Internet: libertà e oppressione

Internet: libertà e oppressione

Giornata mondiale contro la cyber-censura. Reporters sans Frontières: “Un numero sempre crescente di governi tenta di manipolare le informazioni e sopprimere i contenuti critici”. Dieci paesi nella lista dei ‘nemici della Rete’, dall’Arabia saudita al Vietnam

Sempre più liberi grazie alla Rete, ma anche sempre più oppressi a causa della Rete. Proprio nei giorni in cui il formidabile sviluppo di Internet viene riconosciuto come uno degli strumenti fondamentali per il successo delle rivoluzioni che agitano il mondo arabo, questa contraddizione diventa sempre più palese. Nel mondo, un internauta su tre non ha libero accesso alle comunicazioni online. Almeno sessanta paesi censurano Internet, e 119 persone sono attualmente in carcere per il semplice fatto di aver utilizzato la Rete per esprimersi liberamente. In occasione della Giornata mondiale contro la cyber-censura, che si celebra oggi, Reporters sans Frontières richiama l’attenzione sul fatto che un numero sempre crescente di governi tenta di manipolare le informazioni e sopprimere i contenuti critici.

La lista di “nemici di Internet”, aggiornata ogni anno da Rsf (scarica qui il documento completo), comprende in quest’occasione dieci paesi: Arabia saudita, Birmania, Cina, Corea del Nord, Cuba, Iran, Siria, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam, accusati di “combinare con frequenza il filtro severo, i problemi di accesso, la persecuzione dei cyber-dissidenti e la propaganda online”. Escono dalla lista nera, per la prima volta, Tunisia ed Egitto, inseriti però nel folto numero di paesi ancora “sotto osservazione”. E questo perché, seppure la caduta di Ben Ali e Mubarak viene interpretata come un segnale di speranza, “si impone la vigilanza fino a quando gli apparati di censura non verranno smantellati. Le autorità – avverte Rsf – devono dimostrare trasparenza sotto questo aspetto”.

Che il 2010 sia stato un anno di svolta per la consacrazione delle reti sociali e del ruolo del web come strumento di mobilitazione è fuor di dubbio: basti ricordare che a fine dicembre il numero di utenti Facebook aveva raggiunto quota 600 milioni, rispetto ai 350 dell’anno precedente, mentre a settembre le persone che utilizzavano Twitter erano 175 milioni (rispetto ai 75 del 2009). Ma secondo l’ong per la difesa della libertà di stampa, con sede a Parigi, le rivolte popolari degli ultimi mesi nel Nordafrica e nel Medio Oriente sono state soprattutto “rivoluzioni umane”, nelle quali “Facebook e Twitter hanno funzionato come cassa di risonanza, trasmettendo e amplificando le frustrazioni e rivendicazioni dei manifestanti”.

La Rete, però, continua a essere utilizzata anche dai regimi come strumento di propaganda e di manipolazione. Fino ad arrivare, in casi eccezionali, al blocco totale di Internet.

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Ore 15 Piazza Navona OGGI!In piazza contro i tagli alla cultura e i bavagli alla libertà di stampa

In piazza contro i tagli alla cultura e i bavagli alla libertà di stampa

Doveva essere la manifestazione dei lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche contro il decreto Bondi ma l’iniziativa si è gonfiata fino a esondare trascinando con sé il mondo della cultura e dell’informazione. Oggi alle 15 a Piazza Navona, oltre ai lavoratori dei teatri d’opera ci saranno anche quelli di cinema, teatro di prosa, musica e danza in generale, insieme agli autori, gli istituti culturali, la Federazione nazionale stampa italiana, Articolo 21 e Usigrai. Lo slogan quindi si è ampliato «contro i tagli e contro i bavagli», e sempre oggi il Pd lancia una giornata di sensibilizzazione sui temi della cultura e dell’informazione in una decina di città italiane. Anche se le due iniziative sono diverse, che ci fanno teatranti, cinematografari, giornalisti, archeologi, musici, scrittori tutti assieme?

