Ancora intimidazioni di regime

Il leader Mpa chiama in causa il presidente della Repubblica
Gasparri: “La nostra proposta di legge andrà comunque avanti”
Sicilia, scontro Mpa-Pdl
Lombardo si appella a Napolitano
Lombardo: “Napolitano non proulgherà il ddl”. L’Idv se la prende con Schifani: “Non è super partes”.

ROMA – E’ sempre scontro tra il Pdl e l’Mpa, il movimento del governatore Raffaele Lombardo, dopo le polemiche sul varo della nuova giunta regionale.

Appello a Napolitano. Lombardo ha chiamato in causa il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “Sono sicuro che Napolitano non promulgherà il ddl di modifica dello statuto della regione – ha detto il governatore. E’ un’intimidazione per dar forza alle loro truppe. Facciano pure – ha detto il leader dell’Mpa. Così mi faranno raggiungere la maggioranza assoluta perché le porte del mio movimento sono aperte per tutti” – ha concluso Lombardo.

Il Pdl. “Dopo l’appello di Lombardo a Napolitano, uno dei proponenti della legge, il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, si è detto “dispiaciuto che Lombardo abbia chiamato in causa il capo dello Stato per una proposta di riforma che cambierebbe lo Statuto regionale con un iter veloce e conforme al rango della norma. Lombardo fa propaganda per raggiungere la soglia del 4% alle europee – ha detto Gasparri – ma noi andremo comunque avanti”.

Idv critica Schifani. L’idv, invece, punta l’indice contro il presidente del Senato Renato Schifani:”Denunciamo comportamenti in violazione del ruolo super partes del presidente del Senato. Schifani – ha detto il portavoce del partito Leoluca Orlando -, non deve prestarsi a scontri politici interni a correnti e partiti”.

°°° Mentre la Sicilia sta saltando per aria, questi banditi insistono coi decreti legge incostituzionali. Ma si renderanno conto che stanno per andare a cagare?

lomb

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Berlusconi, gangster impunito

In arrivo la norma che cancella tutte le prove
di Claudia Fusani

Il delitto perfetto esiste. Basta avere molta fortuna. Oppure essere molto abili nel cancellare scientificamente ogni prova e ogni indizio. Non solo quelli lasciati sulla scena del delitto ma anche ogni collegamento o riferimento possibile. Ecco, la vicenda giudiziaria del premier Silvio Berlusconi assomiglia molto al tentativo lucido, costante, scientificio di cancellare ogni prova e indizio. Una bonifica a prova di Ris. O di Csi.

Fiction televisive a parte, la via maestra per il Presidente del Consiglio sarebbe sempre la stessa: farsi processare, accettare il giudizio dei giudici e poi sbandierare le sentenze. Quali che siano. Come ha fatto il senatore Giulio Andreotti, non l’ultimo nome nella storia della Repubblica. Lui invece fugge dai processi, impazzisce quando gli si parla di toghe e magistrati e continua a mettere la sua vita al riparo della giustizia grazie alle leggi ad personam, le norme studiate a tavolino proprio per blindarsi rispetto ad inchieste, sospetti e accuse.
Se la madre delle leggi ad personam è stato il lodo Alfano (impunibilità delle quattro più alte cariche dello Stato, luglio 2008) per cui Berlusconi è uscito dal processo dove era coimputato con l’avvocato inglese David Mills, l’inizio è stato nel 2001 quando, appena insediato a Palazzo Chigi fece approvare la norma che di fatto depenalizzò il falso in bilancio (all’epoca c’erano un paio di processi incardinati con questa ipotesi di reatoprocessi,incardinati,reato,rogatorie,internazionali,conti esteri,Previti,Squillante,dimezzò,termini,prescrizione,). Nel mezzo c’è una lunga lista: dalla legge che ha modificato le rogatorie internazionali (2001) per cui divennero inutilizzabili le dichiarazioni sui conti esteri di Previti e Squillante; alla ex Cirielli (o salva Previti, 2004) che dimezzò i termini di prescrizione del reato così che l’ex ministro della Difesa e avvocato del premier evitò la conferma in appello delle condanne a 16 anni per tre corruzioni giudiziarie (Imi-Sir, Lodo Mondadori, Squillante). L’operazione non è ancora conclusa.

