Scuola pubblica: lo sfascio del regime ignorante e malavitoso è totale.

La scuola siamo noi

Un futuro di tagli, ecco le cifre

Giovedì si inizia a votare il documento di Economia e Finanza 2011: lì dentro c’è lo “spianamento” della scuola italiana. Si arriva a 22 miliardi di “risparmi” nei 5 anni di questo governo. Mentre l’Occidente ha affrontato la crisi senza toccare tre voci: scuola, università, ricerca

Un futuro di tagli, ecco le cifre

Nel mezzo delle feste di primavera, giovedì alla Camera, si inizia a votare il Documento di economia e Finanza del 2011. Lì dentro c’è lo spianamento della scuola pubblica italiana. Quattro miliardi e 561 milioni di tagli previsti ogni anno dal 2012 al 2014 (tabellone a pagina 37 del documento del Programma nazionale di riforme già approvato in Consiglio dei ministri). Tredici miliardi e 683 milioni succhiati via a un organismo in grave crisi di

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Rifiuti a Roma come a Napoli. Lo scrissi un anno fa, ricordate?

Rifiuti, Roma diventa Napoli…
E Alemanno resta a guardare

di Jolanda Bufalini

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Sulla gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio si è gridato tante volte «al lupo al lupo» ma ormai siamo sull’orlo del precipizio. La discarica di Malagrotta è colma e l’ultima proroga, di sei mesi, scadrà a giugno. Ma la soluzione del problema non c’è. «Dovrà chiudere e, allora, altro che Napoli», sostiene Antonio Rugghia (Pd), relatore insieme a Candido De Angelis (Fli) per il Lazio nella Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

È un fallimento a tutto campo quello descritto dalle conclusioni della relazione, secondo cui il Lazio è andato nella direzione opposta a quella dichiarata e trasformata in legge. Il piano di smaltimento di Renata Polverini, che ricalca quello di Marrazzo, ha per obiettivo il 60% di differenziata ma nella realtà «anziché ammodernare e potenziare le strutture di trattamento è stato privilegiato il ricorso allo smaltimento in discarica».

°°° Quando al posto di uno statista e di un governo ci sono un malavitoso e una cricca di ladroni incapaci, questo è il minimo che può capitare. Nessuna visione, nessuna programmazione, nessun progetto: tranne quello di comandare e di ARRAFFARE!

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La campagna acquisti delle vacche di silvio berlusconi, noto faccendiere malavitoso.

«AAA Deputato settentrionale, bell’aspetto, ottimo oratore, cultura universitaria, disponibile a valutare offerte per voto fiducia. No perditempo».

È questo uno dei cartelli che stamattina si sono trovati affissi per il centro di Roma, soprattutto attorno al Senato e alla Camera.

compravendita vacche

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La truffa ANCHE sulle pensioni del governicchio malavitoso e incapace. Zero euro per i precari.

Inps, è ufficiale: i precari saranno senza pensione. Silenzio dei media o scatta la rivolta

LEGGETE E DIVULGATE…è uno schifo
pubblicata da ♕_LiNᏦ GℇNovℇsᎥ_♕ il giorno martedì 12 ottobre 2010 alle ore 19.56

La notizia è arrivata e conferma la peggiore delle ipotesi. Rimarrà sotto traccia per ovvi motivi, anche se in Rete possiamo farla circolare. Se siete precari sappiate che non riceverete la pensione. I contributi che state versando servono soltanto a pagare chi la pensione ce l’ha garantita. Perché l’Inps debba nascondere questa verità è evidente: per evitare la rivolta. Ad affermarlo non sono degli analisti rivoluzionari e di sinistra ma lo stesso presidente dell’istituto di previdenza, Antonio Mastropasqua che, come scrive Agoravox, ha finalmente risposto a chi gli chiedeva perché l’INPS non fornisce ai precari la simulazione della loro pensione futura come fa con gli altri lavoratori: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”.