«Bisogna dire che purtroppo il governo ci ha dato una mano scoprendo le carte –spiega Silvano Conti della Slc-Cgil–: il disegno è scardinare tutta la cultura pubblica in Italia. Si colpiscono i teatri lirici, si chiudono o definanziano gli istituti di cultura, quelli di ricerca, i musei e nello stesso momento si tenta di oscurare i mezzi di informazione e si taglia scuola, università, ricerca». La Slc-Cgil, con gli altri sindacati di categoria, era stata tra le promotrici di questa manifestazione contro il decreto Bondi, che sta seguendo l’iter di conversione in legge e che vuole trasformare i grandi teatri lirici, come la Scala, il Maggio Fiorentino, il San Carlo di Napoli in teatri di provincia. Il decreto che dava la colpa dei deficit dei nostri teatri lirici ai lavoratori, paradossalmente ha evidenziato come a mettere in ginocchio non solo la lirica ma tutto il settore cultura siano proprio i tagli ai finanziamenti dello stato alle attività culturali, tra i più magri d’Europa: per il 2011 per tutto lo spettacolo, compresi circhi, spettacoli viaggianti, teatro, musica danza e cinema sono previsti 311 milioni, la Francia solo per l’Opéra de Paris stanzia oltre 100 milioni di euro. Tuttavia la primavera è stata teatro di una offensiva governativa a tutto campo: pochi giorni dopo il decreto sulle fondazioni è arrivata la legge sulle intercettazioni telefoniche, che colpisce sia la libertà di stampa che quella di indagine. Infine con la manovra firmata dal ministro Giulio Tremonti la scure è calata sugli istituti di cultura, da quelli intitolati a Gramsci e De Gasperi fino a quello intitolato a Craxi, per non parlare della Stazione biologica di Napoli, l’Eti o la Quadriennale di Arte Contemporanea di Roma il cui presidente Gino Agnese, intellettuale di destra, ha chiesto le dimissioni del ministro Bondi.

I tagli alle attività culturali sono mascherati dietro l’emergenza della crisi, ma in realtà fin dalla prima vittoria elettorale del 1994, i governi di Berlusconi hanno sempre e incondizionatamente fatto tagli al settore di cultura, scuola, università e ricerca. E lo hanno fatto al di là della congiuntura economica. «C’è un filo nero che collega questi tagli e decreti contro la cultura alla legge sulle intercettazioni –spiega Giuseppe Giulietti portavoce di Articolo 21 del gruppo misto della Camera–: è il tentativo di oscurare la coscienza e la conoscenza. Un oscuramento etico e culturale prelude alla vera macelleria sociale. Domani la Fnsi ha indetto una manifestazione davanti a Montecitorio con i comitati di redazione di tutte le testate italiane. A questa reazione degli oscurati, siano giornalisti o esponenti della cultura, deve seguire il coinvolgimento degli oscurandi, cioè di tutti i cittadini». Nasce così la proposta di una manifestazione nazionale lanciata ieri dallo stesso Giulietti e da Vincenzo Vita del Pd.

costituzione-Demolitori

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La scimmietta di oggi

Annozero, come al solito, non si smentisce e getta fango sul buon operato di questo governo. Il bello che poi si lamentano che in Italia non esiste
la libertà di stampa. Siete semplicemente ridicoli.
Un lettore

°°° Piccolo coglionazzo decerebrato, appena ti sarà passato l’effetto  della malaria fulminante, se guarirai, potrai constatare:

a) che questo governicchio, come dimostrato ampiamente dai servizi giornalistici SERI (che nulla hanno a che vedere con la propaganda falsa imperante del regime), NON HA FATTO UN BENEAMATO CAZZO per i cittadini e per l’Abruzzo, se non la devastazione che è sotto gli occhi di tutti.

b) che la libertà di stampa NON esiste in Italia, se non in dosi MINIME e non perché lo sosteniamo noi umani, ma perché lo dicono i Fatti CERTIFICATI da tutti gli osservatori internazionali, da Giornalisti senza frontiere, e da tutti i corrispondenti esteri di stanza in Italia.

