“I presidi bocciano la riforma della scuola e attaccano: “Ormai siamo passacarte” Imbecilli! Sono tre anni che discutete col governo. La verità è che non avete voglia di fare un cazzo e soprattutto NON volete responsabilità.

Di cosa avete parlato per tre anni coi ministri, che hanno fatto la riforma CON VOI?

I presidi bocciano  la riforma della scuola e attaccano: “Ormai siamo  passacarte”

 

ROMA

Da super-presidi a passacarte il passo è breve. Sono bastati pochi mesi e qualche ammorbidimento della legge sulla Buona Scuola, per ridimensionare alcuni poteri dei dirigenti scolastici. È la denuncia delle associazioni di categoria. L’Anp, l’Associazione Nazionale Presidi a cui è iscritto il 51% dei dirigenti, ha pubblicato un comunicato da cui emergono netti rifiuti che rischiano di pesare sulla gestione delle scuole.

 

Si rifiuteranno di selezionare gli insegnanti ad agosto, di accettare reggenze di nuovi istituti. Rifiuteranno nuovi incarichi e si dimetteranno da ruoli non obbligatori già rivestiti. Non si presenteranno più dal giudice del lavoro a fare le veci degli avvocati per difendere gli istituti, non invieranno i documenti per farsi valutare e non faranno riempire i questionari che arrivano alle scuole da parte di Miur, Invalsi, Indire, Regioni.

 

La domanda

« Siamo presidi o meri esecutori?», chiede Giuliano Bocchia, preside del liceo scientifico Da Vinci di Pescara, un colosso di circa 1500 alunni e oltre 100 professori. «Non vogliamo bloccare tutte le scuole d’Italia ma l’anno scorso abbiamo lavorato in un clima di caccia alle streghe e in emergenza. In piena estate a scegliere i professori. Invece, nelle classi è arrivato tutt’altro. Ora dovremmo venire valutati su quello che abbiamo dovuto subire contro la nostra volontà? Non collaboreremo più, rifiuterò con la morte nel cuore. Amo la scuola ma tutto si basa sul volontariato di alcuni, non è pensabile che la scuola funzioni così. E quest’anno andrò in ferie». E chi effettuerà la chiamata dei professori? «Delegherò il collegio dei docenti. È formato da tutti i professori della scuola, sono 120 persone, faranno loro i colloqui e sceglieranno. Vediamo che cosa succederà. A scuola c’è paura per l’uomo forte, si pensa che tutti abbiano il diritto di far valere la propria voce e nel frattempo stanno smontando la legge 107».

 

Dal punto di vista dei presidi la struttura della Buona Scuola ha iniziato a scricchiolare la scorsa estate. Mentre loro erano chiusi negli uffici a compulsare curriculum e liste di docenti anche a Ferragosto sulla base di scadenze-capestro stabilite dal Miur, i sindacati concludevano un accordo che offriva la possibilità agli insegnanti di accettare la chiamata dei presidi – e di diventare quindi di ruolo, spesso a centinaia di chilometri lontano da casa – ma di rimanere per un anno ancora vicini alla famiglia.

 

È stato necessario sostituirli, e poi sostituirli di nuovo in un domino che in alcune scuole non si è mai interrotto e in altre è andato avanti fino a Natale tra supplenti e classi abbandonate a se stesse.

 

Maurizio Franzò, preside dell’istituto Curcio di Ispica, 1250 alunni, 5 plessi e un corso serale: «Ho lavorato l’anno scorso senza badare alle ferie e all’estate perché tutto fosse in regola. Tutto inutile, vanificato dagli accordi raggiunti dai sindacati dei professori. Il primo periodo dell’anno scolastico abbiamo assistito allo stesso andirivieni di professori dell’anno precedente. E noi continuiamo ad avere troppe reggenze e troppi incarichi non legati alla scuola. Non ho più il tempo di presenziare ai consigli di classe. Mi capita di non conoscere i docenti della mia scuola. Temo che l’amministrazione abbia creato un mostro. Per quel che riguarda noi dirigenti la nostra protesta sarà questa: faremo i presidi nelle nostre scuole. Per tutto il resto se la sbrighi qualcun altro».

 

Anche se a volte si tratta di atti dovuti? Giorgio Rembado, presidente dell’Anp: «Speriamo che non si arrivi alle conseguenze estreme ma, se dovesse capitare, sappiamo quello che stiamo facendo». Alessandro Artini, preside dell’Isis Fossombroni ad Arezzo: «Dove potremo rifiutarci ci rifiuteremo. Se non potremo farlo, obbediremo. Ma si deve sapere che il nostro parere è negativo».

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