EnteroGELMINI: Beata Ignoranza

Polemica dopo la lettera dei dirigenti scolastici alle famiglie
“Scuole senza soldi? Basta far politica, se non siete capaci cambiate lavoro”
Gelmini attacca i presidi ribelli
“Chi non sa dirigere se ne vada”

La replica di Maria Coscia (Pd): “E’ fuori di senno, se ne vada lei”
di ANNA MARIA LIGUORI


Il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini

beata-ignoranza

ROMA – “Chi non sa dirigere cambi mestiere”. Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha commentato così la vicenda dei presidi del Lazio che hanno denunciato, in una lettera inviata alle famiglie, la carenza di fondi degli istituti scolastici. Sono state oltre 41.739 le lettere spedite da circa 300 presidi del Lazio aderenti all’Asal (Associazione scuole autonome del Lazio) per dare le cifre della scuola al collasso a causa dei tagli inferti dal governo: non ci sono i soldi per i supplenti (fondi ridotti del 40 %) né per le visite fiscali obbligatorie; da settembre non saranno più garantiti i servizi previsti per legge, come la copertura dell’ora alternativa alla religione. Ma la sortita del ministro non è piaciuta all’opposizione: “Che sia la Gelmini a cambiare lavoro”.

Il ministro però è stato chiaro: “A un dirigente scolastico – ha affermato la Gelmini – è richiesto di dirigere una scuola e io credo che debba assumersi oneri e onori. Deve finire l’abitudine a fare politica, a fare comunicazione, a scaricare sul ministero le responsabilità. Chi non sa dirigere, cambi mestiere. Chi lo sa fare vada avanti e risolva i problemi. Molte volte apprendiamo dai giornali i problemi che non ci vengono neppure segnalati. Io sono per la collaborazione ma anche per la corresponsabilità”.

Parole che hanno subito sollevato pesanti repliche. Primo fra tutti il capogruppo del Pd in Commissione Istruzione, Antonio Rusconi: “Oggi tocca ai presidi. Dal 1 settembre saranno i genitori a constatare le conseguenze dei tagli del duo Gelmini-Tremonti”.

Più duro il commento della collega di partito Maria Coscia secondo la quale il ministro Gelmini “è completamente fuori di senno e propone fantasiosi codici di condotta civica per cui ai presidi, differentemente dagli altri cittadini, sarebbero preclusi i diritti costituzionali di “impicciarsi della cosa pubblica””. E continua: “Su una cosa però la Gelmini ha ragione, chi non sa dirigere dovrebbe andare a casa. E allora, visto il disastro in cui il ministro ha gettato la scuola pubblica italiana, non sarebbe il caso che proprio lei cominciasse ad andarsene?”.

D’accordo con la Coscia i presidi aderenti alla Flc-Cgil: “Per la prima volta nella storia della Repubblica le scuole hanno dovuto fare i bilanci senza fondi per l’ordinario funzionamento; sono costrette a inviare visite fiscali anche quando non servono (su decisione del ministro Brunetta, ndr) e poi le devono pagare coi propri bilanci; vengono tagliate le risorse per i recuperi dei debiti scolastici; le istituzioni avanzano dal ministero più di 1 miliardo di euro per supplenze conferite e pagate con fondi diversi da quelli specificamente dedicati. Per non parlare del depauperamento di personale che la sua riforma sta provocando nel sistema scolastico. E il Ministro cosa fa? Non trova niente di meglio che attaccare i dirigenti scolastici perché denunciano questo stato di cose”.

°°° In pratica, questa solenne ignorante (che è corsa a comprarsi il dottorato a Reggio Calabria… più testona della “trota” Renzo Bossi) ha DEVASTATO la scuola pubblica e si permette anche, nella solita maniera ARROGANTE dei destronzi, di criticare chi nella scuola lavora da una vita! Ma la colpa NON è sua. La colpa è del mafioso berlusconi che l’ha messa lì. E sempre colpa di silvio berlusconi, noto pregiudicato, è stata quella di aver TOLTO la dicitura PUBBLICA sia dal ministero dell’istruzione che da quello della sanità. Perché? Ma perché si stanno rubando a quattro ganasce IL DENARO PUBBLICO per le scuole e le cliniche private degli amici degli amici! Quindi, se berlusconi e tremonti NON mettono benzina nella Ferrari di formula uno e Barrichello arriva ultimo… la colpa è del pilota. Capita l’antifona?

italietta1

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VERGOGNA!

