Burlesquoni e grullo sono la stessa cosa. Stessa filosofia: tu mi voti e io mi arricchisco.

Il Movimento 5 Stelle cresce e Casaleggio incassa. Ecco il conflitto d’interesse del guru di Grillo

di Federico Mello
 “Follow the money”, segui il denaro, è questa la regola principale di ogni inchiesta. E andando a seguire “the money” che circola intorno alla Casaleggio Associati, l’azienda che è stata il vero motore propagandistico di un fenomeno politico nazionale, saltano fuori delle informazioni interessanti, questioni che sicuramente Gianroberto Casaleggio, Beppe Grillo e il Movimento 5Stelle vorranno chiarire vista la loro nota promessa di trasparenza. Di seguito cercheremo di trovare una risposta ad un semplice quesito: tra Grillo e Casaleggio, chi lavora per chi? Ovvero: è Gianroberto Casaleggio a lavorare per il comico-capopolitico, o avviene esattamente il contrario, ovvero è ormai Beppe Grillo a lavorare per il suo guru?
Bisogna specificare che il rapporto tra i due, saldissimo – E’ andato crescendo negli anni e spesso prassi e organizzazione interna si sono evolute anche con strappi velocissimi in seguito agli inaspettati boom elettorali. Eppure, adesso che contano 163 parlamentari a Roma, Grillo e Casaleggio continuano a gestire il movimento come sempre: una azienda privata si occupa delle spese nazionali, corrisponde il dovuto a Beppe Grillo per la sua attività e non rendiconta nessuno sulle sue decisioni, sulla sua gestione, sulle sue scelte politiche.
Il Movimento 5Stelle non ha sedi fisiche –  Non ha rappresentanti, non ha portavoce né delegati. Non ha mai fatto assemblee né votato alcuna decisione politica e organizzativa. Il Movimento 5Stelle, insomma – come recita anche il Non-Statuto – coincide con il blog di Beppe Grillo. Ma quali incassi genera questo sito, come si rapporta Grillo alla Casaleggio Associati? Ora che sono il secondo partito italiano – e il primo sul territorio nazionale – c’è una qualche forma di conflitto di interessi tra la gestione milanese e l’attività in Parlamento? Per trovare una risposta a queste domande dobbiamo spiegare come funziona il blog più famoso d’Italia. E capire cosa dicono i bilanci della Casaleggio Associati.
Il blog e i suoi introiti – Il Movimento 5Stelle risulta giuridicamente una “Associazione non riconosciuta”. Nello statuto, pubblicato dall’Huffington Post, viene spiegato che il Presidente è Beppe Grillo che “in qualità di titolare effettivo del blog raggiungibile all’indirizzo www.beppegrillo.it, nonché di titolare esclusivo del contrassegno di cui sopra” – ovvero quello del Movimento – spettano “titolarità, gestione e tutela del contrassegno, titolarità e gestione della pagina del blog www.beppegrillo.it”. Non solo, al presidente Grillo compete anche “amministrazione e gestione di eventuali fondi dell’Associazione” (non è prevista una figura di tesoriere). Di quali fondi parliamo? Di risorse più virtuali che reali: l’Associazione, continua lo Statuto, “non ha fini di lucro e persegue i proprio scopi grazie all’attività prestata volontariamente dai soci”. Le voci che andrebbero a comporre questi fondi sono:
1) quota annuale versata dagli associati; 2) contributi volontari di persone fisiche, di Enti Pubblici e Privati;3) sovvenzioni dello Stato, delle Regioni o di Enti sopranazionali; 4) eventuali proventi derivanti dalla fornitura di servizi; 5) donazioni e lasciti testamentari”.
Ebbene, oltre il necessario lessico burocratico, va spiegato che questo contenitore, l’associazione Movimento Cinque Stelle – di cui tra l’altro militanti e opinione pubblica sono venuti a conoscenza solo qualche giorno fa – era sì necessario per presentarsi alle elezioni, ma risulta una scatola vuota rispetto ai reali introiti del movimento. Questi, piuttosto, afferiscono a risorse non indicate nello statuto ma che riguardano invece la galassia che gira intorno a beppegrillo.it, quotidianamente gestito dalla Casaleggio Associati.
