La Tunisia dà lezioni di democrazia, mentre la mafia in Italietta compra deputati in vendita.

Antonio Padellaro

23 ottobre 2011

Comprano i deputati

e nessuno fiata


La vera novità è che della compravendita dei parlamentari non gliene frega niente a nessuno. Certo, lo sanno tutti che a tenere in piedi il governo Berlusconi sono quei due o tre voti di maggioranza acquistati grazie al mercatino controllato dal presidente del Consiglio. Ma se non uno, ma tre deputati di Fli (gli onorevoli Di Biagio, Muro e Conte) interpellati dalla nostra Sandra Amurri denunciano di essere stati avvicinati dall’addetto alla bisogna Verdini che offriva “cinque cose” in cambio del loro voto, ci si aspetterebbe una qualche reazione da parte della magistratura e delle supreme istituzioni della Repubblica. E invece niente, silenzio di tomba.

Bruno Tinti ci ha spiegato che se alcuni parlamentari passano dall’opposizione alla maggioranza, perché gli sono stati promessi soldi o cariche pubbliche, “non ci piove, si tratta di corruzione, prigione da 2 a 5 anni”. Visto che i diretti interessati hanno già testimoniato sul Fatto e con dovizia di particolari la ripetuta tentata corruzione, la domanda è: cosa aspetta la Procura di Roma a convocare gli onorevoli Di Biagio, Muro, Conte e, naturalmente, l’uomo dei cinque desideri per accertare l’esistenza di un reato gravissimo come la corruzione di pubblici ufficiali (i parlamentari lo sono). Ma a piazzale Clodio tutto tace. Quegli uffici un tempo erano chiamati il porto delle nebbie per la frequenza con cui i fascicoli più scottanti misteriosamente venivano insabbiati. Adesso se ne dimenticano e basta, come è successo alla denuncia presentata da Di Pietro dopo il voto di fiducia del 14 dicembre (quello di Scilipoti, per intenderci).

Quanto alle più alte istituzioni, l’unico fremito registrato è il sorriso del presidente della Camera Fini nell’assistere lo scorso 19 ottobre all’aggressione verbale di Verdini che sotto i suoi occhi ha dato del “pezzo di merda” al collega Di Biagio colpevole di non aver mantenuto un silenzio omertoso sul mercatino. Per il resto, dai più alti colli di Roma nessun monito, calma piatta. Strano, non ci risulta che comprare i deputati sia previsto dalla Costituzione.

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Dall’archivio di Travaglio

E se c’ero dormivo

“Non sapevamo che fosse stato presentato questo disegno di legge che sarà certamente ritirato”

(Silvio Berlusconi, leader del Popolo della Libertà, Repubblica.it, 26 aprile 2009).

“Onorevoli Colleghi! – La presente proposta di legge nasce dall’esigenza di attribuire a coloro che hanno partecipato alla seconda guerra mondiale un riconoscimento analogo a quello attribuito ai combattenti della guerra 1914-1918 dalla legge 18 marzo 1968, n. 263. L’istituzione dell'”Ordine del Tricolore” deve essere considerata un atto dovuto, da parte del nostro Paese, verso tutti coloro che, oltre sessanta anni fa, impugnarono le armi e operarono una scelta di schierament o convinti della “bontà” della loro lotta per la rinascita della Patria. Non s’intende proponendo l’istituzione di questo Ordine sacrificare la verità storica di una feroce guerra civile sull’altare della memoria comune, ma riconoscere, con animo oramai pacificato, la pari dignità di una partecipazione al conflitto avvenuta in uno dei momenti più drammatici e difficili da interpretare della storia d’Italia; nello smarrimento generale, anche per omissioni di responsabilità ad ogni livello istituzionale, molti combattenti, giovani o meno giovani, cresciuti nella temperie culturale guerriera e “imperiale” del ventennio, ritennero onorevole la scelta a difesa del regime, ferito e languente; altri, maturati dalla tragedia in atto o culturalmente consapevoli dello scontro in atto a livello planetario, si schierarono con la parte avversa, “liberatrice”, pensando di contribuire a una rinascita democratica, non lontana, della loro Patria… Attribuiamo al progetto di legge in esame un forte valore simbolico e sociale, che valga a superare tutti gli steccati ideologici che hanno reso difficile per troppi anni la possibilità di riconoscere socialmente i meriti e il sacrificio di coloro che hanno combattuto consapevolmente per il Tricolore; ad essi, dopo oltre sessanta anni dalla fine della guerra e nel sessantesimo anniversario della nostra Costituzione, il Parlamento italiano, per motivi di equità e di giustizia, deve tributare un riconoscimento analogo a quello concesso ai cavalieri di Vittorio Veneto. Questo sarà costituito da un’alta attribuzione onorifica, cioè l’appartenenza all’Ordine del Tricolore e anche da un miglioramento economico, doveroso per chi ha dato tanto per la propria Patria. In questo tempo di ristrettezze economiche ci appare indizio di grande civiltà pensare a chi ha combattuto e da anni attende una revisione migliorativa dei trattamenti pensionistici di guerra…” (XVI Legislatura. Camera dei deputati. Proposta di legge N. 1360 d’iniziativa dei deputati BARANI, ANGELI, BARBA, BARBIERI, BOCCIARDO, CALDORO, CASTELLANI, CASTIELLO, CATONE, CESARO, CICCIOLI, CRISTALDI, DE ANGELIS, DE CORATO, DE LUCA, DE NICHILO RIZZOLI, DI BIAGIO, DI VIRGILIO, DIMA, DIVELLA, GREGORIO FONTANA, FUCCI, GAROFALO, GIRLANDA, HOLZMANN, LABOCCETTA, LO MONTE, GIULIO MARINI, MAZZONI, RICARDO ANTONIO MERLO, MIGLIORI, PETRENGA, ROSSO, SARDELLI, SBAI, TORRISI, VALENTINI, VENTUCCI, VESSA, ZACCHERA. Istituzione dell’Ordine del Tricolore e adeguamento dei trattamenti pensionistici di guerra. Presentata il 23 giugno 2008. Stato iter: In corso di esame in Commissione).

(27 aprile 2009)

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