Mentre lo statista Gentiloni è a Bruxelles con gli altri due statisti più importanti, l’aspirante fattorino di maio va al Quirinale per portare la sua ridicola “Lista dei ministri”. Ovviamente Mattarella manco lo fa entrare.

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23 febbraio 2018

Lo statista e l’analfabeta. La giornata di Gentiloni e Di Maio

La follia del capo di M5s al Quirinale, mentre il premier si rafforza a Bruxelles

Ci sono state due scene emblematiche oggi. Nella prima, l’attuale premier italiano Paolo Gentiloni percorre i corridoi dell’Europarlamento insieme a Emmanuel Macron e Angela Merkel. Nella seconda, c’è un aspirante premier, Luigi Di Maio, che va al Quirinale per lasciare una busta con una lista di ministri nelle mani del segretario generale Zampetti.

E ho detto tutto, avrebbe concluso Totò.

Ma avviciniamoci alle due istantanee. Gentiloni è andato a Bruxelles non tanto per “tranquillizzare” Juncker – che nel frattempo aveva già corretto le frasi sulla preoccupazione per il post 4 marzo italiano – quanto per dare un’ulteriore registrata ai suoi già buonissimi rapporti con la Merkel e Macron. Era necessario dare un’idea plastica della convergenza fra Italia, Francia e Germania in una fase di particolare incertezza delle istituzioni europee e di grave debolezza politica dei suoi paesi più importanti.

Bene, i rapporti sono eccellenti. La “regia” ha immortalato una particolare sintonia fra i tre statisti. L’Italia c’è. L’Europa sa che la classe di governo attuale è affidabile. E se Juncker ha platealmente stonato con la sua esternazione, perché non sta a lui esprimersi in quei termini, è evidente che l’Europa politica e il mondo economico e finanziario del Vecchio Continente hanno più di qualche preoccupazione circa l’ipotesi di un ritorno di Berlusconi (ricordate i sorrisi della Merkel e Sarkozy?) o di un avvento al governo di forze populiste o digiune di politica internazionale. Sì, Gentiloni, Renzi, Padoan, Calenda è tutta gente che Bruxelles apprezza, e molto.

Ed eccoci a Di Maio. Egli ha compito una mossa mediatica totalmente assurda: recarsi al Colle per presentare un “lista dei ministri” che nessuno gli aveva chiesto e poteva chiedere. Ovviamente Mattarella si è guardato bene dal riceverlo. Lo ha considerato alla stregua non di un capo politico ma di una specie di seccatore, un analfabeta istituzionale, un ragazzo di belle speranze a favore di telecamere. Ma si può mettere l’Italia nelle mani di uno così?

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