Boom (di contatti) – BeppeGrillo.it è uno dei blog più visitati d’Italia e, come i siti web più popolari, incassa parecchi soldi per la pubblicità. I calcoli li ha fatti sia Il Giornale che il Sole 24 ore. “Secondo le rilevazioni della web company Alexa – scrive Paolo Bracalini – nei mesi della campagna elettorale di Grillo (lo tsunami tour) il numero degli accessi al blog del comico sono aumentati dell’82%. Le pagine viste del 96%. Se ci limitiamo agli ultimi trenta giorni, che più o meno corrispondono al boom elettorale M5S, la percentuale schizza al 107% per gli utenti e più 124% per le pagine viste. Significa che con le elezioni il sito ha raddoppiato la sua audience”. Quindi più visibilità, più consensi, più voti, più incassi, suggerisce l’articolo. Non è una equazione peregrina. Abbiamo visionato il bilancio 2011 della Casaleggio Associati approvato in data 28 giugno 2012. Nella nota integrativa è spiegato che, a fronte di un passivo per l’anno precedente di circa 57mila euro, “Per l’esercizio 2012 sono prevedibili un aumento delle attività di consulenza, con una conseguente crescita del personale, lo sviluppo dei ricavi legati alla produzione di e-book e alla promozione online di prodotti per diverse categorie merceologiche”.
Insomma, il 2012 si preannunciava un anno migliore – Per il boom atteso dei cinque stelle e quindi il suo riverbero online? Sicuramente anche per questo (va chiarito che nel giugno 2012 il Movimento aveva già espugnato Parma). Ma non solo. Nel suo “oggetto sociale” la società fondata dal guru di Grillo indica le sue attività nel campo del “software e hardware”, della “produzione editoriale e vendita pubblicazioni”, della “produzione e vendita, anche al dettaglio, (…) di prodotti multimediali e audiovisivi”, nella “assistenza all’acquisto o alla vendita di società legate al settore tecnologico”, in “servizi in forma industriale di consulenza per la ricerca” e, dulcis in fundo, di “marketing politico abbinato ad Internet”. Seppur l’ultimo punto risulti di estremo interesse (quindi la “rivoluzione 5Stelle” è un prodotto di “marketing politico abbinato ad Internet”?), la mera “ragione sociale” non aiuta a fare chiarezza sugli introiti di questa società.
In realtà a chi scrive risulta che, ormai, la Casaleggio Associati è impegnata quasi esclusivamente nella cura della sua creatura principale: il blog di Grillo. Dopo anni di collaborazioni per altri clienti, dalla casa delle agendine Moleskine ad una media azienda locale attiva nel campo della sanità, ora come ora il business gira intorno ad uno ed un solo indirizzo: BeppeGrillo.it. L’unica consulenza attiva rimane quella con la casa editrice Chiarelettere (azionista del Fatto ed editrice degli ultimi due libri di Grillo: “Siamo in guerra” scritto con Casaleggio, e “Il grillo canta sempre al tramonto” con Casaleggio e Dario Fo). Per questa viene curato il sito ufficiale e un portale che risulta “comunità degli autori”, ovvero cadoinpiedi.it.
Esclusa quest’ultima, le fonti di guadagno della Casaleggio, perciò, si sono ridotte fondamentalmente a due: la pubblicità online e la vendita di merchandising sul sito.
La galassia beppegrillo.it – Per capire appieno il funzionamento di questo incredibile motore di consenso e popolarità online che è il blog di Grillo, bisogna fare una premessa. La Casaleggio Associati ha conquistato negli anni un grande potere su Internet. Della visibilità di cui gode il blog di Grillo – ormai letteralmente alle stelle – non ne beneficia unicamente il portale all’indirizzo www.beppegrillo.it. Utilizzando lo stesso blog, invece, e i corrispettivi account sui social network (1 milione e 300mila fan su Facebook, 1 milione e 100mila follower su Twitter), questo traffico viene costantemente spostato su una serie di siti satellite che, comunque, appartengono alla Casaleggio Associati e solo da loro sono gestiti.
Parliamo in particolare dell’aggregatore di news Tze-Tze, (www.tzetze.it) che occupa gran parte della colonna sinistra del blog di “Beppe”. In questo portale, è spiegato, sono pubblicate in tempo reale notizie provenienti “rigorosamente da siti solo on line, che non hanno quindi una derivazione cartacea o televisiva”. Non viene indicato in base a quale criterio vengano scelte le notizie. Di certo non manca mai uno spazio per Cado in Piedi (sempre gestito dalla Casaleggio) né per i post di Grillo. Non solo. Tutti gli altri contenuti pubblicati vengono comunque incorniciati (“embeddati” in gergo) in un template del portale, ovvero dal punto di vista del traffico risultano a tutti gli effetti pagine del portale Tze-Tze. Sia su Tze-tze, dunque, che su Cadoinpiedi, così come sul blog di Grillo, numerosi banner e spazi pubblicitari sono approntati per ospitare pubblicità e annunci a pagamento.
