“Artisti” del cinema e del teatro… azz!

Anche gli artisti in agitazione
rinviato l’incontro pubblico

■ ■ Si muove anche il mondo
della Cultura. Alcuni artisti
cittadini del mondo del cinema
e del teatro avevano programmato
per stamattina
all’ex vetreria di Pirri una
conferenza stampa di protesta.

°°° Ragazzi, nientepopodimeno che artisti cagliaritani del “mondo del cinema e del teatro“. Oh beh! Non si scherza. Io già m’incazzo e, come a tutti i miei colleghi, mi viene l’orticaria soltanto a sentire la bestemmia del “mondo dello spettacolo“… I nostri sono MESTIERI, imparati faticosamente e maneggiati con cura e con amore. Non esiste nessun mondo dello spettacolo. O meglio, esiste ed è quello delle zoccole e dei tronisti senza cultura né mestiere. E’ il mondo dei lele mora, dei marcocarta, delle simone ventura, e delle maria de filippo. Ma torniamo a questi sedicenti “artisti cittadini”… Ne conosco alcuni e, credetemi, non li piglierebbe in considerazione nemmeno un regista di cresime e matrimoni. Ma in Sardistan hanno tutto in mano loro, grazie a qualche potente politicante imbottito di malaffare e cocaina. E non solamente a Cagliari (dove però circolano i soldi dei contributi pubblici). Ci sono malati di mente, imbroglioni, disadattati, che si spacciano per attori, registi, scrittori, un po’ in tutta l’isola: penso a Carbonia. Gente che ha letto a malapena tre libri sul cinema o sul teatro e IMMEDIATAMENTE fonda un’associazione, una compagnia, un centro di produzione, e subito si attaccano alla tetta dei contributi pubblici comunali-provinciali-regionali. Faccio questo mestiere da quasi cinquant’anni e non ho MAI conosciuto un “artista” sardegnolo che avesse non dico delle qualità o dei talenti, ma nemmeno l’umiltà e le palle per andare fuori qualche anno a IMPARARE! Poi sono stronzo io quando parlo di DESERTO CULTURALE… Solo qualcuna di queste scimmiette può pensare che io goda ad essere l’unico artista in Sardegna. Pensate a che potere contrattuale ho: loro rubano i soldi miei e dei figli, facendo mestieri di cui NON SANNO NIENTE, e io sono relegato tra i monti. Loro hanno distrutto un pubblico tra i più preparati d’Italia, coltivato con pazienza e passione dal sottoscritto, e io dovrò fare triplo lavoro – ORA – per convincere un pubblico asino che oltre alla merda (quella dei malati di mente) esiste anche la cioccolata: si somigliano, viste da lontano, ma prova a mangiarle! Che vergogna! Salvo Alfredo Barrago che fa l’illusionista, e due vecchi teatranti come Mario Faticoni e Tino Petilli che, se avessero mai conosciuto un regista, sarebbero diventati davvero bravi.

L’ARTE MORTIFICATA IN SARDISTAN

corona

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La grande verità della OPPO

La visione orizzontale

Telecomandando da un canale all’altro, ci si illude di liberarsi dai condizionamenti imposti e di farsi un proprio palinsesto. In realtà, il verbo «telecomandare» non esiste, diciamo così, in natura e lo spettatore tele-obbedisce sempre a scelte altrui. Anche se, per fortuna, c’è Blob che lo vendica, facendo a pezzi le reti e mettendo a nudo i trucchi nascosti nel mezzo (che poi è doppio e triplo) televisivo. Comunque, anche passando autonomamente da una trasmissione all’altra, si ha una specie di visione orizzontale, che a volte spaventa per la sua uniformità. Per esempio, l’altra sera a Mi manda Raitre certi signori accusati di truffa da clienti infuriati, producevano un continuum di urla che sembrava quello di un reality. Oppure quello prodotto dai berluscloni nei dibattiti politici, quando cercano di oscurare le parole degli avversari. Infatti, la tecnica televisiva degli avvocaticchi che difendono gli imbroglioni è la stessa degli avvocatoni che difendono Berlusconi. Chissà perché.

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Da Travaglio

Cai, Compagnia aerea incapaci

L’altroieri, mentre a Fiumicino si presenta in pompa magna la «Carta dei Diritti del Passeggero», ho la sventura di imbarcarmi sul Catania-Roma. Sventura perché, da quando c’è la Cai, non ho mai avuto il piacere di partire una volta in orario. Arrivo a Fontanarossa alle 11.20: l’aereo ha il solito ritardo di mezz’ora. Mi leggo i giornali? Impossibile: «Spiacenti, oggi in aeroporto non sono arrivati». Il ritardo passa a un’ora, senza spiegazioni. Finalmente l’imbarco. Si parte? Macché: mezz’ora fermi sulla pista. Chiedo allo steward quando si decolla. «Prossimamente». Seguono un paio di supercàzzole su un «cambio improvviso di aeromobile» e su un «passeggero in difficoltà». Torno al posto bofonchiando «compagnia di cialtroni». Quello mi insegue per sapere cosa ho detto. Ribadisco. Lui minaccia, non si sa con che diritto, di lasciarmi a terra. Poi scompare. Il cosiddetto aeromobile decolla con un’ora e mezza di ritardo. E atterra a Fiumicino alle 14.30: 135 minuti di ritardo. Ovviamente in aperta campagna, così perdiamo un altro po’ di tempo con la navetta. La signorina ci ringrazia di aver scelto Airone e si augura che torniamo presto a farci fregare. Sembra finita, ma la navetta non arriva. Sequestrati per 35 minuti, nella totale afasia del personale. Intanto una decina di passeggeri perde varie coincidenze. Ci liberano alle 15.05, 4 ore dopo l’ingresso a Fontanarossa. Nelle stesse ore il presidente Cai Roberto Colaninno comunica che, in barba ai «gufi», «Alitalia va molto meglio di prima». Infatti mi è venuta una certa idea sul possibile uso della Carta del Passeggero.

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