Vogliamo lo IUS SOLI per tutti! non le bestialità razziste di berlusconi-bossi-fini!

Nati a Modena, ma rinchiusi nel Cie. Onida: “Giusto estendere lo ius soli”

L’ex presidente della Corte Costituzionale interviene sul caso di Andrea e Senad, i due ragazzi di origine bosniaca nati e cresciuti in Italia rinchiusi da un mese nel Cie di Modena: “Avere la cittadinanza è un diritto universale. Bisognerebbe cambiare la legge italiana”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/11/nati-modena-rinchiusi-onida-soli-modificato/196603/

E la chiesa tace. Incassa e tace.

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Processo Mediaset, capite perché il mafionano è attaccato al potere? Da mo’ che sarebbe in galera, senza!

Processo Mediaset, la Consulta giudica ammissibile il conflitto di attribuzione

La decisione di merito attesa nei prossimi mesi. Silvio Berlusconi, imputato, aveva chiesto il rinvio di un’udienza perché era in programma un Consiglio dei ministri, ma il Tribunale di Milano l’aveva negato

Sì al conflitto di attribuzione sul processo Mediaset. La Corte Costituzionale, riunita questa mattina in camera di consiglio, ha giudicato ammissibile il ricorso della Presidenza del consiglio dei ministri contro il tribunale di Milano, che sta giudicando il premier Silvio Berlusconi per frode fiscale. Si tratta solo di una valutazione preliminare della Corte: la decisione nel merito verrà presa nei prossimi mesi.

La presidenza del Consiglio, con ricorso dell’avvocatura dello Stato depositato lo scorso aprile, ha chiesto alla Corte di annullare l’ordinanza con cui il primo marzo del 2010 il collegio presieduto da Edoardo D’Avossa rifiutò il rinvio dell’udienza per la concomitante riunione del consiglio dei ministri.

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Lo sapevate? No, vero? Leggete questa…

No al parlamento dei nominati, i cittadini ricorrono alla Corte costituzionale

Al tribunale di Milano oggi si è svolta l’udienza per una causa molto importante: quella intentata da un gruppo di persone contro la Presidenza del Consiglio e il ministero dell’Interno per rivendicare l’incostituzionalità dell’attuale legge elettorale

Una cinquantina di persone ha stazionato oggi nel corridoio dell’aula della Prima Sezione del Tribunale di Milano, dove si teneva l’udienza conclusiva di una causa molto importante: quella intentata da un gruppo di cittadini contro la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell’Interno per rivendicare il proprio diritto a esercitarne compiutamente un altro: quello di voto. Un diritto che trova origine nella Costituzione e che i ricorrenti lamentano essere gravemente leso a causa della legge n.270 del 21.12.2005, meglio nota come legge “porcellum”.

L’udienza avrebbe dovuto essere aperta a pubblico, ma le persone erano troppe per entrare nella piccola aula, così, seppure a malincuore, i ricorrenti hanno preferito che si svolgesse a porte chiuse piuttosto che venisse rimandata a data da destinarsi in un’aula più capiente.

Ci si aspettava una sentenza rapida: di rigetto del ricorso o di sospensione del giudizio con remissione alla Corte Costituzionale. Il giudice unico della Prima sezione, dottoressa Baccolini, si è presa invece del tempo, trattenendo la causa in decisione. Si prevede un’attesa di almeno una decina di giorni.

La materia, ancorché discussa in punta di diritto, è incandescente: non per niente viene rimpallata da due anni di giudice in giudice, senza che si arrivi a stabilire se questa legge elettorale che stabilisce un premio di maggioranza abnorme e prevede candidati imposti direttamente dai partiti, sia legittima. O se, come sostengono i ricorrenti, viola gravemente il diritto dei

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L’idiozia e la stolidità dei legaioli. In diretta dalla camera…

Dopo che ben TRE deputati dell’opposizione hanno spiegato per filo e per segno parecchi punti di MANIFESTA INCOSTITUZIONALITA’ di questa ennesima cagata devastante che serve solo per aumentare  ancora le tasse e i balzelli e per far fallire metà dei Comuni italiani… ma che loro chiamano pomposamente FEDERALISMO, ebbene, dopo che questa sbobba indigesta e scritta in un  italiano molto ad minchiam, è stata smontata e ridicolizzata, si alza un minus habens della lega ed esordisce così:

“Signor presidente, oggi è una giornata storica per noi e per l’Italia…”

MA STORICA DE CHE, IDIOTA? TI HANNO APPENA SPIEGATO IN TUTTE LE SALSE CHE QUESTA CAGATA VERRA’ IMMEDIATAMENTE CESTINATA DALLA CORTE COSTITUZIONALE!!!

