«Ecco perché anche i cattolici hanno mollato Berlusconi»

«Ecco perché i cattolici hanno mollato Berlusconi»

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«Una parte consistente degli elettori cattolici praticanti ha scommesso in passato su Berlusconi, affidandogli il proprio consenso in occasione di diverse elezioni. Alle ultime elezioni politiche, nel 2008, più della metà dei cattolici praticanti che aveva votato, aveva scelto il Cavaliere e il 42% il Pdl. Da allora il rapporto tra l’elettorato cattolico e il premier è andato incrinandosi, in parte a causa di una diffusa insoddisfazione nei confronti dell’operato del governo da lui guidato, ma anche per via di una condotta privata che è risultata sempre più difficile da tollerare per chi si riconosce nei principi fondamentali della cultura cattolica».

Lo afferma Mimmo Lucà, deputato pd e presidente del movimento dei Cristiano Sociali che hanno commissionato alla Swg un’indagine conoscitiva su «l’atteggiamento dei cattolici praticanti nei confronti del governo e degli scandali legati al presidente del consiglio».

Qual è il motivo principale che ha prodotto l’incrinatura dei rapporti fino ad arrivare ad un crollo di consensi con un 30% che avrebbe deciso di non votare più berlusconi e il pdl?

«A produrre una più rapida erosione del consenso nei confronti di Berlusconi in questi ultimi mesi, sono state le note vicende giudiziarie, l’emergere, cioè, di un sistema costruito attorno alle residenze del presidente del consiglio, delle giovanissime ospiti e delle loro famiglie, degli accompagnatori, delle promozioni e delle carriere politiche assicurate, dei compensi elargiti, dei ricatti e delle pressioni esercitate. insomma, vicende tutt’altro che riconducibili ad un presunto principio di intangibilità della vita privata del premier. Vicende a sfondo sessuale e presunti episodi di prostituzione e concussione, che hanno ampliato ulteriormente le distanze dei cattolici dalla figura di berlusconi».

Qual è la misura di questo distacco?

«Tra i cattolici si registra una pesante diminuzione del gradimento, verificatosi tra novembre 2010, ovvero prima dello scoppio del caso ‘Ruby’, e gennaio 2011: un tracollo di -10 punti a fronte di un gradimento sostanzialmente stabile nell’elettorato totale. Diversi malumori si erano rilevati già in passato, ma evidentemente per un segmento rilevante dei cattolici i recenti scandali hanno rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’operato del governo viene criticato da 2 cattolici praticanti su 3 e risultano largamente negativi i giudizi sui temi ai quali l’elettore cattolico è solitamente più sensibile. Le valutazioni peggiori, infatti, riguardano le politiche per l’occupazione, l’orientamento dell’esecutivo sulle questioni etiche e l’attività a sostegno delle famiglie».

Politicamente come si può definire questo quadro emerso dall’indagine?

«Quello che emerge è una vera e propria crisi di credibilità del centrodestra su questi argomenti. I punti di forza di un rapporto ricercato e accarezzato con la Chiesa e da parte del centro destra, politiche per la famiglia, questioni etiche, lavoro, sono colpiti in modo inequivocabile. Tra i cattolici che si riconoscono nell’area di riferimento della maggioranza una parte minoritaria (il 42%) è del tutto soddisfatta, mentre un ulteriore 27%, pur rimanendo su un giudizio globalmente positivo, si ritiene in qualche modo deluso. Le conseguenze giudiziarie ed etiche delle notizie inerenti le presunte feste di arcore hanno inasprito ulteriormente il contrasto tra il premier e la magistratura nelle percezioni dei cittadini, e lo stesso vale per i cattolici praticanti. Vi è oramai uno spartiacque evidente che separa di netto i soggetti che sostengono berlusconi da quelli che supportano le toghe. Prevalgono le posizioni favorevoli alla magistratura, sia in termini di fiducia che sul piano della credibilità delle tesi inerenti i recenti scandali».

In sintesi, qual è l’universo dei cattolici praticanti, quelli che vanno a messa ogni domenica, fotografato dalla Swg con particolare riferimento agli scandali sessuali di Berlusconi?

«In sostanza, le reazioni dei cattolici alla questione del sex-gate sono riassumibili in tre tipologie. La prima è di indignazione e condanna: (non solo disagio e disorientamento) sono le posizioni della maggioranza dei cattolici praticanti, ovvero di una quota che oscilla tra il 57% e il 59%; stanno dalla parte dei magistrati, provano disgusto o ritengono le vicende una vergogna per l’immagine del paese; sostengono che il comportamento in privato del presidente del consiglio sia strettamente legato alla sua funzione pubblica, lo considerano un cattivo esempio per le nuove generazioni e segnalano un peggioramento della propria opinione sul premier. la seconda reazione è quella di difesa del presidente berlusconi: il 26% dei cattolici si trova su posizioni diametralmente opposte, ovvero tende a non credere alle accuse dei pm, condividendo la tesi dell’uso politico della giustizia o dell’ingiusta invasione della vita privata del premier. la terza reazione è di indifferenza: coprono tra il 15% e il 17% del totale, non credono a nessuna versione dei fatti, non pensano sia corretto giudicare i politici sulla base dei loro comportamenti privati e le notizie sul sex-gate non hanno influito sull’immagine che hanno di berlusconi, la quale è in parte positiva e in parte negativa. Complessivamente emerge che le vicende delle presunte feste abbiano prodotto uno smottamento notevole nel mondo cattolico. per il 57% si è avuto un peggioramento delle opinioni relative al premier, anche se gran parte di questi, il 40%, partiva già da un parere critico. il fatto, però, che per il 17% dei cattolici praticanti lo scandalo abbia rappresentato una motivazione a cambiare il proprio giudizio sul cavaliere da positivo a negativo, dimostra l’importanza che la questione riveste nelle percezioni dell’elettorato cattolico».

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