Il fascio Feltri raglia di pensione a 67 anni “come in Germania”, ma lui ci è andato a 53.

Vittorio Malagutti

Feltri, baby-pensionato ben pagato

Per rimettere in sesto i conti pubblici bisogna innanzitutto intervenire sulle pensioni innalzando l’età in cui si smette di lavorare. La ricetta, in verità non nuovissima, arriva da Vittorio Feltri che martedì sera durante la trasmissione In Onda condotta su La7 da Luisella Costamagna e Luca Telese, ha detto la sua sulla manovra appena varata dal governo. “Bisogna fare come la Germania”, ha detto sicuro l’editorialista de Il Giornale. “Tutti sanno che in Germania si va in pensione a 67 anni, ha spiegato Feltri, “mentre noi ci ostiniamo ad andarci a 58,59, 60”.

Tutto vero, come no. Anzi, a volte capita perfino che qualcuno riesca a raggiungere l’agognata pensione anche prima, molto prima. Feltri per esempio ce l’ha fatta a soli 53 anni, nel 1997. Una pensione d’oro: ben

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E il premier pensa a un nuovo partito°°° Di politica non se ne parla. Cambia simbolo e via con le solite stronzate!

Fli: «Da noi nessuna retromarcia»

E il premier pensa a un nuovo partito

http://www.corriere.it/politica/10_novembre_19/fianiani-no-retromarcia_609d5342-f3c9-11df-91ce-00144f02aabc.shtml

°°° Visto? Questo omuncolo mafioso, dopo i mille casini e le catastrofi che ha creato, dimostrando ancora una volta di non essere assolutamente in grado di governare nemmeno un condominio, crede di risolvere tutto commissionando un nuovo marchio, un nuovo simbolo e un nuovo nome. Ma la merda rimane la stessa. Sempre di un’accozzaglia di farabuttri e faccendieri rimane. Non è un caso che abbia dimezzato i consensi in meno di tre anni. BASTA, MAFIOLO! Devi andare in galera e rendere tutto ciò che hai rubato al popolo italiano!

FORZA, RAGLIA!

forza raglia

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DEVASTAZIONE BERLUSCONI: Le mille crisi da Nord a Sud. °°° Il governicchio che TAGLIA e RAGLIA

L’isola dei cassintegrati
oggi sbarca a Roma
«Solo vuoto attorno»

Da Piombino alla Natuzzi la crisi italiana non finisce mai

di Giuseppe Vespo (Unità)
Venduti per 1,54 euro, i 2.200 operai delle Acciaierie di Piombino del gruppo Severstal ex Lucchini aspettano di sapere qualcosa del loro futuro. Venti giorni fa la multinazionale russa Severstal li ha ceduti, (50,8% delle azioni) insieme a 700 milioni di euro di debiti, ad una finanziaria cipriota controllata da uno dei suoi patron, il magnate Alexey Mordashov. Un’operazione realizzata per non gravare sulla casa madre e prendere tempo, nella speranza di trovare – magari – un acquirente. Giovedì si riunirà il vertice del gruppo mentre i lavoratori di Piombino saranno in sciopero, in strada con una grande manifestazione. Il 29 sono attesi invece al ministero senza ministro dello Sviluppo economico, dove incontreranno il sottosegretario Stefano Saglia con il quale sperano di parlare di un piano industriale.

Molti chilometri più giù, a Bari e a Matera l’incertezza sul futuro del lavoro per molti si è trasformata in rassegnazione: un mese fa i 2.950 dipendenti della Natuzzi , azienda simbolo del sofà di qualità, si sono visti prorogare la cig in deroga fino al 15 ottobre: si lavora a rotazione per qualche giorno al mese, seguendo un valzer che va avanti dal 15 giugno del 2005. Ad ottobre i sindacati sono attesi al ministero dello Sviluppo per mettere a punto un accordo di programma. Da queste parti dal Duemila, secondo quanto ricostruisce il segretario generale Fillea-Cgil Saverio Fraccalvieri sono andati perduti migliaia di posti di lavoro. Colpa dell’euro troppo forte sul dollaro e della crisi dei mercati, l’indotto del divano oggi conta cinque o sei mila addetti contro i 14mila di dieci anni fa. Così sono almeno settemila gli ex lavoratori che tirano a campare con la «mobilità in deroga» concessa dalla regione Puglia.

