Parma:ricercatori precari realizzano la prima auto che si guida da sola

Caterina Zanirato

Parma: un gruppo di ricercatori precari realizza la prima auto che si guida da sola

Il progetto è stato finanziato dall’estero: il veicolo ha raggiunto Shangai ed è stato seguito solo on line. “Abbiamo avuto problemi alle dogane, ma alla fine siamo riusciti a raggiungere la meta. L’obiettivo? Eliminare il rischio di incidenti stradali dovuti a errori umani”

Un’auto che si guida da sola, senza bisogno di conducente o telecomando. E non per pochi chilometri: è riuscita a partire da Parma e raggiungere Shanghai, giusto in tempo per partecipare all’Expo di ottobre dell’anno scorso.

Un’auto intelligente. E a progettarla sono stati una ventina di ricercatori precari di Parma, sotto la guida del docente di ingegneria Alberto Broggi, che ha creato il

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Precari, la videolettera di Nichi Vendola «Siete i veri eroi del nostro tempo»

Precari, la videolettera di Nichi Vendola «Siete i veri eroi del nostro tempo»

Il governatore della Regione Puglia si rivolge ai precari dell’Università, lasciati ai margini della società dai tagli di Tremonti e dalla riforma epocale del Ministro Gelmini. 1 miliardo e 400 milioni di tagli, un salasso che non ha precedenti nella storia del nostro paese. Di fronte a queste operazioni di macelleria sociale, i precari sono «i veri e propri eroi dei nostri tempi».

”Caro precario, io penso che non valga la pena di lamentarsi, forse e’ giunto il momento di rivoltarsi”, dice il portavoce nazionale di Sinistra Ecologia e Liberta’ (Sel) nella videolettera. ”Siamo al capolinea di una stagione che ha sfigurato l’Italia – afferma tra l’altro Nichi Vendola – che ha massacrato diritti sociali fondamentali. Il colpo grosso e’ quello che riguarda proprio la formazione: precarizzare il mercato del lavoro e rendere precaria la cultura, gli apparati formativi, i docenti, gli insegnanti, gli studenti. E’ la societa’ della precarieta”’.

”Carissimo precario, la voglia di scriverti – spiega Vendola – mi deriva dalla considerazione della tua ingratitudine: in fondo tu sei il vero eroe del nostro tempo”. ”I precari che oggi dilagano in ogni segmento del mondo produttivo sembrano viceversa non accorgersi di questa centralita”’, afferma Vendola. ”In particolar modo, la tua ingratitudine – dice – oggi rischia addirittura di rappresentare un granello di sabbia che puo’ inceppare il meccanismo del Governo”. Nichi Vendola continua sottolineando che il ministro Gelmini e’ stata sul punto ”di mettere una toppa a quel dolore acutissimo o a quel buco violentissimo che si sta creando nel sistema universitario, e la toppa era un emendamento salva-precari”. ”Ma la Gelmini – aggiunge – anche questa volta
non aveva fatto i conti con il Ministro Tremonti”. L’Universita’ italiana, di fatto, subira’ tagli per un miliardo e 400 milioni di euro, ”un salasso che non ha precedenti nella storia italiana, sostanzialmente un colpo alla nuca del sistema universitario”. ”Non c’e’ salva-precari, non c’e’ salvezza”, sostiene Vendola rivolgendosi ai precari, ”sei ancora una volta, caro precario, l’eroe del Governo
Berlusconi”.

Nichificio

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Da Travaglio

Il reality show

Sui siti internet c’è da tempo una rubrica fissa dedicata ai «cappelli di Berlusconi». È una photogallery con le immagini del premier-pompiere, del premier-esploratore-artico, del premier-cow boy, del premier-giocatore-di-baseball etc etc. Ieri s’è aggiunta quella del premier-cuoco-delle-tendopoli. E presto la galleria sarà arricchita da un premier-primo-ufficiale nelle crociere sul Mediterraneo che ieri ha promesso ai terremotati abruzzesi. Sono cose che succedono qua da noi, a Berlusconistan, come la nostra povera Italia è stata appena ribattezzata dal Time.

