Brusca, su Burlesquoni e Bontade spara cazzate.

«Berlusconi pagava 600 milioni di pizzo»

Rivelazione del pentito Giovanni Brusca al processo Mori

Giovanni Brusca
Giovanni Brusca

PALERMO – Un pizzo di 600 milioni di lire. Ogni anno. È quanto avrebbe versato alla capo della cupola palermitana Stefano Bontade Silvio Berlusconi. Lo ha raccontato il pentito Giovanni Brusca, nel corso del processo ai carabinieri Mario Mori e Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato per aver favorito la latitanza di Bernardo Provenzano: «Berlusconi pagava una sorta di “messa a posto” a Stefano Bontade, quando poi questo morì fu sostituito». Ha spiegato il collaboratore di giustizia davanti alla IV sezione del tribunale di Palermo e che mercoledì è stato ospitato nell’aula bunker del carcere di Rebibbia a Roma. Brusca ha riferito di conversazioni con un altro capo boss, Ignazio Pullarà, ricordando un attentato subito da Berlusconi e che fu posto in essere – sempre secondo lui – da altri due mafiosi. «Pullara mi disse anche che a Milano non c’era solo Berlusconi che pagava, ma anche tanti altri. l pagamento di 600 milioni continuò anche quando le cose passarono in mano a Riina».

°°° Per quello che mi hanno raccontato, il mafionano si fece prestare oltre 30 miliardi dal capo della mafia Stefano Bontade per fare le cose in grande a banale 5 e per comprare Italia 1. Quando Bontade fu ammazzato, lui era convinto di averla sfangata. Invece Riina gli “spiegò” che avrebbe dovuto comunque restituire il prestito. Altro che mazzetta! Ma non solo… dietro imput di craxi e gelli, il nano mafioso mise gli occhi anche su Rete 4 della Mondadori, che interessava anche a Gianni Agnelli. Ma Rete 4 costava 70 miliardi, che il pedofilo non aveva… li chiese a Riina, che glieli diede, ma gli mise in casa Mangano per essere sicuro che non facesse il furbo e pagasse la quota regolarmente.  Questa è la storia che ho sentito io da parecchie persone che conoscono bene la faccenda.

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Maria Novella Oppo

Maria Novella Oppo

Tornano i cattivi maestri

In testa buffi cappellini col pon pon, al collo un bavagliolo col pizzo: così si sono presentati alle telecamere i componenti della Corte dei conti, per comunicare che 60 miliardi di euro sperperati in corruzione servirebbero a sanare molte pecche della nostra pubblica amministrazione. Una denuncia espressa in costumi arcaici, che dovrebbe provocare lo sdegno e l’impegno dei membri del governo. Particolarmente del capo in testa, il quale, però, non può proprio permettersi di fare la morale a nessuno. E, travestita da madonnina infilzata, si è presentata in tv anche la Gelmini, unico ministro della pubblica istruzione al mondo che si vanta delle tante bocciature inflitte. E che, in coincidenza con gli esami di maturità, ha dichiarato sorridendo: «è finito il buonismo del 68». Infatti, con lei e Berlusconi è arrivato nella scuola il governo dei cattivi. Perché chi pretende di punire i bambini non dovrebbe essere né corrotto, né tanto meno corruttore.

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