L’indotto, il lato oscuro dell’industria in crisi si sta sgretolando anche da altre parti. Nel mondo degli elettrodomestici e del cosiddetto bianco, per esempio. In questo settore la madre di tutte le vertenze si chiama Antonio Merloni . I dipendenti marchigiani, umbri ed emiliani del gruppo di Fabriano sono tremila. Settemila con l’indotto. Da ottobre 2008 sono fermi, in cig straordinaria quasi a zero ore, in attesa di essere venduti a pezzi. Cosa che forse, annuncia Anna Trovò segretaria nazionale Fim-Cisl, avverrà per le produzioni di bombole a gas e cucine. Da qualche giorno anche i cugini della Indesit di Brembate, Bergamo e Refrontolo, Treviso, vivono nell’incertezza: il nuovo piano prevede la chisura dei due siti che occupano più di 500 persone. Che siano lavatrici, automobili, telefonia o chimica, poco cambia. Esuberi e cassa integrazione sono il presente di 600mila lavoratori.

E il ridimensionamento sembra il destino di pezzi grossi dell’industria. Nel settore chimico Vinyls e Lyondell-Basell cercano acquirenti, Eurallumina è ferma da un anno. I circa seimila addetti ai call center di Phonemedia oggi manifestano a Torino, Bari e Catanzaro, per ottenere un tavolo che faccia il punto sul futuro di questo asset del gruppo Omega . Lo stesso a cui è stata ceduta Agile , la costola di information technology di Eutelia che occupava duemila persone. Nel frattempo Telecom annuncia altri 3.700 esuberi e Fiat chiude Termini Imerese con quasi duemila operai e la Cnh di Imola con 280 dipendenti. Sono alcune tra le vertenze più conosciute. Circa duecento quelle che occupano i funzionari dello Sviluppo economico, anche loro privi di ministro. L’ultimo – ma non per via della crisi – è rimasto senza lavoro.

°°° Il governicchio  che TAGLIA  e  RAGLIA

fanculo

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“Un pericolo per la democrazia”

Il ministro in una lettera al “Giornale”: “Il quotidiano è un superpartito
che concentra in sé la dimensione politica, economica e anche giudiziaria”
Da Bondi attacco a Repubblica
“Un pericolo per la democrazia”

Sandro Bondi

bondi

ROMA – “L’insidia più grande per la nostra democrazia” è l’azione del quotidiano Repubblica, “un superpartito che concentra in sé la dimensione politica, quella economica, quella culturale e perfino quella giudiziaria”. Lo afferma, in una lettera pubblicata dal Giornale, il ministro per i Beni e le Attività culturali Sandro Bondi, che definisce Repubblica “l’erede principale” della cultura giacobina.

“Nell’ipotesi che abbia successo il progetto destabilizzante” del quotidiano, si avrebbe “non la caduta di un regime, come ritiene Eugenio Scalfari, né la fuga di gerarchi felloni”, ma “l’indebolimento della nostra democrazia e la rovina dell’Italia”.

Secondo il ministro, Scalfari è abile nel “divulgare e accreditare nell’opinione pubblica una visione storiografica, politica e culturale che è esattamente agli antipodi della realtà” e nel “descrivere un regime corrotto e morente, contro il quale il suo quotidiano ha lanciato l’offensiva finale, trascinando con sè anche il Corriere della Sera e ciò che resta della sinistra”.

La realtà, prosegue Bondi è invece che “un governo democraticamente eletto subisce un’aggressione sistematica (…) sulla base di una campagna scandalistica paragonabile alla pesca con lo strascico”.


°°° Premesso che il Giornale e bondi ministro sono due ossimori e che “quel che resta della sinistra” è un 60% abbondante dei cittadini, contro un 20% scarso di FORZA RAGLIA… Così come in casa di valeria marini, della carfregna, e di tutte le zoccole senza talento di questo regimetto ci sono i cetrioli e le banane pieni di rossetto (gli allenamenti quotidiani, sapete…) allo stesso modo, in casa di bondi ci sono tutti i ritratti di burlesquoni schizzati di urina: sandrone, come vede il suo capo, si piscia addosso e schizza dappertutto. Dobbiamo avere pazienza con queste testoline disabitate, amici. Ma, non mi ricordo: le resti a strascico pescano gli stronzi?
N.B. Faccio notare che Repubblica è il media più gentile nei confronti di mafiolo NEL MONDO INTERO! Sono tutti i media del mondo un pericolo per la democrazia italiana o lo è il mafioso pedofilo, cocainomane e decerebrato, a capo di una cosca di inetti malviventi?

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