Nell’obiettivo di bonificare, cancellare, ripulire – perché in fondo se il premier “cade” sul caso Mills e diventa corruttore è come tirare un filo e sciogliere tutto il gomitolo che imbozzola la sua purezza di leader nonché di vittima del sistema giudiziario – il governo ha approvato a dicembre un complesso di norme che modificano il codice penale e di procedura. «La riforma della giustizia per assicurare più velocità nei processi e più certezza della pena» fu l’obiettivo dichiarato. Bene. Ecco come l’articolo 4 di quel pacchetto di norme (32 in tutto) interviene nel nostro sistema giudiziario. Il secondo comma di quella norma prevede che una sentenza passata in giudicato «non possa più essere acquisita ai fini della prova». Significa che le sentenze passate in giudicato, e quindi definitive, non potranno più essere utilizzate come prova anche in processi diversi. Significa che ogni volta si dovrà ricominciare da capo e non avere mai nulla di acquisito, Neppure se ha il certificato massimo della Cassazione. Significa che quando, e se mai, Berlusconi dovesse essere processato con l’accusa di corruzione per le tangenti alla Fininvest, quando non avrà più lo scudo del lodo Alfano, la sentenza del suo ex coimputato Mills, quella che ci dice che l’avvocato inglese ha mentito per tutelare il premier e la sua azienda, non potrà essere utilizzata come prova.

Sfugge, francamente, come questa modifica possa accellerare i processi e i tempi della giustizia. Anzi, semmai avverrà il contrario.
La Commissione Giustizia del Senato sta valutando in questi giorni il disegno di legge. Luigi Li Gotti, penalista, ex sottosegretario alla Giustizia, ora senatore per l’Idv, non ha dubbi: «E’ un’altra legge vergogna, che serve al premier».

Pulire, bonificare, annullare. Togliere di mezzo ogni possibile indizio. O rischio. Nello stesso pacchetto di norme diventano molto più severi i motivi di ricusazione del giudice: basta che abbia, anche solo una volta, detto qualcosa, «formulato un giudizio sulle parti del processo», e sarà obbligato ad astenersi. Sacrosanto, ma la norma è talmente generica che sembra diventare possibile ogni tipo di ricusazione. In pratica, passa il principio che si possa essere giudicati solo da chi è gradito all’imputato. E se l’imputato è un boss di mafia?

Ecco perché sarebbe tanto più semplice per il nostro Presidente del Consiglio rinunciare agli scudi e accettare il processo. Sarà sicuramente innocente, come sostiene. E almeno non se ne parla più.

°°° Certo, innocente come hitler e lo squartatore di Boston. Stampatevi questo pezzo tenetelo in tasca, pronti a sputare in faccia qualunque scimmietta che si permetta di ripetere la solita, vecchia, balla: “E’ SEMPRE STATO ASSOLTO!” UN CAZZO, NON è stato MAI assolto… si è fatto fare le leggi per non finire in galera. Cosa che ripetiamo da 15 anni.

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Bella notizia

Non mi arrivano solo foto di belle amiche al mare, amici miei, ma anche notizie come questa, che pubblico immediatamente. Anche perché, mentre il regime spara minchiate e annunci, gli amministratori VERI e SERI lavorano:

Caro Lucio, puoi pubblicare sul tuo blog? Grazie.

Toscana Notizie

Agenzia di informazione della Giunta Regionale
http://www.toscana-notizie.it

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Sanità toscana, arriva la norma anti-nepotismo
Vale per coniugi, conviventi, parenti e affini fino al terzo grado

Un anno di tempo per cancellare la “conduzione familiare” nella sanità toscana. E’ quanto stabilito dall’attesa modifica della legge regionale n.40 (Disciplina del servizio sanitario regionale) approvata dalla giunta toscana su proposta dell’assessore per il diritto alla salute. La nuova norma “anti-nepotismo”, come è stata chiamata, intende mettere fine all’imbarazzante presenza di persone comunque unite da stretti legami personali o familiari, all’interno di una stessa struttura o reparto: figli, nipoti, coniugi, conviventi, parenti e affini fino al terzo grado .