Pessano, Oltre un terzo delle famiglie in difficoltà con i versamenti per la refezione
Bimbi senza mensa. «È uno scandalo»
Genitori in ritardo con le rette. Penati: paghiamo noi. Il provveditore: è un diritto. Il sindaco: non avevo scelta

MILANO – «La mensa? È una condizio­ne indispensabile». Per il prov­veditore Antonio Lupacchino non ci sono «né se né ma». Ed è chiaro: «Ai bambini va garan­tita una formazione educativa nella quale è compresa anche la mensa». E mentre il sindaco di Pessano con Bornago, Giusep­pe Caridi, resta sulle sue posi­zioni («I genitori se ne approfit­tano »), Filippo Penati, presiden­te uscente della Provincia, è di­sposto a pagare le rette fino al termine dell’anno scolastico, perché «non si possono lascia­re gli studenti a digiuno».

Le polemiche travolgono il Comune di Pessano. La Dus­smann service, società che for­nisce i pasti all’istituto com­prensivo «Daniela Mauro», d’ac­cordo con l’amministrazione, ha deciso di sospendere, da cir­ca dieci giorni, il servizio ai figli dei genitori che non pagano la mensa. Per adesso l’interruzio­ne riguarda 34 bambini, ma le famiglie non in regola sono 432, su 1.150. Alcuni sono italia­ni, gli altri stranieri. «Il proble­ma riguarda un po’ tutti», spie­ga rassegnato il preside Felice Menna. Per far fronte all’emer­genza gli insegnanti hanno de­ciso di rinunciare al proprio pa­sto a favore degli alunni cancel­lati dall’elenco mensa e che non possono tornare a casa per pranzo. Di fatto costretti al di­giuno. «Una scelta moralmente non accettabile», sottolinea Irene Aderenti, senatrice leghista e componente della commissio­ne Istruzione del Senato. Per Vittorio Agnoletto, «è in contra­sto con i diritti sanciti dalla no­stra Costituzione». E non solo. Perché al di là «della sommini­strazione del cibo», spiega An­tonio Marziale dell’Osservato­rio sui diritti dei minori, c’è in gio­co «il diritto allo studio che deve essere garantito a tutti. Nessuno escluso».

È questo il punto su cui ha insistito il prov­veditore. In una lettera al sinda­co ha ribadito la necessità di «sbloccare la situazione che è discriminatoria nei confronti dei bambini». Per Lupacchino «la morosità non è un proble­ma della scuola, ma riguarda so­lo genitori e amministrazione. Prima di tutto bisogna rispetta­re l’offerta formativa che, per il tempo pieno, comprende la mensa». Anche la Prefettura ha cercato «di fare pressioni». Per adesso, i risultati sono pochi. Già perché il sindaco indietro non torna. «Le regole devono valere per tutti — spiega Caridi —. Non sarebbe giusto andare a pesare sulle famiglie che han­no sempre pagato. Non possia­mo continuare con queste per­dite ». Il buco è di 50 mila euro fino a settembre 2008. Più altri 28 dall’inizio dell’anno:. «Abbia­mo provato a contattare i geni­tori in tutte le maniere. Questa è l’estrema ratio». Non tutti sono d’accordo.

Fi­lippo Penati parla di scelta «dra­stica e paradossale». Così surre­ale da intervenire per «garanti­re il servizio a tutti i bambini esclusi». Non sarà la Provincia a ripianare il debito, «perché quello spetta al Comune». Ma si cercherà «una soluzione con­divisa da tutti: impresa, ammi­nistrazione, famiglie e scuola». Un gesto di generosità per «sbloccare sia l’arretrato e sia il futuro». Anche se la preoccupa­zione principale rimangono i bambini. Perché «la mensa è una condizione indispensabi­le ».

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Benedetta Argentieri

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