Camusso a L’Aquila: “Città fantasma solo propaganda, favoriti gli affari”

Arrivata all’Aquila, dove ha firmato la legge di iniziativa popolare di solidarieta’ nazionale per le catastrofi naturali, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha chiesto di visitare il centro della citta’ distrutto dal terremoto del 2009. Giunta nel capoluogo abruzzese per partecipare alla giornata di chiusura della scuola di formazione nazionale dei Giovani Democratici, Camusso ha percorso la zona rossa, accompagnata dagli esponenti locali del Pd, tra i quali il deputato Giovanni Lolli e l’assessore comunale alla Cultura, Stefania Pezzopane.

A invitarla a firmare la legge di iniziativa popolare e’ stato il segretario provinciale della Cgil L’Aquila, Umberto Trasatti. ”Ho voluto spingere il nostro segretario alla firma perche’ questa legge risolve in primo luogo problemi di governance che, allo stato attuale, condizionano l’evoluzione della ricostruzione post sisma. Viviamo in un momento – ha aggiunto Trasatti – in cui i rapporti tra gli enti locali e la struttura commissariale vivono disagi”. ”L’impressione e’ quella di una citta’ dove si e’ usato molto lo strumento della propaganda e, invece, oggi la realta’ presenta un conto doloroso”.
”Se penso alla politica degli annunci che c’e’ stata – ha proseguito -, da un lato siamo di fronte a una citta’ fantasma, dall’altra constatiamo che quel miracolo effettivamente non c’e’ stato”. ”Mentre passeggiavo tra le rovine – ha dichiarato – venivo informata delle persone che sono al gelo, delle tante persone che sono ancora negli alberghi e di queste strane forme di assistenza per cui anziani e persone sole sono tra i piu’ abbandonati, mentre sono quelli che avrebbero piu’ bisogno di un sostegno da parte dello Stato”. A proposito della legge di iniziativa popolare, il segretario Cgil ha ritenuto opportuno firmare perche’, ha spiegato, ”qualsiasi cittadino affezionato alla sua citta’ vorrebbe la ricostruzione. Dato che non c’e’ l’iniziativa del governo, e’ giusto che si parta dal basso e si provi a creare una prospettiva”.

”Siamo alla conferma che il modello della Protezione Civile che puo’ saltare le regole e’ un modello che ha favorito gli affari, e non la ricostruzione”, ha detto la Camusso, aggiungendo: ”C’e’ bisogno di pensare rapidamente a cosa serva, perche’ il tempo aggiunge degrado. Non serve una nevicata per scoprire che L’Aquila e’ una citta’ freddissima, basta leggere i libri delle elementari”. E’ importante che l’economia delle aree colpite dal terremoto, come nel resto del Paese, ”riparta dal lavoro. Abbiamo denunciato tante volte che si poteva procedere a ricostruire questa citta’ favorendo anche l’occupazione locale, la ripresa dell’economia. Basti pensare alla situazione dei centri commerciali oppure al fatto che c’e’ una Giunta regionale che mette in liquidazione le sue societa’ invece di pensare a promuovere il lavoro”. ”E’ come se ci fossero degli accanimenti – ha aggiunto Camusso – e non ci si rendesse conto che un’economia non riparte se le persone non hanno lavoro e non hanno prospettive. Noi abbiamo giustamente rivendicato la cassa integrazione come strumento di produzione dei redditi, ma non vogliamo uno strumento infinito di protezione, dobbiamo ripartire dal lavoro”. Il segretario generale della Cgil ha anche fatto riferimento alla situazione studentesca. ”In una citta’ universitaria come L’Aquila e’ fondamentale fornire agli studenti le strutture per poter tornare a studiare: non basta la riduzione delle tasse universitarie, servono servizi e sostegno”. All’Aquila il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha rilanciato l’ipotesi delle agevolazioni fiscali per le aree colpite dal terremoto. ”E’ inevitabile, quando ci sono delle tragedie cosi’, che le persone si trovino nude. I provvedimenti di rinvio del pagamento delle tasse sono importanti, dopodiche’ – ha aggiunto – lo Stato non puo’ essere amico all’inizio e crudele poi, deve rendersi conto degli elementi di ricostruzione e di ripresa dell’attivita’ economica, perche’ non esiste solo il ‘dove dormo’, ma anche se ‘io ho una vita’, per questo motivo e’ importante trovare degli incentivi”.
19 dicembre 2010

barbone ricco

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Propaganda mafiosa di berlusconi con un libraccino in preparazione: sputtanate tutte le sue minchiate dall’Espresso

Una per una, le bugie di B.

di Tito Boeri

 Tasse. Welfare. Edilizia. Alitalia. Aiuti alle imprese. Un economista ha letto dalla prima all’ultima riga il libretto che Berlusconi farà distribuire in autunno. E ha confrontato la propaganda con la realtà dei fatti
(12 agosto 2010) Se questo è il biglietto da visita per la campagna elettorale, è probabile che Berlusconi farà di tutto per evitarla. Magro il bottino di due anni di Governo sul piano della politica economica, nonostante la grandissima forza parlamentare di cui ha potuto contare quella che era fino a pochi giorni fa la maggioranza uscita vittoriosa dal voto del maggio 2008. Come direbbe l’attuale allenatore del Real Madrid, ci sono nel libretto “molti tituli, ma sero riforme”.