Ma la cosa più divertente è che questo ritardato leghista  insulta le amministrazioni del csx  “alcuni comuni amministrati da voi hanno addirittura un differenziale del 4% (debito)” dimenticandosi che la sua Bergamo, dove non funziona un cazzo, a differenza dei comuni del csx, il deficit è oltre il 6%!!!

calderoli-porco

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Berlusca: come fottere miliardi alla rai e addomesticare la Corte Costituzionale con un posticino per “il figlio di”

Malcom Pagani per “Il Fatto Quotidiano”

Fatturava quasi 70 milioni di euro l’anno e promuoveva le proprietà intellettuali della Rai commercializzandone i diritti in tutta Europa. Era Rai Trade, nacque nel 1987 e a fine anno, sarà solo un ricordo. Una fusione improvvisa, senza ragioni apparenti, avvenuta nel cuore dell’estate.

Tre paginette di motivazioni laconiche datate 29 luglio in cui l’epitaffio decreta la fine dell’esperienza addebitando a Rai Trade: “La mancata realizzazione di partnership industriali, obiettivo che fu tra le ragioni all’origine della scelta di dotarsi di una entità legale autonoma, hanno indotto la Rai a sottoporre a un’attenta revisione l’utilità della scelta all’epoca compiuta”. Strano, perché negli ultimi anni, durante l’amministrazione dell’ex capo del personale Di Russo, la progressione degli utili era stata continua e costante, il nome Rai portato in giro per il mondo che tra diritti sportivi e musicali (nel solco del marchio Fonit Cetra) aveva ereditato e proseguito il lavoro della Sacis. (Una struttura editoriale di vendite estere, scomparsa dopo la fusione tra la stessa Sacis, Eri e Fonit Cetra).

Tutto finito perché la casa madre (la Rai) decide di incorporare la controllata e di annetterla alla direzione commerciale. Contestualmente, nel silenzio (proteste solo dall’Idv) prende il via il rendèz-vous delle nomine. Rai Trade viene fusa in Rai Corporate e diventa una struttura della direzione commerciale.

Sulla poltrona di direttore da luglio, siede Luigi De Siervo, 42 anni, precedente occupazione in Rai Trade, alla commercializzazione dei canali tematici. Per quella promozione, da sette anni, aspettava come Godot il vicedirettore della Direzione Sviluppo e coordinamento commerciale: Stefania Cinque, ora furibonda e in causa con la Rai. Sopra De Siervo, figlio di Ugo, giudice della Corte costituzionale dal 2002, tramava il regista dell’operazione. L’identikit è quello del vice direttore generale della Rai Gianfranco Comanducci con delega alla direzione commerciale.

Grande amico di Cesare Previti e in ottimi rapporti con il suo capo, il direttore generale Mauro Masi, Comanducci avrebbe avallato la partita senza battere ciglio. Mentre De Siervo sale, altri scendono, depauperando carriere.

Oltre a Stefania Cinque, sul carro dei perdenti stanzia incomodo un’altra antica conoscenza dell’universo Rai. L’ex amministratore delegato di Rai Trade si chiama Carlo Nardello.

I successi degli ultimi anni sono anche attribuibili alla sua gestione, ma curiosamente, Nardello, invece di opporsi alla fusione, non proferisce verbo e agevola il passaggio della sua creatura. Dietro il mistero brilla la promessa, ancora non mantenuta, di far diventare (dopo la fusione) il medesimo Nardello capo del personale al posto di Maurizio Flussi.

La permanenza a Rai Trade a Nardello sta stretta e l’obiettivo dichiarato è rientrare a Viale Mazzini dalla porta principale.

Quando non vede realizzarsi il desiderio, Nardello ha un’illuminazione. Teme di essere stato usato e si agita, ma i giochi sembrano fatti. Fonti qualificate di Rai Trade sostengono che Nardello e De Siervo in realtà si assomiglino molto. Azienda-listi, ambiziosi, accentratori, non indifferenti all’era Masi e all’influenza di Berlusconi sulle vicende Rai. Nardello infatti era stato il diretto responsabile al marketing di Deborah Bergamini, da sempre una protetta del premier.
Il clima a Rai Trade è quello che è. Incertezza, abbandono, scoramento.

