Arrestato preside: ruba alla scuola per viaggi di studio? No, HARD!

Ruba 300mila euro alla scuola
per viaggi hard: arrestato preside

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Hanno falsificato il bilancio della scuola per dieci anni, rubando dalle casse dell’istituto circa 300.000 euro e utilizzandoli per fini personali, per soddisfare esigenze della famiglia o per effettuare viaggi di piacere all’estero. In più occasioni, tra l’altro, i soldi erano serviti per andare in Romania, dove avrebbero avuto anche degli incontri a sfondo sessuale con delle prostitute, anche se questi non erano la finalità principale di quei viaggi. A Piazza Armerina, vicino Enna, sono finiti in manette il dirigente scolastico e l’ex direttore amministrativo del
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La feccia della feccia della feccia di burlesquoni, che si ruba miliardi dei cittadini.

P4: “Berlusconi non funziona più
È tutto fuori controllo”

Bisignani al telefono con Scaroni liquida il governo. Indagine bis su gas e petrolio: riemerge Pacini Battaglia. Dagospia e la Carfagna che vuole “farsi impalmare” dal premier, la rete della nuova cricca e il grande business per l’energia

Un Governo che “non funziona più, non fa più niente” e una ministra, Mara Carfagna, che chiederebbe d’essere “impalmata” da Silvio Berlusconi. Le conversazioni di Luigi Bisignani, intercettate al telefono, raccontano un Paese allo sbando nel quale la politica, grazie ai suoi governanti, assume toni grotteschi. Nel sottobosco, però, i faccendieri tramano per chiudere affari e acquisire potere: al centro ci sono sempre l’energia, gas e petrolio, con commesse in Russia, Qatar e Cipro.

Affari al centro di un’altra indagine, quella dei pm napoletani Catello Maresca e Marco del Gaudio, che ha in comune il coinvolgimento dello stesso protagonista: Luigi Bisignani. Una seconda inchiesta che ha scandagliato nei sotterranei del potere, facendo riemergere un altro grande vecchio, Francesco Pacini Battaglia, segno che gli uomini di tangentopoli continuano, ancora oggi – spesso all’ombra del Vaticano, lo stesso Vaticano della maxi tangente Enimont – a governare l’Italia e i suoi affari.

Nel 2003 Pacini Battaglia fu condannato a 7 anni e 3 mesi per i fondi neri dell’Eni. Come Bisignani, anche lui è cresciuto nel colosso dell’energia, e se il

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Operaio ruba gasolio per andare a lavoro e chi l’ha ridotto così presiede il governo.

(ANSA) – IMPERIA – Un manovale di 35 anni sorpreso a rubare gasolio da alcuni camion, parcheggiati di fronte al cimitero di Valle Armea, a Sanremo, ha raccontato di averlo fatto per disperazione, dato che non aveva i soldi per acquistare la benzina che gli serviva per raggiungere il posto di lavoro. Temeva di restare di nuovo disoccupato. L’uomo, arrestato dai carabinieri, con l’accusa di rapina impropria, ed aver reagito durante la fuga, e’ stato condannato ad 1 anno e 6 mesi di reclusione e 300 euro di multa.
b+capello

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Guardate come la cosca berlusconi ruba miliardi e si copre il culo

Venezia, stop a Sgarbi sovrintendente

La Corte dei Conti blocca la decisione del ministero dei Beni Culturali. Rilievi su procedura e compatibilità della nuova nomina con la carica di sindaco di Salemi. Bondi: contromossa in un mese

°°° “Contromossa in un mese”? Vecchia checca furibonda, tra un mese state già traslocando. Sappilo!

Corte Conti contro Protezione Civile
‘Lavori urgenti per dubbie emergenze’
“Per Pompei si chiama in causa il Vesuvio”
La magistratura contabile espone dubbi sullo stato d’emergenza dichiarato per l’area archeologica che ha favorito ordinanze senza controlli preventivi anche per “il piano sulle attività commerciali o l’organizzazione dei servizi di guida ai turisti”. Per giustificare quegli atti il governo chiamò in causa anche la pericolosità del Vesuvio. “Ormai sono delibere operative, inutile insistere”

°°° “inutile insistere”?! Preparatevi alle manette, cialtroni!

