Colpa di Prodi?

Emergenza rifiuti, roghi a Palermo
Bagheria, chiuse scuole e uffici pubblici

Una notte di roghi di spazzatura nel palermitano, con 40 interventi dei vigili del fuoco. Poi la decisione del vicesindaco della località alle porte del capoluogo: “Situazione sanitaria insostenibile”

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Appello

Aung San Suu Kyi,
non smettiamo di difenderla

È iniziato a Rangoon, a porte rigidamente serrate — esclusi dunque giornalisti, diplomatici stranieri e pubblico — il processo ad Aung San Suu Kyi, 63 anni, tredici dei quali (nell’arco di 19) passati agli arresti domiciliari. Arresti che, beffa estrema, dovevano concludersi alla fine della settimana prossima. L’icona della resistenza contro il regime dei generali birmani ne rischia ora altri cinque di carcere per avere accolto e rifocillato il mormone americano, John William Yettaw, che il 6 maggio aveva attraversato a nuoto un lago per raggiungerla nella sua abitazione.

E c’è da scommettere che quest’ultimo, a sua volta sotto processo in un giudizio separato, pur essendo in teoria il vero responsabile dell’accaduto, avrà una pena ben più mite, se l’avrà. Perché è americano ma, ancora di più, perché la spina nel fianco del regime è lei e l’occasione per incarcerarla di nuovo va, evidentemente, colta. Duecento oppositori del regime hanno manifestato ieri davanti al tribunale in favore di Aung San Suu Kyi—nome da scrivere per intero e non, come vuole il regime, abbreviato in Suu Kyi, per far dimenticare alla cittadinanza che è figlia di un eroe nazionale, il generale Aung San — ma si vorrebbe che si manifestasse per lei in tutto il mondo, uscendo da quella certa diffusa, rassegnata indifferenza con la quale è stata accolta la notizia del suo nuovo arresto.

Innumerevoli volte si è, in effetti, già scritto di lei e delle persecuzioni delle quali è stata vittima, al punto che l’opinione pubblica — fatta di noi tutti — pare ormai assuefatta e incapace di ribellarsi ancora, di protestare e di difenderla. Ed è probabile che proprio su questa assuefazione faccia conto, e ne approfitti, il regime dei generali per colpirla di nuovo, chissà, in modo definitivo, viste l’età e le non brillanti condizioni fisiche. Chiudere o socchiudere gli occhi, anche solo per stanchezza, su una giustizia così tragicamente ingiusta vorrebbe dire, si sa, condannare altri forse numerosi sconosciuti alle medesime iniquità. La nostra grande centenaria, Rita Levi Montalcini, ancora una volta ha dato prova di tenace vitalità chiedendo al governo birmano la liberazione di Aung San Suu Kyi. Nella speranza che la sua voce sia di esempio e traino per molte altre.

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Isabella Bossi Fedrigotti

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Berluschitler

Immigrazione, il premier gela Fini:
“Sui barconi nessun diritto d’asilo”
Il presidente del Consiglio: «La verità è questa: la sinistra vuole che le porte del nostro paese siano spalancate a tutti, anche ai clandestini».
+ Fini: “Il diritto di asilo va garantito”. E il Consiglio d’Europa critica l’Italia
+ Il presidente di Amnesty International: il governo rispetti i diritti umani

°°° Stiamo precipitando a tutta velocità verso il nazismo, amici. Questo scarto di verme, con una propaganda razzista inaudita, ci bombarda da tutti i media nazionali – DA ANNI- aizzando all’odio verso il diverso. Le menti più deboli e gli ignoranti (che per colpa sua e della P2 ormai sono quasi la metà dei cittadini italiani) hanno dimenticato che i clandestini ERAVAMO NOI, fino a cinquant’anni fa. Ma hanno anche dimenticato di come Prodi risolse il problema CIVILMENTE ed umanamente, quando qui arrivavano le carrette del mare dall’Albania, con migliaia e migliaia di disperati. Ma… Berlusconi non vale nemmeno una scorreggia di Prodi.

UNO STATISTA

prodi

LA COSCA MAFIORAZZISTA

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