Briatore, lo scemo del villaggio, invitato da un asino algherese ci spiega il turismo…

Lo ripeto da 40 anni: i politicanti sardi sono quasi tutti asini o ladri o entrambe le cose. Ora tocca a questo genio del sindaco di Alghero, cittadina in disfacimento… come tutto il resto della Sardegna, che invita una delle più grandi teste di cazzo del mondo per chiedegli una consulenza su come rilanciare il turismo. Come se io chiamassi antonio ricci per chiedergli come si scrive un copione o una battuta… Il geometra fallito e truffaldino, Briatore, ignorante come una capra, si precipita a scroccare qualche pranzo e pontifica, dall’alto della sua nullità, un mare di stronzate abnormi. Il sindachetto ciuco lo guarda come se fosse un oracolo e lo ascolta pure! In effetti, Flavio Briatore è un po’ un PERSONAGGIO MITOLOGICO: CORPO DA UOMO E TESTA DI CAZZO. ESATTAMENTE COME I SINDACI DI QUESTE CONTRADE.

La mia domanda è: come fanno a parlare di turismo le stesse persone che hanno ucciso il turismo?

Sarebbe come chiedere a Berlusconi di salvare l’Italia che lui stesso ha devastato. O  NO?

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“Speedy Gonzales” Speroni. Oltre i 316 km/h e si vanta!

“Speedy Gonzales” Speroni
Oltre i 316 km/h e la decenza

Quella che vedete nel video è un’auto lanciata a tutta velocità. Quello che la guida è un europarlamentare. Della Lega. E si chiama Francesco Speroni. Se il nome vi dice qualcosa è perché l’esponente del Carroccio qualche tempo fa proponeva di «sparare sui barconi dei clandestini», oppure, se avete il gusto per il kitch, magari avete incollato qualche volta gli occhi alle sue cravatte con impresse aquile, marmitte, pesci, statue della Libertà. Adesso Speroni torna a far parlare di sé per un’altra sua mania. Quella per l’alta velocità. «L’ultima volta sono arrivato, di tachimetro, a 316 km orari», dice. Guidava una Nissan GT-R e lo faceva in Germania, dove sui limiti sono molto più elastici che in Italia. E’ il suo nuovo record, ci tiene a far sapere Speroni. Che di limiti alla decenza, però, sembra non averne. «Vado veloce – ha detto, durante la trasmissione radio “Un giorno da pecora” – quando non c’è nessun altro. I rischi ci sono dappertutto: magari uno sta a casa sua, e gli viene il terremoto».
°°° Amici, l’asino che raglia così  è un ex cameriere. Uno così tonto che non l’hanno preso nemmeno a fare lo scopino. Grazie alle raccomandazioni, è stato assunto come cameriere sugli aerei e invidiava a morte i piloti. Ora che berlusconi ha sdoganato bossi e lo storpio ha miracolato lui, si ruba stipendi faraonici a Bruxelles (dove non ha mai lavorato un giorno, ignorante e incapace qual è) e corre come un pazzo a bordo di pericolosissime Nissan… pagate dai contribuenti italiani.
rutti
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P.TORRES.Ma il sindachetto beniamino scarpa, è un coglione o un asino incapace?

L’ultima delusione dei cassintegrati all’Asinara

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Se arrivi a Porto Torres e scendi verso il mare per il viale principale, non puoi non vederla: è una bandiera tricolore di 35 metri quadri, con la sigla del centocinquantenario dell’unità d’Italia, i numeri – 1-5-0 – in blu. Solo che a cucirla e ad affiggerla, sulla facciata della torre moresca simbolo degli operai della Vinyls (da 406 giorni sono in lotta per difendere il loro posto di lavoro), non è stato qualche ufficio del cerimoniale, ma Marisa, la madre di una famiglia di lavoratori dell’azienda chimica. Se vedi quella bandiera lo capisci subito: qui il tricolore ha quattro colori. Rosso, verde, bianco e rabbia. Rabbia per l’ultima beffa: cento milioni di euro promessi in pompa magna e che mancano all’appello

La Vinyls è uno dei cuori dell’industria chimica nazionale, una testa in Sardegna, una a Ravenna e un’altra a Porto Marghera. Ed è sull’orlo del fallimento, dopo un anno di impianti fermi, gestione commissariale, stipendi e casse integrazioni. Questa storia è stata forse la più forte, nell’anno in cui l’Italia è salita sui tetti, e lo è diventata per l’inventiva dei suoi lavoratori, che prima hanno occupato la torre aragonese di Porto Torres impavesandola con le bandiere, e poi l’isola dell’Asinara, inventandosi il “l’unico reality reale, purtroppo”. L’anno scorso l’Isola dei cassintegrati, ospitata da Michele Santoro, ha persino superato lo share dell’Isola dei famosi. All’inizio c’era una trattativa con una società araba, la Ramco, ma non se ne fece nulla.

