Ergastolo all’ex dittatore Videla, 85 anni. °°° SILVIOOO! Stai pronto!

Ergastolo all’ex dittatore Videla
“Provocò la morte di 31 detenuti”

L’ex dittatore argentino Jorge Rafael Videla, 85 anni, responsabile del golpe compiuto nel 1976 è stato condannato all’ergastolo da un tribunale di Cordoba per la morte di 31 detenuti. Videla dovrà scontare la pena in un carcere non militare

°°° Silvio, stai pronto!

ITALIAN-PREMIER-BERLUSCONI-AFTER-SWINE

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I deliri del vecchio boss alle corde

Silvio Berlusconi, dopo aver passato la sua vita a delinquere, rubare, trafficare sporco, corrompere, riciclare, eccetera, ora si sente quasi appagato  finanziariamente, ma sa benissimo che – perduto il potere, anzi… lo strapotere dittatoriale, per lui ci sono le manette pronte. Troppi i reati commessi, troppo abbietti, troppo scoperti. E dunque?

“Farò come nel ’94: tutte facce nuove e giovani. Mi presenterò agli italiani come il campione del rigore etico. Utilizzando le urne come il lavacro della “nuova Tangentopoli. Le prossime liste le farò io personalmente – ha avvertito – farò piazza pulita. Ricandiderò solo una dozzina dei deputati e senatori uscenti. Tutti gli altri saranno “esordienti”  e lo stesso farò per i vertici del Pdl.”

 Convinto, nella sua coglionaggine presuntuosa, che gli italiani siano come i suoi sguatteri: una immensa marea di teste di cazzo.

Naturalmente, se si votasse domani, e se ci fosse una informazione corretta, oppure… tiè… se ci fosse un barlume di democrazia  e lui si presentasse in tv per dei veri faccia a faccia coi suoi avversari (come fece una sola volta con prodi e ne uscì a pezzi), è scontato che Silvio Berlusconi non piglierebbe nemmeno i voti dell’Udc.
Si sta mangiando i gomiti.  La fiction  è  finita malissimo.

Il suo fasullo castello di carte perde i pezzi e un vento di verità gli sta portando via le carte. Sa che la fine è  dietro l’angolo. Sa di aver dimostrato ancora una volta la sua pericolosità  al potere: pensando come sempre esclusivamente a non andare in galera, fottendosene dei sogni e dei bisogni degli italiani. Sa che le “case del miracolo” in Abruzzo sono una patetica messa in scena, brutte, già cadenti, dove non funziona niente, dove i mobili Aiazzone sono già sgangherati e n0n c’è una tubatura che non perda o che non sia scoppiata. Mentre le macerie dell’Aquila sono ancora lì e… la gente lo sa. Il trucco è stato scoperto.

Sa che l’Italia è alla fame, che le famiglie vanno da un anno a rovistare nei cassonetti delle città mercato, dopol’ora di chiusura, o fanno le file alla Caritas. Sa che l’immondezza ha sommerso la “sua” Sicilia, che la Napoli di tre anni fa, al confronto, era il Paradiso Terrestre. Sa di aver sfasciatotuttolo sfasciabile, insomma, e sa che  i suoi mille programmazzi propagandistici nelle tv di merda non li guarda quasi più nessuno. I nodi vengono al pettine, uno dopo l’altro. E non ècon l’ennesima operazione di maquillage che potrà risolvere a suo vantaggio questa devastazione galoppante. Non più…

Ma soprattutto sa che non vincerebbe mai più nemmeno se candidasse tutti boys scout e mignottine di 18 anni. Sa anche che non può oltrepassare un limite: quello che riguarda gli “amici di sempre”. Quel gruppo di persone che rappresentano il centro dei suoi successi imprenditoriali e politici.

Quelli che, se parlano, gli fanno dare cinquecento ergastoli.

b.dimettitiiii

 

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Luigi Cesaro, amico di Burlesquoni e della camorra

Il boss disse: date a Cesaro
di Gianluca Di Feo e Emiliano Fittipaldi
Il re dei rifiuti accusa il coordinatore campano del Pdl: lo vidi incontrare il capoclan. E parla di un patto segreto tra il deputato e i casalesi

immon

Una gigantesca zona grigia, dove diventa impossibile distinguere i confini tra camorra, imprenditoria e politica. I verbali di Gaetano Vassallo, l’imprenditore che per vent’anni ha gestito il traffico di rifiuti tossici per conto dei boss casalesi, vanno al cuore del patto criminale che ha avvelenato una regione. Descrivendo accordi inconfessabili che sostiene di avere visto nascere sotto i suoi occhi. Una testimonianza che chiama direttamente in causa i vertici campani di Forza Italia, quelli a cui Silvio Berlusconi ha affidato proprio la pulizia di Napoli. Oltre al sottosegretario Nicola Cosentino, uomo forte del Pdl nella regione, il gran pentito dei rifiuti ha accusato anche il coordinatore del partito, l’onorevole Luigi ‘Gigi’ Cesaro. Un ex funzionario della Asl di Caserta che si sarebbe conquistato la simpatia personale del Cavaliere bombardandolo con spedizioni settimanali di mozzarella di bufala: 20 chili per volta. “Silvio mi ha detto: ”Gigi, la tua mozzarella la mangio perché so che i tuoi amici la fanno con cura. E non ti farebbero mai un torto'”.

