Scajola e la più grande tangente del secolo, a sua insaputa…naturalmente.

Finmeccanica, la tangente per la maxi-commessa (saltata) e il ruolo di Berlusconi

Tra i protagonisti dell’inchiesta entra anche un altro personaggio Pdl. E’ il senatore Esteban Caselli, originario dell’Argentina ed eletto nella circoscrizione estero, introdotto all’allora direttore commerciale della holding della Difesa, Paolo Pozzessere proprio dal Cavaliere. Il politico voleva, come altri, soldi da Finmeccanica. Il ruolo di Scajola e Nicolucci in una commessa da 5 miliardi (mai andata in porto) e una provvigione dell’11%

Finmeccanica, la tangente per la maxi-commessa (saltata) e il ruolo di Berlusconi

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/24/finmeccanica-ex-dg-bono-berlusconi-mi-disse-lavitola-mio-fiduciario-in-brasile/391694/

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Berlusconi, il giullare priapico

La rivista New York analizza la due facce: “C’è il primo

ministro Berlusconi e c’è ‘il Cavaliere’, il giullare priapico”

Quei due premier a torso

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Schifani, per gli amici “Skifo”

Il presidente del Senato bloccato a Palermo
Soppresso il volo Catania-Lampedusa per farlo arrivare
Guasto ai motori dell’aereo
Schifani ritarda a Lampedusa

il presidente del Senato
Renato Schifani

schifezza

PALERMO – Nuova disavventura aerea per Renato Schifani: il presidente del Senato è rimasto bloccato all’aeroporto Falcone-Borsellino di Palermo a causa di un guasto ai motori all’aereo Atr42 della compagnia Meridiana che questa mattina doveva condurlo a Lampedusa.

Schifani era atteso alle 12.30 sull’isola per partecipare alla posa della prima pietra della nuova aerostazione. Ma l’aereo sul quale si trovava, già in fase di rullaggio, ha dovuto interrompere le manovre di decollo a causa di un guasto. I passeggeri sono stati così costretti a scendere e ad attendere un altro volo.

Per consentire al presidente del Senato, a quello dell’Enac Vito Rigio e al direttore generale delle stesso ente, Alessio Quaranta, di raggiungere Lampedusa, l’aereo in partenza per Lampedusa da Catania è stato “dirottato” a Palermo dove ha recuperato i passeggeri rimasti a terra, che poco dopo sono riusciti a partire.

Non è la prima volta che Schifani è vittima di problemi con il trasporto aereo. Lo scorso 29 maggio fu infatti costretto ad un atterraggio d’emergenza a Mosca per la visita a Vladimir Putin.

°°° Praticamente, il suo aereo funziona come il suo cervello: malerrimo!!!

scarso-pilota

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Obama? Non se lo caga di striscio!

MURDOCH
Chiamato da Berlusconi per quello scherzetto, Murdoch ha capito che il mercato italiano era promettente e ci si è installato. Si è impadronito della pay tv satellitare italiana, che in mani italiane (L’IMPRENDITORE DEI NOSTRI COGLIONI: silvio burlesquoni…) aveva perso per anni centinaia di miliardi di lire all’anno, trasformandola nel successo che è oggi Sky; poi Mediaset gli ha sparato nelle gambe il calcio sul suo digitale terrestre e poi, peggio di tutto, il governo italiano ha raddoppiato l’Iva sulla pay tv.

OBAMA

Il fantasma che spaventa di più Berlusconi è però quello del presidente americano Barack Obama. In fondo, può pensare Berlusconi, con Murdoch alla fine ci si metterà d’accordo. Siamo imprenditori, siamo ricchi, abbiamo la stessa età, siamo fatti per intenderci. Probabilmente se pensasse davvero così sbaglierebbe, ma un fondo di ragione può avercelo.

Con Obama, invece, la paura è più che giustificata. Al di là del santino neo kennediano che ne è stato fatto in Italia, Obama è un giocatore durissimo, cresciuto alla spietata scuola della politica di Chicago, la città più violenta d’America e in cui anche la lotta politica segue regole che non sono quelle bizantine della costa orientale e meno che mai quelle di un consiglio comunale italiano. Tutto vero quello che si è detto e scritto sugli ideali, le grandi strategie, l’essere profondamente di sinistra di Obama.

