Se non stanno attenti i cinesi La Russa li invade da un momento all’altro…

Io, giornalista “a lezione” dalla polizia
così la Cina lotta contro la rivoluzione

Il vento della protesta terrorizza Pechino. Stretta sui cronisti stranieri. Regole surreali: per parlare con chiunque, ad esempio, serve un’autorizzazione dal nostro corrispondente GIAMPAOLO VISETTI

Io, giornalista "a lezione" dalla polizia  così la Cina lotta contro la rivoluzione

PECHINO – Da oggi, se desidero rivolgere la parola ad un cinese, devo chiedere il permesso alla polizia. Nove moduli da compilare, in orario d’ufficio. Scomodo, nel caso di un’urgente necessità, ma accettabile, dai tecnocrati della seconda potenza del secolo che all’improvviso si destano, misteriosamente assediati da un nemico invisibile.

Più difficile fare richiesta di parlare con qualcuno, casualmente, per strada, con tre giorni di anticipo su un incontro determinato dalla sorte. Che in Cina si debba presentire chi si incrocerà, prevedere la curiosità del momento e presentare al governo una domanda sulla fiducia? E se si fosse colti dall’improcrastinabile desiderio di salutare uno sconosciuto? Il funzionario dell’ufficio stranieri di Pechino è colto da una sete fastidiosa, mentre cerca di spiegare le nuove misure per la mia sicurezza. Il suo tavolo, nel seminterrato della caserma di quartiere, due piani sotto lo sportello che rilascia i permessi di soggiorno, è sgombro da qualsiasi oggetto di lavoro e invaso da bottiglie d’acqua lasciate a metà.

http://www.repubblica.it/esteri/2011/03/03/news/parlare_con_cinese-13114221/?ref=HREC1-1

°°° Se non stanno attenti i cinesi La Russa li invade da un momento all’altro. Lui ci tiene a esportare la democrazia. Anche se non è sicuro di conoscerne il significato.

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Alberi di Natale: quelli cinesi di plastica inquinano più delle auto. Lo sapevate?

L’acquisto in Italia di 500 mila alberi finti libera 115 mila tonnellate di CO2, pari a 6 milioni di km percorsi in auto Alberi di Natale: quelli cinesi di plastica inquinano più delle auto L’acquisto in Italia di 500 mila alberi finti libera 115 mila tonnellate di CO2, pari a 6 milioni di km percorsi in auto Un albero di Natale in palstica.

MILANO – Un albero di Natale in plastica proveniente dalla Cina inquina quanto un’auto, e comunque molto di più di un alberello vero di analoghe dimensioni made in Italy. Lo stima la Coldiretti, che ha presentato il primo confronto scientifico tra gli abeti natalizi veri e quelli di plastica.

DALLA CINA – Gli alberi di Natale di plastica cinesi sono ottenuti – sottolinea la Coldiretti – con materiali che comprendono anche varie leghe metalliche e plastiche tipo polivinilcloruro (Pvc) e polietilene tereftalato (Pet). Oltre a un notevole consumo di energia nel processo di produzione, ciò comporta inquinamento durante la fabbricazione, il trasporto e lo smaltimento dell’albero. Secondo i calcoli della Coldiretti, per la produzione di un albero finto si emettono complessivamente 23 chilogrammi di anidride carbonica equivalente (CO2), con pesanti effetti determinati dal trasporto di quasi 9 mila chilometri dalla Cina. Senza contare inoltre che la plastica impiega oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente.
ALBERI NATURALI – L`albero naturale coltivato in vivaio, invece, consuma energia per fertilizzanti e lavorazioni meccaniche ma – continua la Coldiretti – durante il periodo di accrescimento in vivaio, di circa 5 o 6 anni, assorbe CO2 con un bilancio energetico finale favorevole di 47 grammi di anidride carbonica tolta dall`atmosfera per pianta, senza contare che un ettaro di alberelli produce ossigeno per 45 persone. Complessivamente in Italia, considerando che verranno acquistati 6 milioni di alberi veri, l`effetto positivo per l`ambiente è la cattura di 282 tonnellate di CO2. L`acquisto stimato di circa mezzo milioni di alberi finti di plastica all`anno provoca invece – conclude la Coldiretti – la liberazione di 115 mila tonnellate di CO2, pari all`inquinamento provocato da 6 milioni di chilometri percorsi in auto.

babbo.renna cagona

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Chi è il famoso stilista pezzo di merda che hanno beccato i carabinieri del Lazio?

