Oltre 50% disoccupazione giovanile, ma da queste parti CHI HA VOGLIA DI LAVORARE?

Siamo pronti col giornale da sei mesi e non abbiamo ancora trovato uno straccio di account pubblicitario. I pochi giovani che vogliono lavorare cercano un improbabile “posto fisso”, io direi UNO STIPENDIO FISSO, ma voglia di mettersi in gioco e di lottare ne hanno poca. Alla loro età avevo già capovolto il mondo e avevo tre figli e una bella casa a Milano. Mah…

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I delirii sul caso Ciancimino. Il Giornale e Libero (due testate, due ossimori)

Marco Travaglio per Il Fatto

Proseguono, nel quadro della progressiva abrogazione della logica aristotelica, i delirii sul caso Ciancimino. Il Giornale e Libero (due testate, due ossimori) spacciano la seguente leggenda: Ciancimino si sveglia un mattino di tre anni fa e decide di migliorare la sua qualità della vita fabbricando calunnie su premier, ministri e alti funzionari della Prima e della Seconda Repubblica accusandoli di aver trattato con la mafia e corre a consegnarle alla Procura di Palermo.

DellUtri e Berlusconi Travaglio e PM Ingroia sotto l’ombrellone – Da Panorama

I bocconi più prelibati sono ovviamente B. e Dell’Utri che lui, sempre per vivere meglio, getta in pasto alle toghe rosse (com’è noto, infatti, chi accusa B. e Dell’Utri fa un carrierone). I pm, per tre anni, prendono tutto per oro colato, fiancheggiati da stampa e tv (notoriamente in mano alle sinistre).

Poi arriva la Scientifica, scopre che uno dei documenti è taroccato, dunque lo sono anche tutti gli altri, ergo non c’è stata alcuna trattativa Stato-mafia, quindi B. e Dell’Utri con la mafia non c’entrano. Fine della storia, applausi di Cicchitto & Gasparri.

Per chi eventualmente fosse interessato ai fatti, le cose sono andate in tutt’altro modo. Nel 2005 Ciancimino jr. compare per la prima volta davanti alla Procura di Palermo (allora retta da Grasso e Pignatone), che lo indaga per aver riciclato il tesoro di don Vito, gli sequestra 64 milioni, gli perquisisce le case e lo intercetta per due anni (2003-2005).

Berlusconi nel con Marcello DellUtri TRAVAGLIO SANTORO

In alcune telefonate Massimo parla di soldi da versare ad alcuni parlamentari siciliani (Vizzini, Cuffaro, Cintola, Romano), ma i nastri finiscono in un cassetto, nè trascritti né inviati al Parlamento per l’autorizzazione. Sempre al telefono, con la sorella Luciana, Ciancimino parla di un assegno di 35 milioni di lire che Berlusconi staccò nei primi anni 80 a don Vito, il quale lo conservava gelosamente in una “vecchia carpetta”.

Ma anche sull’assegno la vecchia Procura pare poco o nulla interessata: nessun’indagine, solo una domandina su 150 pagine di verbali. Stragi? Trattative? Nessuna domanda. In casa Ciancimino, i carabinieri dimenticano di aprire la cassaforte, visibile a occhio nudo: peccato, perché conteneva sia il papello sia l’assegno di B.

Don Vito e Massimo Ciancimino

I militari trovano però, fra le carte di don Vito custodite dal figlio, “parte di foglio A4 manoscritto contenente richieste all’on. Berlusconi per mettere a disposizione una delle sue reti televisive”. Ma nemmanco su quello Ciancimino viene interrogato, anzi il documento scompare dagli atti del suo processo. Nel dicembre 2007 la svolta. Ciancimino racconta a Nuzzi di Panorama (direttore Belpietro) il suo ruolo nella trattativa fra il Ros e il padre e lamenta che nessuno l’abbia mai sentito sul punto.