RIINUSCONI

b-riina

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Il regime ruba anche sotto le feste

Il decreto di fine anno trasferisce agli enti locali il patrimonio demaniale da vendere

Corsia preferenziale per i costruttori. La denuncia dei Verdi: “Una speculazione”

Caserme, castelli, spiagge

saldi di Stato sul territorio

di GIOVANNI VALENTINI

I  REGALI  NATALIZI  DEL REGIME

papa natale.imbriaco

L’Arsenale di Venezia compare tra i beni cedibili

ROMA – Si annuncia come la più colossale svendita di Stato che sia stata mai concepita. Altro che privatizzazioni all’inglese, modello Thatcher o Blair. Qui siamo alla liquidazione totale del demanio statale.

Si svende un enorme patrimonio pubblico che appartiene a tutti i cittadini: settentrionali e meridionali, ricchi e poveri, di destra e di sinistra.
Il decreto legislativo sul cosiddetto “federalismo demaniale”, varato dal Consiglio dei ministri alla vigilia di Natale e rimesso ora all’esame delle competenti Commissioni parlamentari, prevede il trasferimento dei beni statali a Comuni, Province e Regioni, con la dismissione in massa di edifici pubblici, caserme e altre installazioni militari, terreni, spiagge, fiumi, laghi, torrenti, sorgenti, ghiacciai, acquedotti, porti e aeroporti.

E come denuncia il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, una volta approvato definitivamente potrebbe innescare “la più grande speculazione edilizia e immobiliare nella storia della Repubblica”.
Sono in tutto sette gli articoli del provvedimento, presentato dal ministro della Semplificazione Normativa, il leghista Roberto Calderoli. Un grimaldello legislativo per forzare la “mano morta” che blocca, come si legge nella relazione introduttiva, “un patrimonio abbandonato e improduttivo”.

Ma proprio in nome della semplificazione e della valorizzazione, due esigenze entrambe apprezzabili, si rischia in realtà di scardinare una cassaforte che contiene beni collettivi inalienabili: compresi quelli “assoggettati a vincolo storico, artistico e ambientale che non abbiano rilevanza nazionale”, come si legge all’articolo 4.

L’opposizione dei Verdi, a cui non possono non aderire gli ambientalisti più avvertiti e sensibili, punta in particolare contro due norme considerate devastanti. La prima (art.5, comma b) stabilisce che la delibera del piano di alienazione e valorizzazione da parte del Consiglio comunale “costituisce variante allo strumento urbanistico generale”: in pratica, un meccanismo automatico di modifica dei piani regolatori, al di fuori di qualsiasi logica e programmazione.

L’altra norma controversa è quella che semplifica le procedure per l’attribuzione dei beni statali ai fondi immobiliari (art. 6): “Si tratta – commenta Bonelli – di un maxi-regalo alle grandi famiglie dei costruttori che hanno già saccheggiato il territorio italiano, attraverso lo sfruttamento del territorio e la speculazione edilizia”.

In attesa di un censimento completo, previsto dallo stesso provvedimento, i dati dell’Agenzia del demanio registrano 30 mila beni in gestione, di cui 20 mila edifici (67%) per 95 milioni di metri cubi e 10 mila terreni (33%) per 150 milioni di metri quadrati. Il demanio militare occupa lo 0,26% del territorio nazionale, pari a 783 chilometri quadrati, prevalentemente in Friuli Venezia Giulia e in Sardegna, dove si trova il poligono di Capo Teulada (72 chilometri quadrati). Seguono, con superfici minori, il Lazio e la Puglia.

Nessuno può negare onestamente che buona parte di questo ingente patrimonio versi in stato di abbandono, affidato all’incuria o comunque alla mancanza di risorse per la sua valorizzazione. Dallo Stato centrale agli enti locali, spesso si gioca allo scaricabarile, nell’incertezza delle competenze e delle responsabilità.