Nell’incubo personale i ruoli tendono a ribaltarsi e a Nardello tocca persino accompagnare De Siervo, il suo ex dipendente trasformato in capo, con il padre giudice a Venezia, per la Mostra del cinema. La foto in pagina documenta le soste congiunte all’Hotel Quattro Fontane, il quartier generale della Rai al Lido.

Qui verità e ipotesi si confondono. Le stesse fonti ipotizzano che De Siervo padre si sarebbe speso per assicurarsi che al figlio – l’altro è alla Protezione civile – fosse garantita la massima carica alla direzione commerciale. Voci e illazioni tutte da dimostrare, messe in giro ad arte dai nemici in un momento delicato.

Una tolda importante, quella di De Siervo jr. Tutto ciò accade mentre balla alla Consulta la valutazione di costituzionalità del legittimo impedimento. Una partita vitale per il berlusconismo, in cui il singolo voto è dirimente e capace di spostare la bilancia in un senso o nell’altro. De Siervo entrò alla Corte costituzionale come giudice, in quota centrosinistra, nel 2002. Una lunga carriera che prende il via nel 1965, con una laurea con lode in diritto costituzionale.

Dal 1970 al 1974 è al Comitato regionale di controllo della Regione Toscana, dal 1986 al 1993 al Consiglio superiore della Pubblica amministrazione, dal 1997 al 2001 all’autorità garante per la protezione dei dati personali. Negli ultimi anni, cuore e ragione si sarebbero spostati a destra.

°°° Soliti metodi mafiosi di silvio berlusconi. Ma il Pd che fa?

cricca berlusconi

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Mi segnalano e pubblico

Corte Costituzionale e lodo Alfano: una partita senza regole, e senza moralità.

merende
Fatta salva la buonafede e l’onorabilità della maggior parte dei 15 componenti dell’alta corte, rimane il fatto che alcuni membri bene avrebbero fatto a vivere il pre-partita con un minimo di dignità e pudore istituzionali.

Tanto per uscire dal generico:

Maggio 2009: a casa di un giudice dell’Alta (ma non troppo) Corte – il giudice Mazzella – vengono beccati

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Bandito corruttore, DIMETTITI!!!

Un leader in fuga dalla verità
di GIUSEPPE D’AVANZO

È giusto ricordare che, se Silvio Berlusconi non si fosse fabbricato l’immunità con la “legge Alfano”, sarebbe stato condannato come corruttore di un testimone che ha protetto dinanzi ai giudici le illegalità del patron della Fininvest. Condizione non nuova per Berlusconi, salvato in altre occasioni da norme che egli stesso si è fatto approvare da un parlamento gregario.

Le leggi ad personam, è vero, sono un lacerto dell’anomalia italiana che trova il suo perno nel conflitto di interessi, ma la legislazione immunitaria del premier è soltanto un segmento della questione che oggi l’Italia e l’Europa hanno davanti agli occhi. Le ragioni della condanna di David Mills (il testimone corrotto dal capo del governo) chiamano in causa anche altro, come ha sempre avuto chiaro anche il presidente del consiglio. Nel corso del tempo, il premier ha affrontato il caso “All Iberian/Mills” con parole definitive, con impegni che, se fosse coerente, oggi appaiono temerari: “Ho dichiarato pubblicamente, nella mia qualità di leader politico responsabile quindi di fronte agli elettori, che di questa All Iberian non conoscevo neppure l’esistenza. Sfido chiunque a dimostrare il contrario” (Ansa, 23 novembre 1999, ore 15,17). Nove anni dopo, Berlusconi è a Bruxelles, al vertice europeo dei capi di Stato e di governo. Ripete: “Non conoscevo Mills, lo giuro sui miei cinque figli. Se fosse vero, mi ritirerei dalla vita politica, lascerei l’Italia” (Il sole24ore. com; Ansa, 20 giugno 2008, ore 15,47). È stato lo stesso Berlusconi a intrecciare consapevolmente in un unico destino il suo futuro di leader politico, “responsabile di fronte agli elettori”, e il suo passato di imprenditore di successo. Quindi, ancora una volta, creando un confine indefinibile tra pubblico e privato. Se ne comprende il motivo perché, nell’ideologia del premier, il suo successo personale è insieme la promessa di sviluppo del Paese. I suoi soldi sono la garanzia della sua politica; sono il canone ineliminabile della “società dell’incanto” che lo beatifica; quasi la condizione necessaria della continua performance spettacolare che sovrappone ricchezza e infallibilità.

