Italietta mafiosa

La dirigente ha denunciato tutto ai magistrati, ora vive sotto scorta.

L’eroina che sventò la truffa all’Inps

Mogli, cognati, sorelle, fratelli, cugini, parenti e amici di uomini di rispetto si spacciavano per braccianti agricoli senza esserlo

C’ è una piccola grande donna da proteggere, in Calabria. Una donna che sta rischiando grosso per aver fatto

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TROIAIO

(Dagospia)

DALL’ORGIA DEL POTERE AL PANICO. I POLITICI SOTTO L’OSSESSIONE DELLO SPUTTANAMENTO – DAI LIBRI AI GIORNALI WEB SERPEGGIANO RIVELAZIONI DI AMANTI SADO E DI MINISTRI MASO – “SI ABBASSÒ I PANTALONI E MI CHIESE DI SCULACCIARLO. MI MOSTRÒ ALCUNI “ATTREZZI”” – “LA MAIALITÀ SENILE È ENIGMA E DRAMMA MASCHILE. PIÙ PER DISPERAZIONE CHE PER VIZIO” –

b-fischi

Dalla satiriasi alla penitenza? Ieri, il Giornale di famiglia è stato l’unico a gridare in prima pagina l’ultima notizia sul Cavaliere di Palazzo G: «Le vacanze? Le passerò nella caserma del G8». Tanta enfasi è stata commentata in modo crudo da un berlusconiano di corte:

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Fatevi due risate, senza cannoli

Stipendio di Obama inferiore a quello di deputati siciliani

L’emolumento annuale del Presidente degli Stati Uniti d’America ammonta a 400.000 dollari più i benefits. Lo Stato della California, che vanta un prodotto interno lordo fra i più alti del mondo (settimo posto), concede al governatore, Arnold Schwarzenegger, 162.598 euro lordi l’anno, un poco più della metà gli altri governatori statunitensi (88 mila euro circa).

I consiglieri delle assemblee legislative italiane superano abbondantemente queste cifre. In Sicilia, per esempio, le istituzioni sono molto più generose sia nei confronti dei deputati regionali, quanto verso i Presidente dell’Assemblea e della Regione. Antonio Stella, autore della Casta, riferisce che il presidente della Provincia autonoma di Bolzano Luis Durnwalder, porta a casa 320.496 euro lordi l’anno, circa 36.000 euro più del presidente degli Stati Uniti.

Le spese correnti di Palazzo Madama, nel 2008, sono salite di quasi 13 milioni rispetto al 2007 per sfondare il tetto di 570 milioni e mezzo di euro, annota diligentemente Stella. “Un’enormità: un milione e 772.000 euro a senatore”.

Grazie al parametro con il Senato le spese dell’Assemblea regionale siciliana seguono la stessa sorte, o quasi.

La lievitazione della spesa nei Palazzi delle istituzioni è stata stimolata anche

Dalle nuove pensioni, o vitalizi, assegnati ai 57 parlamentari che non sono stati rieletti. 7.251.000 euro sono stati concessi generosamente agli ex senatori a titolo di «assegni di solidarietà». Così piangono con un solo occhio.

Si può dubitare di tutto nei Palazzi, ma non della solidarietà: su questa non si transige. Clemente Mastella ha ricevuto un «assegno di reinserimento nella vita sociale» di 307.328 euro, Armando Cossutta 345.600 euro, Alfredo Biondi 278.516, Francesco D’Onofrio 240.100.

E questo al senato. Quanto alla Camera, è ancora Stella a farcelo sapere, non sono stati da meno in quanto a solidarietà verso i colleghi. Angelo Sanza ha ricevuto una specie di premio di consolazione, consistente in un accredito bancario di 337.068 euro oltre al vitalizio mensile di 9.947 euro per dieci legislature “teoriche”. Grazie alle consultazioni elettorali anticipate, infatti, gli anni di attività dei parlamentari sono di gran lunga inferiori.

“Il verde Alfonso Pecoraro Scanio, andato a riposo a 49 anni appena compiuti con gli 8.836 euro al mese che spettano a chi ha fatto 5 legislature pur essendo stato eletto solo nel 1992: 16 anni invece di 25. Il democratico Rino Piscitello: 7.958 euro per quattro legislature nonostante non sia rimasto alla Camera 20 anni ma solo 14”.

Quirinale, Senato, Camera, Corte costituzionale, Cnel e Csm costavano tutti insieme nel 2001 un miliardo e 314 milioni di euro saliti in cinque anni a un miliardo e 774 milioni. Nel 2007 gli organi istituzionali italiani sono costati un miliardo e 945 milioni. Nel corrente anno è stato calcolato che la cifra aumenterà, alla faccia del taglio alle spese della politica, raggiungendo la cifra di un miliardo e 998 milioni. (Quel dispettoso di Stella avverte che la regina Elisabetta ha tagliato del 61 per cento le spese).

