Flotta sarda. Altro che pirati, questi sono gangsters.

Onorato&C: “Stop a Saremar o affondiamo la Tirrenia”

La seconda nave della “flotta sarda”, la Dimonios, è partita ieri da Vado Ligure per Porto Torres in un mare di polemiche. La Compagnia italiana di navigazione ha lanciato un ultimatum: fermate la “flotta sarda” o affondiamo la Tirrenia

di Umberto Aime

Il traghetto Dimonios

Il traghetto Dimonios

CAGLIARI. Altro che festa per la flotta sarda. Il varo della seconda nave – ieri alle 19.30 la «Dimonios» è salpata da Vado Ligure per Porto Torres, dove arriverà oggi alle 6.30 – è stato travolto da un maremoto di polemiche. Scatenate, ancora una volta, dalla Compagnia italiana di navigazione, proprietaria in

pectore della Tirrenia. La «Cin» della cordata Aponte-Grimaldi-Onorato ha chiesto ufficialmente al Governo di fermare subito le corse della Saremar. «Altrimenti – come ha detto a Roma un avvocato della compagnia ai sindacati – saremo noi ad affondare Tirrenia».

È tutto scritto nella lettera che l’amministratore delegato della «Compagnia italiana di navigazione», Ettore Morace, ha inviato al commissario straordinario della Tirrenia, Giancarlo D’Andrea. Fino a ieri si sapeva soltanto che la «Cin» aveva chiesto una pausa di riflessione prima della firma solenne del contratto. Adesso si conoscono anche gli altri passaggi della lettera-requisitoria. Al ministro per lo Sviluppo economico, Giulio Tremonti, e a quello dei trasporti, Altero Matteoli, la «Compagnia» ha chiesto di «procedere immediatamente nei confronti della Regione Sardegna, perché utilizza una società di navigazione territoriale per i collegamenti marittimi verso la penisola».

In più di un passaggio, l’amministratore delegato ricorda che «c’era l’impegno da parte del Governo di tutelare la Compagnia italiana, nel momento in cui sarebbe diventata proprietaria della Tirrenia, da qualsiasi concorrenza sleale da parte delle società regionali sulle rotte estranee alle convenzioni locali, motivo per cui sono state cedute dallo Stato alle regioni». In parole ancora più spicce, la «Cin» contesta alla Saremar di essere entrata sul mercato nazionale, mentre si sarebbe dovuta occupare soltanto dei collegamenti con Carloforte e La Maddalena. È curioso che a sollevare adesso la polemica siano gli stessi armatori scatenati fino a un anno fa, quando la Tirrenia non era ancora loro, nel denunciare «l’ingerenza dello Stato nei trasporti marittimi» e ora dallo stesso Stato pretendono insieme agli oneri di servizio (72 milioni per otto anni destinati alla continuità territoriale) anche una sorta di tutela. Comunque, la requisitoria della «Cin» non è finita.

Nella lettera la cordata napoletana sostiene che «la Saremar, col suo comportamento, ha violato più volte la legge (il riferimento è ai presunti aiuti di Stato?) e dunque va sanzionata e fermata». La volontà della «Compagnia» è chiara: «Visto che le tariffe della Saremar hanno alterato in modo rilevante il mercato e, allo stesso tempo, non sono sostenibili da parte di altre compagnie se non col finanziamento delle rotte attraverso fondi pubblici, alla stessa Saremar non può essere più consentito di navigare verso Civitavecchia e Vado Ligure».

È questo l’ultimatum lanciato in queste ore dalla cordata Aponte-Grimaldi-Onorato, che nelle righe di commiato è decisa nello scrivere: «Fino a quando da parte del Governo non sarà fatta chiarezza su questi temi, non daremo seguito all’offerta di acquisto presentata e alla sottoscrizione del contratto». Che la «Cin» abbia nel mirino la Saremar è confermato anche dalla richiesta di accesso agli atti (è la legge sulla trasparenza) inviata di recente alla Regione. «La Compagnia italiana – si legge – considera che l’iniziativa della Saremar possa recare pregiudizio all’attività attualmente svolta dalla Tirrenia in acquisizione e dunque è suo interesse diretto conoscere qualunque atto che permetta alla stessa Compagnia di valutare se sono stati violati i limiti previsti a tutela della libera concorrenza».

Alla lettera – arrivata tra l’altro all’interno di una busta intestata a società diverse dalla «Cin» – la Regione ha replicato stizzita: «È una richiesta troppo generica. Non si capisce quali atti volete». In sintesi, la guerra Cin-Saremar continua. Ma adesso a non poterne più dei ripensamenti (qualcuno li ha ribattezzati ripensamenti nevrotici) della «Compagnia» è anche il commissario straordinario della Tirrenia. Giancarlo D’Andrea ha risposto a stretto giro di posta: «I temi sollevati in questi giorni da Cin – scrive il commissario – da nessuna delle parti sono stati considerati vincolanti per la conclusione dell’iter della privatizzazione e dunque il contratto dovrà essere sottoscritto entro la data a suo tempo concordata».

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