PAPA: PRANZO CARDINALI, SODANO “SIAMO GRANDE FAMIGLIA”
°°° E possiamo avere tutti i bambini che vogliamo: Auguri e figli maschietti!
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Procura di nuovo in azione sul ciclo dello smaltimento
Rifiuti, blitz della guardia di Finanza
nel termovalorizzatore di Acerra
Interrogato il capo del termovalorizzatore
NAPOLI – Il fascicolo è quello aperto sei anni fa, ma sullo smaltimento dei rifiuti in Campania partono nuovi accertamenti. Acquisizione di documenti e interrogatori che la Procura di Napoli affida alla Guardia di finanza per verificare il rispetto delle normative. E per cercare di recuperare almeno 300 milioni di euro dalla società Impregilo, capofila del consorzio impegnato nello smaltimento dei rifiuti, dopo la decisione della Corte di cassazione di ordinare un nuovo giudizio sul sequestro dei beni. Si parte dal termovalorizzatore di Acerra, l’obiettivo potrebbe essere però in altri siti dove la spazzatura viene accumulata e preparata per lo stoccaggio.
Gli accertamenti sono iniziati la scorsa settimana. Mercoledì alcuni ufficiali delle fiamme gialle si sono presentati a Palazzo Salerno, sede del Commissariato straordinario per lo smaltimento dei rifiuti che si trova in piazza Plebiscito, e hanno chiesto atti relativi alla gestione delle discariche e dell’inceneritore. Ma si sono dovuti fermare quando uno dei funzionari ha chiesto gli venisse mostrato il provvedimento del pubblico ministero che disponeva il sequestro, hanno spiegato i finanzieri prima di andare via. Il giorno dopo, nuova visita. Questa volta gli investigatori entrano negli uffici della Fibe, una delle società controllate da Impregilo, che si trovano proprio presso la struttura di Acerra e portano via numerosi atti.
Venerdì cominciano gli interrogatori. In procura viene convocato Michele Mirelli, responsabile unico del procedimento (Rup) di Acerra come «persona informata sui fatti». Un testimone, dunque. Per oltre due ore gli viene chiesto di spiegare il funzionamento del termovalorizzatore, di fornire chiarimenti riguardo alle procedure seguite. Sull’invito a comparire c’è il numero del procedimento: 15940/03. È il fascicolo aperto sei anni fa dopo la presentazione di un esposto di Tommaso Sodano, l’esponente di Rifondazione Comunista che chiese alla magistratura di verificare il rispetto delle leggi sullo smaltimento dei rifiuti. Quella denuncia portò al processo che si sta celebrando qui a Napoli contro l’attuale governatore Antonio Bassolino e contro la stessa Impregilo, ma è diventato il contenitore di altre indagini relative alla gestione dell’emergenza spazzatura.
In base al decreto sui rifiuti approvato lo scorso anno dal governo Berlusconi, tutte le inchieste su questa materia avviate dopo la conversione in legge del provvedimento, devono essere gestite dal procuratore della Repubblica. Gli ultimi accertamenti sono invece stati disposti dai sostituti Giuseppe Novello e Paolo Sirleo, gli stessi che si sono occupati degli altri filoni già arrivati al dibattimento, in particolare quello che lo scorso anno provocò gli arresti dei funzionari del Commissariato e delle società concessionarie, accusati di non aver smaltito le ecoballe negli impianti termici idonei. Proprio la gestione di questo fascicolo ha provocato uno scontro durissimo, finito poi all’esame del Consiglio superiore della magistratura, all’interno degli uffici giudiziari partenopei. I due sostituti, appoggiati dal coordinatore e procuratore aggiunto Aldo De Chiara, hanno infatti contestato duramente la scelta del capo Giandomenico Lepore di stralciare la posizione del sottosegretario Guido Bertolaso, del prefetto Alessandro Pansa e di altri cinque indagati.
Ufficialmente le acquisizioni di documenti e gli interrogatori della scorsa settimana rientrano nelle verifiche disposte dai pubblici ministeri in vista dell’udienza al tribunale del Riesame sul sequestro del denaro di Impregilo. In procura viene negato che le indagini riguardino il termovalorizzatore. In realtà gli accertamenti mirano a riscontrare altri elementi emersi nel corso delle vecchie indagini e potrebbero portare a inaspettati sviluppi sulla gestione dei siti dove viene accatastata la spazzatura e in quelli dove viene incenerita.
Fiorenza Sarzanini
°°° Continua la devastazione della legalità e della magistratura da parte di silvio berlusconi, per salvare il suo culo ma anche quello dei suoi giannizzeri più fedeli. Meno male che ci sono ancora parecchi magistrati seri che lavorano e perseguono, malgrado gli ostracismi e le minacce, un po’ di giustizia.
Quel conto segreto dello Ior intestato a Giulio Andreotti….
I conti segreti e i beneficiari di bonifici e trasferimenti di denaro a vario titolo da parte dello Ior, l’Istituto per le opere di religione, vengono alla luce grazie alla pubblicazione del foltissimo archivio tenuto nascosto per anni e ordinato da monsignor Renato Dardozzi, un parmense, nato nel 1922 ex Cancelliere della pontificia Accademia delle scienze e, per vent’anni consigliere dei cardinali che si sono succeduti alla Segreteria di Stato vaticano, da Agostino Casaroli ad Angelo Sodano.
Dardozzi, morto nel 2003, ha lasciato tra le sue volontà l’ordine che il suo sterminato e dettagliatissimo archivio diventasse pubblico. Il frutto di questa operazione è un libro, dal titolo «Vaticano Spa» (Chiarelettere, 15 euro) scritto dall’inviato di Panorama Gianluigi Nuzzi. Nel volume viene riconosciuta l’esistenza di conti segreti intestati a illustri politici come ad esempio Giulio Andreotti che però ha subito minimizzato con il settimanale: «Non mi ricordo di questo conto».
Libro Vaticano
Eppure non ci sarebbe solo il «divo Giulio» ad avere beneficiato del denaro della Chiesa, ma anche personaggi molto più discussi e largamente compromessi come Bernardo Provenzano e Totò Riina, come si sa, boss mafiosi di ingombrante peso. Ma non è tutto. Elemosina anche per Severino Citaristi, l’ex cassiere della Dc, pluricondannato per Tangentopoli, che avrebbe beneficiato di un assegno da 60 milioni di lire. Tra il 1989 e 1993 si calcola infatti che siano state condotte operazioni per un valore che supera i 310 miliardi di lire dell’epoca nei vari conti; mentre i movimenti in contanti, secondo una stima prudenziale dell’autore, del libro toccherebbero i 110 miliardi.