Da Travaglio

Il reality show

Sui siti internet c’è da tempo una rubrica fissa dedicata ai «cappelli di Berlusconi». È una photogallery con le immagini del premier-pompiere, del premier-esploratore-artico, del premier-cow boy, del premier-giocatore-di-baseball etc etc. Ieri s’è aggiunta quella del premier-cuoco-delle-tendopoli. E presto la galleria sarà arricchita da un premier-primo-ufficiale nelle crociere sul Mediterraneo che ieri ha promesso ai terremotati abruzzesi. Sono cose che succedono qua da noi, a Berlusconistan, come la nostra povera Italia è stata appena ribattezzata dal Time.

La rubrica sui cappelli è nata da un’evoluzione di quella sui capelli, con una p, che fu inaugurata dallo storico trapianto del 2004 e dalla conseguente bandana che, per la gioia della famiglia Blair, andò a coprire i follicoli in fiore. Sono passati appena cinque anni, ma sembrano mille. La bandana creò un po’ di stupore. Oggi il premier potrebbe sistemarsi sul cranio la Nike di Samotracia o Mara Carfagna o, perché no?, Fabrizio Cicchitto e pochi ci farebbero caso.
Il travisamento è la condizione ordinaria del presidente dello Stato libero di Berlusconistan. A volte è fisico, ed ecco i cappelli, i capelli, il cerone e i tacchi a spillo, altre volte si estende all’intera realtà che lo circonda e, ahìnoi, ci circonda. A volte ha la funzione di nasconderla, la realtà, altre di obbligarci a distogliere lo sguardo da essa per rivolgerlo altrove. Scoppia il penoso caso-Noemi ed ecco un furibondo attacco al Parlamento, ai giudici, alla moglie e al composito fronte della «stampa comunista»: da Famiglia Cristiana al Financial Times. La crisi economica divampa ed eccolo – il giorno in cui il governatore della Banca d’Italia nella sua relazione annuale dà le cifre di un’autentica catastrofe – tra le consuete macerie abruzzesi. È un po’ nervoso. Forse teme che qualcuno, tra la folla, possa gridare qualcosa di inopportuno. Chissà. Fatto sta che sferra un attacco preventivo alla magistratura «eversiva» che vuole «cambiare il voto popolare». A cosa si riferisce? Niente. Riprende il controllo, cambia maschera. Ed ecco il cappello da cuoco e le promesse a vanvera. Gli allegri campeggiatori abruzzesi potranno proseguire la vacanza sul mare. Già, andranno in crociera. Sul Titanic.

Le cifre del naufragio parlano di una disoccupazione destinata a superare il 10 per cento. Di due milioni di precari che a fine anno resteranno senza lavoro. Di un milione e 600mila lavoratori che non avranno alcun sostegno se perderanno il posto. Di altri 800mila che devono sopravvivere con 500 euro al mese. E parlano, sia pure con molta prudenza, dell’inadeguatezza di una politica economica che ha trascurato le prime e più fragili vittime della crisi: i lavoratori precari e le piccole imprese.
Com’era naturale, il premier si è detto soddisfatto. Ha definito il discorso del governatore «molto berlusconiano». E subito dopo è rientrato nel camerino per preparare la prossima puntata di quello che l’organo del Partito comunista americano, il New York Times, ieri ha definito «un reality show».

