Ancora guasti del mafionano

Cinque per mille, il Terzo settore in rivolta: Dateci i soldi che ci spettano
di Paola Zanca

«Ai cittadini quest’anno sarà difficile chiedere il 5 per mille, se non hanno visto nemmeno come l’abbiamo usato negli anni scorsi». A parlare è Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore. La sua è una strigliata al governo che non sembra avere nessuna voglia di sbloccare le lungaggini amministrative: i fondi relativi alla dichiarazione dei redditi del 2007, i beneficiari del 5 per mille, ancora non li vedono.

Che il processo fosse lungo e complicato, le associazioni lo sapevano bene. I soldi del 5 per mille relativo alle dichiarazioni dei redditi 2006 li hanno visti solo nell’ottobre del 2008: un totale di 328 milioni e 900mila euro che milioni di cittadini hanno scelto di destinare al no profit. Dall’assistenza ai disabili ai doposcuola, dalle reti che aiutano le famiglie dove c’è un malato di Alzheimer a chi combatte il disagio giovanile: parliamo di quella galassia di enti del volontariato, di cooperative, di onlus che tengono in piedi il nostro disastrato Stato sociale.

Ma per vedere i soldi del 2007, di tempo ne dovrà ancora passare. All’Agenzia delle Entrate non hanno ancora chiuso l’elenco dei beneficiari. Dicono sia un problema relativo al decreto milleproroghe del dicembre scorso: ha riammesso una serie di associazioni che inizialmente erano state escluse, quindi l’elenco è da rifare. Il 27 novembre del 2007 un trionfante comunicato spiegava che «14,7 milioni di contribuenti italiani, oltre il 55 per cento del totale, nel 2007 hanno deciso di destinare il cinque per mille dell’Irpef» al Terzo Settore. E prometteva che gli «elenchi definitivi dei beneficiari e degli importi saranno resi pubblici entro il 31 marzo 2008». Degli elenchi definitivi, neanche l’ombra: ci sono solo i provvisori che aspettano di essere aggiornati alla luce della riapertura dei termini scaduta il 2 febbraio 2009.

Il milleproroghe infatti è retroattivo: riguarda le domande presentate per gli anni 2006 e 2007. «Perchè allora – si chiede il Forum del Terzo Settore – i fondi del 2006 sono stati erogati e quelli del 2007 no? Nel primo caso è stata accantonata una somma che andava a coprire eventuali ricorsi e riammissioni, bastava farlo anche per l’anno successivo. Invece, così facendo, anche chi ha presentato regolarmente la domanda e ha ricevuto il 5 per mille dei contribuenti, ora non può beneficiarne».

Effettivamente, l’accantonamento per il 2006, l’Agenzia delle Entrate lo aveva fatto. Un comunicato del 12 ottobre 2007, che sul sito non è più disponibile, ma che al Forum hanno conservato gelosamente, recita così: «I contribuenti hanno destinato con le loro scelte la somma complessiva di 345,2 milioni, di cui 328,9 milioni sono stati ripartiti tra gli aventi diritto. I restanti 16,3 milioni non sono stati ripartiti in quanto relativi a scelte in favore di soggetti esclusi dal beneficio». Perchè per il 2007 non è stato fatto lo stesso? E se è stato fatto, che aspettano a dare i soldi a chi ne ha diritto?

Non è solo una questione di burocrazia. Di quei soldi, le associazioni hanno un bisogno estremo. «Le associazioni sono tra due fuochi – spiega ancora Andrea Olivero – Rispondono puntualmente alle crescenti domande di aiuto da parte dei cittadini ma non hanno i contributi del 5 x mille né strumenti per esigere i crediti dagli Enti Pubblici con cui operano in convenzione e neppure godono, come le imprese, di facilitazioni per l’accesso al credito».

L’Associazione Genitori Bambini Down di Verona, ad esempio, una stima di quei soldi l’aveva già messa a bilancio: «Abbiamo fatto investimenti contando anche su quella somma – spiegano – Riusciamo a restare in piedi comunque, perchè abbiamo una convenzione con l’Asl e ci aiutano anche le famiglie, ma senza quei soldi è tutto più difficile. Nel 2006 dal 5 per mille abbiamo ricevuto 57 mila euro, il 10 per cento del nostro bilancio». Anche all’Associazione Volontari Diabetici di San Giovanni Valdarno, ad Arezzo, quei soldi farebbero comodo. Loro fanno un’attività di prevenzione importantissima: vanno in giro per le piazze della provincia a fare analisi sulle glicemie gratuite. «Il diabete è una malattia subdola, possiamo averlo senza saperlo – raccontano – Con la nostra attività aiutiamo le persone a scoprirlo in tempo e ad evitare complicazioni che portano fino all’invalidità». A Piacenza, alla cooperativa sociale Geocart non hanno parole: «Lavoriamo con gli enti pubblici, siamo abituati a venire pagati anche un anno dopo, ma l’Agenzia delle Entrate li ha battuti tutti – dice la vicepresidente Cristina Cariglioni – Siamo qui dall’alba al tramonto, facciamo inserimento lavorativo per le persone svantaggiate. Il primo anno ci siamo impegnati tantissimo per la raccolta del 5 per mille, ma siamo rimasti estremamente delusi».

C’è tanta amarezza per non veder riconosciuti i propri sforzi: «Noi – dice ancora la Cariglioni parlando del Terzo Settore – siamo la fotografia dell’economia sana: non abbiamo sprechi, non abbiamo divari retributivi, reinvestiamo i soldi nel territorio, i nostri dipendenti sono tutti in regola». Peccato che lo Stato non li premi. «Si cercano cavilli che possono anche avere ragione di esistere nel nostro sistema di burocrazia, quello che manca è la volontà politica – conclude Andrea Olivero – La social card l’hanno fatta in un attimo, perchè questi fondi non li riescono a sbloccare?».

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