La rubrica sui cappelli è nata da un’evoluzione di quella sui capelli, con una p, che fu inaugurata dallo storico trapianto del 2004 e dalla conseguente bandana che, per la gioia della famiglia Blair, andò a coprire i follicoli in fiore. Sono passati appena cinque anni, ma sembrano mille. La bandana creò un po’ di stupore. Oggi il premier potrebbe sistemarsi sul cranio la Nike di Samotracia o Mara Carfagna o, perché no?, Fabrizio Cicchitto e pochi ci farebbero caso.
Il travisamento è la condizione ordinaria del presidente dello Stato libero di Berlusconistan. A volte è fisico, ed ecco i cappelli, i capelli, il cerone e i tacchi a spillo, altre volte si estende all’intera realtà che lo circonda e, ahìnoi, ci circonda. A volte ha la funzione di nasconderla, la realtà, altre di obbligarci a distogliere lo sguardo da essa per rivolgerlo altrove. Scoppia il penoso caso-Noemi ed ecco un furibondo attacco al Parlamento, ai giudici, alla moglie e al composito fronte della «stampa comunista»: da Famiglia Cristiana al Financial Times. La crisi economica divampa ed eccolo – il giorno in cui il governatore della Banca d’Italia nella sua relazione annuale dà le cifre di un’autentica catastrofe – tra le consuete macerie abruzzesi. È un po’ nervoso. Forse teme che qualcuno, tra la folla, possa gridare qualcosa di inopportuno. Chissà. Fatto sta che sferra un attacco preventivo alla magistratura «eversiva» che vuole «cambiare il voto popolare». A cosa si riferisce? Niente. Riprende il controllo, cambia maschera. Ed ecco il cappello da cuoco e le promesse a vanvera. Gli allegri campeggiatori abruzzesi potranno proseguire la vacanza sul mare. Già, andranno in crociera. Sul Titanic.

Le cifre del naufragio parlano di una disoccupazione destinata a superare il 10 per cento. Di due milioni di precari che a fine anno resteranno senza lavoro. Di un milione e 600mila lavoratori che non avranno alcun sostegno se perderanno il posto. Di altri 800mila che devono sopravvivere con 500 euro al mese. E parlano, sia pure con molta prudenza, dell’inadeguatezza di una politica economica che ha trascurato le prime e più fragili vittime della crisi: i lavoratori precari e le piccole imprese.
Com’era naturale, il premier si è detto soddisfatto. Ha definito il discorso del governatore «molto berlusconiano». E subito dopo è rientrato nel camerino per preparare la prossima puntata di quello che l’organo del Partito comunista americano, il New York Times, ieri ha definito «un reality show».

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Il ragionierino inutile

IL TEMPO DELLE SCELTE
di Tito Boeri e Fausto Panunzi 21.04.2009

(da la Voce.info)

La strada del governo per affrontare la crisi è basata sull’attendismo. Una strategia rischiosa che può costare cara al nostro paese. Anche perché non è detto che il peggio sia passato. Vi sono segnali positivi nell’economia mondiale, ma sull’Europa incombe la crisi dei paesi dell’Est. In più il terremoto rischia di peggiorare ulteriormente i nostri conti pubblici. E’ tempo di definire con chiarezza le priorità di politica economica. Poniamo quattro domande in merito al Ministro Tremonti. Augurandoci che risponda al più presto.

E’ passato quasi un anno dall’insediamento del nuovo Governo. In materia di politica economica, l’impressione è che abbia spesso scelto di non scegliere. Ha affrontato la crisi prendendo tempo e, al massimo, varando alcuni interventi tampone per fronteggiare le richieste più pressanti che venivano dal mondo delle imprese. Ha scommesso tutto su di una crisi di breve durata sapendo che i tempi della crisi globale sarebbero stati dettati da eventi al di fuori del suo controllo.

E’ PRESTO PER FESTEGGIARE

E’ stata una scommessa molto azzardata perché il precipitare della crisi ci avrebbe colti impreparati, ma ci auguriamo tutti che la crisi sia davvero breve. Sin qui il crollo è stato più rapido che nel 1929 (si veda il grafico qui sotto). Speriamo ora di avere lasciato alle spalle il punto più basso e che la risalita sia altrettanto ripida che la discesa. Ci sono indubbiamente alcuni segnali positivi soprattutto dal settore immobiliare statunitense e dalla Cina. E l’euforia delle borse di tutto il mondo nell’ultimo mese segnala un cambiamento dei sentimenti, degli animal spirits. L’augurio è che l’ottimismo sia altrettanto contagioso di quel pessimismo che ci aveva portato sull’orlo del precipizio. Il rischio di una nuova degenerazione della crisi è tuttavia ancora presente perché l’eccessivo indebitamento delle banche è stato solo parzialmente ridotto sin qui. I fattori di instabilità del sistema finanziario internazionale non sono stati ancora affrontati alla radice. E sull’Europa incombe la crisi dei paesi dell’ex blocco sovietico.