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Da Travaglio

Il Cavaliere di Hardcore

Chissà com’è stato il ritorno in ufficio del papà di Noemi dopo la festa per il 18° compleanno della ragazza con visita a sorpresa di Al Tappone, che lei chiama eloquentemente «papi». Figurarsi i frizzi e lazzi dei colleghi: «Ciao papi», «Tutto bene in famiglia, papi?». Il malcapitato è stato pure calunniato come «vecchio autista di Craxi» (falso, ovviamente). Insomma una catastrofe, per il pover’uomo. Per il Cavaliere di Hardcore invece lo scandalo delle selezioni per le Europee, decisamente più corrive di quelle per “Colpo Grosso”, è stato prontamente trasformato nell’ennesimo trionfo dalle tv e dalla stampa al seguito. Che hanno evitato di collegarlo alle denunce di Guzzanti senior sulla «mignottocrazia» e alla notizia del padre di un’altra fanciulla che s’è dato fuoco dinanzi a Palazzo Grazioli perché la figlia s’è vista negare una candidatura promessa in cambio di non si sa bene cosa. Da quando ha chiuso il Bagaglino e il ministero delle Pari Opportunità è in overbooking, i posti disponibili scarseggiano. Checché ne dica «la signora», come papi chiama la moglie. A strigliarla a dovere ha provveduto Maria Giovanna Maglie sull’apposito Giornale: «La First Lady in sonno… nemica della maggioranza degl’italiani», anziché «lasciarlo lavorare», «danneggia il premier e il governo». L’editoriale trasuda un trasporto sconfinato per papi. Il quale ora dovrebbe dare un cenno di gratitudine a Maria Giovanna, così bisognosa d’affetto. Niente ministeri né sottosegretariati. Basterà un cenno, un buffetto, un anellino. Conta il pensiero. Suvvia, papi, faccia qualcosa anche per lei.

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Disastro globale?

CLIMA
“Se non si agisce subito
tra 20 anni sarà catastrofe”

Sull’ultimo numero della rivista “Nature” le ricerche di autorevoli istituti che danno base scientifica alle affermazioni fatte qualche giorno fa a Roma dal principe Carlo di ANTONIO CIANCIULLO

Il principe Carlo lo aveva detto pochi giorni fa in maniera un po’ esoterica: “Ci restano solo 99 mesi prima di raggiungere il punto di non ritorno. Poi la storia ci giudicherà. E se non agiremo, i nostri nipoti non potranno mai perdonarci”. Qualcuno ha alzato il sopracciglio considerando questo nuovo campanello d’allarme sul cambiamento climatico un vezzo reale. E invece la base scientifica – pur con qualche approssimazione sulle date – c’è. Lo dimostra l’ultimo numero della rivista Nature che in The Climate Crunch mette assieme le ricerche di istituti molto autorevoli (dal Potsdam Institute for Climate Impact Research all’università di Oxford). Conti alla mano, risulta che se non si agisce immediatamente, nel giro di un paio di decenni subiremo un danno di portata catastrofica. Le lancette del count down vanno spostate: l’ora X non scatta più nel 2050 ma tra 20 anni.

E’ un risultato a cui si arriva seguendo due percorsi logici diversi e convergenti. Partiamo dal primo: le emissioni di carbonio. Gli scienziati hanno calcolato che, per contenere l’aumento di temperatura entro i 2 gradi (il livello oltre il quale il prezzo per l’umanità diventa altissimo), bisogna stare ben al di sotto del tetto complessivo di mille miliardi di tonnellate di carbonio. Dalla rivoluzione industriale in poi abbiamo consumato quasi metà di questi mille miliardi. Al ritmo attuale di aumento delle emissioni ci giocheremmo la dote restante in una ventina di anni.

Quest’ordine di grandezza torna seguendo un altro ragionamento. Prendiamo la concentrazione delle emissioni di anidride carbonica: in atmosfera c’erano circa 280 parti per milione di CO2 all’alba della rivoluzione industriale, oggi abbiamo superato quota 385 e l’incremento è sempre più veloce: ormai ha superato le due parti per milione l’anno e si avvia verso le 3 parti per anno. Con un incremento di 3 parti per milione l’anno per arrivare a una concentrazione di 450 parti, che è il tetto da considerare invalicabile, ci vorrebbero per l’appunto una ventina di anni.