I frutti della pubblicità – Il Sole24Ore ha fatto una stima dei possibili incassi derivanti dalla pubblicità per il blog di Grillo. “Il traffico stimato raggiunge 1,5 milioni di pagine viste al giorno, 175mila utenti”. Che hanno un controvalore economico. Il sito si appoggia a Google AdSense, la concessionaria pubblicitaria di Google. Il ricavo medio stimato è di 5 euro ogni mille pagine visitate. Perciò il Sole24Ore ha calcolato per Beppegrillo.it un ricavo annuo che oscilla tra i 5 e i 10 milioni di euro. Queste stime, però, considerano unicamente l’indirizzo beppegrillo.it e non gli altri portale indicati poco sopra né tantomeno l’account YouTube che genera a sua volte introiti pubblicitari. Tutte insieme queste voci vanno perciò a comporre un quadro di incassi ancora più consistenti e, comunque, destinati ad aumentare: il “tesoretto” conquistato sui social network permette di indirizzare il traffico potenzialmente verso ogni fonte o sito gestito dalla Casaleggio (per dire, Repubblica su Facebook conta 1,1 milione di utenti, Il Fatto Quotidiano meno di 900mila).
Non solo. La scelta di affidarsi alla pubblicità Google è piuttosto recente da parte della Casaleggio Associati. Fino a poco più di un anno fa, il sito offriva unicamente i servizi di e-commerce per i prodotti di Grillo (vedi dopo). Con la crescita del Movimento, però, si è deciso di correre ai ripari. In un primo tempo con pubblicità che ricadessero in un bacino etico “comune” rispetto alle proposte del Movimento (quindi sostenibilità, terzo settore, ecc.). Ma ben presto aprendo i cordoni ad ogni possibile annuncio (decisione che ha creato qualche imbarazzo come la comparsa di annunci di banche, gioco d’azzardo e prodotti finanziari). Con la crescita del traffico, inoltre, il blog di Grillo è finito nella categoria top-site degli Ad-Sense di Google: gli investitori che vogliono una pubblicità sul blog del comico, ora devono pagare di più: fino a 2,49 euro per ogni click e tariffe altrettanto vantaggiose sono previste per le visualizzazioni.
Libri, Dvd e merchandising – Un portale con la potenza di fuoco di BeppeGrillo.it permette anche di vendere prodotti fisici oltre che informazioni e proposte politiche. Fino a poco fa la vendita di libri e dvd era l’unica forma di finanziamento del Movimento. Un mercato modesto rispetto a quello della pubblicità. Comunque, a gestire il “Merchandasing” grillesco è un altro apposito portale, GrilloRama (grillorama.beppegrillo.it). Sono in vendita magliette, Dvd e libri di Beppe Grillo. Qualsiasi campagna, tour, comizio, battaglia del comico-capopolitico, è diventata un prodotto di GrilloRama. È in vendita “Tutta la storia di BeppeGrillo.it” in 5Dvd; “Le Battaglie di BeppeGrillo.it” in 5 libri, ma anche il Dvd “Terra Reloaded”, gli spettacoli del comico, i Vaffa Day e le “WoodStock a 5Stelle”. In vendita anche i Dvd di Marco Travaglio (sette in tutto) con i suoi interventi alla rubrica settimanale “Passaparola”. Si tratta in molti casi di materiale vecchio di anni e i prezzi spesso risultano da svendita: ogni Dvd costa dai tre ai quattro euro fino ad un massimo di dieci. Sono però materiali che “vivono” anche fuori dalla Rete: per due anni i Passaparola di Travaglio sono stati venduti dalla Casaleggio alla tv satellitare “Current Tv” a 100mila euro a stagione.
Dove comincia l’azienda e dove comincia il movimento? – Infine, ci sono le donazioni volontarie. Il Movimento, alla vigilia delle elezioni, ha lanciato una raccolta di fondi nazionale. “Obiettivo 1 milione di euro” il nome dato alla campagna. Finora, dice la pagina web (http://www.beppegrillo.it/movimento/donazioni/), sono stati raccolti 571’625 euro. Non si può più donare ma, fino a quando è risultato possibile, ogni versamento andava a favore del “Comitato nazionale elezioni movimento 5Stelle”. Di questo nessuno conosce la composizione, i membri, i criteri di spesa. Viene specificato “ogni spesa sarà documentata” ma finora nessuna voce è stata chiarita.
