3 motivi per cui lei finge l’orgasmo.

3 motivi per cui lei finge l’orgasmo

Ecco cosa spinge una donna a simulare il piacere

Se chiedete ad amiche e conoscenti, per non dire mogli o amanti, vi sentirete sempre rispondere che no, a loro non è mai capitato di fingere un orgasmo. E invece pare proprio che simulare il piacere non sia affatto un’eventualità così strana o rara. Non solo, accade spesso e per
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Quasi una donna su due simula l’orgasmo

I «TRUCCHI» PER CAPIRLO

 Quasi una donna su due simula l’orgasmoLo rivela un sondaggio inglese. La sessuologa: «Un problema soprattutto per quelle che hanno il terrore di perdere il controllo, in tutti i campi»
Niente da fare: fra le inglesi e l’orgasmo non è davvero amore e se già nel 2007 un sondaggio aveva evidenziato come il 30% delle suddite di Sua Maestà preferisse fingere il piacere per non urtare la suscettibilità maschile, tre anni dopo si scopre che le cose non sono affatto migliorate. Anzi, ora il numero delle «attrici» sarebbe pure aumentato, toccando la soglia del 48% su un campione di 3mila intervistate, con un ragguardevole 9% che ha ammesso di fingere regolarmente, ogni volta che fa sesso con il partner. Ma anche oggi come allora, gli uomini faticano a riconoscere il vero piacere da uno simulato, come conferma il 38% delle partecipanti alla ricerca promossa da un’azienda di soft drink che proprio questo mese ha lanciato sul mercato una bevanda energetica dalle supposte proprietà afrodisiache per i maschi. E quando l’insoddisfazione femminile raggiunge il culmine, il 7% delle donne non ci pensa due volte a chiudere la storia, anche se solo una su dieci ammette di rivelare al compagno il vero motivo della rottura, preferendo spiegazioni meno dirompenti per l’ego maschile e, quindi, meno problematiche per loro: in pratica, mentendo due volte.

LA CAUSE – Non sorprende, dunque, più di tanto che una inglese su cinque giudichi la propria vita sessuale «estremamente infelice» e che il 16% lamenti la mancanza dei «preliminari», condizione spesso necessaria a creare un’atmosfera rilassata e coinvolgente, mentre l’11% dà colpa alla «velocità di esecuzione» dell’uomo che, una volta raggiunto il proprio piacere, perde interesse per tutto il resto. E proprio questa mancanza di «partecipazione» maschile sarebbe la molla che spingerebbe parecchie donne (e qui la percentuale è addirittura una su cinque) a immaginare di fare sesso con un uomo diverso dal partner (in genere, un attore famoso o persino un amico) per riuscire a raggiungere l’orgasmo, anche se più di un quarto sostiene di non avere il coraggio di confessarlo al compagno perché l’argomento è troppo imbarazzante, ma anche per evitare seccature, dando magari inizio a domande scoccianti da parte del compagno.

IN ITALIA – Ma non si creda che l’orgasmo femminile simulato sia una

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Cin cin

“Ragazzi fate sesso”

Guida-shock divide

la Gran Bretagna

Polemica sui consigli agli studenti del ministero della Salute: “Un orgasmo al giorno toglie il medico di torno”.

°°° Mai cosa fu più sana e giusta. Naturalmente, che usino il preservativo! Sarà meglio sfogare l’aggressività naturale della pubertà a letto, piuttosto nelle risse coi coltelli! O no?

UN BEL CALICE DI CANNONAU A TUTTI!

cannonau

PRESERVATIVO  CON HANDICAP

preservativo-handicap

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Dentro il cervello… niente

L’instant book
Elisa, la «velina» pro Cavaliere
Così nacque il nomignolo «papi»
«Lo conobbi in volo, aveva un dossier su di me. È una miniera di saggezza»

Elisa Alloro (dal suo sito web)

elisa

REGGIO EMILIA – Nome in codi­ce: papi. Non se la prenda Noemi: non è stata l’unica e non sarà l’ulti­ma. La prima fu Renata, velina mila­nista, sangue brasiliano nelle vene e tanta adrenalina da spendere. Fu lei, nell’orgasmo calcistico di una Cham­pions League ancora da vincere e con la promessa ai suoi fans televisi­vi di uno spogliarello stile Ferilli in caso di successo rossonero, ad appic­cicare al premier Silvio Berlusconi quella parolina, «papi», che ora sta fa­cendo il giro del mondo. «Renata è un tipo un po’ sui generis, ha una componente maschile molto accen­tuata. Ha chiamato il premier con questo appellativo con incolpevole naturalezza per rimarcarne la familia­rità con il Milan, senza nemmeno averlo mai conosciuto prima». Trovata geniale, mediaticamente fulminante: da allora, quel vezzeggia­tivo si è diffuso con la velocità di una pandemia nella variopinta galas­sia umana che circonda il Cavaliere. «E ora molte ragazze si rivolgono a lui in quel modo. È una consuetudi­ne, forse il frutto di un tacito accor­do, una specie di nome in codice de­ciso, magari, per l’atavico timore di essere intercettate».

