Un anno di (pessimo)governo

Giorgia Meloni, più influencer che premier

Mette empatia nei rapporti internazionali e abilità nel discorso pubblico affidandosi ad una comunicazione di chiaro stampo casaleggiano: non risolve un problema ma si fa vedere sempre vicina. Sulla politica estera non tocca palla. I like arrivano, i rimborsi post-alluvione no.

Matteo Renzi — 26 Settembre 2023

Un anno fa Giorgia Meloni vince le elezioni, ottenendo col solo 26% una maggioranza schiacciante. Chi capisce di politica sa che senza Enrico Letta, la destra non avrebbe mai vinto. Mai. Ma l’autogol del PD del 2022 ormai è cronaca: ci faranno un caso di studio in qualche università francese. Nel frattempo Giorgia si presenta come l’underdog, quella fuori dal giro.
Chi la conosce sa che è una bugia ma le bugie simpatiche sono irresistibili. Altro che underdog: Meloni è una parlamentare alla quinta legislatura, è stata la ministra più giovane della storia con Berlusconi; ha già perso al primo turno le comunali di Roma; è già stata Vicepresidente della Camera grazie a Fini più o meno come accadrà a Di Maio con Beppe Grillo. Meloni si racconta come una che lotta a mani nude contro il sistema quando quel sistema l’ha da sempre beneficiata.

Ma si narra come una outsider e tutti le credono. È come se una magia avesse incantato tutti: oh quanto è brava, coerente, nuova. Lei ci mette empatia nei rapporti internazionali e abilità nel discorso pubblico. Si affida a una comunicazione di chiaro stampo casaleggiano: non risolve un problema ma si fa vedere sempre vicina. E quindi viene via dal G7 lasciando l’Italia senza rappresentante politico quando Biden e Macron incontrano Zelensky: meglio stare con gli stivali in mezzo agli alluvionati. Alluvionati che a distanza di quattro mesi non vedono un euro, se non quelli stanziati da Bonaccini. Ma nel magico mondo dei populisti conta l’immagine, non la sostanza. I like arrivano, i rimborsi no. Un anno dopo la vittoria, Giorgia non ha risolto un solo problema. 

Ha aumentato le accise rispetto agli anni di Draghi. Ha pagato la cambiale a Lotito dando i soldi alla Serie A ma non ha rinnovato la 18App. Ha raddoppia gli sbarchi altro che blocco navale. A ogni catastrofe climatica lei non sbaglia un tweet ma non ripristina l’Unità di Missione contro il dissesto. Ha nominato Nordio ma non gli consente di mandare avanti la riforma della giustizia. L’inflazione picchia duro e lei è bravissima a trovare i colpevoli: la guerra, la Lagarde, il Superbonus. E il bello è che su alcune cose ha pure ragione. Ma il suo governo non ha una strategia. Lei che ironizzava sugli 80€ oggi pagherebbe di tasca propria per inventarsi qualcosa di simile sulle tasse. Nel frattempo i suoi alleati Tajani e Salvini se le danno di santa ragione mentre per sistemare il partito lei sceglie la sorella come per tenere a bada il Governo ha bisogno del cognato capodelegazione.

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Sulla politica estera non tocca palla ma viene bene in foto mentre coccola Biden o scherza con Modi: magari in futuro servirà, al momento non è dato saperlo. Sintesi. Come influencer Giorgia Meloni è promossa a pieni voti. È come premier che proprio non funziona. Gli italiani se ne stanno accorgendo. Lei chissà.

Matteo Renzi

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