Il ministro Claudio Scajola ebbe l’idea di dimettersi proprio il giorno in cui si sarebbe dovuto chiudere l’affare. Dentro la torre, istoriata con un’annata di carta stampata, fa bella mostra un foglio con le condizioni poste da quella società. Tutte disattese. E Scajola era così informato da collocare Porto Torres in un’altra provincia (“A Olbia”). Il suo successore, Paolo Romani è sbarcato sull’isola a dicembre tra grandi sorrisi e ha annunciato che c’era un nuovo compratore: la Gita holding. Una finanziaria svizzera, sconosciuta per tutti, ma credibile per il ministro: “Ho verificato di persona la sua attendibilità”. E poi una battuta destinata a non essere scordata: “Sarei davvero un pirla se venissi qui ad annunciarvi una cosa che non c’è, non trovate?”.

La trattativa ritorna sull’altalena. Il 10 febbraio gli operai capiscono che non si quaglia e danno un nuovo strappo. Tino Tellini, uno dei leader della protesta si imbraca come può, e sale con due compagni  – Emanuele Manca e Marco Olia – sopra una ciminiera del petrolchimico. Si sfiora il dramma. Il vento è forte, la struttura della canna fumaria è pericolante. Scuote la testa, oggi, Tino: “E’ stata una follia, ballavamo come fuscelli, avremmo potuto morire”. Ma sulla Nuova Sardegna quel gesto acquista un senso: “Romani si impegna, operai giù dalla torre”.

A metà febbraio sembra che il miracolo si stia per compiere: la Gita Holding firma un contratto preliminare d’acquisto. Entro due mesi provvederà a una capitalizzazione di dieci milioni di euro, pagherà gli stipendi, riavvierà gli impianti. Lieto fine? “Se non ne avessimo viste di tutti i colori – spiega Stefano Masperi, della Cgil – avrei pianto”. Ha fatto bene a non piangere. I due mesi scadevano venerdì scorso, e le banche hanno informato che i soldi promessi non sono arrivati. Altri due operai – Roberto Quartu e Alberto Tedde – sono tornati sulla ciminiera, questa volta imbullonati e con tanto di tenda canadese. Dopo due giorni interviene di nuovo il ministero: i soldi arriveranno. Ma per ora nessuna novità.

All’Asinara è rimasto un presidio simbolico: quello di Pietro Marongiu, affettuosamente detto “il tiranno”. Un anno e due mesi sono tanti: qualcuno si è trovato un lavoro, qualcuno ha litigato, sono stati scritti due libri, sono state fatte lezioni all’università sul caso mediatico, ci sono stati giorni meravigliosi come il primo maggio e delusioni feroci. Occupazioni dell’aeroporto, botte con la polizia, persino una spedizione a Porto Rotondo, per bruciare una bandiera delle Cayman contro gli evasori. Un anno e due mesi è un tempo che ti può distruggere la vita. Ma il grosso del gruppo dei lavoratori Vinyls è rimasto unito. Avevano piantato delle croci, sul prato davanti al porto, ora le hanno tolte e hanno messo una lapide feroce con Scajola: “Questa lapide è il simbolo della morte del lavoro a Porto Torres”. In città qualcuno ha persino affisso manifesti contro di loro, dicendogli di “tornarsene a casa”. L’ultima tegola è stato l’annuncio dell’Eni: “Entro ottobre chiuderemo anche il petrolchimico”.

Il sindaco Beniamino Scarpa mi parla dopo una lunga attesa: “Sa perché? Ho ricevuto i cittadini che chiedevano l’aiuto dei servizi sociali. Tutti. Ma ormai non basta nemmeno un pomeriggio”. Un tempo chiedevano lavoro. Adesso “ci sono madri che piangono e ti ripetono: mi faccia avere almeno una bombola del gas”. I due centri della Caritas sono intasati. Ormai è caduta la barriera del pudore. “Se non si avviano i lavori per la bonifica che sono promessi da anni, con 500 milioni di stanziamenti, ma mai autorizzati dal Ministero dell’Ambiente sarà una catastrofe”. E’ sera. I lavoratori dela Vinyls sono di nuovo nella torre, in una assemblea, l’ennesima, con dirigenti nazionali della Cgil. Tellini è breve, asciutto drammatico: “Si rischia una catastrofe sociale”. Tutti ad aspettare questi benedetti soldi. Che forse arrivano e forse no.  E il tricolore sventola di rabbia.