Ma il trasferimento in blocco di questi beni ai Comuni, alle Province e alle Regioni, allo scopo dichiarato di fare cassa, minaccia di impoverire alla fine la ricchezza nazionale in funzione di un malinteso federalismo, come se un certo pezzo d’Italia fosse proprietà esclusiva di una determinata comunità.

Chi ha il diritto di stabilire, per esempio, che una spiaggia della Sardegna, della Sicilia o della Puglia appartiene soltanto a quella Regione? Chi ha l’autorità di alienare un bene storico, artistico o ambientale d’interesse locale? E ancora, chi può disporre di infrastrutture come acquedotti, porti e aeroporti, che per loro natura servono aree più ampie ed estese?

Al di là della necessità di rispettare i piani urbanistici, se non altro per evitare l’impatto negativo di varianti automatiche, è auspicabile dunque che il decreto legislativo sul “federalismo demaniale” venga modificato e corretto durante l’iter parlamentare, come reclamano i Verdi, almeno su due punti fondamentali: da una parte, l’esclusione dei beni storici e artistici dall’elenco delle dismissioni; dall’altra, l’introduzione dei vincoli di destinazione e uso per i terreni o gli edifici statali.

Non è concepibile cedere un castello o un museo a un soggetto privato, solo perché il bene in questione non è considerato di “rilevanza nazionale”. Mentre si può pensare di alienare legittimamente un’area abbandonata o una caserma, purché venga destinata a funzioni sociali: ospedali, centri di assistenza, istituti scolastici, parchi pubblici o impianti sportivi. Altrimenti, più che di semplificazione e valorizzazione, si dovrà parlare – appunto – di svendita e liquidazione.

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“Ti credevo migliore”…

Scintille tra Rutelli e Formigoni sulla “retorica della famiglia” e sul premier

16:04 POLITICA
Il democratico alla festa Cisl: «Da una parte retorica di Dio, padre e famiglia, dall’altra ciò che vediamo». La replica: come sei caduto in basso, ti credevo migliore


°°° Soliti vecchi metodi dei destronzi. In pratica, non è vile, volgare, fuori luogo chi COME BURLESQUONI corrompe, ruba, traffica, va con le minorenni o con le squillo a pagamento, si imbottisce e imbottisce i suoi ospiti di cocaina… ma chi stigmatizza questi comportamenti volgari e inopportuni. Il giorno in cui verranno fuori le magagne di Formikconi ci sarà da ridere!

FORMIKONI

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Come ti lecco il culo…

… MENO DI UN ANNO FA: DALLA “BELLA ESTATE” ALL’ESTATE DI MERDA

Adesso non ci sono più nuvole. Le foto di Villa Certosa arrivano a immortalare un momento di serenità privata: per il compleanno della moglie Veronica, Berlusconi ha radunato tutta la famiglia in Sardegna. Ci sono i figli, i nipotini, i giochi, le gite in barca, piccoli scampoli di ordinario lusso e straordinaria felicità. Il settimanale Chi coglie l’attimo, ruba (?) qualche scatto e ne fa subito la copertina dell’estate. La bella estate di Silvio.

Come sono lontane le lettere a Repubblica, i pettegolezzi rilanciati dai quotidiani, i veleni delle intercettazioni più o meno esistenti. E come sono lontani anche le polemiche dei palazzi romani, gli insulti all’inno, le tensioni sulla giustizia, le discussioni con gli alleati. Non ci sono nuvole su Villa Certosa. E, a giudicare dalle foto, nemmeno una dichiarazione di Di Pietro rilanciata dalle agenzie riuscirebbe a turbare l’armonico quadretto.

E così quest’immagine di serenità privata diventa, in un batter d’occhio, segno e simbolo della serenità politica. Il lodo Alfano, approvato in solo 25 giorni, mette fine a un mese di turbolenza politica, che per paradosso ci restituisce un Cavaliere più forte di prima; Napoli è stata ripulita dai rifiuti, con un’opera che sembrava impossibile e che è stata celebrata da tutti i network internazionali; la Finanziaria sta per essere approvata (a luglio! senza eterne discussioni e assalti alla diligenza!) e l’immunità per le alte cariche dello Stato, appunto, come ciliegina sulla torta (di compleanno) mette finalmente il governo al riparo dall’assalto giustizialista. Sia lodo: dopo 15 anni, forse la guerra delle toghe è davvero finita.