Quindi, scimmietta del giorno, scappa velocemente  A CAGARE!

dalla cacca alla merda

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Curzio Maltese: è la libertà, bellezza!

Gli uomini del cavaliere

di CURZIO MALTESE

Passato l’effetto statuina, è ripreso il declino di Silvio Berlusconi. In un clima da fine della seconda repubblica, ogni giorno scoppia uno scandalo che tocca sempre più da vicino il cuore del potere di Palazzo Chigi. Ieri Guido Bertolaso, il potente capo della Protezione civile, forse l’unico successore che Berlusconi abbia mai avuto in mente. Oggi Denis Verdini, il coordinatore del partito, indagato per corruzione e protagonista di mille intercettazioni.

Inutile aggiungere che in un paese normale, come pure nell’Italia prima di Berlusconi, ci sarebbero già state raffiche di dimissioni. Qui il premier nega o minimizza. Continua a dipingere come un martire Bertolaso, la cui evidente intimità con l’imprenditore Anemone, escort o non escort, dovrebbe bastare per liquidarne la parabola. Riduce le storie di tangenti a ruberie di “piccole volpi nel pollaio”, come faceva Bettino Craxi a proposito del “mariuolo” Chiesa. Sembra sicuro, il Cavaliere, che nessuno scandalo potrà bucare il muro di gomma, quel perenne stato di eccezione che circonda il potere berlusconiano, costruito in anni e anni di egemonia mediatica. Molte volte ha avuto ragione. Ma ora forse si sbaglia. Come fu per Mani Pulite, sul banco degli imputati non si trovano soltanto nomi eccellenti, pezzi di nomenclatura, ma un intero sistema.
Due italiani su tre, secondo un sondaggio di Sky, pensano che siamo di fronte a una nuova Tangentopoli. La suggestione del parallelo non può nascondere le profonde differenze. L’Italia e gli italiani, anzitutto, non sono più quelli. Ora sono assai più rassegnati e cinici, molto meno informati. I telegiornali dell’epoca esaltavano i magistrati inquirenti come eroi, questi li perseguitano come nemici del popolo.

Sono cambiati i protagonisti degli scandali, l’antropologia dei nuovi ladri. Quelli alla fine rubavano, o almeno cominciavano a rubare, per far politica. Questi fanno politica per poter rubare. Ha ragione Gianfranco Fini, non prendono per il partito, ma per se stessi. Al massimo per la combriccola, il quartierino, la banda. La corte dei miracoli di Berlusconi appare, alla luce delle intercettazioni, come un crogiuolo di cortili d’affari. Rubano in maniera sgangherata e ostentata, continuano a vantarsene al telefono da veri imbecilli, intascano mazzette in favore di videocamera. E rubano molto di più. Ai tempi di Tangentopoli la Corte dei Conti stimava la “tassa della corruzione” in cinque miliardi di euro attuali. Oggi siamo a sette, otto volte tanto.
Ma sono cose che tutti sappiamo, come si sapevano alla vigilia di Mani Pulite. Che cosa allora aveva fatto scoppiare la bolla? La stessa miscela che si sta riformando adesso. Da un lato la stanchezza e la sfiducia della maggioranza degli italiani in una classe dirigente non solo corrotta, ma decrepita. Non si riesce a immaginare un futuro per il Paese con Berlusconi, come non se ne immaginava più uno con Andreotti, Craxi e Forlani diciotto anni fa. Dall’altro i morsi di una crisi economica ancora più feroce di quella dei primi Novanta, che rende ormai insostenibile la sovrattassa della corruzione per milioni di cittadini e per migliaia di imprenditori. E’ questa combinazione chimica di senso comune, contingenza economica e voglia di futuro che può scatenare la tempesta finale sul sistema.