Otto anni fa questo giornale, dando conto di un documento di una società internazionale di revisione contabile (Kpmg) che svelava l’esistenza di un “comparto estero riservato della Fininvest”, chiedeva al premier di rispondere a qualche domanda “non giudiziaria, tanto meno penale, neppure contabile: soltanto di buon senso. Perché questi segreti, e questi misteri? Perché questo traffico riservato e nascosto? Perché questo muoversi nell’ombra? Il vero nucleo politico, ma prima ancora culturale, della questione sta qui perché l’imprenditorialità, l’efficienza, l’homo faber, la costruzione dell’impero ? in una parola, i soldi ? sono il corpo mistico dell’ideologia berlusconiana” (Repubblica, 11 aprile 2001). Berlusconi se la cavò come sempre dandosi alla fuga. Andò a farsi intervistare senza contraddittorio a Porta a porta per dire: “All Iberian? Galassia off-shore della Fininvest? Assolute falsità”.

La scena oggi è mutata in modo radicale. Se il processo “All Iberian” (condanna e poi prescrizione) aveva concluso in Cassazione che “non emerge negli atti processuali l’estraneità dell’imputato”, le motivazioni della sentenza che ha condannato David Mills ci raccontano il coinvolgimento “diretto e personale” di Silvio Berlusconi nella creazione e nella gestione di “64 società estere offshore del group B very discreet della Fininvest”. Le creò David Mills per conto e nell’interesse di Berlusconi e, in due occasioni (processi a Craxi e alle “fiamme gialle” corrotte), Mills mentì in aula per tener lontano Berlusconi dai guai, da quella galassia di cui l’avvocato inglese si attribuì la paternità ricevendone in cambio “enormi somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali”, come si legge nella sentenza.

È la conclusione che ha reso necessaria l’immunità. Berlusconi temeva questo esito perché, una volta dimostrato il suo governo personale sulle 64 società off-shore, si può oggi dare risposta alle domande di otto anni fa, luce a quasi tutti i misteri della sua avventura imprenditoriale. Si può comprendere come è nato l’impero del Biscione e con quali pratiche. Lungo i sentieri del “group B very discreet della Fininvest” sono transitati quasi mille miliardi di lire di fondi neri; i 21 miliardi che hanno ricompensato Bettino Craxi per l’approvazione della legge Mammì; i 91 miliardi (trasformati in Cct) destinati non si sa a chi (se non si vuole dar credito a un testimone che ha riferito come “i politici costano molto? ed è in discussione la legge Mammì”). E ancora, il finanziamento estero su estero a favore di Giulio Malgara, presidente dell’Upa (l’associazione che raccoglie gli inserzionisti pubblicitari) e dell’Auditel (la società che rileva gli ascolti televisivi); la proprietà abusiva di Tele+ (violava le norme antitrust italiane, per nasconderla furono corrotte le “fiamme gialle”); il controllo illegale dell’86 per cento di Telecinco (in disprezzo delle leggi spagnole); l’acquisto fittizio di azioni per conto del tycoon Leo Kirch contrario alle leggi antitrust tedesche; la risorse destinate poi da Cesare Previti alla corruzione dei giudici di Roma; gli acquisti di pacchetti azionari che, in violazione delle regole di mercato, favorirono le scalate a Standa, Mondadori, Rinascente. Sono le connessioni e la memoria che sbriciolano il “corpo mistico” dell’ideologia berlusconiana: al fondo della fortuna del premier, ci sono evasione fiscale e bilanci taroccati, c’è la corruzione della politica, delle burocrazie della sicurezza, di giudici e testimoni; la manipolazione delle leggi che regolano il mercato e il risparmio in Italia e in Europa.

