Lusi, De Gregorio, Dell’Utri, ecc. Solo in Italia i delinquenti si chiamano GARANTISTI!

Anti-corruzione, furbate e porcate sul Titanic-Italia

 Sono stati sette giorni da brivido. E non solo per lo spread che sale, la borsa che crolla, la disoccupazione che aumenta. A far accapponare la pelle sono una serie di avvenimenti che spiegano bene come ormai buona parte dell’equipaggio del Titanic-Italia abbia abbandonato ogni proposito di tentare di governare la nave e
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Arrestati o indagati: i garantisti di B.°°° NO AL BAVAGLIO!

Inchiesta P4: Alfonso Papa, il Velino e il Giusto processo. La macelleria garantista di B.

Il deputato Alfonso Papa, indagato nell’inchiesta napoletana, ha collaborato con due testate da sempre in prima linea per difendere la posizione del presidente del Consiglio davanti alle accuse della magistratura. L’editore è l’imprenditore Simone Chiarella è stato arrestato il 3 maggio scorso per bancarotta

Alfonso Papa e Silvio Berlusconi alla Camera il 22 giugno

Alberghi “da mille euro a notte”, come il De Russy di Roma, un viaggio in Argentina, cene in ristoranti di lusso. E’ la bella vita di Alfonso Papa, il parlamentare del Pdl protagonista, insieme a Luigi Bisignani, dell’inchiesta sulla P4. Bella soprattutto perché non era lui a pagare tanto sfarzo. Le spese erano a carico di Simone Chiarella, imprenditore romano, ex marito di Giuseppina Caltagirone, figlia dell’immobiliarista Gaetano. Al centro del proficuo rapporto, la collaborazione del parlamentare a due testate di cui Chiarella era editore: Il Velino, agenzia di stampa molto quotata a Palazzo Chigi, e la rivista “Il giusto processo”.

Le dichiarazioni messe a verbale da Chiarella davanti al pm Henry John Woodcock lasciano intravedere la reale consistenza del movimento “garantista” sorto intorno alle disavventure giudiziarie di Silvio Berlusconi e dei suoi principali collaboratori. E’ la lunga vicenda processuale di Cesare Previti a ispirare la nascita di “Il giusto processo”, nel 2002, e Chiarella è anche coeditore del “Domenicale” di Marcello Dell’Utri. Condannato definitivamente per corruzione in atti giudiziari il primo, in appello per concorso esterno in associazione mafiosa il secondo. “Il giusto processo” era linkato in buona evidenza sul sito Previti.it, oggi non più attivo.

La rivista, però, non ha portato fortuna a molti dei suoi animatori. Previti condannato, Papa sotto inchiesta con gli imbarazzanti riscontri divulgati in questi giorni, e lo stesso Chiarella arrestato il 3 maggio dell’anno scorso per bancarotta. La Procura di Roma lo accusa di aver sottratto milioni di euro alla Immo C. srl, all’insaputa della socia e moglie Giuseppina. Altri guai sono arrivati all’imprenditore-editore proprio dall’entourage di Previti, con la vicenda del Grand Hotel di via Veneto a Roma: l’avvocato Giovanni Acampora, condannato insieme a Previti nel processo sul Lodo Mondadori.

Dai titoli dei contributi a “Il giusto processo” emerge un’esacerbata linea anti-magistrati: “Il mandato di cattura europeo: autostrada per un universo concentrazionario”; “Il plumbeo cielo corporativo del Csm”; “La malattia mentale non risparmia la magistratura”. E così via, compresa una sfilza di articoli che vivisezionano un cavallo di battaglia della difesa di Previti, la famosa intercettazione ambientale al bar Mandara. Lo stesso Chiarella si esercitava nelle pagine della sua creatura, soprattutto sul fronte della politica estera: “Senza se e senza ma, sempre dalla parte degli Stati Uniti contro il terrorismo”.