Don Vito Copertina – Ciancimino – La Licata

La nuova Procura (retta ora da Messineo) lo convoca subito: lui conferma e aggiunge molto altro. Ma solo quando consegna il “papello” e altre carte autografe del padre si ha la prova che la sa lunga. Poi arrivano i Martelli, Ferraro, Violante, Conso a confermare con i loro tardivi ricordi ciascun tassello di un mosaico iniziato dieci anni prima da Brusca e dagli stessi Mori e De Donno.

Intanto una fonte avverte i pm in casa Ciancimino i carabinieri trovarono molto più di quanto risulti. Ed ecco saltar fuori dal fondo di uno scatolone l’appunto su B: l’autore (Provenzano o don Vito per suo conto) promette appoggio elettorale a B. in cambio di una tv e minaccia, in caso contrario, un “triste evento”.

Chan Chi Min – Ciancimino – Il Riformista

I pm richiamano Massimo e gli sventolano il foglio sotto il naso. Lui sbianca, piange, trema, mente, poi è costretto a vuotare il sacco: una corrispondenza fra Provenzano e B. fra il 1992 e il ’94 e una serie di carte del padre su B e Dell’Utri, che non fanno che confermare quanto già si sapeva sui rapporti mafiosi dei due.

VITO CIANCIMINO SCARCERATO DALL’UCCIARDONE – CON IL FIGLIO MASSIMO

Carte ritenute autentiche dalla Scientifica che poi ha smascherato il falso su De Gennaro. Dunque Ciancimino fu costretto dalle sue intercettazioni e dalle sue carte a parlare di B. e di Dell’Utri, mentre all’inizio non ne voleva proprio sapere. Infatti, per confidarsi, scelse proprio il settimanale della famiglia B. Furbo, eh?

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Silvio, giglio immacolato, e i PM comunisti, ebrei, negri e froci…

Dossier Giornale-Marcegaglia
Berlusconi: “I pm puntano a me”

I verbali: “Ora ci divertiamo con Emma”
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/10/07/news/marcegaglia_il_giornale-7809811/?ref=HRER2-1

°°° Bisogna ammettere quanto sia stranissimo che questi PM comunisti, nelle indagini su questo grande giornale di Hardcore,  puntino al suo padrone e non, ad esempio, a Bunny il coniglietto o a Pietro Gambadilegno. Silvio, giglio immacolato, siamo tutti solidali. Coi magistrati onesti, naturalmente.

A SILVIO

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Fini-Berlusconi, vicino l’addio. E il giornalaccio di famigghia calunnia Fini

NUOVE ACCUSE AL PRESIDENTE DELLA CAMERA, IN ROTTURA COL PREMIER

Fini-Berlusconi, vicino l’addio
E spunta «la casa monegasca»

Secondo «Il Giornale», il cognato del leader di Montecitorio abita in uno stabile lasciato in eredità ad An
NUOVE ACCUSE AL PRESIDENTE DELLA CAMERA, IN ROTTURA COL PREMIER

 

Secondo «Il Giornale», il cognato del leader di Montecitorio abita in uno stabile lasciato in eredità ad An

Silvio Berlusconi. Alle spalle del premier il presidente della Camera Gianfranco Fini e la compagna Elisabetta Tulliani (Imagoeconomica)
MILANO – Tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini la rottura definitiva sembra ormai vicinissima. La data che segna l’inizio della fine potrebbe essere quella di venerdì 30 luglio: la prima tappa del percorso di divorzio tra i due fondatori del Pdl potrebbe essere infatti il discorso sulla giustizia che quel giorno il presidente del Consiglio intende fare alle Camere. L’ipotesi di un faccia a faccia tra il premier e il presidente della Camera non sembra in queste ore verosimile, e se da un parte il Cavaliere è determinato al «redde rationem» col cofondatore, l’inquilino di Montecitorio non sembra intenzionato a voler lasciare il Pdl. Nel frattempo dalle pagine de Il Giornale arriva un nuovo attacco all’ex leader di An.