Il Fatto Quotidiano, 7 aprile 2011

°°° QUESTO SCARPA, il sindachetto, è un cambiacasacca inutile. Lo conosco da oltre 10 anni. Gli ho proposto un mio progetto che avrebbe azzerato la  disoccupazione e rilanciato l’economia di tutta la zona. Dopo che si è seduto sulla poltrona si è sempre negato al telefono. Bisogna spazzarla via questa manica di poltronisti inutile che hanno devastato la Sardegna da 60 anni!

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La tragica italietta di Berlusconi

Torino, immigrato fa arrestare rapinatori

la polizia lo denuncia: è clandestino

Un giovane asiatico è stato aggredito e derubato da tre romeni e poi li ha fatti catturare. Ma è stato incriminato in base alla nuova legge e multato per 5-10 mila euro

°°°  I tre aggressori, probabilmente, avranno una taglia in  premio o potranno partecipare  a qualche reality…come il loro collega  corona.

TRANQUILLO,  NON L’HO  DETTO  A  NESSUNO  CHE  SEI  BERLUSCONI… ANCHE  SE  DALLE  MINCHIATE  CHE  DICI  E  CHE  FAI,  SI  CAPISCE  CHE  SEI  UN  ASINO.

asino

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“Artisti” del cinema e del teatro… azz!

Anche gli artisti in agitazione
rinviato l’incontro pubblico

■ ■ Si muove anche il mondo
della Cultura. Alcuni artisti
cittadini del mondo del cinema
e del teatro avevano programmato
per stamattina
all’ex vetreria di Pirri una
conferenza stampa di protesta.

°°° Ragazzi, nientepopodimeno che artisti cagliaritani del “mondo del cinema e del teatro“. Oh beh! Non si scherza. Io già m’incazzo e, come a tutti i miei colleghi, mi viene l’orticaria soltanto a sentire la bestemmia del “mondo dello spettacolo“… I nostri sono MESTIERI, imparati faticosamente e maneggiati con cura e con amore. Non esiste nessun mondo dello spettacolo. O meglio, esiste ed è quello delle zoccole e dei tronisti senza cultura né mestiere. E’ il mondo dei lele mora, dei marcocarta, delle simone ventura, e delle maria de filippo. Ma torniamo a questi sedicenti “artisti cittadini”… Ne conosco alcuni e, credetemi, non li piglierebbe in considerazione nemmeno un regista di cresime e matrimoni. Ma in Sardistan hanno tutto in mano loro, grazie a qualche potente politicante imbottito di malaffare e cocaina. E non solamente a Cagliari (dove però circolano i soldi dei contributi pubblici). Ci sono malati di mente, imbroglioni, disadattati, che si spacciano per attori, registi, scrittori, un po’ in tutta l’isola: penso a Carbonia. Gente che ha letto a malapena tre libri sul cinema o sul teatro e IMMEDIATAMENTE fonda un’associazione, una compagnia, un centro di produzione, e subito si attaccano alla tetta dei contributi pubblici comunali-provinciali-regionali. Faccio questo mestiere da quasi cinquant’anni e non ho MAI conosciuto un “artista” sardegnolo che avesse non dico delle qualità o dei talenti, ma nemmeno l’umiltà e le palle per andare fuori qualche anno a IMPARARE! Poi sono stronzo io quando parlo di DESERTO CULTURALE… Solo qualcuna di queste scimmiette può pensare che io goda ad essere l’unico artista in Sardegna. Pensate a che potere contrattuale ho: loro rubano i soldi miei e dei figli, facendo mestieri di cui NON SANNO NIENTE, e io sono relegato tra i monti. Loro hanno distrutto un pubblico tra i più preparati d’Italia, coltivato con pazienza e passione dal sottoscritto, e io dovrò fare triplo lavoro – ORA – per convincere un pubblico asino che oltre alla merda (quella dei malati di mente) esiste anche la cioccolata: si somigliano, viste da lontano, ma prova a mangiarle! Che vergogna! Salvo Alfredo Barrago che fa l’illusionista, e due vecchi teatranti come Mario Faticoni e Tino Petilli che, se avessero mai conosciuto un regista, sarebbero diventati davvero bravi.

L’ARTE MORTIFICATA IN SARDISTAN

corona

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