Vendola si taglia lo stipendio “E’ un gesto di sobrietà” °°°E Formigoni, Cappellacci e gli altri?

“Lei -conlude Vendola nella lettera al presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna- sa bene che in questi anni, accanto al taglio annuale del 10% che ha riguardato gli emolumenti di tutti i consiglieri, io ho imposto per me un taglio netto di ciò che era stato stabilito nel 2004 dalla legge di regolamentazione del nostro trattamento economico. Un taglio complessivo di poco meno di cinquantamila euro all’anno, che comunque poneva il mio “stipendio” al di sotto della retribuzione di un parlamentare (benchè sia incomparabilmente più gravoso il carico di lavoro e di responsabilità che pesa sulle spalle di un governatore). E, come ti è noto, io verso al mio partito 5 mila euro netti al mese.

http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/09/26/news/vendola_si_taglia_lo_stipendio_50mila_euro_in_meno_per_dare_sobriet-43324521/?ref=HRER1-1

Vendola si taglia lo stipendio  "E' un gesto di sobrietà"

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DEVASTAZIONE BERLUSCONI: Le mille crisi da Nord a Sud. °°° Il governicchio che TAGLIA e RAGLIA

L’isola dei cassintegrati
oggi sbarca a Roma
«Solo vuoto attorno»

Da Piombino alla Natuzzi la crisi italiana non finisce mai

di Giuseppe Vespo (Unità)
Venduti per 1,54 euro, i 2.200 operai delle Acciaierie di Piombino del gruppo Severstal ex Lucchini aspettano di sapere qualcosa del loro futuro. Venti giorni fa la multinazionale russa Severstal li ha ceduti, (50,8% delle azioni) insieme a 700 milioni di euro di debiti, ad una finanziaria cipriota controllata da uno dei suoi patron, il magnate Alexey Mordashov. Un’operazione realizzata per non gravare sulla casa madre e prendere tempo, nella speranza di trovare – magari – un acquirente. Giovedì si riunirà il vertice del gruppo mentre i lavoratori di Piombino saranno in sciopero, in strada con una grande manifestazione. Il 29 sono attesi invece al ministero senza ministro dello Sviluppo economico, dove incontreranno il sottosegretario Stefano Saglia con il quale sperano di parlare di un piano industriale.

Molti chilometri più giù, a Bari e a Matera l’incertezza sul futuro del lavoro per molti si è trasformata in rassegnazione: un mese fa i 2.950 dipendenti della Natuzzi , azienda simbolo del sofà di qualità, si sono visti prorogare la cig in deroga fino al 15 ottobre: si lavora a rotazione per qualche giorno al mese, seguendo un valzer che va avanti dal 15 giugno del 2005. Ad ottobre i sindacati sono attesi al ministero dello Sviluppo per mettere a punto un accordo di programma. Da queste parti dal Duemila, secondo quanto ricostruisce il segretario generale Fillea-Cgil Saverio Fraccalvieri sono andati perduti migliaia di posti di lavoro. Colpa dell’euro troppo forte sul dollaro e della crisi dei mercati, l’indotto del divano oggi conta cinque o sei mila addetti contro i 14mila di dieci anni fa. Così sono almeno settemila gli ex lavoratori che tirano a campare con la «mobilità in deroga» concessa dalla regione Puglia.

L’indotto, il lato oscuro dell’industria in crisi si sta sgretolando anche da altre parti. Nel mondo degli elettrodomestici e del cosiddetto bianco, per esempio. In questo settore la madre di tutte le vertenze si chiama Antonio Merloni . I dipendenti marchigiani, umbri ed emiliani del gruppo di Fabriano sono tremila. Settemila con l’indotto. Da ottobre 2008 sono fermi, in cig straordinaria quasi a zero ore, in attesa di essere venduti a pezzi. Cosa che forse, annuncia Anna Trovò segretaria nazionale Fim-Cisl, avverrà per le produzioni di bombole a gas e cucine. Da qualche giorno anche i cugini della Indesit di Brembate, Bergamo e Refrontolo, Treviso, vivono nell’incertezza: il nuovo piano prevede la chisura dei due siti che occupano più di 500 persone. Che siano lavatrici, automobili, telefonia o chimica, poco cambia. Esuberi e cassa integrazione sono il presente di 600mila lavoratori.

E il ridimensionamento sembra il destino di pezzi grossi dell’industria. Nel settore chimico Vinyls e Lyondell-Basell cercano acquirenti, Eurallumina è ferma da un anno. I circa seimila addetti ai call center di Phonemedia oggi manifestano a Torino, Bari e Catanzaro, per ottenere un tavolo che faccia il punto sul futuro di questo asset del gruppo Omega . Lo stesso a cui è stata ceduta Agile , la costola di information technology di Eutelia che occupava duemila persone. Nel frattempo Telecom annuncia altri 3.700 esuberi e Fiat chiude Termini Imerese con quasi duemila operai e la Cnh di Imola con 280 dipendenti. Sono alcune tra le vertenze più conosciute. Circa duecento quelle che occupano i funzionari dello Sviluppo economico, anche loro privi di ministro. L’ultimo – ma non per via della crisi – è rimasto senza lavoro.