Tutto ciò ha dei risvolti pratici molto concreti perché l’analisi scientifica lascia aperte due opzioni. O supponiamo che un virus sconosciuto si sia impossessato dei migliori climatologi del mondo portandoli ad affermazioni prive di senso, oppure li prendiamo sul serio e tagliamo subito le emissioni serra che sono prodotte dal consumo di combustibili fossili e dalla deforestazione. La rivista Nature, poco incline a credere all’esistenza del virus che colpisce gli scienziati, arriva a questa conclusione: “Solo un terzo delle riserve economicamente sfruttabili di petrolio, gas e carbone può essere consumato entro il 2100, se vogliamo evitare un aumento di temperatura di 2 gradi”.

E non è detto che anche la stima dei 20 anni non risulti troppo generosa. James Hansen, che per anni ha guidato il Goddard Institute della Nasa, sostiene che il tetto va abbassato e bisognerebbe restare molto al di sotto delle 450 parti per milione. “Anch’io credo che bisognerebbe partire subito e mettere il mondo in sicurezza nell’arco di un decennio perché le capacità di recupero degli ecosistemi stanno arrivando al limite di rottura”, precisa il climatologo Vincenzo Ferrara. “Gli oceani e le foreste che finora hanno assorbito circa una metà del carbonio emesso dalle attività umane sono sempre meno in grado di continuare a svolgere questa funzione: se queste spugne di anidride carbonica smetteranno di catturarla il cambiamento climatico subirà un’accelerazione drammatica”.


°°° Ringraziamo bush, putin, aznar e burlesquoni. Un bell’applauso!

MUTAZIONI IN ATTO:

beccato

vintage-bat-family

vendettadelpollo

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Da la Voce

Le vittime dei terremoti non sono una fatalità. Le conseguenze dei sisma in termini di vite umane e di costi economici possono essere fortemente ridotti da una buona qualità delle istituzioni. Ce lo insegna l’analisi di 90 catastrofi naturali dal 1980 al 2002. Il caso dell’ospedale dell’Aquila crollato è l’emblema di un sistema che incentiva alla cronica inadeguatezza per attrarre più finanziamenti pubblici e non essere poi utilizzabile quando ce ne sarebbe più bisogno.
Adesso le società quotate possono diffondere l’informazione finanziaria obbligatoria sul web anziché sui giornali. Che perdono una rendita e protestano in nome della trasparenza tradita. Come gli ultimi giapponesi combattenti quando la guerra era finita.
I paesi maggiormente industrializzati destineranno lo 0,7 per cento dei pacchetti anticrisi a sostegno delle economie in via di sviluppo più esposte. Non il governo italiano, che si vanta della presidenza del G8, ma riduce le risorse alla cooperazione ed elude un impegno politico esplicito e coerente.

bcornuto

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Dc, Psdi, Psi, Pdl, Udc… stessa minestra

Le leggi «pressappoco»
nel Paese sempre a rischio
Vulcani, terremoti, frane. Il dossier: abitati i due terzi delle aree a rischio

Troppo facile, fare il ponte di Messina. Detta così, certo, può sembrare solo una provocazione: anche chi non apprezza affatto, per mille motivi, l’idea di realizzare quel sogno deve ammetterlo: una grande nazione deve darsi grandi obiettivi. Non per megalomania: per mettersi alla prova. Dio sa quanto l’Italia abbia bisogno di credere in se stessa e scavalcare lo Stretto potrebbe essere un obiettivo formidabile. Ma vuoi mettere la sfida vera? Risanare un Paese disastrato: quella sarebbe la sfida vera. La più dura. La più difficile. La più doverosa. Tanto più dopo la catastrofe in Abruzzo.
http://www.corriere.it/cronache/09_aprile_09/gian_antonio_stella_le_leggi_pressappoco_del_paese_sempre_a_rischio_ca8216ec-24c9-11de-a682-00144f02aabc.shtml

