Mentopietro: come fare dieci domande a cazzo a Bersani (copiando male l’Unità)

QUANDO IL REGIMETTO SI DIMOSTRA SEMPRE PIU’ PATETICO.

Maurizio Belpietro per “Libero”

maurizio belpietromaurizio belpietro

Bisogna dare atto a Pierluigi Bersani che da quando è scoppiata la cosiddetta questione morale del Pd, la sua linea non è stata quella del silenzio. O meglio: di fronte alle accuse a carico di Tedesco, Pronzato e Penati, sulle prime il segretario è stato muto come un pesce, ma visto il clamore alla fine ha scelto di parlare. Una lunga lettera al Corriere della Sera, un’altra a il Fatto quotidiano, infine una conferenza stampa per annunciare addirittura una class action contro quella da lui definita una macchina del fango, cioè noi.

BERSANIBERSANI

Riconosciamo che il capo del partito democratico non è stato a perder tempo o, per usare il linguaggio colorito che lo ha reso popolare, a smacchiare i leopardi.
Pur non essendo stato zitto, il leader del maggior partito d’opposizione sulle questioni sollevate dalle inchieste della magistratura in realtà non ha detto quasi niente. Di certo non è entrato nel merito della faccenda che riguarda uno dei suoi uomini di fiducia, quel Filippo Penati che fino a meno di un anno fa era il capo della sua segreteria, dopo essere stato il coordinatore nazionale della mozione che lo portò al vertice del Pd.

penatipenati

Bersani ha detto che il Pd ha le mani pulite e non ha nulla da nascondere? Bene, ne siamo lieti. Ci permetta allora di porgli alcune domande atte a chiarire ancor meglio le vicende e le accuse che riguardano l’ex vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia. Lo facciamo nel modo più chiaro possibile, sperando che il desiderio di approfondire una delle più controverse operazioni in cui Penati è coinvolto non ottenga in risposta una nuova minaccia di querele.

BRUNO BINASCO BRACCIO DESTRO DI GAVIOBRUNO BINASCO BRACCIO DESTRO DI GAVIO

Ovviamente ci riferiamo al discusso acquisto del 15 per cento della Serravalle, la società autostradale che la provincia di Milano guidata da Penati comprò sei anni fa, regalando a un imprenditore privato, Marcellino Gavio, un utile netto di quasi 180 milioni di euro.

PIERO DI CATERINAPIERO DI CATERINA

L’aggettivo discusso lo usiamo non per spirito di polemica, ma perché effettivamente la decisione all’epoca suscitò molte polemiche e anche una denuncia: innanzi tutto perché alcuni giudicarono il prezzo esorbitante, eppoi in quanto quasi contestualmente Gavio partecipò con 50 milioni alla scalata dell’Unipol a Bnl, quella che, per intenderci, fece dire all’allora segretario Ds Piero Fassino: «Abbiamo una banca!»

Ma veniamo alle domande.

1 – Innanzitutto gradiremmo sapere, a distanza di quasi sei anni, come giudica quell’operazione. È convinto che sia stata una buona scelta usare i soldi della provincia di Milano per comprare le azioni di Gavio? Non sarebbe stato meglio, ed economicamente più conveniente, acquistare quelle detenute dal comune di Milano, che pure erano in vendita?

2 – Come è noto Gavio aveva comprato meno di due anni prima quelle stesse azioni a 2,9 euro. Penati le comprò, indebitando la provincia, a quasi 9. Lei che è stato ministro delle Attività produttive e si picca di capirne di economia, a distanza di anni il prezzo pagato dal suo ex capo della segreteria politica come lo giudica? Equo?

Autostrada SerravalleAutostrada Serravalle

3 – È mai stato a conoscenza che Banca Intesa aveva fissato il valore di quelle azioni a un massimo di 5 euro?

4 – Prima della decisione della provincia di comprare il 15 per cento della Serravalle lei ne discusse mai con Penati? Partecipò a incontri con l’ex presidente della provincia e un consulente a lui vicino?