COME SI USCIRÀ DALLA CRISI

Questa crisi appare comunque destinata a modificare la geografia economica mondiale, i rapporti competitivi fra gli Stati. E’ una crisi maturata oltreoceano, che lascerà lunghi strascichi in quella che sin qui è stata l’indiscussa prima potenza economica mondiale. Dovrà portare a termine un costoso processo di deleveraging, di riduzione del debito del settore privato. E’ un processo che riguarda in modo meno pronunciato l’Europa che può trovare la forza di investire nei settori di punta e riuscire ad attrarre quei talenti che sin qui andavano negli Stati Uniti. Oggi l’Europa può davvero ambire a diventare l’economia più competitiva del pianeta come promesso a Lisbona 10 anni fa.
Il nostro paese non può perciò continuare a stare a guardare. Certo, l’Italia, per colpa del suo debito pubblico, ha minori margini di manovra di altri Paesi. Proprio per questo ha più bisogno di definire in modo chiaro le sue priorità. Abbiamo l’opportunità oggi di uscire non solo dalla recessione, ma anche dalla stagnazione economica in cui siamo rimasti negli ultimi 15 anni. E i periodi di crisi sono quelli in cui si può trovare il consenso per fare quelle riforme che in tempi normali non si riescono a fare.

IL TERREMOTO COME CARTINA AL TORNASOLE

Il 24 aprile si terrà il Consiglio dei Ministri nelle aree terremotate. Le scelte (o le non scelte) che verranno compiute in quell’occasione saranno un’importante cartina di tornasole delle intenzioni di questa maggioranza. Vedremo se prevarrà, una volta di più, la strategia attendista..
L’attendismo non ha sin qui evitato un consistente peggioramento dei nostri conti pubblici. Si sono aperti tanti rubinetti in questi mesi che sarà difficile monitorare. Non ci sono stati risparmi nel pubblico impiego. Al contrario, ai dipendenti pubblici con contratti a tempo indeterminato, quelli che non rischiano il posto di lavoro a differenza dei precari e dei loro omologhi nel settore privato, sono stati una volta di più concessi incrementi salariali superiori a quelli del privato. Il fabbisogno è aumentato di 9 miliardi nei primi tre mesi del 2009. E ci sono vistosi segnali di un calo delle entrate fiscali, ben oltre quanto determinato dall’andamento dell’economia. In particolare, le entrate tributarie nei primi due mesi del 2009 sono calate del 7,2 per cento rispetto a un anno fa e non più di metà di questo calo può essere attribuito all’andamento dell’economia. Mentre è certo che l’esecutivo ha dato ripetuti segnali di un abbassamento della guardia sul fronte del contrasto dell’evasione.
Ora il Governo ha due strade di fronte a sé nell’affrontare il dopo-terremoto e i costi della ricostruzione. La prima strada è quella di ripetere quanto fatto dai governi precedenti in questi casi: introdurre una addizionale, una nuova tassa, magari chiamata “contributo di solidarietà”, i cui proventi potranno essere destinati alla ricostruzione. In una fase di depressione come quella che stiamo fronteggiando ci sembra una scelta sbagliata. La seconda strada è quella di usare l’emergenza creata dal sisma per definire le priorità di politica economica.

LE DOMANDE DA PORRE AL MINISTRO DELL’ECONOMIA

Le interviste al Ministro dell’Economia trattano spesso di filosofia. Evitano accuratamente di porre le domande che stanno più a cuore agli italiani. Ecco allora le domande cui ci auguriamo il ministro voglia al più presto rispondere.
Su quale stima dei costi della ricostruzione delle aree terremotate sta il governo ragionando? Non è possibile non avere ancora un numero a due settimane dal sisma. Ed è legittimo attendersi che il Governo abbia deciso come finanziare queste spese.
Ha in mente il Ministro, alla luce anche del terremoto di rivedere le priorità della spesa in conto capitale? In particolare, conviene sul fatto che sarebbe più opportuno rimandare il ponte sullo stretto e varare un piano straordinario di manutenzione e miglioramento dell’edilizia scolastica?
Cosa intende fare il ministro per contrastare l’evasione fiscale? Intende davvero coinvolgere i Comuni negli accertamenti? Con quali tempi? E intende ripristinare gli uffici periferici dell’Agenzia delle Entrate?Una domanda di filosofia ci riserviamo di porla anche noi.
Quali confini intende il ministro stabilire per il mercato? Perché, ad esempio, la legge 33/09 appena approvata in Parlamento, su “misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi”, prevede che non vi sia più l’obbligo di lanciare un’OPA nel caso in cui il gruppo di controllo che già possiede il 30% del capitale sociale acquisisca un ulteriore 5%? Perché rafforzare così il suo controllo sulla società in un momento di scarsità di capitali di investimento? A chi giova questa norma se non a chi oggi ha il controllo di queste imprese? E in cambio di cosa si concede loro questo aiuto?

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