Intrage scrive che l’annuncio è stato dato nel corso di un convegno: la notizia principale sarebbe dovuta essere quella che l’Inps invierà, la prossima settimana, circa 4 milioni di lettere ai parasubordinati, dopo quelle spedite a luglio ai lavoratori dipendenti, per spiegare come consultare on line la posizione previdenziale personale. Per verificare, cioè, i contributi che risultano versati.

La seconda notizia è che non sarà possibile, per il lavoratore parasubordinato, simulare sullo stesso sito quella che dovrebbe essere la sua pensione, come invece possono già fare i lavoratori dipendenti. Il motivo di questa differenza pare sia stato spiegato da Mastrapasqua proprio con quella battuta. Per dire, in altre parole, che se i vari collaboratori, consulenti, lavoratori a progetto, co.co.co., iscritti alla gestione separata Inps, cioè i parasubordinati, venissero a conoscenza della verità, potrebbero arrabbiarsi sul serio. E la verità è che col sistema contributivo, i trattamenti maturati da collaboratori e consulenti spesso non arrivano alla pensione minima.

I precari, i lavoratori parasubordinati come si chiamano per l’INPS gli “imprenditori di loro stessi” creati dalle politiche neoliberiste, non avranno la pensione. Pagano contributi inutilmente o meglio: li pagano perché l’INPS possa pagare la pensione a chi la maturerà. Per i parasubordinati la pensione non arriverà alla minima, nemmeno se il parasubordinato riuscirà, nella sua carriera lavorativa, a non perdere neppure un anno di contribuzione.

L’unico sistema che l’INPS ha trovato per affrontare l’amara verità, è stato quello di nascondere ai lavoratori che nel loro futuro la pensione non ci sarà, sperando che se ne accorgano il più tardi possibile e che facciano meno casino possibile.

Quindi paghiamo i nostri contributi che non rivedremo sotto forma di pensione. Se reagiamo adesso, forse, abbiamo ancora la speranza di una pensione minima.



Fonte:

http://contintasca.blogosfere.it/2010/10/inps-e-ufficiale-i-precari-saranno-senza-pensione-silenzio-dei-media-o-scatta-la-rivolta.html

IL REGIMETTO DEL FARD (ma anche del silicone)

b.cotto



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L’Aquila, tutti dormono in auto e il malavitoso berlusconi non si vede

Com’è che il mafionano, che si è fatto tutta la campagna elettorale per le regionali coi suoi falsi spot, era almeno una volta a settimana a sparare cazzate a reti unificate dall’Aquila ora – in un momento così delicato – è scappato come un coniglio? Come fa sempre, d’altronde. Quel buffone di bertoladro ha fatto “approntare due tendoni”… per ricoverare i cittadini che hanno paura di dormire nelle case, dice… Ma che cazzo dici,coglione?! Dentro quelle tende ci sono solo tavoloni da picnic fuoriporta! Anche questa latitanza assoluta del sedicente governo dovrebbe aprire gli occhi alle scimmiette decerebrate che si sono fatte abbindolare dal ciarlatano di hardcore.

ahia

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Povera Italia

I magnaccia del potere malavitoso stanno spolpando l’Italia. Tantissimi piccoli potentati che fanno capo a farabutti indegni, dalle Alpi alla Sicilia, stanno disossando un’Italia ormai esausta. Ognuno vuole la sua parte di sangue.  Se non cerchiamo di fermarli in fretta, non ne resterà molto…

povera-italia

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COLIAMO A PICCO. Grazie, silvio…

Crisi, allarme Ocse per l’Italia Giù il pil, più deficit e disoccupati

PARIGI – L’Ocse stima una profonda recessione quest’anno per l’Italia, con un Pil in calo del 5,3% e una ripresa nel 2010 a 0,4%. E’ quanto emerge dal rapporto sull’Italia nel quale si evidenzia che “tutte le previsioni sono soggette a una forte incertezza“. L’analisi dell’organizzazione rileva che il paese soffrirà di un forte incremento della disoccupazione (“che potrebbe raggiungere il 10% entro la fine di quest’anno”) anche nel 2010, il che determinerà un calo dei consumi. Allarme grave anche per il deficit, che “raggiungerà il 6% del Pil nel 2010, mentre il debito pubblico supererà il 115% e continuerà a crescere, nonostante un certo sforzo di consolidamento fiscale”, per tendere al 120%.