Il parlamentare, secondo il collaboratore di giustizia, sarebbe stato “un fiduciario del clan Bidognetti”: la famiglia di Francesco Bidognetti, detto ‘Cicciotto ‘e Mezzanotte’, il superboss condannato all’ergastolo in appello nel processo Spartacus e che assieme a Francesco ‘Sandokan’ Schiavone ha dominato la confederazione casalese.

Vassallo riferisce ai magistrati le rivelazioni di due pezzi da novanta della cosca casertana: “Mi spiegarono che Luigi Cesaro doveva iniziare i lavori presso la Texas di Aversa e che in quell’occasione si era quantificata la mazzetta che il Cesaro doveva pagare al clan. Inoltre gli stessi avevano parlato con il Cesaro per la spartizione degli utili e dei capannoni che si dovevano costruire a Lusciano attraverso la ditta del Cesaro sponsorizzata dal clan Bidognetti”.

Frasi di seconda mano? Il collaboratore di giustizia dichiara di essere stato testimone diretto dell’incontro tra il parlamentare e Luigi Guida, detto ‘o Drink, che tra il 1999 e il 2003 ha guidato armi alla mano la famiglia Bidognetti per conto del padrino detenuto. “Io mi meravigliai che il Cesaro avesse a che fare con Guida…”. Quello che viene descritto è un patto complesso, che coinvolge i referenti di più partiti e i cassieri di più famiglie camorristiche. L’affare è ricco: la riconversione dell’area industriale dismessa dalla Texas Instruments in una zona ottimamente collegata. Una delle storie della disfatta tecnologica del Sud: nonostante l’accordo per il rilancio, nel 1999 lo stabilimento viene venduto a una immobiliare di Bologna e chiuso, con la mobilità per 370 dipendenti. Poi nel 2005 la ditta del fratello di Cesaro ottiene il permesso per costruirvi una nuova struttura industriale. Ma nulla nei piani dei Cesaro assomiglia a una riconversione produttiva. Infatti l’anno scorso parte il tentativo di cambiarne la destinazione, bloccato dalla protesta di opposizione e cittadini. La zona resta inutilizzata ma strategica: tra poco vi sorgerà una fermata del metrò. E dieci giorni fa è stato presentato un altro progetto, che avrebbe forti sponsor in Regione, per farvi nascere negozi e parcheggi.

Ancora più lucrosa sarebbe stata la trasformazione dei poderi di Lusciano, un paesone incastonato tra Caserta e Napoli, in aree industriali, dove poi insediare aziende possedute dai padrini. Un ciclo economico interamente deviato dal potere della criminalità, che deforma il territorio e il tessuto imprenditoriale grazie al controllo assoluto delle amministrazioni locali e alla disponibilità di capitali giganteschi. Tra i protagonisti delle deposizioni anche Nicola Ferraro, businessman dei rifiuti e leader casertano dell’Udeur, tutt’ora consigliere regionale nonostante un arresto e le accuse di vicinanza alla famiglia di ‘Sandokan’ Schiavone: “Nicola Ferraro era il garante politico economico ed era colui che coordinava l’operazione, mentre il Guida era quello che interveniva al Comune di Lusciano direttamente sul sindaco e sull’ingegnere dell’ufficio tecnico per superare i vari ostacoli. Chiaramente molti terreni agricoli prima di essere inseriti nel nuovo piano regolatore venivano acquistati dal gruppo Bidognetti a basso prezzo dai coloni e intestati a prestanome”. Poi il racconto entra nei dettagli: “Il Ferraro aveva il compito di cacciare i soldi per conto del gruppo Bidognetti per liquidare i coloni. Una volta divenuti edificabili, i lotti venivano assegnati a ditte di persone collegate al clan, quali l’azienda di Cesaro, che in cambio dell’assegnazione versava una percentuale al clan”.

°°° Bene, amici, tutti noi (e il mondo intero) sappiamo che anche questi disastri in Campania sono stati architettati d Mafiolo per il tornaconto suo personale e della malavita che lo tiene in piedi. Napoli è sempre stata amministrata molto meglio di qualunque città in mano alla destra e non è mai stata sommersa dall’immondezza. Almeno non da quando ci sono stati Bassolino e la Jervolino, pur con i loro peccati veniali. Poi, certo, con la malavita e TUTTI I MEDIA IN MANO si è potuto “creare il caso”. Ma il caso era inesistente, almeno quanto “l’emergenza sicurezza” che OGGI esiste, ma prima non c’era assolutamente. Dedico questo blog a tutte le scimmiette decerebrate (vero Debora?) che col loro voto sostengono le mafie e però pretendono di insegnarci a vivere

imm1gigante,zona,grigia,

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