Naturalmente, il sistema e Berlusconi che lo incarna si batteranno come leoni. Ma già nella vicenda Bertolaso si leggono i segnali di un cedimento da parte di chi, troppo assuefatto a un potere senza controllo, non è più abbastanza vigile. Come si poteva pensare che uno scandalo così macroscopico, solare, come gli appalti del mancato G8 della Maddalena non attirassero l’attenzione dei giornali e delle procure? Quanta presunzione d’impunità trasuda da quelle voci registrate. Ma con tutto il potere e i soldi e le minacce di Berlusconi e della corte, vi sarà sempre un cronista o un magistrato troppo curiosi per non indagare su storie tanto assurde. E’ la libertà, bellezza. E loro non possono farci niente.

banda_bassotti

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Libertà

Ho letto di tutto da ieri a stamattina. Ho letto anche che il signor Ronchi, manutengolo della cosca di regime, sta oscurando i siti che “inneggiano alla violenza” (dovrebbe cominciare da quelli di destra e dai nazisti della lega però…)

Ma su una cosa non transigo: così come Berlusconi e la sua cosca hanno avuto la piena libertà di rubare, mafiare, corrompere politicanti-giudici-finanzieri, ecc., truffare il popolo e gli azionisti delle società del boss e i piccoli azionisti della parmalat, mentire spudoratamente e pedissequemente agli italiani e al mondo… allo stesso modo, io, NOI, vogliamo avere  la sacrosanta libertà di criticare l’operato devastante di questo ominicchio.

Ci siamo rotti i coglioni da un pezzo di sentire questo attrezzo ridicolo e incapace, oltre che farabutto,  che insulta TUTTI coloro che non si prostrano davanti ai suoi soprattacchi. Ha sempre commesso i reati più schifosi, ma insulta i PM che lo hanno beccato (una volta su mille), insulta la memoria degli eroici militari e dei magistrati che hanno dato lavita per questo sciagurato Paese,  insulta i politici e gli statistionesti e capaci: vedi Prodi e Bindi; insulta un simbolo mondiale di statista e galantuomo come Enrico Berlinguer e i comunisti italiani: anche se è grazie alle loro (nostre) lotte che l’Italia era diventato un paese civile e democratico; insulta l’intelligenza degli italiani onesti e l’immagine dell’Italia; insulta la nostra storia e la nostra arte. Questo delinquente ha scagazzato tutto ciò che di buono avevamo ed era stato fatto. La violenza non si giustifica, dicono in molti: ipocriti o in malafede. Io non biasimo Tartaglia: ha commesso un gesto esasperato di chi non ce la fapiù.

E’ LEGGITTIMA DIFESA!

Silvio Berlusconi, entrato in politica per sfuggire le manette per bancarotta e per tanti altri reati, ha devastato completamente l’Italia per ben tre volte,

UN VERO RECORD!

Ha portato le famiglie, i pensionati, le donne, i giovani, alla disperazione più totale. Ma non basta! Irride i cittadini umiliati con le sue fanfaronate volgarissime:  le barzellette vecchie e triviali,  le zoccole seminude nelle tv di merda, le escort, le villone rubate, i vulcani finti, la bella vita del bauscia… Si appropria e inaugura opere fatte da Prodi-Bersani- Di Pietro e delle uniche casette costruite in Abruzzo dalla CRI (coi nostri sms di donazione) e della provincia di Trento.

Si vanta (e ci ha vinto le elezioni) di aver liberato Napoli dall’immondezza…

CHE LUI STESSO AVEVA FATTO  LASCIARE  LI’  PER I SUOI SPOT PROPAGANDISTICI

(non a caso c’è una richiesta d’arresto per ilsuo “killer” camorrista casalese, Cosentino, esecutore materiale del disastro), mentre i decreti per liberare Napoli da quello sconcio erano stati firmati da Prodi, ben DUE MESI PRIMA delle elezioni!

Insomma, Berlusconi se ne deve andare e deve farsi processare.

Questo vuole almeno il70% degli italiani  e questo deve essere. Non vogliamo più  essere rappresentati da un figuro del genere né da questo governo-burletta che non potrebbe amministrare nemmeno un condominio di periferia.