PROGETTO PER L AREA FALCKPROGETTO PER L AREA FALCK

5 – Nel corso degli anni, le è mai venuta la curiosità di chiedere a quello che poi sarebbe diventato il coordinatore della mozione che le fece vincere il congresso del Pd perché avesse cambiato idea su Gavio? Cioè perché dopo aver dichiarato che l’imprenditore era un «ostacolo alla legalità in Serravalle» (Corriere della Sera di ieri) decise di comprare le azioni a 8,973 euro?

Piero FassinoPiero Fassino

6 – Quando lei decise di nominare Penati coordinatore della mozione congressuale, ci fu qualcuno che la sconsigliò?

7 – Quando Penati si dimise da capo della sua segreteria a causa della sconfitta di Stefano Boeri alle primarie di Milano, non le parve strana quella decisione, dato che Penati non aveva una diretta responsabilità nella scelta di Boeri e non aveva alcun ruolo ufficiale nella scelta dell’architetto come candidato del Pd? Perché dimettersi se nessuno quelle dimissioni le aveva richieste?

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8 – Le risulta che Bruno Binasco, ossia il braccio destro di Marcellino Gavio oltre che l’uomo accusato di aver pagato 2 milioni all’intermediario di Penati, abbia finanziato in passato i Ds con contributi in chiaro? O che lo abbia fatto lo stesso Gavio?

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9 – Le risulta che Binasco, Gavio o società a loro riconducibili abbiano dato contributi in chiaro a fondazioni vicine a esponenti dei Ds prima e del Pd poi?

10 – Tralasciando eventuali aspetti penali, che non è detto esistano e sui quali comunque tocca alla magistratura esprimersi, non le pare che ci sia un conflitto di interessi tra il partito, i suoi finanziatori e gli amministratori, che da Gavio e soci comprarono le azioni?

Marcellino GavioMarcellino Gavio

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Lo schifo del regimetto delle banane in mano a P2 e mafie

Ruby disse: il mio avvocato è Ghedini

Il fidanzato Luca Risso. Una schiera di legali. I milioni e l’ombra del Caimano. La rete di protezione che salva B. e vuole sabotare l’inchiesta

La rete attorno a Ruby si stringe presto, quando ancora nessuno la conosce, mesi prima che scoppi lo scandalo della minorenne che rivela il bunga-bunga di Arcore. È una rete fatta di persone (l’impresario Lele Mora, l’avvocato Luca Giuliante, il “fidanzato” Luca Risso, la “consigliera ministeriale” Nicole Minetti) e di soldi, tanti soldi. E, sopra tutti, Niccolò Ghedini, che veglia silenzioso sulle sorti del presidente del Consiglio.

La rete di protezione e di contenimento scatta dopo la notte in questura, il 27 maggio 2010, quando a tirar fuori dai guai Ruby (ma soprattutto Silvio Berlusconi) viene mandata Nicole Minetti. Poi scattano Mora, Giuliante, Risso. Il culmine dell’“attività inquinatoria” è raggiunto nella notte del 6 ottobre 2010, quando Karima El Mahrough, in arte Ruby, viene “interrogata”, e non dai magistrati. Ora le carte depositate dalla procura di Milano rivelano chi l’ascolta, quella notte, e la interrompe quando arriva “alle scene hard con il Pr…”: l’avvocato Giuliante, alla presenza di Lele Mora, dell’“emissario di Lui” e di una donna che verbalizza.

Ma andiamo per ordine. L’avvocato Giuliante “protegge” Ruby già nel luglio 2010. Ecco che cosa scrivono in un loro rapporto del 31 luglio 2010 i responsabili della

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Allarme sbarchi in Sicilia. °°° L’ho scritto pochi giorni fa, ora voglio vedere il regimetto razzista e incapace.

Allarme sbarchi in Sicilia
Maroni: fuga di massa verso l’Italia

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Sono proseguiti anche ieri notte gli sbarchi di immigrati nordafricani lungo le coste di Lampedusa. Nella maggiore delle Pelagie sono giunte due imbarcazioni: la prima aveva a bordo 113 clandestini dichiaratisi di nazionalità tunisina; la seconda trasportava altre 25 persone, anche loro tunisine.