I consumi accuseranno un calo del 2,4% per restare poi fermi l’anno prossimo mentre gli investimenti fissi a fine 2009 crolleranno del 16% (-20,2% per macchinari ed equipaggiamenti) per tornare a crescere di appena l’1,3% nel 2010. Particolarmente negativo anche l’andamento del commercio estero: le esportazioni scenderanno del 21,5% (-0,7% nel 2010) e le importazioni del 20,2% (-0,2% nel 2010).

Rispetto alle previsioni pubblicate lo scorso 31 marzo, oggi l’Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica rivede le stime sul Pil a -5,3% nel 2009 (da -4,3%) e +0,4% nel 2010 (da -0,4%). L’aumento dell’impatto negativo è dunque bilanciato da qualche nota più ottimistica. “La recessione italiana ha sorpreso per la sua ampiezza – osserva il rapporto – ma grazie alla relativa solidità dei bilanci delle famiglie e delle imprese, la ripresa potrebbe essere più robusta che altrove“.

Quanto alle banche italiane finora hanno ben sostenuto il primo impatto della crisi e non hanno avuto bisogno di aiuti, “ma avranno probabilmente necessità di ulteriori mezzi propri man mano che la recessione si aggrava. Bisogna continuare gli sforzi per ricapitalizzarle, di preferenza con finanziamenti privati, sul mercato interno o all’estero, ma senza escludere l’iniezione di capitali pubblici”.

L’Ocse ricorda che l’Italia, inoltre, sconta i “lenti progressi nell’introduzione delle riforme strutturali per migliorare la competitività dei servizi e l’efficienza della pubblica amministrazione“. Dunque vede con favore le misure anticrisi che, “nonostante il limitato spazio di manovra”, sono state introdotte dal governo italiano, ma raccomanda che “nel lungo periodo la performance economica può essere migliorata con riforme macroeconomiche e strutturali”.

Quanto al federalismo fiscale, “potrebbe essere difficile da perseguire. L’introduzione del meccanismo del federalismo fiscale al momento attuale può porre difficoltà ed è importante che abbia un forte sostegno politico e regionale“, afferma l’organizzazione, dando comunque atto che “le linee base della legge, in particolare il finanziamento della spesa essenziale da parte delle entrate centrali su una base standard dei costi e un trasparente meccanismo di suddivisione delle entrate basato sull’Iva e sulla capacità di introito fiscale, sono sane“. Secondo l’Ocse, inoltre, “una nuova tassa locale, in parte basata sul valore delle proprietà di case, sarebbe altamente desiderabile dal punto di vista del federalismo fiscale“.

L’Ocse non sembra essere favorevole agli incentivi italiani per l’acquisto dell’auto varati ad inizio 2009. “Il sostegno all’industria dell’auto rischia di provocare una allocazione squilibrata di risorse“. L’Ocse afferma che gli incentivi sono stati, probabilmente, motivati dalle preoccupazioni che gli aiuti decisi da altri paesi potessero penalizzare i produttori nazionali.
(17 giugno 2009)

°°° Da profano, mi salta agli occhi una cosa terribile: l’Ocse fa i suoi conti basandosi sul fatto che noi abbiamo un GOVERNO NORMALE!!! Invece qui abbiamo un dittatorello del cazzo, malavitoso e incapace, e una serie di suoi domestici buoni solo per farne sapone: da alfano alla brambilla, dalla gelmini a maroni, da calderoli alla carfregna… gente che non potrebbe amministrare nemmeno un condominio di pollai!

poverta

povertyct1

viuleenz

cesso

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