L’articolo, che sarà sottoposto al voto del Consiglio, indica ai direttori generali come comportarsi nell’assegnazione del personale per evitare appunto questo tipo di situazioni, nell’intento di preservare la credibilità e affidabilità dell’azienda sanitaria.

Si procederà quindi, ove necessario, ad assegnare l’operatore sanitario ad altra struttura organizzativa gia’ es! istente presso la stessa azienda sanitaria, “in posizione compatibile con i requisiti professionali posseduti”.

Sono previste anche procedure di mobilità tra le varie Aziende che compongono il sistema sanitario regionale, sempre nel rispetto delle norme contrattuali in atto.

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Toscana Notizie
Agenzia di informazione della Giunta Regionale
Registrazione 5101/2001 presso il Tribunale di Firenze.
Direttore responsabile Daniele Pugliese
telefono +39 055/4384714 – fax +39 055/4384800
e.mail web@toscana-notizie.it

lucio8

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Beh, beh, meno male va.

LE REGOLE
No europeo alla legge
contro i pirati del web
La norma prevedeva di tagliare l’accesso a Internet. La Siae apre ai brani gratis

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

BRUXELLES — Decisione del Parlamento europeo, ieri: non si può tagliare l’accesso a Internet di chi sia stato beccato a scaricare illegalmente (gratis) una canzone, un film, un video qualsiasi, se non lo avrà stabilito un tribunale. Decisione del Parlamento francese, un mese fa: la stessa, cioè un «no» al progetto del presidente Nicolas Sarkozy che voleva istituire un’agenzia statale contro i «pirati del web», espellendo dalla Rete coloro che scaricano note e immagini senza pagar nulla. Commenti circolati a Bruxelles, dopo il voto di ieri: «Internauti di tutto il mondo, rallegratevi», è stata una vittoria della libertà sul web contro le lobby discografiche, o cinematografiche; ma anche: «Così è il Far West», si poteva fare meglio.

In realtà, il Consiglio europeo — il governo Ue — aveva auspicato maggiori controlli, ed era stato raggiunto un testo di compromesso: dopo la bocciatura di quest’ultimo, sarà il prossimo Europarlamento — quello che uscirà dalle elezioni di giugno — ad occuparsi della questione. Nell’attesa, gli «sceriffi» del web dovranno pazientare. E c’è anche una notizia in arrivo dall’Italia, più o meno nello stesso campo, che potrebbe portare presto a un’altra rivoluzione. La Siae, la Società italiana degli autori ed editori, per bocca del suo presidente Giorgio Assumma ha annunciato che «scongelerà» i diritti di autore: molte canzoni, film, opere d’arte, potranno essere «godute» gratuitamente, su Internet, ma anche sulla rete della telefonia mobile, cioè sui telefoni cellulari. Che questo avvenga o no, dipenderà solamente dai detentori del copyright, cioè dagli autori: ogni artista messo sotto contratto dalla Siae potrà scegliere se rinunciare a delegare la difesa dei propri diritti, e riservare a se stesso l’utilizzo di uno o più brani; lo farà, scaricando direttamente da Internet un modulo, e compilandolo; la Siae metterà poi online l’elenco delle opere liberamente consultabili.

Per tornare alla decisione dell’Europarlamento, tutto è nato con un emendamento presentato da un fronte trasversale che vedeva insieme liberaldemocratici, Verdi, euroscettici (gruppi Adle, Verdi-Ale, Gue-Sinistra europea unita, Ind-Dem o Indipendenti-democratici). Principio riaffermato: senza una decisione preliminare dell’autorità giudiziaria «non possono essere imposte limitazioni ai diritti e alle libertà fondamentali degli utenti finali» di Internet, a meno che «vi sia una minaccia per la sicurezza pubblica» (in questo caso l’intervento dell’autorità giudiziaria può avvenire successivamente). Il voto di Strasburgo, ha detto la capogruppo dei verdi Monica Frassoni, «è stato cruciale per centinaia di milioni di europei che ogni giorno utilizzano Internet: siamo riusciti a vincere una battaglia difficile contro chi voleva utilizzare la legislazione sul mercato Telecom per limitare la libertà degli internauti».