BASTAAAAAAAAAAAAAA!

berlusconi.pesto

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Eccone un’altra

Bari, parla il trans: “Patrizia mi disse:
o Silvio mi aiuta o lancio la bomba”

Patrizia D’Addario posa insieme a Manila Gorio

gorio01g

Manila Gorio, amica della D’Addario:
«Riferirò al pm del ricatto al premier»

GRAZIA LONGO (La Stamoa)
BARI
E’ stata eletta «Miss Trans» e si vede. Sorriso smagliante, occhi verdi, fisico da sballo, Manila Gorio, da 10 anni amica del cuore di Patrizia D’Addario è impegnata su una spiaggia di Trani (poco distante da Bari) a coordinare un gruppo di belle ragazze per il suo reality su Teleregione. In mezzo a queste aspiranti showgirls in passato c’era anche Barbara Montereale, ospite del premier Berlusconi sia a Palazzo Grazioli sia a Villa Certosa. «Ma solo come accompagnatrice, a Patrizia gliel’ho presentata proprio io. E sempre io ho messo in contatto altre ragazze immagine con Nicola D., detto Nick o Fashion, che poi le portava da Giampaolo Tarantini. Giampi si affidava un sacco a Fashion (il quale, secondo indiscrezioni giudiziarie sta per ricevere un avviso di garanzia per detenzione di sostanze stupefacenti a fine di spaccio, ndr)».

Patrizia le ha raccontato della notte trascorsa a Roma nella camera da letto del premier a Palazzo Grazioli?
«Certo che sì. Siamo, anzi è meglio dire eravamo, amiche come sorelle. Ognuna conosce i segreti dell’altra. E posso dire che Patrizia non ha ancora detto tutta la verità».

E che cosa secondo lei avrebbe omesso di dire quando è stata interrogata?

«La molla che ha scatenato tutto sto’ pandemonio intorno a Berlusconi. Perché è vero che lei si è infilata nel suo letto per i 2 mila euro che le ha dato Tarantini. Altrettanto vero è che ha videoregistrato momenti di intimità col presidente del Consiglio. Lo ha fatto perché è furba e già a novembre, quando è stata Roma, pensava di poter sfruttare la situazione. Ma non è stata sua l’idea di denunciare la cosa alla Procura».

E’ convinta che gliel’ha suggerito qualcuno di rivolgersi alla magistratura?

«Non proprio: è stata direttamente lei a chiedere aiuto a dei politici pugliesi spiegando il materiale bomba che aveva tra le mani».

Questa confidenza gliel’ha fatta direttamente Patrizia?
«Mi ha raccontato tutto per fila e per segno. Io l’ho sconsigliata perché mi pareva una follia, ma lei non ha voluto darmi retta».

A chi si è rivolta? A politici di sinistra, avversari di Berlusconi?

«A questa domanda preferisco non rispondere».

E’ disponibile a raccontare quanto sa ai magistrati?

«In qualsiasi momento. Anzi, le dirò di più: non riesco a capire perché mai il pm Giuseppe Scelsi non mi abbia ancora contattata. Anche solo come persona informata dei fatti. I giornali hanno parlato più volte di me e dell’amicizia con Patrizia. Eppure niente. E allora io adesso lancio un appello. Posso?».

Prego.

«Dottor Scelsi mi interroghi, perché ho cose interessanti da raccontarle».

Lei crede che Patrizia D’Addario complotti con politici nemici del premier?

«Ripeto: lo dirò solo al giudice, ma Patrizia mi aveva annunciato che se Berlusconi non l’avesse aiutata per quella storia della licenza edilizia sul terreno dove vuole fare il Bed and Breakfast, sarebbe andata a parlare con alcuni esponenti politici».

Eppure Patrizia si è candidata con il Popolo della libertà.

«Avrà avuto i suoi motivi. Di sicuro non è una di destra e poi non ha fatto un minimo di campagna elettorale: ha preso solo 7 voti».

Manila, perché negli ultimi giorni ha maturato la decisione di farsi assistere da un legale?

«Voglio tutelarmi dalle sorprese di Patrizia. Lei sa che io so. E io ho paura. L’avvocato Michele Cianci (di fronte al quale si svolge questa intervista, ndr) mi assicura la protezione di cui ho bisogno. Anche perché sembra che il fatto che io possa screditare l’immagine di Patrizia dia molto fastidio».

