalinata di Trinità dei Monti e i controlli al Babuino si limitano alla routine.

Porsche
Altri stravaganti titolari di contrassegno per handicappati s’incontrano tra via Borgognona e via Condotti. Esempio: la bionda guidatrice di una giardinetta Minor (un cult del ’67) che scende la rampa di San Sebastianello con tre ragazzi in divisa da scuola allegramente piazzati sui sedili.
Oppure il proprietario della Porsche Carrera color piombo che rombante e lanciata, sosta da un’ora (tra le 12, 30 e le 13,30 dello stesso sabato) tra l’Hotel d’ Inghilterra e la boutique di Valentino in via Bocca di Leone. Davvero è questa la vettura più adatta al portatore di un qualunque handicap? Un’auto che sfiora i 330 chilometri orari con l’abitacolo da pilota e l’accelerazione di un bolide? Eppure a giudicare dal permesso color arancio sul parabrezza nessun dubbio. Certamente sì.

Ilaria Sacchettoni

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Hardcore: figlie zoccole nate vecchie e padri magnaccia. Che Italia di merda!

Il silenzio dei padri
per le notti di Arcore

di Claudio Fava

Non solo il cavaliere, non solo le ragazzine, non solo le maitresse e gli adulatori, non solo gli amici travestiti da maggiordomi, le procacciatrici di sesso, i dischi di Apicella e la lap dance in cantina: in questa storia da basso impero ci sono anche i padri. E sono l’evocazione più sfrontata, più malinconica di cosa sia rimasto dell’Italia ai tempi di Berlusconi. I padri che amministrano le figlie, che le introducono alla corte del drago, le istruiscono, le accompagnano all’imbocco della notte. I padri che chiedono meticoloso conto e ragione delle loro performance, che si lagnano perché la nomination del Berlusca le ha escluse, che chiedono a quelle loro figlie di non sfigurare, di impegnarsi di più a letto, di meritarsi i favori del vecchio sultano. I padri un po’ prosseneti, un po’ procuratori che smanacciano la vita di quelle ragazze come se fossero biglietti della lotteria e si aggrappano alle

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Le minchiate di Bertoladro, che si identifica coi volontari della PC. Ma che cazzo c’entra lui con chi lavora davvero?!

Il vezzo di Mafiolo, di mentire e delirare minchiate sesquipedali sperando di essere creduto, ha fatto molti proseliti. Questo magnaccia di Bertoladro, ad esempio, beccato col sorcio in bocca, ora piagnucola che “non si possono buttare così nove anni (i suoi) passati a fare il bene comune con la Protezione Civile…” E che cazzo c’entra chi comanda e ruba e favorisce parenti-familiari-amici degli amici con appalti miliardari con le migliaia di persone umili e oneste che si fanno sempre un mazzo così?!

FACCENDIERI

 

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I magnaccia della Sanità

Il partito sanità: 108 miliardi per pagare personale, appalti, farmaci. Il 70-80 per cento dei budget regionali. Ecco quanto peseranno le lobby sanitarie sul voto di marzo | I miracoli di Santa Lucia: undici ospedali religiosi trasferivano personale alla Asl. Che assumeva senza concorso (Espresso)

°°° Forse non lo sapete, ma il 90% dell’intero malloppo è in mano ai magnaccia della massoneria sodali di Mafiolo. Ho conosciuto mezze seghe di destra a capo di associazioni infermieristiche con stipendi di oltre 50mila euro annui, per cinquanta giorni di presenza in sede, oltre a benefit e note spese faraoniche a piè dilista. Da vomito.

berlusconi-ladro

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