Luigi Offeddu

lucio2

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Da Andrea Camilleri e Saverio Lodato

Quella norma voluta dagli imprenditori siciliani e annullata da Alfano

Camilleri, i Maroni e i Mantovano, che vorrebbero far la voce grossa con i mafiosi pretendendo l’obbligo per l’imprenditore di denunciare le estorsioni del racket, hanno il candore dei boy scouts. Ispirano quasi tenerezza perché poi è arrivato il ministro della giustizia, Angelino Alfano, che ha detto papale papale che di un simile obbligo non se ne parla proprio. E la norma che imponeva all’imprenditore di informare la giustizia, è stata colpita e affondata. Maroni si accontenti se i medici denunciano i clandestini. Che i mafiosi, invece, votano e tornano sempre utili.

Nella cancellazione della norma che avrebbe dovuto costringere gli imprenditori di appalti pubblici a denunciare le eventuali estorsioni mafiose, c’è un retroscena. La norma venne inserita da Maroni e da Mantovano su insistente richiesta di Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, e di Cristina Coppola, dell’ antiracket campano: Lo Bello era riuscito, già dall’anno scorso, a far sì che gli imprenditori siciliani che non denunciavano il pizzo venissero espulsi dalla Confindustria. Posizione inedita, coraggiosa e rischiosa, che stava cominciando a dare buoni risultati. Quindi la cancellazione voluta da Alfano, che si è consultato con chi di dovere a palazzo Chigi, in realtà serve a vanificare il coraggioso atteggiamento degli imprenditori siciliani onesti e segna un bel punto a favore della mafia. D’accordo con lei, caro Lodato, che la norma avrebbe irritato mafia e camorra che si sarebbero vendicate dirottando altrove la loro riserva di voto. Ma non si tratta solo di voto. Ci sono il ponte sullo stretto, la ricostruzione dell’ Abruzzo, la fiera di Milano… Torte grandiose e succulente che fanno gola ai mafiosi, agli amici dei mafiosi, agli amici degli amici dei mafiosi. Diamo loro un aiutino, via!

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Maroni, bossi, haider, hitler, berlusconi…

Niente sanità, scuola, lavoro e pensione. Guerra della Lega ai senza fissa dimora
di Paola Zanca

Sono quelli che a Roma abitano in via Modesta Valenti, a Bologna in via Senzatetto, a Foggia in via della Casa comunale, a Firenze in via Libero Leandro Lastrucci. Sullo stradario, però, casa loro non la trovate. Perchè una casa non ce l’hanno. Sono i senza fissa dimora, quelli a cui ora la Lega vuole togliere perfino il loro tetto finto.

Nell’articolo 42 del pacchetto sicurezza che mercoledì arriverà all’esame della Camera, c’è infatti una nuova norma per ottenere la residenza in un Comune: «L’iscrizione e la richiesta di variazione anagrafica – si legge – sono subordinate alla verifica, da parte dei competenti uffici comunali, delle condizioni igienico-sanitarie dell’immobile in cui il richiedente intende fissare la propria residenza, ai sensi delle vigenti norme sanitarie».

Insomma, senza casa non esisti. Nel buco nero degli invisibili, così, non ci finirebbero solo gli immigrati per cui la norma è stata studiata ad hoc, ma anche i senza fissa dimora, gli emarginati, i poveri assoluti: due milioni e mezzo di persone, come ha certificato l’Istat, incapaci «di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita “minimo accettabile” nel contesto di appartenenza». Probabilmente, casa compresa.

