Il suicidio della Minetti. Dalla LAP DANCE alla SLAP DANCE.

Minetti «scarica» l’avvocato Pesce: «Non ero allineata»

di Claudia Fusani

nicole minetti
Alla pattuglia dei delusi, anche se per tutt’altri motivi, si aggiunge l’avvocato penalista Daria Pesce. Fino a martedì è stata il combattivo e convincente difensore di Nicole Minetti, colei che ha preso in mano la situazione nel momento più difficile – in ottobre quando venne fuori la faccenda Ruby – e poi a gennaio quando è accaduto tutto il resto. Martedì mattina la giovane – e irriconoscente – Nicole s’è presentata al suo studio a due passi dal palazzo di Giustizia a Milano, è salita al quarto piano, s’è messa a sedere nel salottino con mobili dell’ottocento e ha detto: «Mi spiace Daria ma ti devo revocare l’incarico. Lo devo fare, sono in difficoltà».

La sera prima era stata a cena a villa Germetto di Lesmo, una delle residenze del

premier. E qui, ospite tra Daniela Santanchè e lo stato maggiore del partito – un parterre da cui Nicole temeva di essere stata estromessa per sempre – è stata convinta a lasciare quell’avvocato in favore di uno più in linea con Berlusconi, Pier Maria Coso già avvocato di Brancher.

La Pesce, signora dai modi spicci, a proprio agio nelle aule di giu- stizia come fosse casa sua, soprattutto ottima conoscitrice del Cava- liere e del giro Fininvest, da Confalonieri a Dell’Utri, non ha battito ciglio. «Me lo aspettavo – ha detto a Nicole – d’altra parte non mi sono mai allineata e non lo farò mai a certe pretese e punti di vista. Per quello che ti riguarda stai attenta e se avrai bisogno sai dove trovarmi».

La Minetti ha lasciato lo studio consapevole di fare un errore non fosse altro per i buoni rapporti che Daria Pesce ha sempre avuto con la procura e i pm, consuetudine che certo non guasta nella fase del processo. La consigliera regionale è stata l’unica a farsi interrogare dai pm di Milano titolari del Ruby-gate. «Tra me e Berlusconi c’è stata una storia d’amore. Io sono invaghita di lui, tra di noi c’è stata una relazione…» disse a fine gennaio ai pm Forno, Boccassini e Sangermano. Quell’interrogatorio è stata la prima di una lunga serie di mosse che Berlusconi e la sua difesa non hanno condiviso.

In questi mesi Daria Pesce ha rilasciato interviste in cui ha criticato, e non da oggi, la scelta del Cavaliere di difendersi dal processo e non nel processo. Così come ha suggerito ai co-imputati della Minetti, Lele Mora e Emilio Fede, di scegliere una linea di difesa comune evitando l’assurdo di negare ciò che invece è evidente. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la memoria difensiva trasmessa ai pm in cui Minetti, cioè Daria, scrive che furono Mora e Fede a portare Ruby ad Arcore. Evidenze già acquisite dall’indagine. «Quello che temo – ha confidato la Pesce ad alcuni colleghi – è che chiedano a Nicole di appiattirsi sulle posizioni degli altri. In questo modo lei, così giovane, ha solo da rimetterci. Ed è ciò contro cui ho sempre combattuto».

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