A ciò si aggiunga che il tentativo della sinistra di corteggiare Bossi si è tramutato in un autogol, che l’opposizione è suonata come il tamburo di un complesso rock e i girotondi riportando in piazza le loro miserevoli volgarità, hanno finito per costruire un monumento al Cavaliere. Che poteva pretendere di più, Berlusconi da quest’estate? Ronaldinho al Milan? Toh, è arrivato pure quello. E, allora, mano nella mano con Veronica nel parco di Villa Certosa, non resta che gustarsi un po’ di relax come si conviene. Ospite Mubarak permettendo, s’intende.

E’ la bella estate di Silvio, non c’è niente da fare.

L’assalto scomposto al suo governo è fallito: la via giudiziaria si è interrotta, quella del ribaltone non ha trovato spazio. La sinistra allo sbando deve rassegnarsi: nel centrodestra non è più tempo di Casini. Questo è il tempo della fedeltà e della serenità, come testimoniano le foto con Veronica e la pace siglata con Bossi. Ma la serenità richiede di essere ancor più responsabili. Adesso non ci sono nuvole, ma si sa: i temporali sono sempre in agguato. E, fra crisi internazionali e proteste sindacali, l’autunno minaccia perturbazioni in arrivo. Bisognerà superarle, tirare avanti senza indugi, inzupparsi se necessario, ma procedendo sempre spediti. Non ci si potrà fermare nemmeno per aprire un ombrello: questo sole limpido di Villa Certosa non lo permette”
(“La bella estate di Silvio” di Mario Giordano, Il Giornale, 23 luglio 2008).


°°° AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH! Ehm… Scusate. Ma quando lo faranno un campionato di leccaculi?

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IL REGIME A UN PASSO DAL BARATRO

Il premier e i consigli per gli acquisti
di MASSIMO GIANNINI

“Non date pubblicità ai media che cantano ogni giorno la canzone del pessimismo”. Questa, dunque, è la “dottrina Berlusconi” sul libero mercato. Questi sono i “consigli per gli acquisti” che l’Imprenditore d’Italia impartisce ai suoi “colleghi”. L’uomo che sognava di essere la Thatcher, che si celebrava come “l’unico alfiere dell’economia liberale” nel ’94 e come “il vero missionario della tv commerciale in Europa” nel ’96, oggi concepisce così i rapporti tra produttori, clienti ed utenti. Non un contratto. Neanche un baratto. Piuttosto un ricatto.

Le parole pronunciate dal presidente del Consiglio dal palco confindustriale di Santa Margherita Ligure sono un ulteriore, drammatico esempio dei tanti “virus letali” che si stanno inoculando nelle vene di questo Paese. è un problema gigantesco, che chiama in causa sia chi produce quei virus (il presidente del Consiglio) sia chi li subisce (l’establishment politico-economico).
L’infezione promana direttamente dal capo del governo, dalla sua visione del potere, dalla concezione tecnicamente “totalitaria” delle sue funzioni. Proprio lui, che dovrebbe essere il primo a conoscere e difendere le ragioni del mercato, le umilia e le distrugge in nome di un interesse politico superiore: il suo. Il ragionamento fatto ai giovani industriali è agghiacciante: “Bisognerebbe non avere ogni giorno una sinistra e dei media che cantano la canzone del pessimismo. Anche voi dovreste fare di più: non dovreste dare pubblicità a chi adotta questi comportamenti”. Nell’ottica distorta del Cavaliere, la pubblicità non è più uno strumento da impiegare liberamente nella competizione economica: non si distribuisce più in base all’utilità del mezzo, all’efficacia del messaggio e alla profittabilità dell’investimento. Diventa invece un’arma da usare selettivamente nella battaglia politica: si distribuisce, a prescindere dall’efficacia del messaggio e dalla profittabilità dell’investimento, solo in base alla “fedeltà” del mezzo. Il presidente del Consiglio chiede agli imprenditori una sostanziale alterazione delle regole del mercato, con l’unico scopo di punire chi non è d’accordo con la politica del suo governo.