«LA CASA DI AN AL COGNATO DI FINI» – Il quotidiano diretto da Vittorio Feltri dedica infatti la prima pagina ad un articolo su una casa a Montecarlo nella quale abiterebbero quelli che chiama «i familiari» di Fini. L’appartamento monegasco, secondo quanto scrive Il Giornale, sarebbe stato lasciato in eredità ad Alleanza Nazionale da Anna Maria Colleoni, «fascista convinta e benefattrice del patrimonio di An». Passato successivamente ad una misteriosa società off shore, sarebbe finito nelle mani del fratello di Elisabetta Tulliani, compagna del presidente della Camera. Giancarlo Tulliani, scrive il quotidiano di Feltri, è il «(presunto) cognato dell’ex presidente di quello stesso partito cui l’immobile era stato regalato».

°°° Come ha sempre fatto, questo delinquente di silvio berlusconi  ricorre alla calunnia contro chi non può comprare. L’ha fatto con me: rubandomi oltre 300 milioni di euro di cachet e diritti e calunniandomi, facendo dire alle sue impiegate che  “Salis non lavora più con noi perché è scappato senza pagare l’albergo“…una cazzata che si commenta da sola.

Ha riempito di merda la madre dei suoi figli, facendo stampare foto di scena vecchie di 25 anni che la ritraevano a seno nudo e facendola equiparare dai suoi giornalacci a una qualunque velina, attribuendoleamanti improbabili, ecc. Poi l’ha fatto sempre e contro chiunque, dall’avvocato Dotti alla sua compagna, al direttore dell’Osservatore romano, da Marrazzo a Fini a Bocchino. Questo metodo mafioso è tipico di un mafiosetto come lui. Ma nessuno gli chiede mai da dove derivi tutta questa ricchezza, dato che nel 1993 aveva le manette ai polsi per bancarotta e seimila miliardi di debiti?! Come ha fatto a fare tanti soldi in così poco tempo con la politica e devastando la nazione?

RIPAGHIAMO LE SUE FALSITA’  CON  SPUTTANAMENTO REALE

berl1

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La “famigghia” Berlusconi: altri nodi al pettine

Unipol, un indagato rivela come la registrazione segreta finì poi sul “Giornale”
L’allora leader Ds diceva a Consorte: “Allora, abbiamo una banca?”
Così il nastro di Fassino fu dato a Berlusconi

E il Cavaliere disse: “La famiglia ve ne sarà grata per l’eternità”

di EMILIO RANDACIO

ANCORA UNA VOLTA  BECCATO  COL SORCIO IN BOCCA

b-osso

MILANO – “Signor presidente, ora le faccio sentire un’intercettazione…”. Silvio Berlusconi, la mattina del 24 dicembre del 2005, è seduto sulla poltrona del salotto principale di Arcore. Un albero di Natale bianco addobbato per le feste illumina la stanza. Il premier appare particolarmente provato, o almeno così lo descrive, mettendo a verbale la ricostruzione dei fatti, una delle persone che ha organizzato l’incontro. Sono le sette e mezzo del mattino. Il premier, con gli occhi semichiusi, avverte i suoi interlocutori: “Abbiamo mezz’ora, poi ho un appuntamento con don Verzè (il fondatore dell’ospedale San Raffaele, ndr)”. A Roberto Raffaelli, l’ex amministratore dell’azienda di intercettazioni telefoniche “Rcs-Research control system”, basta poco per spiegare il motivo della sua visita. Con l’aiuto di un computer, Raffaelli fa

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La mafiodestra impazzita

E’ BASTATA UNA DELLE RARISSIME TRASMISSIONI DI INFORMAZIONE VERA PER SCATENARE IL

PANICO

IN QUESTO REGIMETTO ALLO SBANDO. CERTO,

SE I CITTADINI TUTTI SAPESSERO DAVVERO COME STANNO REALMENTE LE COSE… QUESTI NON PIGLIEREBBERO NEMMENO IL 20% DEI VOTI.

