Il delinquente Burlesquoni salvo grazie a una legge ad personam.

Salvo grazie a una legge ad personam.
L’EX PREMIER SEMPRE ASSOLTO? SI’, MA COL TRUCCO!

 CHE VERGOGNA IMMANE!

Le motivazioni della Cassazione sulla sentenza Mills: “Fu corrotto per proteggere il Cavaliere”. Le testimonianze reticenti del legale inglese, secondo i giudici, sono state determinanti per l’assoluzione del Cavaliere nel processo per le tangenti alla Guardia di finanza. Grazie alla quale lui ha potuto dipingersi come un “perseguitato” dalla giustizia

Riproponiamo l’articolo di Peter Gomez e Antonella Mascali, pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 22 aprile 2010, sulle
motivazioni della sentenza di Cassazione che ha mandato prescritto l’avvocato David Mills dall’accusa di essere stato corrotto da Silvio Berlusconi. Le motivazioni spiegano che Mills ha effettivamente commesso il reato. E che Berlusconi ha spuntato un’assoluzione al processo per le tangenti alla Guardia di Finanza proprio grazie alle dichiarazioni reticenti del legale inglese.

E adesso “restituitemi l’onorabilità calpestata”: questo scriveva Silvio Berlusconi in una lettera alCorriere , il 21 ottobre del 2001, ottenendo prontamente le scuse di Massimo D’Alema. Due giorni prima i giudici della sesta sezione della Cassazione lo avevano assolto “per insufficienza probatoria” nel processo per le mazzette versate dalla Fininvest alla Guardia di Finanza. E quel verdetto era così diventato la prova del complotto. L’attuale capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, aveva chiesto una “commissione parlamentare sull’uso politico della giustizia”. L’avvocato Carlo Taormina, allora sottosegretario, aveva domandato “l’arresto dei pubblici ministeri”. Mentre Maurizio Gasparri, oggi capogruppo degli azzurri al Senato, con la consueta moderazione si era limitato a parlare di una sentenza che era la dimostrazione della “persecuzione giudiziaria del premier su cui bisognerà fare piena luce”.

Con le motivazioni della Cassazione che hanno mandato prescritto David Mills, la luce è finalmente arrivata. Il complotto c’era, ma non era stato ordito dai magistrati di Milano. Il presidente del Consiglio quella celebre assoluzione, trasformata nel leit motif di tante interviste e di tante campagne elettorale, se l’era infatti conquistata a suon di mazzette. Perché davvero l’avvocato inglese David Mills, testimone chiave nel processo per le tangenti versate dal Biscione alle Fiamme Gialle, è stato corrotto con 600 mila dollari. E la sua deposizione reticente è stata decisiva per far ottenere a Berlusconi la patente di perseguitato. A dirlo sono le sezioni unite della Corte di Cassazione nelle motivazioni della sentenza, depositate ieri, con cui il 25 febbraio hanno confermato la condanna di Mills al pagamento di 250 mila euro di risarcimento dei danni allo Stato e, per soli tre mesi, hanno considerato prescritto il reato da lui commesso.

Nel documento si spiega come “il fulcro della reticenza di Mills… s’incentra in definitiva nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest, e non alla persona di Silvio Berlusconi, la proprietà delle società off shore” da lui create. E come questa bugia abbia avuto delle conseguenze importanti. I giudici del dibattimento Guardia di Finanza, si legge a pagina 27 delle motivazioni, erano infatti stati costretti “a procedere in via induttiva, con la conseguenza che proprio la carenza di prova certa sul punto aveva determinato, nel processo Arces ed altri (mazzette Fininvest, ndr), l’assoluzione di Silvio Berlusconi in secondo grado e, definitivamente, in sede di giudizio di Cassazione”.

La faccenda diventa più chiara se si va rileggere che cosa accadde. Berlusconi, allora accusato di quattro diverse tangenti alle fiamme gialle, insieme al direttore centrale dei servizi fiscali FininvestSalvatore Sciascia (poi condannato e oggi nominato parlamentare), esce con le ossa rotte dal primo grado. In appello però c’è il primo colpo di scena. Grazie alla concessione delle attenuanti generiche il Cavaliere ottiene la prescrizione per tre capi d’imputazione e viene assolto ai sensi dell’articolo 530 secondo comma ( la vecchia insufficienza di prove), da un quarto. Quello che riguarda una bustarella versata da Sciascia a una pattuglia che stava indagando sulla reale proprietà di Telepiù, la prima pay tv italiana, fondata proprio da Berlusconi.

Quei soldi infatti erano sì stati allungati nel 1994 perchè gli investigatori chiudessero gli occhi. Ed era altrettanto certo che se l’indagine avesse dimostrato come Berlusconi, attraverso una complicata rete di società off shore e prestanome, controllava la maggioranza dell’emittente, per lui il rischio di essere sanzionato con la revoca delle concessioni di Canale 5, Italia 1, e Rete 4, sarebbe stato altissimo. Ma dopo aver ascoltato Mills ai giudici di appello era rimasto un’incertezza: la “fittizia” intestazione delle quote di Telepiù a Berlusconi per loro, non era dimostrata al 100 per cento. Nella pay tv erano infatti presenti pure altre soci e quindi, almeno in via d’ipotesi, anche loro e potevano avere l’interesse a un indagine poco approfondita. Nel dubbio era così scattata l’assoluzione che, a cascata, aveva portato la Cassazione a pronunciarsi allo stesso modo sulle altre tangenti.

Oggi però la motivazione delle sezioni unite sul caso Mills rimette le cose a posto. E ricorda pure come il premier, solito ripetere “sono sempre stato assolto”, in realtà si sia salvato grazie alla prescrizione dalla condanna per i 21 miliardi di lire versati estero su estero nel 1991 all’allora segretario del Psi,Bettino Craxi. In attesa della minacciata riforma della giustizia, un bello smacco per un leader politico che ancora lo scorso 9 dicembre, davanti all’assemblea del Ppe, spiegava così la sua fin qui fortunata parabola giudiziaria: “In Italia solo una parte dei giudici sta con la sinistra, mentre i giudici soprattutto del secondo e terzo livello sono giudici veri come negli altri Paesi”. Oggi i “giudici veri” si sono pronunciati. Il leader del Pdl è uno che l’ha fatta franca. Pagando, s’intende.

BASTA CON QUESTE VERGOGNE!

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