Leggete la vera storia di nonna Peppina e dei suoi parenti, una schiera di imbroglioni che volevano fregare lo Stato. Bufala ampiamente cavalcata dalla bestia salvini e dall’imbroglioncello di maio.

Nonna Peppina rinuncia alla sanatoria. La sua casa non rientra tra i casi di proroga

La commissaria De Micheli annuncia il provvedimento per il cratere del terremoto. Resta fuori la 95enne cacciata dalla costruzione in legno costruita violando il vincolo del paesaggio e con volumi in eccesso

di CORRADO ZUNINO

Nonna Peppina rinuncia alla sanatoria. La sua casa non rientra tra i casi di proroga
ROMA – Per le case abusive del cratere terremotato c’è una proroga. Ma Nonna Peppina, la 95enne di San Martino di Fiastra, non ne potrà usufruire. La sua struttura in legno, costruita dopo la scossa del 26 ottobre 2016 nell’Alto Maceratese, a fianco di quella in cemento ormai compromessa, resta sigillata dalla Procura di Macerata. Da tre giorni Giuseppa Fattori vive e dorme in un container di dieci metri quadrati allestito vicino alle case lasciate: quella colpita e poi quella in legno, fatta realizzare dalle figlie. Il bagno (chimico) è all’esterno, difficoltà nella difficoltà. Lei, però, resta nel container plastico: non vuole allontanarsi dai luoghi dove è arrivata sposa.

“Sono delle bestie”, ha detto l’anziana. Ce l’ha con tutti: dal Comune di Fiastra alla Protezione civile. Ma la sua nuova casa era insanabile. Meglio, “improrogabile”, viste le disposizioni in arrivo dal governo. È stata realizzata dopo i terremoti. Con un volume superiore all’edificio precedente. Violando vincoli paesaggistici. “Quel paesaggio era il nostro giardino”, risponde l’anziana, “avrei voluto farlo diventare il punto di riferimento dei terremotati di Fiastra”. Le figlie dicono di aver speso 80mila euro per il nuovo alloggio in legno, ma nella provincia di Macerata a quelle cifre non si può arrivare.

Terremoto, sfrattata a 95 anni: “La casetta di legno è abusiva”

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Nonna Peppina rinuncia alla sanatoria. La sua casa non rientra tra i casi di proroga

ROMA – Per le case abusive del cratere terremotato c’è una proroga. Ma Nonna Peppina, la 95enne di San Martino di Fiastra, non ne potrà usufruire. La sua struttura in legno, costruita dopo la scossa del 26 ottobre 2016 nell’Alto Maceratese, a fianco di quella in cemento ormai compromessa, resta sigillata dalla Procura di Macerata. Da tre giorni Giuseppa Fattori vive e dorme in un container di dieci metri quadrati allestito vicino alle case lasciate: quella colpita e poi quella in legno, fatta realizzare dalle figlie. Il bagno (chimico) è all’esterno, difficoltà nella difficoltà. Lei, però, resta nel container plastico: non vuole allontanarsi dai luoghi dove è arrivata sposa.

“Sono delle bestie”, ha detto l’anziana. Ce l’ha con tutti: dal Comune di Fiastra alla Protezione civile. Ma la sua nuova casa era insanabile. Meglio, “improrogabile”, viste le disposizioni in arrivo dal governo. È stata realizzata dopo i terremoti. Con un volume superiore all’edificio precedente. Violando vincoli paesaggistici. “Quel paesaggio era il nostro giardino”, risponde l’anziana, “avrei voluto farlo diventare il punto di riferimento dei terremotati di Fiastra”. Le figlie dicono di aver speso 80mila euro per il nuovo alloggio in legno, ma nella provincia di Macerata a quelle cifre non si può arrivare.

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La famiglia di Peppina, fuori dalla proroga collettiva, non ha accettato neppure la trattativa ad personam: il Comune, con il supporto del governo, avrebbe lasciato l’anziana nella casa in legno fino alla fine dei suoi giorni purché, dopo la dipartita della capofamiglia, fosse stato chiaro che il bene abusivo sarebbe stato smontato. Agli eredi – a cui lo Stato risistemerà comunque la prima abitazione danneggiata – sarebbe andato un bene di pari valore. Niente, i Fattori vogliono la casa recuperata e la casetta autocostruita. La Regione Marche si è proposta di sostenerli nel ricorso al Tar: non hanno accettato. Procedono per conto proprio e annunciano un libro sulla storia di Nonna Peppina: “Sarà un bestseller”. Il sindaco di Fiastra, Claudio Castelletti: “Stanno aspettando una deroga ai piani paesaggistici per far rientrare Nonna Peppina”. La commissaria alla Ricostruzione replica che non sarà possibile: c’è un doppio problema di vincoli non rispettati e di volumi eccedenti.

Già, il provvedimento ora proposto dalla commissaria Paola De Micheli. Riguarda tutti gli immobili – in cemento o in legno, spostabili o ancorati – realizzati abusivamente dopo i quattro terremoti dell’Italia centrale. Spesso sono stati costruiti nel giardino sottostante. Solo nelle Marche se ne contano 200-250. Le stime negli uffici delle prefetture interessate – il cratere è allargato su quattro Regioni – indicano in mille il numero complessivo.

Il ‘salva-casette’ avrà la forma del decreto e consentirà di regolarizzare sia gli ‘immobili amovibili’ che gli ‘immobili fissi’. Nel primo caso potranno restare nella casa temporanea coloro che l’hanno allestita su un’area edificabile e non abbiano superato i volumi dell’abitazione precedente. Potranno avviare la regolarizzazione, inoltre, se non hanno un altro alloggio a disposizione, se non hanno avuto una casa (Sae) dalla pubblica amministrazione, se non usufruiscono di un contributo in denaro per la sistemazione in affitto della famiglia. La proroga, tuttavia, prevede anche una deroga, una sanatoria a tempo: i pareri paesaggistici e ambientali potranno essere rilasciati ex post, ovvero dopo l’avvenuta costruzione della ‘casetta in giardino’. “Il giudizio di compatibilità paesaggistica e ambientale dovrà essere comunque positivo”, dice la commissaria. Questo passaggio, tuttavia, appare da subito problematico. Di certo, secondo il decreto, quando il terremotato avrà di nuovo la vecchia casa messa in sicurezza o ricostruita ex novo, quella ‘mobile’ dovrà essere abbattuta.

Se, nel secondo caso, l’abitazione post-sisma costruita negli scorsi mesi è in cemento o, comunque, ancorata a terra, l’interessato potrà richiedere il permesso di costruire successivamente alla stessa nuova edificazione regolarizzando tutto attraverso l’articolo 36 del Testo unico di edilizia. Una sanatoria, sì. Ancora De Micheli: “Questa impostazione ha la caratteristica di non essere una sanatoria generalizzata, di avere deroghe e limiti temporali”.

La proroga-sanatoria potrà riguardare soltanto chi ha realizzato l’immobile tra il 24 agosto 2016 (terremoto di Amatrice) e il 10 aprile 2017. Le domande dovranno essere presentate entro il 31 dicembre 2017. Quando la famiglia otterrà nuovamente la struttura originaria, dovrà abbattere la seconda e temporanea a proprio spese.
Per la ricostruzione degli edifici privati – ricordano gli uffici della commissaria De Micheli – sono già a bilancio 6,5 miliardi di euro. Ma pochi, per ora, hanno fatto richiesta della loro quota.
http://www.repubblica.it/cronaca/2017/10/11/news/case_abusive_post-sisma_in_arrivo_la_sanatoria_ma_non_per_nonna_peppina-177978897/

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