Ma nemmeno quattro mura basterebbero a placare la crociata leghista contro i poveri cristi. La casa, infatti, dovrebbe rispondere a determinati standard qualitativi. Per capirci, basti pensare che il certificato di abitabilità negli edifici italiani è obbligatorio solo dal 1934: tutte le abitazioni realizzate prima e mai ristrutturate sarebbero probabilmente prive di quei requisiti igienico-sanitari che il Comune dovrebbe verificare per concedere la residenza. Inoltre, un rapporto Istat relativo al 2005 fotografa un Paese dove una casa fatta come si deve per molti è ancora un miraggio: lo 0,7% delle famiglie non possiede il gabinetto interno all’abitazione, l’1,2% non ha una vasca da bagno o una doccia, l’1,3% non ha l’acqua calda. E ancora: il 17,5% di famiglie in affitto ed il 9,7% di famiglie in abitazione di proprietà vive in strutture danneggiate, il 25,2% di famiglie in locazione e il 18% di famiglie in abitazioni di proprietà è afflitto da consistenti problemi di umidità, mentre il 16,6% di famiglie in locazione ed 8,6% di famiglie in abitazione di proprietà vive in case scarsamente illuminate. Che la Lega voglia togliere la residenza anche a loro?

Non si tratta di una semplice formalità. La Fio.Psd, Federazione italiana degli organismi per i senza fissa dimora, ricorda che la residenza anagrafica è «cruciale nel determinare la possibilità o l’impossibilità di consentire percorsi di inclusione sociale». Senza iscrizione all’anagrafe, infatti, non si ha accesso al sistema sanitario nazionale, a parte per le cure di pronto soccorso, non si ha diritto di voto, non si ha accesso alle misure di protezione sociale, non si può avere la patente di guida, non si possono sottoscrivere contratti (anche un semplice affitto), non si può ricevere la pensione, non ci si può iscrivere alle liste di collocamento.

Chi ha scritto questi articoli del decreto è convinto che si risolverà tutto grazie ad un «apposito registro nazionale delle persone che non hanno fissa dimora» istituito presso il Ministero dell’Interno. Peccato che le vie fittizie siano state create apposta per dare diritti a chi effettivamente vive in quel Comune. La “centralizzazione” della residenza prevista dal decreto avrebbe così «effetti imprevedibili sulla praticabilità all’accesso dei diritti ed ai servizi della maggior parte delle persone coinvolte». In pratica, a quale Asl potrebbero rivolgersi? In che ufficio di collocamento potrebbero iscriversi? Dove gli spedirebbero la pensione?
Dodici anni fa, l’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano chiedeva rassicurazioni sulla gestione dell’anagrafe, ricordando che «l’iscrizione nell’anagrafe della popolazione residente dei cittadini italiani non è sottoposta ad alcuna condizione». Qualsiasi tipo di impedimento all’iscrizione, scriveva ancora Napolitano, «è in contrasto con il principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Carta costituzionale e con successivo art. 16 che prevede la libertà di movimento e, quindi, di stabilimento su tutto il territorio nazionale».

Perfino la residenza è diventato un diritto per cui lottare. Lo sanno bene i promotori della campagna Residente della Republica, che chiedono ai parlamentari di stralciare gli articoli 42 e 50 dal disegno di legge. La Rete europea contro la povertà, a cui partecipano i ministri delle Politiche sociali di 27 paesi membri, ha stabilito che nel 2009 la questione dei senza-tetto dovrà essere una delle priorità dell’Ue, in vista dell’appuntamento del 2010, anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Difficile sconfiggerle se agli esclusi non viene riconosciuta nemmeno la dignità di cittadino.


°°° Ecco l’ennesima porcata razzista di questo regime fascista e xenofobo. Fate girare!

bermuss4

bossi3

gasparri31

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Mafiosi e bastardi

Ecco la norma “salva manager” di Sacconi
Fiom: «A rischio il processo Thyssen»
di Massimo Franchi

Nelle nuove leggi sulla sicurezza sul lavoro c’è anche una norma “salva manager”, che mette a rischio il processo Thyssen. Lo denuncia la Fiom Cgil: «Se passa questa novità contenuta nell’art. 10 bis – spiega Giorgio Cremaschi – i livelli alti dell’azienda non saranno più responsabili di gravi infortuni».

°°° Ovviamente, il buon sacconi conta quanto un educatore nella vita di Al Capone o Mafiolo. Lui, povero servo, firma solamente ciò che previti e ghedini gli mettono sotto il naso. E’ silvio berlusconi, come sempre, l’unico colpevole di questo sfascio delinquenziale. State in guardia, ragazzi. Il bel tempo sta arrivando ed è ora di fare davvero casino!

bdimissioni9

capone_b1

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