La OPPO ,siòri

Stato di umiliazione

Dove non poté l’opposizione, poté la moglie. E Dio solo sa quanto può una moglie, quando è infuriata. E lo sanno anche tanti grandi, anzi piccoli uomini puniti dalle loro donne, come il bancarottiere Felicino Riva, milanista pure lui. Oppure Mario Chiesa, la cui causa di divorzio diede la spinta decisiva alla valanga di Mani pulite. E ora il noto Mario, anzi mariuolo, si è fatto riprendere con le mani nel sacco (dell’immondezza), in complicità con una seconda moglie, versione aggiornata e scorretta della prima. Se si vuole farla franca, infatti, meglio sposare una mariuola pari grado. Mentre la signora Veronica un avvertimento al marito l’aveva già dato, ma lui niente. La Velina dello scandalo, l’ha addirittura fatta ministra. E se qualcuno a sinistra ora dichiara in tv che sono affari di famiglia, è elegante, ma non dice la verità, perché sono affari di Stato. Lo stato di umiliazione in cui è ridotto il Paese.

LE VELINE E LE MINISTRE DI AL PAPPONE

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Da Travaglio

Mario Pijo

La tentazione di liquidare la notizia del ri-arresto di Mario Chiesa con una grassa risata e una battuta, tipo «a volte ritornano» (anzi rientrano), è forte, fortissima, irresistibile. Proviamo a resistere. Appena condannato in via definitiva a 5 anni e 4 mesi, Mario il Mariuolo trovò un comodo impiego alla Compagnia delle Opere, braccio finanziario di Cl, che certe professionalità le ha sempre apprezzate. Tentò pure di riaffacciarsi sulla scena politica, presenziando a un congresso di uno dei tanti partiti socialisti nati nell’ultimo decennio, ma ne fu cacciato da Bobo Craxi. Non perché aveva rubato, ma perché aveva parlato. Ora si scopre che s’era rimesso in attività nel ramo rifiuti, per diversificare (prima andava forte nel settore sanità & assistenza). Come abbia fatto a superare l’handicap di aver confessato, che lo rendeva inaffidabile nell’ambiente della mazzetta, non è dato sapere. Forse l’ha aiutato l’esperienza specifica maturata sul campo, forse qualche segreto gelosamente custodito. Quel che è certo è che stavolta, diversamente dal 1992, il suo arresto non farà crollare alcun sistema: tra indulti, depenalizzazioni, prescrizioni e immunità, soltanto un fesso confesserebbe, anche perché è sempre più difficile trovare un pm suicida interessato alla cosa. Piuttosto, va più che mai denunciata la «giustizia a orologeria» che ha portato al suo arresto all’indomani del congresso del Pdl con standing ovation a Bettino Craxi. L’avessero ammanettato qualche giorno prima, Al Tappone non avrebbe potuto negargli una «ola» di gratitudine e un posto in lista alle europee.

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