Spero che l’inchiesta vada fino in fondo e che finisca anche in galera il colpevole o i colpevoli di questa truffa e di questa schiavitù dei miseri cinesi, che lavorano 24/24  ore per un piatto di riso. Poi vai a vedere i prezzi delle firme e scopri che i loro stracci costano migliaia di euro…

IL  FAMOSO STILISTA

verme-piccolo

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Berluscopoli

Biella, 14:59
FREQUENTAVANO CASA PIACERE, CONDANNATI GUARDIA E LADRO

Il Tribunale di Biella ha condannato a tre anni e quattro mesi un agente 42enne della Polstrada, Fabio Francese, e a 18 mesi un pregiudicato vercellese di 35 anni, Gennaro Esposito. In carcere, con 5 anni e 4 mesi di condanna, anche Lin Jin Rong, un vietnamita che gestiva una casa di appuntamento a Chiavazza, nel Biellese, e la sua aiutante cinese, Hi Tse Hsien, cui e’ stata comminata una pena di due anni e mezzo. L’accusa per il poliziotto, che una delle prostitute che lavoravano nella casa aveva detto avere richiesto indietro, esibendo il distintivo, i 60 euro appena pagati per un rapporto sessuale, e’ di avere taciuto all’autorita’ giudiziaria l’esistenza della casa d’appuntamenti, i cui movimenti erano controllati da alcuni mesi dai Carabinieri. La ricostruzione dei fatti, avvenuti nel 2004, e’ sempre stata negata da Francese, che ha sostenuto di essere finito in un tranello tesogli dalle prostitute cinesi. Piu’ semplice, invece, l’attribuzione delle responsabilita’ di Esposito: una sera si era introdotto nell’abitazione e, dopo avere minacciato la ”maitresse”, aveva rapinato l’incasso.

piacere

ladro

poliziotti

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Italiani, brava gente…

cina_b1

In via Mac Mahon. sorpresi 28 cinesi (12 clandestini) di età compresa tra i 40 anni e i 3 mesi
L’«hotel» del degrado: 100 euro al mese
Scoperto un albergo sotterraneo clandestino per cinesi: 60 posti letto, una cucina sudicia, nessuna finestra

MILANO – Un albergo sotterraneo clandestino, con prezzi modici, nessuna stella e condizioni igieniche spaventose. Sono stati gli agenti della polizia di Stato a scoprirlo, lunedì notte, quando hanno fatto irruzione in un appartamento in via MacMahon al civico 77. Domenica era partita una segnalazione, da parte di residenti della zona, di uno strano andirivieni al numero 77 della strada.

IL BLITZ – Nella notte di lunedì è scattata l’operazione di polizia: gli agenti delle volanti Tevere, Farini e Accursio, hanno parcheggiato le auto su due botole situate sul marciapiedi di fronte allo stabile e hanno suonato il campanello. Nessuno si è presentato ad aprire, ma sotto le volanti qualcuno ha cercato invano di aprire una botola. Una volta entrati in un appartamento al primo piano, gli agenti hanno sorpreso 28 cinesi, 12 regolari e 12 clandestini, uomini e donne, più quattro bambini (il più piccolo ha 3 mesi), stipati in stanzette grandi quanto un materasso matrimoniale.

60 POSTI LETTO – Il primo piano era collegato all’ex magazzino interrato da una scala e lì, come sopra, l’ambiente era stato suddiviso con paratie di compensato: 60 i posti letto complessivi, che venivano affittati a 100 euro al mese a coppia, 200 euro a famiglia. Due i bagni e una cucina sudicia, con bombola a gas. Rudimentale il sistema elettrico e inesistente il sistema di areazione: l’aria entrava dalle due botole aperte su via Duprè, di cui una serviva come uscita di sicurezza. Tutto è stato posto sotto sequestro.


°°° Insomma: da Milano da bere a… Milano da bare. Scommettiamo che chi sfruttava questi esseri umani vota a destra?

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