La giornalista di Repubblica Annalisa Cuzzocrea ha provato a porgere della domande allo staff di Grillo in merito alle spese sostenuto per lo Tsunami Tour: oltre cento date in tutta Italia con conseguenti spese per il camper, lo staff, i palchi. Questi i quesiti girati a Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto e collaboratore di Grillo: “Quanto costa il viaggio di Beppe? Chi lo paga? Sta anticipando qualcosa di tasca propria? Lo fa la Casaleggio Associati? Quando saranno pubblicate tutte le spese, come annuncia il sito? Quanto pensate di spendere? Per la vostra esperienza, il fund raising è sufficiente?”. Nessuna risposta è arrivata.
Il bilancio della Casaleggio –  Eccoci quindi alla questione centrale. A chi arrivano i guadagni derivanti dal blog di Grillo? Chi gestiste i fondi? Chi paga chi? Ebbene, se è certo che il merchandising venga incassato dalla Casaleggio (al momento dell’acquisto viene specificato che il pagamento è per “beppegrillo.it – Casaleggio Associati s.r.l), per la pubblicità possiamo confermare che avviene la stessa cosa. In realtà tra il manager milanese e il comico genovese si è costruito negli anni un rapporto simile a quello che Grillo intrattiene con suo storico agente. Se la Marangoni Spettacolo, infatti, (che annovera nella sua scuderia anche artisti del calibro di Piero Chiambretti e Renato Pozzetto), segue i tour e gli spettacoli da “comico”, per tutto ciò che è l’attività politica di Beppe, a fargli da angelo custode è la Casaleggio Assocati.
Le voci e le cifre nel dettaglio – Anche il bilancio 2011 dell’azienda del guru ci aiuta a fare chiarezza in questo senso. A fronte di ricavi per 1 milione 4mila euro, la Casaleggio spende 132mila euro per “materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci”, 179mila euro “per godimento di beni di terzi”, 314mila euro per i costi del personale e ben 787mila euro per “servizi”. Quest’ultima è la voce più corposa. Vista la sua attività, le spese più ingenti non possono che riguardare gli stipendi dei dipendenti e le attività collegate alle manutenzione dei server (vedere probabilmente alla voce “materie prime, sussidiarie, di consumo e merci” o piuttosto a “godimento di beni di terzi”). Com’è possibile allora che una società di servizi investa più della metà del suo bilancio proprio in… servizi? Non possibilità di dire cosa comprenda questa voce nello specifico. Quello che possiamo ipotizzare, però, è che proprio alla voce “servizi” vengano conteggiate le royalties che Casaleggio gira annualmente a Grillo. È infatti l’azienda milanese a sobbarcarsi i costi di tour e campagne, ad anticipare le spese, a incassare i ricavi e poi a girare a Grillo la sua parte in base agli accordi interni.
Chi lavora per chi? – Quello detto finora, va specificato, non risulta in alcun modo un reato. Impone però una riflessione politica. Innanzitutto rispetto alla reale gerarchia nel vertice del Movimento 5Stelle, ma non solo. Lo “staff” dell’azienda milanese scrive i post “di Grillo”, cura i social network del blogger e le pagine del Movimento. Se è inoltre Grillo a “lavorare” per Casaleggio, piuttosto che il contrario, sorgono dei dubbi sulla catena di comando. Chiediamo: non c’è il rischio che si delinei un conflitto di interessi? Le strategie politiche grilline rispondono in qualche modo al business della Casaleggio e alla sua necessità di “sviluppare i ricavi” online, o agli interessi del Paese e alle richieste di attivisti, cittadini e militanti? Quanto è libero Grillo, e quando lo sono i suoi eletti, rispetto a questa società privata?
Sicuramente la decisione di gestire un partito con fondi privati e non pubblici risulta coerente alla visione generale di Grillo e Casaleggio. Eppure, viene infine da chiedersi, è legittimo che ciò avvenga senza alcuna rendicontazione, nessuna procedura democratica, nessuna possibile co-gestione da parte dei militanti? È possibile che nel secondo partito italiano i compiti di segreteria politica e di tesoreria siano imposti da un manager e dalla sua azienda?
Sono domande di pubblico interesse. Che qua lasciamo “alla Rete”. Ma molto più interessanti e necessarie risulterebbero le risposte di Grillo e Casaleggio.
27 marzo 2013
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