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha deciso una svolta di buonsenso al Quirinale, adottando alcune misure che potrebbero avere il valore di una moral suasion “forzata”.

Il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, ha scritto al ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che il Quirinale non utilizza la possibilità di adeguare il suo bilancio al tasso dell’inflazione. La qualcosa significa che taglia le spese, una decurtazione consistente di 10 milioni e 456 mila euro nel biennio 2010-11.

«Il deciso ridimensionamento delle previsioni del fabbisogno, comunica il segretario generale del Quirinale, è stato reso possibile dal programma di contenimento della spesa, in ogni sua componente, avviato su impulso del Presidente per concorrere al risanamento dei conti pubblici ».

La riduzione delle spese è stata ottenuta attraverso il turn-over, la riduzione del personale distaccato e comandato, la cessazione dell’allineamento automatico delle retribuzioni a quelle del Senato e una riorganizzazione amministrativa.

Scostandosi dal parametro con il Senato e decidendo una piana autonomia amministrativa nella contrattazione con il personale, i risparmi potranno essere mantenuti. Altra novità, l’aggiornamento periodico sul sito internet del Quirinale delle informazioni sulle spese correnti.

Il parametro con il Senato è stato finora mantenuto dall’Assemblea regionale siciliana con il Quirinale. Le scelte di Napolitano lasciano il Parlamento regionale come unica istituzione che lo utilizza.

Siccome ci troviamo alla vigilia della presentazione del bilancio interno dell’Assemblea, presto sapremo che cosa faranno in Sicilia, sia sul fronte dei tagli alla spesa per la politica e le istituzione quanto sul fronte della trasparenza. Una materia che vede in coda il Parlamento regionale.

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Siamo (Pdl) la vergogna d’Europa

europarlamento
Italiani a Strasburgo: assenze record
Tra i 20 peggiori metà sono «nostri»
La ricerca (privata) di un assistente parlamentare. Basse anche le presenze in commissione

di GIAN ANTONIO STELLA

L’onore dell’Italia in Europa lo salva un tedesco. Si chiama Sepp Kusstatscher, è sudtirolese, fa parte del gruppo dei Verdi e su 270 sedute plenarie ne ha bucate 2. Evviva. Su gran parte degli altri è meglio stendere un velo. Basti dire che tra i primi cento eurodeputati più presenti a Strasburgo i nostri sono 3. Meno di un terzo dei tedeschi e degli inglesi, un quinto dei polacchi. In compenso, sono nostri 10 dei 20 più assenteisti. Da arrossi­re. I dati sono stati raccolti da Fla­vien Deltort, un giovane assisten­te che, dopo avere lavorato in pas­sato con Marco Pannella, si è mes­so cocciutamente a raccogliere uno dopo l’altro tutti i documen­ti ufficiali a disposizione. Con l’in­tento di metterli on-line.
Un lavo­ro certosino. Interminabile. Deci­so per supplire alla riluttanza di­mostrata dall’Europarlamento nel fornire i dati che potrebbero consentire ai cittadini dell’Unio­ne di vedere come lavorano i loro rappresentanti a Bruxelles e a Strasburgo. Riluttanza confermata nell’otto­bre scorso quando il radicale Mar­co Cappato chiese ufficialmente, per avere infine un panorama chiaro, le tabelle delle presenze di tutti gli europarlamentari. Richie­sta respinta dal segretario genera­le Harald Rømer, che gli spiegò: lei, come deputato, può chiedere solo i dati suoi. E basta: «Non esi­ste alcun documento consolidato che riporti il numero totale di pre­senze per Deputato alle diverse riunioni ufficiali» e il regolamen­to «non obbliga in alcun modo le Istituzioni a creare documenti per rispondere ad una richiesta». Una scelta da più parti contesta­ta. E corretta tre mesi fa, nelle in­tenzioni, dal voto di una risoluzio­ne presentata dallo stesso Cappa­to e approvata dall’assemblea a larga maggioranza: 355 a favore, 18 astenuti e 195 contrari, tra i quali quasi tutti i membri del Po­polo delle libertà. Si trattava solo di una dichiarazione d’intenti. Ma esplicita: impegnava infatti l’assi­se continentale a «varare, prima delle elezioni europee del 2009, un piano d’azione speciale per as­sicurare sul proprio sito web, ad esempio nel quadro dell’iniziati­va e-Parlamento, una maggiore e più agevole disponibilità di infor­mazioni ».

