Mps. “Speculazioni immobiliari, spese folli, legami massonici dalla P2 alla P4.” Mi dite che c’entra il Pd in questo?

Come ho scritto a naso due giorni fa, le porcate della banca sono TUTTE da ascrivere a berlusconi, dell’utri, verdini, etc. Bersani fa benissimo a incazzarsi.

http://www.repubblica.it/economia/2013/01/28/news/mps_sprechi-51432810/?ref=HREC1-1

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Dell’Utri, sua onnipresenza. Da sempre legato alla mafia.

Dell’Utri, sua onnipresenza

di Peter Gomez

Filippo Alberto Rapisarda, l’amico del vecchio capo dei capi, Stefano Bontade, interruppe il suo discorso e, rivolgendosi al giovane cronista, chiese: “Ma lei conosce il dottor Dell’Utri?”. Subito dopo il discusso finanziere siciliano, con alle spalle una fedina penale alta qualche centimetro e una latitanza in Venezuela trascorsa alla corte dei boss Caruana-Cuntrera, si mise a urlare quasi a squarciagola: “Marcellino, Marcellino, Marcellino”. Fu così che Dell’Utri, versione 1989, entrò nella grande sala riunioni da una porticina nascosta tra gli stucchi. Guardò il giornalista e tendendogli la mano disse:
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Smontata anche la bufala dei “giudici comunisti”: sono gli unici per bene. Il marcio sta a destra anche lì.

La sfango col fango

Quando emergono nuove prove in grado di ribaltare sentenze anche definitive, è prevista la revisione del processo (vedi strage di via d’Amelio). Purtroppo nulla di simile avviene per le sentenze del Csm, che in questi anni si è distinto nel colpire i magistrati perbene che tentavano di fare pulizia nella cloaca che collega Puglia, Basilicata, Calabria e Campania.

Un pozzo nero fatto di ruberie di fondi pubblici (soprattutto europei), assunzioni clientelari, lobby cricche e logge spurie, servizi deviati, poliziotti infedeli, scambi di favori fra malapolitica, malagiustizia e malaimpresa. Un sistema trasversale di finanziamento occulto dei partiti cresciuto e ingrassato al riparo dai riflettori, visto che l’informazione è molto distratta sugli scandali del profondo Sud.

In questo sistema si erano imbattuti alcuni magistrati coraggiosi a Potenza, Catanzaro, Salerno, perlopiù giovani, magari un po’ ingenui, non ancora formattati alla

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P4, accolto il ricorso di Adinolfi l’indagine sul generale si sposta a Roma

P4, accolto il ricorso di Adinolfi
l’indagine sul generale si sposta a Roma

P4, accolto il ricorso di Adinolfi l'indagine sul generale si sposta a Roma Gli atti dell’inchiesta della procura di Napoli sull’ex capo di stato maggiore della Guardia Di Finanza devono essere inviati alla procura della Capitale: è sua la competenza ad indagare

°°°Che dire? Dalla P4 direttamente nelle mani della P2. BUFFONI!

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Arrestati o indagati: i garantisti di B.°°° NO AL BAVAGLIO!

Inchiesta P4: Alfonso Papa, il Velino e il Giusto processo. La macelleria garantista di B.

Il deputato Alfonso Papa, indagato nell’inchiesta napoletana, ha collaborato con due testate da sempre in prima linea per difendere la posizione del presidente del Consiglio davanti alle accuse della magistratura. L’editore è l’imprenditore Simone Chiarella è stato arrestato il 3 maggio scorso per bancarotta

Alfonso Papa e Silvio Berlusconi alla Camera il 22 giugno

Alberghi “da mille euro a notte”, come il De Russy di Roma, un viaggio in Argentina, cene in ristoranti di lusso. E’ la bella vita di Alfonso Papa, il parlamentare del Pdl protagonista, insieme a Luigi Bisignani, dell’inchiesta sulla P4. Bella soprattutto perché non era lui a pagare tanto sfarzo. Le spese erano a carico di Simone Chiarella, imprenditore romano, ex marito di Giuseppina Caltagirone, figlia dell’immobiliarista Gaetano. Al centro del proficuo rapporto, la collaborazione del parlamentare a due testate di cui Chiarella era editore: Il Velino, agenzia di stampa molto quotata a Palazzo Chigi, e la rivista “Il giusto processo”.