Il paradosso è che a sostenere questa tesi sia il capo del governo, che è al tempo stesso proprietario di Mediaset (e dunque di una delle maggiori concessionarie italiane) e azionista (attraverso il Tesoro) delle principali aziende pubbliche o semi-pubbliche del Paese. Come si regoleranno i dirigenti di Publitalia, nel distribuire le campagne pubblicitarie sulle radio e le televisioni? E come si regoleranno i manager di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, nel distribuire le loro campagne pubblicitarie sui quotidiani e i settimanali? Sarà interessante verificarlo, di qui ai prossimi mesi.

L’infezione inquina progressivamente il corpo della società italiana, delle classi dirigenti, delle istituzioni di garanzia. Una parola sugli imprenditori, innanzi tutto. Ancora una volta, bisogna constatare con rammarico che quando il Cavaliere ha lanciato il suo ennesimo anatema, dai giovani e dagli “anziani” di Confindustria non solo non si sono levate proteste, ma viceversa sono arrivati addirittura gli applausi. Eppure, per chi fa impresa e combatte ogni giorno sui fronti più esposti della concorrenza, le aberrazioni berlusconiane non dovrebbero trovare diritto di cittadinanza, in un convegno della più importante associazione della cosiddetta “borghesia produttiva”.

Se esistesse davvero, una classe dirigente responsabile e consapevole del suo ruolo dovrebbe reagire, cacciando il mercante dal tempio. Invece tace, o addirittura condivide. E non solo nei saloni di Santa Margherita Ligure. Poche ore più tardi, nella notte di Portofino, il Cavaliere ha cenato con due alti esponenti del gotha confindustriale. Marco Tronchetti Provera (presidente di Pirelli ed ex azionista di riferimento di Telecom) e Roberto Poli (presidente dell’Eni) erano al suo fianco, mentre il premier smentiva la smentita dei suoi uffici di Palazzo Chigi, e confermava che con quell’intemerata sulla pubblicità ce l’aveva proprio con i giornali “nemici”, e in particolare con “Repubblica”.
Ebbene, anche in quella occasione nessun distinguo, nessuna presa di distanza da parte di chi dovrebbe preferire le leggi mercatiste di Schumpeter a quelle caudilliste di Berlusconi.

Ma una parola va spesa anche sulle cosiddette Autorità amministrative indipendenti, chiamate a tutelare la concorrenza, e sulla cosiddetta libera stampa, chiamata a difendere il diritto all’informazione. Solo in un Paese in cui si stanno pericolosamente snaturando i meccanismi di “check and balance” può accadere che di fronte a certe nefandezze ideologiche non ci siano organi di vigilanza capaci di fare semplicemente il proprio dovere. L’Antitrust non ha nulla da dire, sulla pretesa berlusconiana di riscrivere le regole del mercato pubblicitario con criteri di pura convenienza politica? E il giornale edito dalla Confindustria non ha nulla da dire, sul tentativo berlusconiano di condizionare le scelte commerciali dei suoi azionisti?
Domina il silenzio-assenso, nell’Italia berlusconizzata. Tutto si accetta, tutto si tollera. Anche un mercato schiaffeggiato dalla mano pesante del Cavaliere, invece che regolato dalla mano invisibile di Adam Smith.

°°° Orripilante. Abbiamo una classe industriale di incapaci, di servi, ladri ed evasori fiscali. A queste merdine va benissimo un bandito al potere: ruba lui, rubiamo tutti. Alè!

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LE PERICOLOSE EVOLUZIONI DI MAFIOLO

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Il governo del fare

Burlesquoni è al G20 e non se lo caga nessuno. Come al solito. Ruba le parole crociate a un commesso e si scervella per più di due ore. Alla fine ha scritto una sola parola. Arriva Gasparri, l’essere più colto della banda, e Silvio dice: “Maurizio, scusa… secondo te… 4 lettere… definizione: “Nell’antica Roma un uomo ci stava sopra,”
“Uhmmm BIGA, capo…”.
“Ah, ecco, dicevo!!! Una cortesia… hai una gomma?”

APTOPIX ITALY BERLUSCONI

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