Tra Il Velino e “Il giusto processo” si sono mosse le punte di diamante del garantismo in versione berlusconiana, come Lino Jannuzzi, già direttore dell’agenzia, l’ex presidente del Senato Marcello Pera, Giancarlo Lehner, parlamentare del Pdl, oggi “responsabile”, autore di pamphlet anti-Mani pulite e dintorni. Ora le due testate fondate da Chiarella finiscono nei verbali dell’inchiesta P4. E la battaglia sulla giustizia continua, questa volta sul campo.

di Mario Portanova (Il fatto)

25 giugno 2011

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Giulia Bongiorno e alcune minchiate

“Fini ha sempre riconosciuto che esiste un accanimento giudiziario contro Berlusconi”

Leggevo  un’intervista alla finiana doc, l’avvocato Giulia Bongiorno, sul Corriere. Devo dire che, ovviamente, non sono d’accordo quasi su niente: lei è di destra… Ma ci sono una paio di cosette da contestare a voce alta. “L’accanimento giudiziario”  questa è la prima minchiata. Ma dove hanno vissuto Fini e la ragazza fino a oggi? Ci vuole impudenza per sostenere che il più grande delinquente europeo di sempre, Silvio Berlusconi,  sia vittima di accanimento giudiziario. La verità è che questo gangster ha cominciato a delinquere già da ragazzo ed ha commesso i delitti più efferati, senza un minimo di amor proprio o di rispetto per le leggi. Praticamente ha violato tutti gli articoli dei codici, penale e civile. Poi si è comprato, coi soldi delle mafie e del riciclaggio, i finanzieri e i giudici troppo zelanti, ma poco onesti e dignitosi. Quindi, a parere di chi non ha il prosciutto davanti agli occhi, Berlusconi Silvio ha subìto non più dell’1% delle inchieste e dei processi che avrebbe avuto in qualunque Paese appena appena  normale. Vi ricordate, ad esempio, come fu immediatamente stoppato e cacciato a calci in culo da mezza Europa, dove ha cercato di compiere qualcuno dei suoi misfatti? Ora qualcuna  delle sue faccende televisive è stato costretto a farle in Libia: che è l’esatto contrario di un Paese civile.

Il secondo punto da contestare vivacemente è “NOI SIAMO GARANTISTI”.

Ma perché, conosce qualcuno nel csx  o nella società civile (esclusa la parte legaiola e destronza, notoriamente FORCAIOLA) che non lo sia? Nessun Paese civile al mondo è”garantista” nemmeno la metà dell’Italia, devastata da troppe leggi e leggine proposte e approvate da parlamentari malavitosi e impuniti. La differenza è che tra ESSERE GARANTISTI ed ESSERE COMPLICI DEI DELINQUENTI… ci passa l’Oceano!

Questi destronzi, continuano a ripetere il mantra, specialmente contro Di Pietro, del “GIUSTIZIALISMO”… di cui non conoscono nemmeno l’origine né  il significato e scambiano l’accezione errata del loro “giustizialismo” per accanimento giudiziario, mentre dalla parte degli umani e dei BUONI, c’è semplicemente VOGLIA DI GIUSTIZIA. Studiate, cari destronzi. STUDIATE e informatevi bene,prima di continuare con i vostri slogan ignobili e falsi!

b.manette

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Da Travaglio

Garantisti con le mèches

Brutto colpo, per i garantisti arcoriani, il proscioglimento di Luigi De Magistris dalle false accuse di una toga lucana. Il Giornale della ditta l’ha preso maluccio, affidando la notizia alle cure del rosicone con le mèches. Questi sostiene che De Magistris non ha mai chiuso un’inchiesta (già, gliele scippavano prima) e tenta di sminuire la sentenza spiegando che la gip che l’ha emessa è nientemeno che la moglie del fratello di Michele Santoro. Senza contare che «un cognato di De Magistris è pm a Catanzaro e una zia di sua moglie lavora al Quotidiano, schieratissimo a suo favore». Roba grossa. Il fatto che l’archiviazione l’abbiano chiesta tre pm di Salerno che non risultano parenti di De Magistris né di Santoro, è ininfluente (un deputato di An insinuò in un’interrogazione che la pm fosse l’amante di De Magistris; ma anche i due pm maschi erano pazzi di lui). Così come il fatto che nessuno conosca le idee politiche del fratello di Santoro né della di lui moglie. Dettagli: la cognata è prevenuta per definizione. Verde di rabbia, Colpodisole riesce persino a definire «smaccate» le «prove dei reati attribuiti a De Magistris». Ora, per il nostro Codice, le «prove» si formano al processo, che qui non si farà mai perché non esistono nemmeno «indizi». Concetto troppo complesso per i garantisti de noantri. Ed eccole, le «prove»: le telefonate di alcuni cronisti a De Magistris. Ma qui Colpodisole ha ragione: parlare con i cronisti è reato. Se avesse parlato coi delinquenti, come certi suoi colleghi, De Magistris sarebbe ancora a Catanzaro. O scriverebbe commenti sul Giornale.

GIORDANO COL CANE DI BURLESQUONI

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