LA PSEUDOSINISTRA CHE ORMAI NON SI DISTINGUE DALLA PEGGIORE DESTRA.

Left alone. I tre segnali del disimpegno della sinistra sulla guerra in Ucraina

di Mario Lavia

NELLE ULTIME SETTIMANE DIVERSE ANIME DEL MONDO PROGRESSISTA STANNO MOSTRANDO MENO SOSTEGNO O ADDIRITTURA OSTILITÀ VERSO LA CAUSA UCRAINA. LA DIREZIONE DEL PD POTREBBE FERMARE QUESTA CODARDA TENDENZA PRENDENDO UNA POSIZIONE FORTE A FAVORE DI KYJIV, MA NON LO FARÀ.

È triste ma bisogna constatare che a sinistra l’impegno per la causa ucraina sta lasciando il posto al suo contrario. Al disimpegno, nel migliore dei casi. All’ostilità verso Kyjiv, nel peggiore. Peraltro qualche segnale di scarsa convinzione sembra vedersi anche nel governo italiano e in generale nell’Occidente (ieri richiamato all’ordine da Joe Biden) ma questo non giustifica alcune enormità che stanno avvenendo, o ri-avvenendo, tra i progressisti o centrosinistra o come si voglia dire.

Ecco qui tre fatti. Il primo riguarda un’ignobile iniziativa napoletana, la “Festa nazionale della Riscossa Popolare” (già il nome è tutto un programma) organizzata dal Partito dei Carc, che si è svolta nel capoluogo campano il 29 e 30 settembre. Il primo dei due giorni, durante un concerto dei 99 Posse (ignoravamo fossero ancora attivi), sono apparse le bandiere delle sedicenti repubbliche popolari filorusse di Donetsk e Lugansk: un oltraggio alla causa ucraina e un omaggio all’imperialismo russo. Gruppettari? Sì, ma non solo.

L’iniziativa è stata infatti patrocinata dall’Anpi, la storica associazione dei partigiani che negli ultimi anni ha preso una piega orribile, tra l’altro assumendo posizioni o esplicitamente filo-russe o come minimo estremamente ambigue. Forse è venuto il momento di aprire dall’interno un problema di minima coerenza morale con la propria storia.

Secondo flash, cui ha dato rilievo anche Linkiesta, l’incredibile garbuglio in cui si trovano i socialisti europei che ancora non hanno buttato fuori Robert Fico, il leader slovacco di dichiarata fede nazionalista e filoputiniana. Adesso i dirigenti del Partito democratico reclamano a gran voce la sua espulsione ma evidentemente per anni non si sono accorti del fatto che tra di loro sedesse un personaggio ostile ai valori liberali e democratici e segnatamente alla battaglia di resistenza del popolo ucraino.

Terza questione, la manifestazione della Cgil di sabato prossimo a Roma che tra i suoi innumerevoli punti inserisce quello «per la pace» senza ulteriori specificazioni e dando così via libera alla partecipazione di associazioni filoputiniane o quanto meno ambigue (come l’Anpi, appunto).

E dunque ci risiamo: anzi, adesso è anche peggio della piattaforma della manifestazione dal 5 novembre dell’anno scorso, quando la stessa Cgil organizzò un grande corteo cerchiobottista — con l’Ucraina ma senza fornire le armi, che è un modo obliquo per dire «avanti Mosca».

La storica parola d’ordine «per la pace» oggi non significa molto se non è accompagnata dalla esplicita solidarietà al popolo ucraino e dal sostegno attivo alla Resistenza: detta così, «per la pace», è uno slogan buono pure per Viktor Orbán e per lo stesso Cremlino. Sarebbe bello se Maurizio Landini invitasse i suoi militanti ad andare in piazza con le bandiere giallo-celesti dell’Ucraina, ma non succederà perché lui sa perfettamente che il suo popolo, o una sua buona parte, si è stancato di sostenere questa causa, se mai convintamente l’ha sostenuta, adagiandosi ora nel grande riflusso anti-ucraino che sta invadendo l’Occidente e l’Italia, essendo ormai una minoranza quella che ritiene che bisogna andare avanti fino a che Vladimir Putin sarà costretto a mollare le sue pretese imperialistiche.

È questo un discrimine preciso che segna l’identità della sinistra italiana in questo tempo difficile e che dovrebbe anche delimitare i confini delle sue alleanze, e qui un nome a caso: Giuseppe Conte, mai stato così anti-ucraino come in questa fase. Domani si riunisce la Direzione del Pd: ci sarà uno, anche uno solo, che si alzerà per chiedere: cari compagni, che ne dite se facciamo qualcosa per Kyjiv? Se promuoviamo un chiarimento nell’Anpi? Se correggiamo la piattaforma della Cgil? Se prendiamo le distanze da Conte (tra parentesi, ieri lestissimo a dare i suoi voti al contratto di servizio Rai voluto dalla maggioranza, a proposito di stampelle)? Previsione: non si alzerà nessuno. E tutto questo è molto triste.

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LaPresse

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