SPRECO DI REGIME

Risparmi? Il governo impegna 13 miliardi per comprare nuovi aerei da combattimento
di Gianluca Ursini

Due giugno, festa della Repubblica, fino a poco tempo fa anche delle Forze armate. Qualcuno l’ha voluto commemorare con un ‘No’ ad un nuovo impegno bellico italiano. Circa un migliaio di manifestanti si sono radunati pacificamente all’aeroporto militare di Cameri, Novara, dove si costruisce il capannone che ospiterà la nuova linea di produzione dell’Alenia aeronautica: i ‘JSF’ Joint Strike Fighter. O F-35, destinati a sostituire dal 2014 ‘Tornado’ e ‘Amx’ dell’aereonautica e ‘Harrier II’ della Marina.

Il Governo Berlusconi, con l’astensione del Pd, ha votato in aula finanziamento e impegno in questa coproduzione (con l’americana Lochkeed Martin) l’11 aprile scorso, a poche ore dal terremoto dell’Aquila, dopo un dibattito in aula di soli 120 minuti.

LE CIFRE L’impegno finanziario assunto dal Consiglio dei ministri prevede lo stanziamento immediato di 600 milioni di euro per l’ampliamento dei capannoni Alenia (controllata da Finmeccanica, azienda statale) che produrranno i primi 750 esemplari; fino al 2022 Roma spenderà altri 17 miliardi di dollari, pari a 13 miliardi di euro, quasi uno l’anno: ne dobbiamo acquistare 131. Nonostante i soldi non si trovino per i terremotati e per il mezzo milione di precari che entro fine anno, per Cgil, perderanno il lavoro senza protezione sociale, già a inizio anno il ministro della Difesa Ignazio La Russa aveva reperito i 7 miliardi necessari per l’acquisto di 121 caccia ‘Eurofighter’, in sostituzione dei vecchi F-104. Anche gli Eurofighter vengono prodotti a Cameri, insieme con i cargo da trasporto truppe C-27J Spartan venduti ai paesi dell’Est.

IL LAVORO La Cgil non era presente ufficialmente oggi nelle fila dei manifestanti, perché appoggia “politiche che favoriscono l’occupazione’’, visti i 2mila dipendenti Alenia della fabbrica novarese. Nuovi assunti sono promessi con gli F35: per Berlusconi “si arriverebbe a 10mila con l’indotto (bum!)”, mentre per la Rete italiana Disarmo (www.disarmo.org) “da duemila addetti Cameri passerebbe a 2.200, più altri 800 nell’indotto”. La rete per il Disarmo, che ha promosso la manifestazione con l’Ong ‘Sbilanciamoci!’ e i cattolici di ‘Pax Christi’, fa notare con Massimo Paolicelli come “le armi siano uno dei pochi settori che non conoscono crisi: nel 2008 le industrie italiane ne hanno vendute per 4miliardi 285 milioni, triplicando il fatturato, aumentato del 222%; ma giova notare come l’industria degli armamenti sia tra le meno ‘remunerative’ per la forza lavoro: investire nelle energie rinnovabili, a parità di costi, richiede il decuplo di operai. Per esempio, i 13 miliardi degli F 35 nel fotovoltaico o nell’eolico impiegherebbero 10mila addetti”.

LE PROTESTE L’appuntamento ‘No F35’ ha raccolto tutti gli habitué delle lotte antagoniste: c’erano oltre 100 ragazzi da Vicenza del collettivo ‘No Dal Molin’, parecchi ‘No Tav’ dalla Val di Susa; a radunarli alla stazione di Novara c’era Walter Bovolenta della ‘Assemblea Permanente No F35’. “Non vogliamo una ulteriore militarizzazione del nostro territorio: l’aeroporto militare sorge alle soglie del Parco del Ticino tra Novara e Varese, dove Nato e Difesa sono già presenti a meno di 30 km con le basi di Solbiate Olona e Bellinzago. Ci opponiamo al progetto della costruzione degli F 35 ‘europei’ sul nostro territorio ( i 258 prenotati da Marina Usa e britannica saranno costruiti nell’impianto Lochkeed in Texas, mentre a Finmeccanica sono arrivati ordini di 570 F 35 da Olanda, Turchia, Danimarca Canada Australia, confronta www.peacereporter.net) perché i prossimi 5 anni di test e collaudi verrebbero effettuati nei nostri cieli, con l’immaginabile inquinamento acustico. E comunque sono chiaramente caccia da assalto che verranno impiegati in teatri operativi come Afghanistan o Pakistan; il che potrebbe anche non andarci bene”. Anche chi pacifista non è ha espresso dei dubbi sulla tenuta del progetto: la Norvegia si è ritirata dal progetto in marzo, mentre nello stesso mese la Corte dei Conti olandese obiettava che già il 30% della produzione è stata prenotata (anche Singapore e Israele hanno chiesto ad Alenia 25 modelli, con opzione per altri 50) mentre solo il 17% dei componenti è stato già testato; la stessa Gao Usa (Government accountability Office, loro Corte dei Conti), ha invitato l’amministrazione Obama a “’rivedere il progetto”. Non una parola dall’esecutivo Berlusconi. Ignazio La Russa non vede l’ora di ammirare i 62 F 35B a decollo verticale partire dalle portaerei ‘Garibaldi’ e ‘Cavour’, o i 69 F 35 A a decollo convenzionale solcare il cielo sopra Cameri e l’Olona.Garibaldi,Cavour