Sono circa un migliaio i migranti approdati sull’isola nell’ultima settimana, dopo lo scoppio delle tensioni in Tunisia che hanno portato alla cacciata del presidente Ben Ali. Come accaduto con quelli già sbarcati nei scorsi giorni, anche gli immigrati giunti la notte scorsa saranno presto trasferiti a Porto Empedocle, e da lì destinati ai diversi centri d’accoglienza.

Maroni: è emergenza umanitaria
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni lancia l’allarme sulla «emergenza umanitaria» che interessa i paesi del Maghreb «in particolare Tunisia ed Egitto che sta portando una fuga di massa con centinaia di persone che stanno arrivando sulle coste italiane in fuga da quei paesi». Il titolare del Viminale lo ha dichiarato a margine di un convegno sulla tutela della lingua veneta alla Biblioteca Marciana a Venezia. «Come temevo – ha spiegato il titolare del Viminale – la grande crisi sociale e politica, del Maghreb, in particolare Tunisia ed Egitto, sta portando una fuga di massa dalla Tunisia verso l’Italia. C’è il rischio di una vera e propria emergenza umanitaria – ha proseguito Maroni – perché stanno arrivando centinaia di persone sulle coste italiane, in fuga da quei paesi».

11 febbraio 2011
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Cosa lascia questo regimetto: solo rovine. Maltempo, emergenza al sud, 300 evacuati nel Salernitano

Maltempo, emergenza al sud

300 evacuati nel Salernitano

°°° Il crollo miserabile di silvio berlusconi si accompagna al completo sfascio del Paese causato da lui: 4 milioni di disoccupati in più, 10 milioni di famiglie alla fame, conti pubblici allo sfascio, debito pubblico alle stelle, la Sicilia e la Campania sommerse dall’immondezza e a rischio epidemie, l’Italia quasi completamente nelle mani delle mafie (a causa delle leggi malavitose di silvio berlusconi), la corruzione e l’insicurezza nelle città ai massimi storici, i morti sul lavoro e le vittime di morte violenta TRIPLICATE in tre anni! Devo andare avanti?

BERLUSCONI, FAI UN FAVORE A TE STESSO. LEVATI VELOCEMENTE DAI COGLIONI!

barbone

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Santoro censurato dal regimetto del delinquente silvio berlusconi e del suo servo masi

La Rai ferma Santoro
“Sospeso per 10 giorni”

Masi: “Non è censura”

http://www.repubblica.it/politica/2010/10/13/news/sospensione_santoro-8001802/?ref=HRER1-1

°°° E’ assolutamente inimmaginabile, amici, ciò che sta succedendo in questo paese. Stiamo assistendo ai colpi di coda di un regime delle banane MORIBONDO, ma sempre arrogante e totalitario. Ma dove si è visto che un delinquente conclamato come silvio berlusconi, padrone e controllore del 90% dell’informaziona nazionale si arroghi il diritto – con a malapena un 15% di consensi nel paese – di privarci dell’unica fonte di informazione reale?!

Bene ha fatto Antonio Di Pietro a chiedere le immediate dimissioni di questo puttaniere incompetente di masi. Spero che la richiesta venga appoggiata fortemente da tutto il resto dell’opposizione, finiani compresi.

ASINO_CAVALLO

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Il truffatore tvemonti, sondaggi alla mano, attacca mafiosamente la Puglia e Vendola, che li seppellirebbe alle urne!

Tremonti: “Vendola fa politiche irresponsabili”
La replica: “Dal ministro un sabotaggio”

Duro botta e risposta tra il ministro dell’Economia e il Presidente della Puglia, dopo la mancata firma del piano di rientro sanitario proposto dalla Regione. Critiche al Governatore: “La Puglia non finirà come la Grecia”. La risposta: “Un atto di sabotaggio. Deciso anche il commissariamento della Sanità in Calabria.
Il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti
ROMA – Nelle intenzioni del mittente doveva essere “un messaggio forte e chiaro”. In realtà l’altolà di Giulio Tremonti a Nichi Vendola, suona come un duro attacco alle politiche portate avanti dal Governatore della Puglia. “Se vuole fare una politica che trasformi la Puglia nella nuova Grecia, questo non sarà consentito da questo governo”. Con queste parole, oggi, il Ministro dell’Economia ha motivato la bocciatura del piano di rientro sanitario proposto da Vendola. Ieri, infatti, Tremonti non aveva firmato il piano presentato dalla Puglia per la necessita’ di ulteriori approfondimenti.