Le dichiarazioni messe a verbale da Chiarella davanti al pm Henry John Woodcock lasciano intravedere la reale consistenza del movimento “garantista” sorto intorno alle disavventure giudiziarie di Silvio Berlusconi e dei suoi principali collaboratori. E’ la lunga vicenda processuale di Cesare Previti a ispirare la nascita di “Il giusto processo”, nel 2002, e Chiarella è anche coeditore del “Domenicale” di Marcello Dell’Utri. Condannato definitivamente per corruzione in atti giudiziari il primo, in appello per concorso esterno in associazione mafiosa il secondo. “Il giusto processo” era linkato in buona evidenza sul sito Previti.it, oggi non più attivo.

La rivista, però, non ha portato fortuna a molti dei suoi animatori. Previti condannato, Papa sotto inchiesta con gli imbarazzanti riscontri divulgati in questi giorni, e lo stesso Chiarella arrestato il 3 maggio dell’anno scorso per bancarotta. La Procura di Roma lo accusa di aver sottratto milioni di euro alla Immo C. srl, all’insaputa della socia e moglie Giuseppina. Altri guai sono arrivati all’imprenditore-editore proprio dall’entourage di Previti, con la vicenda del Grand Hotel di via Veneto a Roma: l’avvocato Giovanni Acampora, condannato insieme a Previti nel processo sul Lodo Mondadori.

Dai titoli dei contributi a “Il giusto processo” emerge un’esacerbata linea anti-magistrati: “Il mandato di cattura europeo: autostrada per un universo concentrazionario”; “Il plumbeo cielo corporativo del Csm”; “La malattia mentale non risparmia la magistratura”. E così via, compresa una sfilza di articoli che vivisezionano un cavallo di battaglia della difesa di Previti, la famosa intercettazione ambientale al bar Mandara. Lo stesso Chiarella si esercitava nelle pagine della sua creatura, soprattutto sul fronte della politica estera: “Senza se e senza ma, sempre dalla parte degli Stati Uniti contro il terrorismo”.

Tra Il Velino e “Il giusto processo” si sono mosse le punte di diamante del garantismo in versione berlusconiana, come Lino Jannuzzi, già direttore dell’agenzia, l’ex presidente del Senato Marcello Pera, Giancarlo Lehner, parlamentare del Pdl, oggi “responsabile”, autore di pamphlet anti-Mani pulite e dintorni. Ora le due testate fondate da Chiarella finiscono nei verbali dell’inchiesta P4. E la battaglia sulla giustizia continua, questa volta sul campo.

di Mario Portanova (Il fatto)

25 giugno 2011

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P4, carte anche a Milano. Sarà una bufera inarrestabile!

P4, carte anche a Milano

di Lirio Abbate ed Emiliano Fittipaldi

Dopo Roma, i pm di Napoli sono pronti a inviare la documentazione sul sistema Bisignani anche ai colleghi lombardi. Tre Procure interessate e sei filoni di indagine: dagli appalti ai reati finanziari alla fuga di notizie. E si pensa a un’altra Mani pulite

(23 giugno 2011)

La tempesta giudiziaria è solo all’inizio. Dopo i filoni scoperti a Napoli e a Roma, una parte dell’inchiesta sulla P4 e sulla rete di Luigi Bisignani sta per arrivare – come risulta all'”Espresso” – alla procura di Milano, sulla scrivania di uno dei più celebri pm del pool di Mani Pulite, Francesco Greco, proprio il magistrato che indagò sulla maxitangente Enimont e sul ruolo svolto nella vicenda dallo stesso Bisignani.

Del resto, in settecentotrenta giorni di intercettazioni non si contano le telefonate in cui si parla di affari e di aziende importanti: i pm meneghini potrebbero così aprire un fascicolo che potrebbe contribuire ad avviare una stagione simile a quella che archiviò la Prima Repubblica. Tre Procure, dunque, sugli affari su Gigi il lobbista.

Qualcuno sostiene che si tratti solo di gossip; che reati pesanti (come quelli di corruzione o di associazione segreta) non potranno mai essere dimostrati; che insomma «Bisignani faceva solo il suo lavoro di lobbista». Altri, invece, si stanno convincendo che siamo solo all’antefatto e che l’inchiesta potrebbe trasformarsi in una valanga degna della P2 e di Mani pulite, destinata a spazzare via il

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