Non a caso la parte sulle “grandi riforme” viene pudicamente relegata alla fine. Ne elenca tre: scuola, università e pubblica amministrazione.

Sfoglia il libretto integrale (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/una-per-una-le-bugie-di-b/2132438//0)

La cosiddetta riforma della scuola è sin qui consistita solamente in tagli al personale, con la reintroduzione del maestro prevalente nella scuola primaria, la riduzione dell’orario d’insegnamento nella scuola secondaria (sia di primo che di secondo grado), la riduzione degli indirizzi nella scuola secondaria di secondo grado e la richiesta di compartecipazione delle famiglie alla spesa. Il tutto esclusivamente nella scuola pubblica, dato che il finanziamento alle scuole private “paritarie” non è stato ridotto. Per chiamarla riforma ci vuole tanto coraggio. Simile la strategia seguita nei confronti dell’università, perseguita con la riduzione del fondo di finanziamento ordinario. Il disegno di legge che entro fine anno dovrebbe andare alla Camera porterà, se non viene ulteriormente diluito nei suoi aspetti innovativi, a qualche cambiamento nella governance delle università, e non prima della fine legislatura, dato che si basa sull’esercizio di deleghe. Insomma è, al massimo, una scommessa di riforma, su aspetti relativamente marginali, che non intaccano davvero la ricerca e la didattica.

Quella della pubblica amministrazione è forse l’unica riforma avviata da questo Governo, ma è stata cancellata ancor prima di entrare in vigore dalla manovra appena varata che ha posto tetti alla crescita delle retribuzioni nel pubblico impiego in modo del tutto indiscriminato, in barba ai premi al merito introdotti dalla riforma Brunetta. Nel frattempo la riforma ha perso per strada le norme sulla trasparenza della dirigenza pubblica (davvero importanti anche alla luce degli scandali nella gestione della Protezione Civile), si è esclusa dall’applicazione della riforma la presidenza del Consiglio dei ministri segnale evidente del fatto che nessuno ci crede in questa riforma e si è di molto depotenziata la class action contro le pubbliche amministrazioni e i concessionari pubblici.

C’è molto editing da fare nel documento. Molte le ripetizioni e non poche le contraddizioni. A p.5 si rimarca come si sia dovuto intervenire per ridurre i compensi dei dirigenti pubblici e dei magistrati, ma a p.7 si rivendica il fatto di non avere tagliato gli stipendi a nessuno. Forse gli autori di queste schede non si sono parlati. La verità è che gli unici compensi ad essere tagliati in modo significativo sono quelli dei ricercatori universitari che, con il blocco degli scatti di anzianità, si vedono ridurre le loro retribuzioni fino al 15 per cento. Il vero risultato che questo governo può esibire sul piano della politica economica è quello di aver contenuto il peggioramento dei conti pubblici durante la crisi.

Lo ha fatto adottando la strategia dell’immobilismo.

 Scegliendo di non scegliere

si è evitato di cedere alle richieste di sostegno che venivano un po’ da tutte le parti, ma si è anche sbarrata la strada a misure anticicliche, che avrebbero reso la recessione meno pesante, contenendo il calo del reddito pro capite degli italiani. Nonostante i trionfali titoli di testa dei TG1 della scorsa settimana, la produzione industriale è tuttora del 20 per cento al di sotto dei livelli pre-crisi, il prodotto interno lordo + del 6 per cento più basso. Non solo il calo è stato più forte pur non avendo vissuto lo scoppio di una bolla finanziaria o il fallimento di una grande banca, ma anche la ripresa è più lenta che altrove. In effetti il Governo ha preferito accettare un maggior impatto della crisi pur di evitare un aggravamento dei conti pubblici in un paese già fortemente indebitato.

°°° Un commento? Le solite minchiate VUOTE di un povero vecchio cocainomane senza cervello, molto malato e molto delinquente, solo per gettare fumo negli occhi a quei pochi decerebrati rincoglioniti che ancora gli credono. Ma quelli credono anche che la social card sia la vera ricchezza del pianeta…

FULMINATO  DALLA  COCAINA

b.cotto

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Salute e grano! Nuovo codice stradale: più morti.