(da Repubblica)

Dopo il caso Annozero il segretario del Pd attacca il premier

“Intimidazioni, l’apertura di un’istruttoria è un atto anomalo”

Rai, Franceschini attacca Berlusconi

Nel centrodestra è polemica sul canone

Giornale e Libero invitano a disdire l’abbonamento: “Non è servizio pubblico”
Ma il finiano Italo Bocchino respinge l’idea: “E’ un rimedio peggiore del male”

ROMA – “E’ una strategia dell’intimidazione”. E’ duro l’attacco del segretario del Pd Dario Franceschini a Silvio Berlusconi dopo le polemiche su Annozero: ” “L’apertura di un’istruttoria è un atto anomalo perchè esiste già una

berl-pagliaccio

COCORITO

commissione di vigilanza. Travaglio non è stato mai tenero, ma nessuno ha pensato di mettergli un bavaglio”. E intanto, nel Pdl, è maretta, dopo che i giornali del centrodestra – Libero e Il Giornale – lanciano l’idea di boicottare il canone Rai.

La battaglia anti-canone. E’ la campagna di entrambi i quotidiani. Libero scrive che “cresce la protesta dei lettori che non vogliono pagare l’abbonamento” e dà le istruzioni per disdire il canone. Il Giornale titola: “Non paghiamo più la tassa Santoro”. “Le porcherie di Annozero – si legge nel catenaccio – sono la goccia che fa traboccare il vaso: Travaglio e compagni vadano pure in onda, ma non sovvenzionati con i nostri soldi”.

Franceschini attacca. Per il segretario del Pd, intervistato da SkyTg24, la decisione è stata presa direttamente dal premier (“perchè quelli che gli stanno incontro non hanno margini di manovra”). “L’idea del presidente del Consiglio è: siccome ho vinto elezioni non è che devo governare per 5 anni, ma sono padrone dello Stato. E siccome sono il padrone, mi dà fastidio la stampa libera, i magistrati, il Parlamento e gli organi di garanzia”. Quanto alla campagna contro il canone Rai, (che trova appoggi sia dalla destra di Storace sia da Di Pietro), il segretario del Pd replica: “Non hanno la minima idea di cosa sia il servizio pubblico, il prossimo passo è che diranno di non pagare le tasse se vince il centrosinistra. Direi che anche questo è un’altra parte della battaglia di intimidazione”.

La replica di Bonaiuti. “Invece di strillare, Franceschini e i suoi dovrebbero chiedersi cosa è il servizio pubblico, quali sono i suoi limiti e quali le regole. Tutto il resto sono chiacchiere vuote e futili” ribatte il sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

Il “no” di Bocchino. “Proporre il boicottaggio del canone Rai – dichiara il vicecapogruppo Pdl alla Camera, fedelissimo di Gianfranco Fini – è un rimedio peggiore del male e rischia di minare economicamente la più grande industria culturale del paese. Sarebbe invece opportuno inserire il canone nella bolletta elettrica riducendone l’importo ma facendolo pagare a tutti. Sarebbe una misura equa ed utile all’azienda, alla quale non vanno sottratte le risorse, ma va chiesta la giusta dose di pluralismo ed imparzialità”.

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La maggioranza

SPOT DELL’HOUSE HORGAN DI BURLESQUONI:

“Il giornale che dà voce alla maggioranza degli italiani. Fallo diventare il giornale più letto.  Dai voce al Giornale!”

°°° Ma che cazzo dite?! La maggioranza degli italiani, almeno il 70% vi vuole vedere morti o in GALERA! Vendete poche copie, siete sommersi di merda e di querele per calunnie e diffamazione (CHE PERDETE REGOLARMENTE) E AVETE 22 MILIONI DI DEBITO… CHE paghiamo noi! andate a cagare, servi prezzolati!

b.videocracy

b.provenzano

IL  GAZZETTINO DI BURLESQUONI E’ PEGGIO DI QUESTO

Alpini

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