Si riferisce a qualche episodio in particolare?

«Qualche giorno fa da Londra sono venuti due reporter del settimanale “News of the world”, di proprietà di Murdoch, grande rivale di Berlusconi. Mi hanno intervistato e fotografato per oltre due ore. Era presente un loro collega italiano, perché io l’inglese non lo parlo bene: mi hanno chiesto mille volte se ero stata anch’io ai festini a luci rosse da Berlusconi. Io ho detto di no, ho spiegato che Patrizia s’è decisa di fare il casino che ha fatto dopo aver parlato con qualcuno. E sa com’è finita?».

No, mi dica lei come è andata a finire la storia della sua intervista.

«Che non è uscita una riga. Persino l’avvocato Cianci c’è rimasto di sasso».

Le hanno chiesto anche dell’uso della cocaina?
«A voglia! Ma lo ribadisco anche a lei: Patrizia non ha mai sniffato e neppure ha visto gente sniffare da Berlusconi. Me lo ha detto lei in persona».

Le ha confessato di essersi divertita a Palazzo Grazioli?
«Macché divertita, lei è una escort professionista. Solo che ora è diventata famosa. Ancora più famosa di Noemi. Non ho ancora capito se si è montata la testa o se ha paura di me, ma da due settimane evita di parlare con me come se avessi la peste».

Crede davvero che sia possibile?
«Come no! Non mi risponde neppure più al cellulare».

°°° Ecco un’altra pronta a vendere l’amica e pure la mamma, pur di far carriera in questo squallido “mondo dello spettacolo”. Una pronta a tutto pur di sfondare e fare soldi e copertine, prima che la vecchiaia incombente se la porti via. Che tristezza…

IL PREMIER SI ALLENA PER IL G8

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Oggi le comiche

Tentato colpo di spugna sulla concussione Ue. Li Gotti: “Quale eurodeputato state cercando di graziare?”
L’Osce: “Il ddl sugli ascolti non rispetta gli standard internazionali sulla libertà di stampa”
Prostituzione, la legge slitta a ottobre
Sicurezza e intercettazioni, ingorgo al Senato

di LIANA MILELLA

ROMA – Rinviato a dopo l’estate. Doveva essere uno dei fiori all’occhiello del governo Berlusconi, sicuramente del ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna, che in questi mesi ne ha chiesto a gran voce una celere approvazione. Ma ora il ddl sulla prostituzione, che prevede il carcere per il cliente che va con una lucciola in luoghi pubblici, è divenuto fonte di profondo imbarazzo per la maggioranza, al punto da dovergli staccare l’etichetta “urgente” e sostituirla con un bel rinvio. Tutta colpa dell’ormai famosa (e infelice) definizione di Niccolò Ghedini su Berlusconi “utilizzatore finale” delle escort baresi. Dunque un cliente anche lui, seppure in luoghi chiusi, quindi non punibile.

Ma come si fa a discutere di un simile tema giusto in questi giorni? E mentre l’ex pm, e ora esponente Pd Felice Casson, preannuncia emendamenti sull’utilizzatore? Alla commissione Giustizia del Senato pure il presidente Filippo Berselli, che un anno fa voleva introdurre il foglio di via obbligatorio per le squillo, deve soprassedere. Mentre tra i banchi si svolge un ameno siparietto. Un senatore Pdl, con un sorriso sornione, dice a uno dell’opposizione: “Ma ti pare che adesso possiamo discutere delle norme della Carfagna?”.

Ufficialmente è colpa dell’ingorgo in commissione dove si ritrovano assieme ddl prostituzione, ddl sicurezza, ddl intercettazioni, ddl processo penale. A Berselli il presidente del Senato Schifani ed emissari del governo hanno chiesto di dare corsia preferenziale a sicurezza e ascolti, in coda il resto, a partire dalle norme anti-utilizzatori. Con due risultati. Via dibattiti a rischio per i facili doppi sensi, subito la sicurezza (in aula la prossima settimana forse con la fiducia) perché la Lega scalpita; a seguire gli ascolti, col governo che segue gli sviluppi del Bari-gate pronto a emendare il testo. Che comunque, lo confermano i senatori ex magistrati, sarà subito applicabile, ad esempio trasferendo un pm che parla del processo o che viene denunciato da un indagato, o bloccando l’uso delle telefonate di un’inchiesta per aprirne un’altra. Una legge bavaglio, che taglia le unghie ai pm (anche se il Guardasiglli Alfano lo nega), che fa dire a Miklos Haraszti, relatore per i media dell’Osce: “Non corrisponde agli standard internazionali sulla libertà si stampa”.