Papi, nome in codice. A svelare il mistero, per la tranquillità dei posteri, è la reggiana Elisa Alloro, 32 anni, valletta, showgirl. E da oggi pure scrittrice. Catturando il vento del momento, ha scritto un instant book dal titolo «Noi, le ragazze di Silvio» (100 pagine, Aliberti editore, euro 9,90). Si tranquillizzino Ghedini e il suo stuolo di legali: non c’è fango nelle pagine di Elisa. Che, anzi, sotto forma di lettera de­stinata a Veronica Lario, rintuzza le accuse di «ciarpame» e difende lo sta­tus di velina con annesse ambizioni elettorali (comprese le sue, visto che figurava tra le eurocandidabili al cor­so di formazione politica in via del­l’Umiltà, per poi ripiegare, dopo il ci­clone Veronica, su una nomination comunale a Reggio con il Pdl). Ma so­prattutto regala parole uniche sul Ca­valiere. Testuale: «Il premier è una miniera di saggezza… Ogni minuto trascorso con lui l’ho sempre conside­rato alla stregua di un dono divino».

E siccome i miracoli esistono, un bel giorno del 2004 Elisa, che allora lavorava per Mediaset, co­nobbe il suo mito. Dove­va intervistarlo sul Ponte di Messina. E invece, in un batter d’occhio, si ri­trovò catapultata in Sar­degna, «ad un pranzo di lavoro — scrive — con professionisti dello staff presidenziale: io, unica donna». Il tutto, dopo un volo da Ciampino «sul­l’aereo della Presidenza del Consiglio», durante il quale scoprì che il premier, di lei, sa­peva tutto («Esibì un corposo fascico­lo » ricorda Elisa). E le fece pure un’offerta di lavoro (che lei rifiutò): «Mi spiegò che stava mettendo insie­me una task force di 50 giovani gior­nalisti che facessero da ufficio stam­pa ponte tra Roma e Bruxelles: al suo curriculum gioverebbe enormemente, mi disse…». Terminata la colazione, di nuovo sull’aereo di Stato: destinazione Milano, stadio San Siro, dove era di scena il Milan. Poi ancora auto blu, il grido delle sirene («Milano sembrava tutta per noi…») per l’ennesimo trasferimento aereo su Ciampino.

Lasciata Mediaset, Elisa ha lavorato per una casa di produzione, ma non ha perso le tracce del premier: «A volte è capitato che mi invitasse a raggiungerlo a villa Certosa, a cene con decine di ospiti ». Di Noemi ha ricordi vaghi («Ci siamo presentate fugacemente durante una festa»). Molto più impressa le è rimasta invece «l’ossessione del Cavaliere per l’ordine». Come quando suggerì a Michela Vittoria Brambilla di tenere i capelli raccolti, «che addolciscono i lineamenti ». O a Mara Carfagna «il castigato caschetto, che allontana lo stereotipo da star di calendario». E come dimenticare, scrive Elisa, le due gemelle montenegrine che inscenarono «uno sconclusionato e folle balletto davanti agli occhi di un costernato premier»? E «le altre apparizioni non annunciate, femminili e non, ai cancelli delle sue dimore…»? Chiusura del libro con ringraziamenti. Ad amici, genitori. E pure «a Silvio, autore inconsapevole di molte di queste pagine».

Francesco Alberti

°°° Ecco un’altra gallina decerebrata (scrittrice… Sic!) che avvalora le denunce di uso improprio degli aerei di Stato. Parla anche della “saggezza del premier-papi“… ma quanto è saggio scarrozzare una zoccoletta su e giù per l’Italia a spese nostre? Quanto è serio? Quanto è responsabile? Quanto è sensato? Tutti liberi di farsi i cazzi loro, alla faccia della crisi, alla faccia delle famiglie, alla faccia dei terremotati, alla faccia dei disoccupati, alla faccia dei pensionati. COI NOSTRI SOLDI! Alla faccia della feccia!

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