Bella settimana a tutti, amici! Come sapete, il regimetto fa una delle sue ennesime minchiate propagandistiche: il nuovo codice della strada con entrata in vigore immediata.  Bene. Anzi MALE! Sono spariti miracolosamente gli incidenti dalle pagine dei quotidiani e dai tg, ma spulciando nelle cronache regionali si scopre che sono aumentati gli incidenti e le vittime…

Ma come si può pensare di continuare a prendere per culo i cittadini in questo modo stolto, puerile, e ignorante?  Silvio! Noi siamo mille anni oltre rispetto a voi  imbecilli di regime!

Tolleranza zero un cazzo, quando mancano educazione, civismo, scuole, genitori preparati, poliziotti e quindi controlli, mezzi e benzina alle forze dell’ordine, strade, segnaletiche adeguate, ecc.

Siamo alle solite: ANNUNCI, TITOLONI, PROPAGANDA.

Come per l’inutilissimapatente a punti e alla social card senza fondi e per pochi intimi… BUFFONI E ASSASSINI!

fallo

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Onna, L’Aquila, e la propaganda

Sconvolgenti rivelazioni di sfollati costretti al silenzio.

L’Aquila, 14 ottobre 2009 ore 20:00.

La colonnina di mercurio segna 0 gradi.

OPERAIO  SCELTO  DA  BURLESQUONI, NOTO PER LA SUA ELEGANZA

operaio

Il 30 settembre le tendopoli dovevano sparire, tutti dovevano avere una casa nell’aquilano, tutti gli follati dovevano tornare a L’Aquila… queste erano le promesse…
Se si tiene conto dei tempi e dei

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CAZZATE, CAZZATE, CAZZATE

Terremoto, l’ira del sindaco Cialente

“Restituisco la fascia a Napolitano”

Il primo cittadino dell’Aquila sulla richiesta delle imposte sospese dopo il sisma. “Non possiamo pagarle, qui la gente ha perso tutto”. Poi attacca il governo: “Dicono che siamo tornati alla normalità, invece ci hanno abbandonati”

°°° Berlusconi è latitante, amici miei, sempre meno scimmiette ammaestrate si fanno abbindolare dal mafionano. Nonostante il fuoco di sbarramento dei suoi servi lecchini che hanno vergognosamente distrutto e prostrato il 99% dei media italioti, volti alla mera propaganda. Mentre Mafiolo spara le sue minchiate negli spot dei Tg, la gente dell’Aquila muore di disperazione.

a_cazzaro

ASINO_CAVALLO

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E’ AL POTERE PER CONTINUARE A RUBARE

IL REGIME DI DESTRA (INDOVINA CHI?) HA INCREMENTATO DEL 237% LE CAMPAGNE ISTITUZIONALI SULLE RETI MEDIASET (LA RAI DEVE TRASMETTERLA GRATIS): 3.137 MLN € SU 3.288 MLN € – MENO 98% AI QUOTIDIANI CATASTROFISTI…

Carmelo Lopapa per “la Repubblica”

Investimenti più che triplicati per le tv e per quelle targate Mediaset in particolare. E rubinetti ormai chiusi, giusto poche gocce, qualche spicciolo, per la carta stampata. Palazzo Chigi ha già messo in pratica dall´inizio dell´anno l´indirizzo che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha «suggerito» agli imprenditori che lo ascoltavano sabato a Santa Margherita.

b-bandito

Il report della Nielsen Company sull´utilizzo dei fondi per pubblicità istituzionale a disposizione della Presidenza del Consiglio dei ministri conferma, numeri alla mano, l´andazzo che era ormai evidente agli addetti ai lavori. E intanto in Rai scoppia il caso Tg1, col Pd che accusa la nuova direzione di Augusto Minzolini di essere nuovo «organo di propaganda berlusconiana».

Il premier Berlusconi lo aveva detto ai giovani imprenditori: «Anche voi, non dovreste dare pubblicità ai media catastrofisti». Anche loro come lui, infatti: catastrofisti o no, i giornali ha deciso di punirli. La tabella della Nielsen, mette a confronto l´utilizzo fatto negli ultimi tre mesi di vita del governo Prodi dei 2 milioni di euro a disposizione del dipartimento Editoria, con il trend nello stesso periodo (gennaio-marzo 2009), quando con Berlusconi il dipartimento è stato guidato da Mauro Masi, oggi alla direzione generale Rai.

Ebbene, la presidenza di centrodestra ha incrementato del 237% gli investimenti a beneficio delle tv private, da 932 mila a 3 milioni 137 mila euro (la Rai deve mettere in onda gratuitamente i messaggi istituzionali). In pratica, quasi l´intero budget (3 milioni 288 mila euro) dirottato sulle emittenti tv.

