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Lucio Salis e Elena Terekhova gestiscono questa raccolta fondi.

Ciao, mi chiamo Lucio Salis. Molti di voi mi ricorderanno come Mr. “Cappitto mi hai?“, il mio tormentone a Drive In: dividevo la scena con grandi amici e colleghi come i compianti Giorgio Faletti Gianfranco D’Angelo. Regalavo buonumore nei panni di un sardo bonario e dal cervello fino. Da allora, purtroppo, il vuoto: trentun anni di umiliazioni e porte chiuse, e tutto per essermi opposto a certe brutte dinamiche dell’ambiente; altrove, se siete curiosi, troverete facilmente informazioni a riguardo (su “Chi sono” nel mio blog: www.cappittomihai.com). Ho tenuto duro finché ho potuto e ho continuato, per quel che potevo, a fare il mio mestiere, con umiltà e pazienza: un film con Pupi Avati, uno con Piero Livi, un tentativo di rilancio a Zelig in anni più recenti; poi, circostanze indipendenti dal mio volere mi hanno richiamato nella mia Sardegna, bellissima quanto isolata. Non mi sono più rialzato.

Inattività forzata e depressione mi hanno lentamente e inesorabilmente minato nel fisico, finché cinque anni fa sono crollato: due infarti, flutter atriale, diabete mellito che ha indebolito di molto anche la vista, e un’insufficienza renale cronica al quarto stadio che mi ha costretto a lunghi e debilitanti periodi di dialisi. Come se non bastasse, due anni fa sono caduto malamente e ho quasi perso l’uso delle gambe: la sinistra è frantumata e piena di placche e chiodi. E vivere in un piccolo appartamento al settimo piano di un casermone popolare, di certo, non aiuta. 

È qui che chiedo il vostro aiuto. Io, mia moglie e mia figlia 22enne, anche lei finita in una clinica per depressione acuta, disturbi della personalità e tremori invalidanti: nonostante ciò fa il 1° anno di lingue all’università di Cagliari, ma è seguita da psicologa e psichiatra settimanalmente.  Possiamo contare solo su un piccolo assegno sociale, che basta appena per l’affitto. Avrei bisogno di terapie specialistiche, di un percorso fisioterapico che mi rimetta in piedi nei limiti del possibile; magari di un’automobile funzionante che abbia spazio per carrozzina e deambulatore (la mia antica Punto del 2004 è arrivata a fine corsa), per andare ai prelievi e alle visite, per l’elioterapia, banalmente per fare la spesa. Dopo anni in queste condizioni, la mia famiglia è fiaccata quanto me, materialmente e psicologicamente: poter allentare la pressione e tornare a una vita funzionale e dignitosa sarebbe il sollievo più grande.

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