“La Puglia”, avverte il ministro dell’Economia, “è su una via pericolosa, di amministrazione non responsabile e non vogliamo”, scandisce, “che con quella legislazione che segue una logica non responsabile, la Puglia finisca come la Grecia”. Una deriva, vista dal governo, le cui conseguenze “poi le pagano i pugliesi, e gli altri citadini”.
“Non credo”, aggiunge Tremonti, “che la Puglia sia il luogo per esperimenti rivoluzionari. Siamo convinti che in questa fase storica, per il bene dei cittadini, prima vengono i numeri e poi la politica e non la politica prima e a prescindere dai numeri. Non viceversa. Ieri abbiamo dato a Vendola questo messaggio di serieta”’.

Da Tremonti atto di sabotaggio. La risposta di Nichi Vendola non si fa attendere. “Un sabotaggio politico, economico e sociale nei confronti della Puglia è quello fatto oggi dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti”. E’ questo il primo commento del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. “Paragonare la Puglia alla Grecia”, dice Vendola, “significa dare, da parte di un ministro dell’Economia, indicazioni alle agenzie di rating e dare così un colpo mortale alla Puglia”.

“Tremonti è venuto addosso ai nostri interessi”, continua Vendola, “agli interessi della Puglia e lo ha fatto sulla base di suggeritori che sono traditori della Patria: Palese e Fitto sono traditori della Patria”. Un duro attacco all’operato del titolare dell’Economia. “Nella giornata di ieri mi sono trovato di fronte a una sospensione delle regole dello Stato di diritto”, spiega Vendola riferendosi alla bocciatura del piano di rientro dal deficit sanitario, “Un piano”, conclude il Presidente della Regione, “chiesto dal governo e uno dei ministri si è sottratto alla firma”

Commissiariata la Sanità in Calabria. Il Consiglio dei Ministri odierno ha deciso anche il commissariamento del settore sanitario nella regione Calabria. Il commissario ad acta sarà il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti. Al commissario, ha spiegato Tremonti, spetterà “il compito di gestire il settore” affiancato dalla Guardia di Finanza per sancire “il ritorno dello Stato”.

°°° Un altro colpo di coda del regime che rantola.  Questi scarti di verme sanno benissimo che Nichi batterebbe 10 a zero il loro nano mafioso decerebrato e rifatto e 15 a zero un eventuale candidato tvemonti e quindi colpiscono una delle regioni più virtuose  e civili di questa italietta.

Ma Vendola ha due palle che questi non immaginano nemmeno e li farà a pezzi, compresi i due pregiudicati pugliastri del regimetto…

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Vendola c’è!

Cinque risposte da Nichi Vendola

di Camilla Furia

 1. Manovra economica
In Italia abbiamo toccato quota 120 miliardi di euro di evasione fiscale e 60 miliardi di corruzione. E il Governo si accanisce sul mondo degli invalidi e su chi si stava affacciando alla finestra per andare in pensione.

2. Lavoro pubblico
Il Governo si accanisce sui lavoratori statali che prendono 1.200 euro al mese. Si accanisce sul welfare. Mette le dita negli occhi dei più poveri.

3. Recessione
Questa manovra è terribilmente iniqua e recessiva perché non chiama in causa i grandi patrimoni, le grandi rendite.

4. Crisi
Questa crisi che il Governo Berlusconi nasconde da due anni, ma che l’Istat ha ben fotografato, quando terminerà avrà lasciato sull’asfalto una vittima; un’intera generazione che rischia di non trovare più una collocazione nel mondo produttivo.

5. Deporre le armi
Le dispute introspettive all’interno delle tante sinistre non hanno più senso. Bisogna deporre le armi di una contesa intestina e nevrotica per armarsi d’intelligenza e capire il perché della sconfitta civile, culturale e sociale della sinistra per mettere in piedi il cantiere dell’alternativa a un berlusconismo che declina ma che può fare ancora molti danni al Paese.

IL  REGIMETTO  BERLUSCONI  KAPUTT

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