Con azzeramento o quasi dell´investimento sulla carta stampata: da 369 mila euro del trimestre Prodi a 9 mila euro di quello berlusconiano, meno 98%. Flessione verticale anche per magazines e internet. Ma a balzare agli occhi è soprattutto l´impennata dello stanziamento in favore di Canale5 (da 440 mila a oltre 2 milioni di euro), Italia1 (da 230 mila a 536 mila euro) e Rete4 (da 163 a 253 mila).

«È in atto, da parte dei grandi investitori pubblicitari, uno spostamento dalla Rai e dalla stampa verso i canali Mediaset – spiega Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazioni del Pd – temo che non abbia a che fare con dinamiche di mercato. La cosa stupefacente è che lo spostamento viene anticipato dalla presidenza del Consiglio. Siamo ormai alla esibizione, al colmo del conflitto di interessi».

Intanto, sul Tg1 si scatena la polemica. Il Pd, con Piero Martino e Fabrizio Morri, mette sotto accusa la nuova gestione dopo i servizi di politica della sera: «Da ieri è ufficiale, con la direzione Minzolini il Tg1 diventa l´organo dell´offensiva di Berlusconi contro il Pd». Il Pdl fa quadrato: «Intimidite». La direzione del Tg1 si difende: «Reazione scomposta, sono illazioni».

crisi-fisco1

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REGIME ALL’AMATRICIANA

Quando Tremonti ordinò sanzionate la Gabanelli

«Con la presente il sottoscritto prof. avv. Giulio Tremonti chiede l’immediato esercizio dei poteri sanzionatori». Inizia così l’ultimo affondo del ministro dell’Economia contro l’informazione, avviato ai danni di Milena Gabanelli e la sua «pericolosa» trasmissione Report. Non è piaciuta al ministro la puntata su social card e Tremonti bond, nonostante fosse stato intervistato lui stesso.

Così ha scritto 5 cartelle di esposto-denuncia alla Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e alla Commissione parlamentare per l’Indirizzo generale e la Vigilanza dei servizi radiotelevisivi. L’intento è chiaro: dimostrare la poca obiettività del programma, e dunque la lesione del dovere di informazione imparziale e completa imposto dal servizio pubblico. Insomma, non è una rettifica, tantomeno una querela. Ma Tremonti vuole comunque farsi sentire, esercitare «il potere sanzionatorio».

In effetti il rapporto del ministro con giornali e mass media in generale è costellato di eventi leggendari. Rumors più disparati raccontano di telefonate infuocate, battibecchi nervosi, arrabbiature furibonde. Certo, tutti i politici si arrabbiano con la stampa. E tutti vorrebbero averla amica e, se possibile, asservita. Ma Tremonti è tra i pochi (non l’unico, nell’intero arco parlamentare) a prendere iniziative in prima persona, a guerreggiare all’arma bianca con chi si occupa di lui. È quasi un corpo a corpo che il ministro ingaggia a colpi di pressioni indebite e invettive. Anche perché – lo sanno bene anche i non addetti ai lavori – la verve non gli manca.

A scorrere le cinque cartelle anti-Gabanelli traspare un furore montante. Tremonti parla di «lesione dei principi di completezza, correttezza, – si legge – obiettività ed imparzialità dell’informazione». Poi procede per punti, elencandone sette. Nel primo parla di «sintesi deformata di alcuni delicati e rilevanti aspetti dell’attualità, che ha assunto i contorni della propaganda negativa». Si riferisce forse il ministro al fatto che la social card è stata fornita solo a pochi, e che molti l’hanno ricevuta scarica? O che rappresenta anche uno strumento su cui MasterCard riesce a fare un buon business grazie alle commissioni versate dai commercianti? Tremonti parla di «tesi preconfezionata», ma la realtà non è molto lontana da questa tesi. Anzi. Il ministro non dimentica di difendere, naturalmente, il «legittimo esercizio del diritto di critica». Peccato però che questo secondo lui non sia il caso: perché tutto il contesto sarebbe stato creato da Gabanelli attraverso una «capziosa estrapolazione di brani tratti da conferenze stampa».

Si arriva così all’accusa (terzo punto) di «utilizzo strumentale del mezzo televisivo». Tremonti rammenta come «tutte le trasmissioni di informazione devono rispettare la pluralità dei punti di vista e la necessità di contraddittorio». Peccato che (troppo) spesso molti esponenti di governo appaiono in video davanti a un microfono e senza neanche una «faccia» a porgere la domanda. A proposito di contraddittorio. Naturalmente meglio se all’ora di cena, e in una giornata in cui qualcun altro ha lanciato critiche all’operato dell’esecutivo.


°°° La sintesi è questa: la libertà di stampa e la democrazia reale questi cialtroni li disintegrerebbe in due settimane. Ecco perché a loro serve il regime e l’oscuramento delle notizie. BUFFONI!!!

tvemonti_sfiga


LA SEGRETARIA DI TVEMONTI

terrorista

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