Giudici Vs Mafiolo: la notte dei cristalli

Toghe a un passo dallo sciopero

di Claudia Fusanitutti

berlusconi-intoccabile

La base delle toghe vorrebbe sciopero subito. I vertici mediano e alla fine proclamano «lo stato di agitazione, primo passo di un percorso di protesta» che potrebbe portare tra una-due settimane, anche allo sciopero. Il ministro Alfano li attacca: «Questa è

guerra preventiva». Immediata la risposta dei magistrati: «Difendiamo i valori costituzionali». La tregua – apparente perchè i segnali di guerra sono tangibili dal 7 ottobre, giorno della pronuncia della Consulta sul Lodo Alfano – tra magistrati e governo finisce definitivamente ieri pomeriggio pochi minuti prima delle quindici quando al sesto piano della Cassazione il parlamentino delle toghe proclama all’unanimità «lo stato di agitazione».

Anm, 8284 iscritti. La goccia è stato il video di Canale 5 che ha spiato il giudice Raimondo Mesiano nel suo privatissimo e anonimo quotidiano. Ma la misura si è riempita in fretta nelle ultime due settimane in cui, giorno dopo giorno, il premier proclama di riformare a colpi di maggioranza Costituzione, Csm e carriere dei magistrati. Un conflitto che questa volta sembra essere definitivo. E dove alla fine ci saranno solo vincitori o vinti. Il Comitato direttivo centrale dell’Anm, il sindacato delle toghe a cui sono iscritti 8284 magistrati su un totale di 8886, era stato convocato ieri mattina per ricordare la scomparsa del procuratore di Asti Maurizio Laudi, magistrato di punta nella lotta al terrorismo. La cronaca ha preso in fretta il sopravvento dopo il video-spionaggio nei confronti di Mesiano a cui era seguita una lettera dell’Anm al Presidente della Repubblica per allertare sul «grave rischio per le istituzioni» e per denunciare «l’inaccattabile denigrazione».

Alla dieci del mattino la sede dell’Anm è affollata, facce preoccupate, nessuna voglia di scherzare, l’occasione è grave e la preoccupazione altissima. «Emergenza democratica» è il concetto ripetuto dai 36 rappresentanti delle quattro correnti, dalla più moderata Unicost, che ha la maggioranza, ai più “ribelli” dei Movimenti per la giustizia. «E’ a serio rischio la tenuta democratica» attacca il presidente dell’Anm, Luca Palamara che apre i lavori del parlamentino. La preoccupazione è massima e riguarda, prosegue il segretario Giuseppe Cascini, «non solo le aggressioni alle massime autorità di garanzia (la Consulta e il Quirinale, ndr) ma anche l’intimidazione» al giudice Mesiano e le riforme «brandite come una clava, a mo’ di ritorsione».

Veloce giro di tavolo, 36 aventi diritto di parola, intervengono un po’ tutti. «In gioco non è la sopravvivenza dell’ordine giudiziario ma il destino della democrazia» osserva il segretario di Unicost Marcello Matera che chiama a raccolta tutta la categoria, al di là delle singole correnti, «per una mobilitazione culturale e istituzionale a difesa delle fondamenta dello stato democratico». Per Rita Sanlorenzo, segretaria di Md, «mai si era arrivati a tal punto di emergenza democratica». Antonietta Fiorillo (Mi) parla di «attacco finale definitivo contro cui serve un messaggio forte perchè sia chiaro che noi magistrati non ci faremo intimidire». Il primo a pronunciare la parola «sciopero» è Valerio Fracassi, segretario dei Movimenti per la giustizia che chiede «uno sciopero per la democrazia».

L’idea è chiara. Lo scenario anche: lo sciopero sarebbe l’unica risposta possibile dopo due settimane di attacchi «inauditi» e la provocazione del video-spionaggio su Mesiano. I ragionamenti, nei capannelli, sono del tipo: «E’ come se passasse il principio che se un giudice fa una sentenza contro qualcuno, questo qualcuno è legittimato a pedinare il giudice e a screditarlo». Se questo qualcuno è il Presidente del Consiglio che usa la sua tivù per screditare il giudice che lo ha condannato a pagare 750 milioni alla Cir, si capisce perchè una toga come Gioacchino Natoli arrivi ad evocare «la notte dei cristalli». Ma è proprio l’altra corrente di sinistra, Md, la prima a frenare: «Come finire in un fosso» (Nello Rossi), «un autogol» (Anna Canepa). In votazione va una sola mozione: stato di agitazione, assemblee in tutti i distretti e vedere quali provvedimenti farà il governo. Poi decideranno le toghe.Mai come questa volta unite e compatte.

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