Ma Obama ha anche imparato, nella città di “The Jungle”, le regole della politica, che non sono quelle di un collegio di Orsoline. Che sia un duro nel gioco politico basta vedere come ha scaricato il suo compagno di partito Rod Blagojevich, infilatosi da solo in un mare di guai ma finito nel mirino della procura della Repubblica locale proprio in quanto compagno di partito di Obama. Per convincersi che sia un duro nella gestione, basta vedere come ha affrontato i finanzieri di Wall street e i loro stipendi, l’industria dell’auto e anche i pirati somali.

Umanamente ha tutte le ragioni per detestare Berlusconi, che gli ha dato pubblicamente del negro e non in una serata a Villa Certosa, ma in Russia, in una conferenza stampa inter nazionale sghignazzando sul colore della pelle di Obama con un altro campione di tolleranza razziale, il presidente russo Medvedev.

Ma anche sul piano politico Obama ha molte ragioni per infliggere all’Italia di Berlusconi qualche umiliazione. Berlusconi si è appiattito per anni su Bush, in modo totale e assoluto, senza avere l’aplomb (che è tutto dire) dell’inglese Tony Blair; inoltre, insiste nel volere essere il grande mediatore con lo zar russo Vladimir Putin. e anche questa cosa è fatta per non piacere agli americani, che il gioco con la Russia lo vogliono condurre loro, con le loro mani, come serve alle loro strategie.

L’Italia, per gli americani, dopo la fine dell’impero russo, è un paese marginale. Per chi governa l’Italia, che è colonia americana (meglio dell’America che di chiunque altro, ma sempre colonia) la legittimazione americana è fondamentale e anche per questo Berlusconi si buttò subito nelle braccia di Bush, certamente non credendo una parola delle fandonie sulla guerra al terrore ma sapendo che se non si fosse schierato con il padrone di Washington, avrebbe avuto vita ben più difficile, in Italia e fuori.

E Obama non ha fatto certo mistero della sua freddezza verso Berlusconi e l’Italia. È stato in Europa, ai primi di aprile, è andato dappertutto tranne che in Italia, a Londra ha visto anche gente di Stati meno importanti dell’Italia ma non Berlusconi. Una riprova della freddezza dei rapporti tra i due viene anche dal noto episodio che tanto irritò la regina Elisabetta, quando Berlusconi chiamò con un tono di voce non da corte il presidente americano. “Mister Obama” gli disse, invitandolo a posare assieme per una foto ricordo. Obama accettò, anche perché con lui e Berlusconi posarono praticamente tutti gli altri capi di governo presenti.

Ma non sono passati a chiamarsi col primo nome, che per gli americani è il nostro tu. In quell’occasione, Berlusconi ha strappato a Obama, un invito a andare a Washington, per parlare del G8 (della cui nuova location il povero Obama non ha bene contezza) ma, a quel che si legge, finora la conferma definitiva dell’incontro alla Casa Bianca non è arrivata.

Intanto Obama va a Riyad, in Arabia Saudita, a vedere re Adbullah (indicativo della dipendenza americana dai sauditi fu l’inchino di Obama davanti al sovrano a Londra), va al Cairo, va in Germania. Cosa gli costerebbe un piccolo detour su Roma, giusto una toccata e fuga, tanto per consentire a Berlusconi di non parlare più di lui come «mister Obama», ma «il mio amico Barack», come faceva con «l’amico George». E invece nulla, solo un glaciale silenzio. Nemmeno con la melatonina uno normale riuscirebbe a dormire.

MARCO BENEDETTO

°°° Murdoch non mi piace, è di destra, ma è un cazzutissimo imprenditore internazionale. Burlesquoni un malavitoso di piccolo cabotaggio che sarebbe finito in galera da decenni IN QUALUNQUE PAESE CIVILE.
Obama è un grandissimo statista e lo sta dimostrando. Burlesquoni un vecchio pedofilo miserabile e cocainomane che politicamente non conta un cazzo nemmeno a Malta o a Corfù… Ma di che parliamo?

cocaina

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