Ci si arriverà davvero? Difficile. Anzi: ormai, agli sgoccio­li della legislatura, sembra pratica­mente impossibile. Peccato. Perché solo quei dati ufficiali potrebbero spazzare via polemiche, contestazioni e accu­se di assenteismo e «fannulloni­smo » che si trascinano da anni un po’ in tutti i paesi. Ma soprat­tutto in Italia. Basti ricordare, tra i tanti, lo studio dell’Università tedesca di Duisburg che nel 2004 accertò co­me nella legislatura che si chiude­va, la presenza italiana alle sessio­ni di voto fosse stata del 56,2%, contro l’80,9 dei greci o l’ 82,5% dei tedeschi. Capiamoci: non c’è stata occa­sione in cui i dati siano stati ac­cettati senza rivolte corali. «Non contano le presenze alle assem­blee plenarie, conta il lavoro in commissione!». «Non conta il nu­mero degli interventi in aula, conta il loro peso politico!». «Non contano le interrogazioni in aula, contano i risultati che si ottengono magari con un solo dossier!». Per carità, osservazio­ni legittime. Come è legittima la prudenza nel maneggiare lo stu­dio dal quale attingiamo i dati di oggi. La sostanza delle cose, pe­rò, è inequivocabile. Prendiamo il lavoro nelle com­missioni. I deputati che ne fanno parte possono provare la loro pre­senza mettendo la firma su due diversi registri: quello della com­missione o quello generale. Ma tra i due c’è una differenza sostan­ziale. Il primo è pubblico e con­sultabile (con un po’ di pratica) da tutti, il secondo no: segreto.

Ri­sultato: ogni parlamentare becca­to con un numero di presenze basso può sempre cavarsela giu­rando di avere partecipato molto più di quanto risulti. Anche a prendere i numeri con le pinze, però, ci sono domande che non trovano risposta. Come è possibile che pur avendo l’Italia un decimo dei seggi europei (78, come la Francia e la Gran Breta­gna: solo la Germania coi suoi 82 milioni di abitanti ne ha di più: 99) ci ritroviamo con soli 6 rap­presentanti nella classifica dei 250 più presenti nelle varie com­missioni? Come mai possiamo schierare solo Vittorio Prodi (345 presenze), Umberto Guidoni (270), Patrizia Toia (255), il solito Kusstatscher (195), Pia Elda Loca­telli (192) e Pasqualina Napoleta­no (155) per un totale appunto di sei parlamentari contro 13 del­l’Olanda (che ha poco più d’un terzo dei nostri seggi), 22 della Spagna, 26 della Gran Bretagna e addirittura 49 della Germania? Gli italiani che in questa legislatu­ra fino al 31 dicembre scorso si so­no avvicendati sulle 78 euro-pol­trone (una girandola pazzesca, frutto del disinteresse che la no­stra classe politica prova nei con­fronti dell’Europa, vista troppo spesso soltanto come fonte di sti­pendi e prebende e benefit spetta­colari) sono stati 109: è un disgui­do se solamente 25 risultano fra i 500 (cinquecento!) deputati più presenti nelle commissioni?

È un disguido se su 921 euro-deputati transitati per Strasburgo in que­sta legislatura (anche negli altri paesi capita che alcuni scelgano di abbandonare, sia pure molto meno che da noi) quelli che risul­tano oltre la 800esima posizione sono addirittura 37 e oltre la 900esima ben 9? Quanto alle pre­senze alle sedute plenarie, come dicevamo all’inizio, la situazione è forse ancora più pesante. Non solo abbiamo solo tre parlamenta­ri (Kusstatscher, Francesco Ferra­ri e Pasqualina Napoletano) tra i primi cento più assidui ma ne ab­biamo soltanto 10 tra i primi tre­cento. Contro 17 spagnoli (che hanno ventidue seggi in meno), 25 britannici, 39 tedeschi. In com­penso dominiamo le posizioni di coda, quelle oltre il 900esimo po­sto, con Fabio Ciani, Gianni De Michelis, Gian Paolo Gobbo, Ar­mando Veneto, Alessandra Mus­solini, Rapisardo Antinucci, Pao­lo Cirino Pomicino, Raffaele Lom­bardo, Adriana Poli Bortone e Um­berto Bossi. Qualcuno, come ad esempio Pomicino e Bossi, può invocare problemi di salute. Altri no. «Pesati» i valori massimi e i va­lori minimi, i più presenti e i più assenti, i più loquaci e i più muti, i più attivi nel presentare interro­gazioni e i più pigri, le tabelle of­frono anche una specie di classifi­ca finale. Da cui viene fuori che, tra i primi cento deputati euro­pei, ne abbiamo otto. Con in te­sta, unica tra i primi dieci, Luisa Morgantini. Può bastare, insieme con la presenza di un po’ di «me­diani » che fanno dignitosamente il loro lavoro, per consolarci?


°°° Peoprio i destronzi nostrani, c’era da stupirsene? sono i più fannulloni e i più magnaccia d’Europa. Buoni solo a sparare cazzate e a rubare stipendi e mazzette. E adesso Mafiolo prepara un’ennesima infornata di zoccole ignoranti, che servno solo da sollazzo per qualche potente impotente. Come al solito. Spero che le puttane di professione di stanza a Strasburgo e a Bruxelles si oppongano clamorosamente alla concorrenza sleale.BLEAH!

EUROPA SEDE

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