Gian Antonio Stella

°°° Come sempre, questo raro esempio di ottimo giornalismo, mette lucidamente il dito nella piaga. Ieri sera ho sentito Padoa Schioppa a 8 e mezzo, su La 7… beh, cari concittadini, non avete idea di cosa abbiamo perso col governo Prodi! In cinque anni sarebbe stata battuta l’evasione fiscale: se non cancellata, almeno riportata a livelli fisiologici e tollerabili. Ma con tutti i miliardi recuperati (circa 200), con le ottime leggi Bersani, col controllo mastino di Di Pietro… beh, l’Italia srebbe stata messa in sicurezza, le mafie messe all’angolo, le tariffe e le tasse diminuite di molto, ecc. LA CRISI NON CI AVREBBE NEMMENO SFIORATO! E invece eccoci qui: nelle mani di un pazzo pericolosissimo, di un regimetto da farsa, con un governicchio ladro e pasticcione che NON SA e NON VUOLE FARE NULLA PER IL PAESE! Non finirò mai di maledire i malavitosi e le scimmiette decerebrate che hanno votato per questo sfascio, che ci penalizzerà tutti per molti e molti anni ancora.

VOGLIO MORIRE!!!

addio

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Il notista de “il Sardegna” di dell’utri

TERRORISMO MEDIATICO
Egidio Loi
Villaputzu

La sinistra è ormai delirante, naviga a vista. Mentre
la crisi ci attanaglia e il Governo cerca di rimediare,
l’opposizione alza gli scudi del No e semina panico e
angoscia fra la popolazione. Ogni decreto che sforna il
Governo è da abolire, il piano casa è una maledizione di
Dio. Sempre la stessa filastrocca. Pur di perseguitare Berlusconi,
gli ex comunisti stanno distruggendo l’Italia e gli
italiani. Ogni giorno è un’incalzare di brutte notizie da
parte della stampa e televisione. “La crisi è drammatica”.
“L’Italia è un Paese allo sbando”. “Il Governo non esiste”.
“Siamo alla pari della Grecia”. Questi sono i titoli delle
testate giornalistiche della sinistra che ci vengono scodellate
ogni giorno, con la precisione di un orologio Svizzero.
Ogni persona benpensante sa che siamo in tempo di
crisi e abbiamo seri problemi, ma non si può accettare che
la stampa della sinistra ci scodelli ogni attimo catastrofismi
per far impaurire il Popolo. Quando leggo queste cose e lo
stress mi assale penso: ma, se tutto va male, che senso ha
vivere? Da oggi in poi non leggerò più un giornale che
scrive articoli che danneggiano il nostro Paese.

°°° Dunque, per questa scimmietta destronza, il male viene dai media di sinistra: quali? Forse l’unità? dato che è l’unico giornale rimasto a dire qualche verità… Come vedete, questi decerebrati parlano ancora di “perseguitare burlesquoni”, manco fosse un martire, invece che un delinquente abituale, ignorante, rozzo, autoritario e fascista! Parlano di “catastrofismo”, invece che della catastrofe in cui ci precipita ogni volta il mafionano! Ripetono a pappagallo tutte le minchiate e gli slogan del loro proprietario, senza affaticarsi un solo minuto a PENSARE o ad INFORMARSI. Questi decerebrati, amici miei, sono la vera rovina dell’Italia. Senza di loro, Mafiolo sarebbe al posto suo: in galera, e noi saremmo ancora un paese prospero e civile.

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Un bel casino.

Istat, crollo delle esportazioni
a gennaio – 25 per cento

L’export italiano a gennaio è sceso di un quarto rispetto a gennaio 2008 e del 5,9% rispetto a dicembre. A livello tendenziale il dato è il peggiore dall’86

°°° Noi lo sapevamo che saremmo andati nuovamente incontro alla catastrofe. E ora, chi glielo dice alle scimmiette che li hanno rivotati?!

e_un_vero_casino4

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