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Firmiamo tutti!

http://www.perilbenecomune.org/index.php?mod=petition

PETIZIONE POPOLARE

NON ABBIAMO BISOGNO DEL NUCLEARE
Al Presidente della Repubblica,
Al Presidente del Senato,
Al Presidente della Camera Deputati,
Al Presidente del Consiglio,
Ai Parlamentari tutti

Noi cittadini e cittadine italiane, visto il “Piano Triennale per lo Sviluppo”, approvato dal Consiglio dei Ministri, che lancia “il ritorno all’energia nucleare”, facciamo presente che:

a. Il popolo italiano ha votato a larghissima maggioranza, con i 3 referendum del 1987, l’uscita definitiva dell’Italia dall’avventura nucleare, come hanno deciso anche Austria e Polonia (che non hanno avviato le loro centrali già costruite), Danimarca, Grecia, Norvegia e Irlanda (che hanno rinunciato alla loro costruzione), Germania, Belgio, Olanda, Spagna e Svezia (che hanno deciso di non costruire più centrali nucleari nel loro territorio, puntando sulle energie rinnovabili).

b. Il nucleare non ci libera dalla dipendenza dall’estero: l’uranio è una fonte esauribile; per far funzionare le centrali dovremmo importarlo e il suo prezzo sta salendo ancora più rapidamente del petrolio: dal 2001 al 2007 si è moltiplicato per dieci.

c. Non esiste il nucleare “sicuro” e “pulito”: i reattori di “quarta generazione” sono previsti tra 25-35 anni (dopo il 2030, attorno al 2040); intanto il governo vuole costruire centrali di “terza generazione” che non hanno risolto né il problema della sicurezza ( non c’è solo Cernobyl, ma decine di incidenti gravissimi come quelli che hanno provocato 7 morti nelle centrali giapponesi tra il 1995 e il 2005) né di come smaltire le scorie che restano radioattive per centinaia e migliaia di anni.

d. La strada maestra sono le energie rinnovabili: Germania, Spagna, Austria, Grecia, Danimarca e tanti altri stati, europei e non, si stanno liberando dalla schiavitù del petrolio investendo grandi risorse sull’energia solare termica, fotovoltaica e a concentrazione, sull’energia eolica e sul risparmio e razionalizzazione degli attuali consumi. In Italia basterebbe coprire di pannelli fotovoltaici solo lo 0,1% (un millesimo) del territorio nazionale (utilizzando un decimo di tetti, pensiline, barriere autostradali ecc.) per soddisfare il 20% del fabbisogno nazionale di energia elettrica.

e. Il nucleare è fuori mercato, vive grazie a sovvenzioni statali e militari: Le stime Usa per i nuovi impianti danno il costo del kWh nucleare a 6.3 cent, addirittura il 20% in più dei 5,5 cent del gas o 5,6 del carbone (anche questi, peraltro, dannosi per la salute e l’ambiente). Per questo negli Usa, nonostante gli enormi incentivi stanziati da Bush, nessun privato ci investe dal 1976. L’unico reattore in costruzione in Europa è in Finlandia, perchè quello stato carica sul proprio bilancio (dei contribuenti) smaltimento delle scorie e smantellamento finale della centrale (che costa quasi come la costruzione). Gli altri 8 stati che, nel mondo, investono nel nucleare, lo fanno, quasi tutti, per produrre anche materia prima per le bombe: Cina, India, Russia, Pakistan, Giappone, Argentina, Romania e l’Iran, attualmente nel mirino degli Usa, perchè non è suo alleato.

Perciò chiediamo ai massimi rappresentanti di Stato e Parlamento di non tradire la volontà popolare e non imboccare, con i nostri soldi, questo costosissimo vicolo cieco.

I firmatari sono informati, ai sensi dell’art. 13 decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 [Codice in materia di protezione dei dati personali], che promotrice della petizione è la lista civica nazionale PER IL BENE COMUNE con sede nazionale in Ferrara, Piazzale Stazione 15 , e che possono esercitare i diritti di cui all´art. 7 del codice della privacy scrivendo al responsabile del trattamento dati personali dott.ssa Benini Monia. I dati personali verranno trattati per le sole finalità della presente petizione.
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Firmatari: 29331

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