Tra giustizia e sicurezza sarà un luglio di fuoco. E se n’è avuta un’anticipazione ieri quando il governo, con l’ennesimo colpo di mano, ha cercato di emendare pure la legge (presentata da Casson e Luigi Li Gotti dell’Idv) che ratifica la convenzione Onu sulla corruzione vecchia del 2003. Sorpresa: ecco la richiesta di approvare una nuova versione dell’articolo 322bis del codice penale che disciplina corruzione, concussione, peculato commessi da europarlamentari o funzionari Ue, cancellando la concussione.

Martedì sera se ne accorge Casson che subemenda il testo, in aula grida Li Gotti: “Quale eurodeputato state cercando di graziare?”. Casson non ha dubbi: “Per il principio del favor rei la legge si applica ai reati precedenti”. E Li Gotti: “È un colpo di spugna”. Il centrista Gianpiero D’Alia: “Come si può pensare che, per lo stesso reato di concussione, un funzionario di Regione venga imputato e uno di Stasburgo no?”. Il governo tenta la prova di forza, boccia la modifica di Casson che risponde con la richiesta di voto segreto. Seduta sospesa. Alla ripresa la maggioranza ritira l’emendamento. “Tutto è bene quel che finisce bene” chiosa la capogruppo Pd Anna Finocchiaro.

°°° C’è poco da commentare. Semplicemente, siamo nelle mani di un’accolita di malavitosi che si parano il culo a forza di leggi ad personam e di voti di fiducia. E l’Italia è in completo disfacimento…

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Ero sempre in prima fila…

… oggi non mi permettono più nemmeno di contestare.

Roma, 13:55
INTERCETTAZIONI: FNSI, A ROMA UNO SPETTACOLO DI PROTESTA

Al teatro Ambra Jovinelli di Roma va in scena domani ‘In galera! Gli articoli che potremmo non leggere piu”, uno spettacolo-manifestazione gratuito con attori e giornalisti contro il ddl Alfano, per dimostrare nel modo piu’ evidente i guasti che il ddl Alfano licenziato dalla Camera porterebbe al sistema dell’informazione democratica dei cittadini se il testo venisse approvato anche dal Senato. La performance promossa da Unci, Fnsi e Ordine dei giornalisti, iniziera’ alle 21. Attori, uomini di spettacolo, giornalisti e rappresentanti del mondo sindacale e della societa’ civile si alterneranno ai microfoni per leggere brani delle intercettazioni che hanno consentito ai magistrati di scoprire e agli italiani di conoscere i maggiori scandali degli ultimi anni, dalle razzie economico-finanziarie, alle truffe ai danni dello Stato, dalla sanita’ malata al malaffare dello smaltimento rifiuti. Reati, scandali, ruberie, si legge nel comunicato stampa, che i magistrati avrebbero moltissima difficolta’ a scoprire, reprimere e punire se le norme del ddl Alfano diventassero legge perche’ verrebbero privati della piu’ efficace arma di indagine, dato che le intercettazioni diventerebbero quasi impossibili. Reati pubblici e privati di cui i cittadini, prosegue la nota stampa, non verrebbero piu’ a conoscenza perche’ il testo punta a impedire che i giornalisti possano riferire gli sviluppi delle indagini giudiziarie in modo corretto, compiuto e tempestivo. Tutto il mondo del giornalismo e’ impegnato da un anno a contrastare queste norme liberticide che allontanerebbero l’Italia dall’Europa comprimendo in modo inaccettabile la liberta’ d’informazione.

babbuino

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