°°° Il governicchio  che TAGLIA  e  RAGLIA

fanculo

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Oggi le comiche

Tentato colpo di spugna sulla concussione Ue. Li Gotti: “Quale eurodeputato state cercando di graziare?”
L’Osce: “Il ddl sugli ascolti non rispetta gli standard internazionali sulla libertà di stampa”
Prostituzione, la legge slitta a ottobre
Sicurezza e intercettazioni, ingorgo al Senato

di LIANA MILELLA

ROMA – Rinviato a dopo l’estate. Doveva essere uno dei fiori all’occhiello del governo Berlusconi, sicuramente del ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna, che in questi mesi ne ha chiesto a gran voce una celere approvazione. Ma ora il ddl sulla prostituzione, che prevede il carcere per il cliente che va con una lucciola in luoghi pubblici, è divenuto fonte di profondo imbarazzo per la maggioranza, al punto da dovergli staccare l’etichetta “urgente” e sostituirla con un bel rinvio. Tutta colpa dell’ormai famosa (e infelice) definizione di Niccolò Ghedini su Berlusconi “utilizzatore finale” delle escort baresi. Dunque un cliente anche lui, seppure in luoghi chiusi, quindi non punibile.

Ma come si fa a discutere di un simile tema giusto in questi giorni? E mentre l’ex pm, e ora esponente Pd Felice Casson, preannuncia emendamenti sull’utilizzatore? Alla commissione Giustizia del Senato pure il presidente Filippo Berselli, che un anno fa voleva introdurre il foglio di via obbligatorio per le squillo, deve soprassedere. Mentre tra i banchi si svolge un ameno siparietto. Un senatore Pdl, con un sorriso sornione, dice a uno dell’opposizione: “Ma ti pare che adesso possiamo discutere delle norme della Carfagna?”.

Ufficialmente è colpa dell’ingorgo in commissione dove si ritrovano assieme ddl prostituzione, ddl sicurezza, ddl intercettazioni, ddl processo penale. A Berselli il presidente del Senato Schifani ed emissari del governo hanno chiesto di dare corsia preferenziale a sicurezza e ascolti, in coda il resto, a partire dalle norme anti-utilizzatori. Con due risultati. Via dibattiti a rischio per i facili doppi sensi, subito la sicurezza (in aula la prossima settimana forse con la fiducia) perché la Lega scalpita; a seguire gli ascolti, col governo che segue gli sviluppi del Bari-gate pronto a emendare il testo. Che comunque, lo confermano i senatori ex magistrati, sarà subito applicabile, ad esempio trasferendo un pm che parla del processo o che viene denunciato da un indagato, o bloccando l’uso delle telefonate di un’inchiesta per aprirne un’altra. Una legge bavaglio, che taglia le unghie ai pm (anche se il Guardasiglli Alfano lo nega), che fa dire a Miklos Haraszti, relatore per i media dell’Osce: “Non corrisponde agli standard internazionali sulla libertà si stampa”.

Tra giustizia e sicurezza sarà un luglio di fuoco. E se n’è avuta un’anticipazione ieri quando il governo, con l’ennesimo colpo di mano, ha cercato di emendare pure la legge (presentata da Casson e Luigi Li Gotti dell’Idv) che ratifica la convenzione Onu sulla corruzione vecchia del 2003. Sorpresa: ecco la richiesta di approvare una nuova versione dell’articolo 322bis del codice penale che disciplina corruzione, concussione, peculato commessi da europarlamentari o funzionari Ue, cancellando la concussione.

Martedì sera se ne accorge Casson che subemenda il testo, in aula grida Li Gotti: “Quale eurodeputato state cercando di graziare?”. Casson non ha dubbi: “Per il principio del favor rei la legge si applica ai reati precedenti”. E Li Gotti: “È un colpo di spugna”. Il centrista Gianpiero D’Alia: “Come si può pensare che, per lo stesso reato di concussione, un funzionario di Regione venga imputato e uno di Stasburgo no?”. Il governo tenta la prova di forza, boccia la modifica di Casson che risponde con la richiesta di voto segreto. Seduta sospesa. Alla ripresa la maggioranza ritira l’emendamento. “Tutto è bene quel che finisce bene” chiosa la capogruppo Pd Anna Finocchiaro.

°°° C’è poco da commentare. Semplicemente, siamo nelle mani di un’accolita di malavitosi che si parano il culo a forza di leggi ad personam e di voti di fiducia. E l’Italia è in completo disfacimento…

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