Gli affaracci della cosca Berlusconi: Di Girolamo, ad esempio… Ora capite la legge-bavaglio?

Di Girolamo adesso racconta le tangenti…

di Claudia Fusanitutti gli articoli dell’autore Ho dato i soldi a Lorenzo Cola, sette milioni e mezzo di euro. In cambio ci doveva garantire la partecipazione ad alcune commesse di società legate al gruppo di Finmeccanica». L’avvocato senatore Nicola Di Girolamo, in carcere dalla fine di febbraio con l’accusa di truffa e riciclaggio, vuota il sacco. E negli ultimi giorni, interrogato davanti al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, ha iniziato a collaborare. Di Girolamo fu eletto nel 2008 al Senato nella circoscrizione estero e, secondo l’accusa, arrivò a palazzo Madama con i brogli elettorali e il sostegno della ’ndrangheta. Regista dell’elezione di Di Girolamo fu Gennaro Mokbel, anche lui in carcere per truffa.

Da quell’inchiesta madre, parliamo del fascicolo Fastweb-Telecom, ne è spuntata un’altra che ipotizza l’esistenza di fondi neri all’estro nella disponibilità di Finmeccanica, colosso pubblico della difesa e dell’aerospazio. Di Girolamo avrebbe spiegato al pm e ai carabinieri del Ros di «aver consegnato sette milioni e mezzo di euro a Lorenzo Cola», consulente di Finmeccanica. Il gruppo Mokbel-Di Girolamo aveva quote per 8 milioni di euro nella società Digint partecipata dalla lussemburghese Financial Lincoln e per il 49% da Finmeccanica. In una intercettazione (dell’inchiesta Fastweb-Telecom) Mokbel dice: «Ieri sera sono stato a cena con uno dei capoccioni di Finmeccanica, uno dei tre che comandano.

Lui vive a Washington, ha firmato l’accordo da sei miliardi, sugli aerei, Tramite l’avvocato Nicola (Di Girolamo, ndr) ci hanno offerto di aprire un’agenzia per tutto il centro Asia per la vendita di prodotti di sicurezza, prodotti militari, elicotteri. Abbiamo un’altra riunione lunedì». Di Girolamo, assistito dall’avvocato Taormina, adesso ha spiegato quella telefonata. Il prima, il dopo e il durante. L’accordo consisteva nel fatto che «dal 2008 e nell’arco di tre anni, Digint (e quindi anche il gruppo Mokbel, ndr) avrebbe avuto contratti di fornitura e partecipazioni da società legate a Finmeccanica per un totale di 50 milioni di euro».

La tangente di 7 milioni e mezzo consegnata a Cola di cui parla Di Girolamo doveva essere «una fiche, un pedaggio per garantire quelle commesse». Solo che dopo un anno non si vede nulla. Mokbel si agita e pretende i soldi indietro da Cola. Il quale, a sua volta, rilancia proponendo a Mokbel-Di Girolamo di subentrare con Digint nell’Agenzia asiatica di Singapore che fa capo a Finmeccanica». Con la spiegazione-confessione di Di Girolamo acquista senso compiuto l’intercettazione di Mokbel. Il patron di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, ha negato l’esistenza di fondi neri all’estero, ha ammesso di conoscere Cola ma di essere in regola. Ha anche presentato una denuncia per aggiotaggio visto che il titolo, dopo le prime anticipazioni dell’inchiesta, ha perso il 3% in borsa. Ma non c’è dubbio, afferma l’avvocato Taormina, che le dichiarazioni di Guarguaglini costituiscono «elementi probatori schiaccianti».

BERLUSCONI SILVIO, MAFIOSO E FACCIA DA CULO

b.facciadaculo

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