Questo è il quadro che dovrebbe convincere Berlusconi ad affrontare con coraggio, in pubblico e in parlamento, la sua crisi di credibilità, la decadenza anche internazionale della sua reputazione. Magari con un colpo d’ala rinunciando all’impunità e accettando un processo rapido. Non accadrà. Il premier non sembra comprendere una necessità che interpella il suo privato e il suo ufficio pubblico, l’immagine stessa del Paese dinanzi al mondo. Prigioniero di un ostinato narcisismo e convinto della sua invincibilità, pensa che un bluff o qualche favola o una nuova nebbia mediatica possano salvarlo ancora una volta. Dice che non si farà processare da questi giudici e sa che non saranno “questi giudici” a processarlo. Sa che non ci sarà, per lui, alcun processo perché l’immunità lo protegge. Come sa che, se la Corte Costituzionale dovesse cancellare per incostituzionalità lo scudo immunitario, le norme sulla prescrizione che si è approvato uccideranno nella culla il processo. Promette che in parlamento “dirà finalmente quel che pensa di certa magistratura”, come se non conoscessimo la litania da quindici anni. Finge di non sapere che ci si attende da lui non uno “spettacolo”, ma una risposta per le sue manovre corruttive, i metodi delle sue imprese, i sistemi del suo governo autoreferenziale e privatistico. S’aggrappa al solito refrain, “gli italiani sono con me”, come se il consenso lo liberasse da ogni vincolo, da ogni dovere, da ogni onere. Soltanto un potere che si ritiene “irresponsabile” può continuare a tacere. Quel che si scorge in Italia oggi ? e non soltanto in Italia ? è un leader in fuga dalla sua storia, dal suo presente, dalle sue responsabilità. Un leader che non vuole rispondere perché, semplicemente, non può farlo.

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LA tassa sul lusso…

Sardegna, la Giunta di destra cancella la tassa sul lusso

«Lo sviluppo va incentivato riducendo la pressione fiscale e non imponendo tasse inutili e idiote». L’assessore del Bilancio Giorgio La Spisa, nelle battute finali del dibattito sulla Finanziaria 2009, ha posto così una pietra tombale su uno dei provvedimenti che avevano caratterizzato la passata legislatura regionale: le tasse sul lusso, un’iniziativa fortemente voluta da Renato Soru più che per tassare i ricchi nell’ottica di accantonare risorse per garantire un fondo perequativo alle zone interne della Sardegna e migliorare la sostenibilità ambientale sulle coste, dove ogni estate arrivano milioni di turisti.

La Manovra varata al termine di una maratona notturna dal Consiglio regionale (oltre 8 miliardi che diventano 9 con un mutuo) segna una decisa inversione di rotta con la cancellazione delle ultime imposte rimaste del provvedimento varato nel 2006 dalla Giunta Soru (quelle sugli approdi di barche e aerei da turismo, nonché la tassa, facoltativa, di soggiorno) dopo che le altre (seconda case e plusvalenze) erano state dichiarate illegittime dalla Corte Costituzionale.

L’altro «ritorno al passato» è la rinuncia al meccanismo dell’anticipazione delle entrate fiscali future – adottato dal precedente esecutivo dopo l’accordo sulla vertenza entrate col governo Prodi – per tornare alla contrazione dei mutui (1,2 miliardi di euro) per effettuare investimenti e coprire parte del disavanzo.

Dal punto di vista politico, il centrosinistra ha criticato l’insufficienza delle risorse rese disponibili, e la destra ha cercato di difendersi annunciando azioni più corpose in futuri e ipotetici disegni di legge collegati, con il programma regionale di sviluppo e con la lontanissima manovra 2010.


°°° In pratica, amici miei, anche a livello regionale torniamo INDIETRO DI SEICENTO ANNI! Da qui portano via TUTTO: G8, miliardi, bellezza, dignità… e ci lasciano: fabbriche che chiudono, disoccupati a vagoni, immondezza, fame, miseria, inquinamento, e vergogna! Bravo la spisa, bravo cappella! I manutengoli della mafia e degli evasori fiscali… E un bell’applauso alle scimmiette decerebrate che hanno permesso questo.

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Fatevi due risate, senza cannoli

Stipendio di Obama inferiore a quello di deputati siciliani

L’emolumento annuale del Presidente degli Stati Uniti d’America ammonta a 400.000 dollari più i benefits. Lo Stato della California, che vanta un prodotto interno lordo fra i più alti del mondo (settimo posto), concede al governatore, Arnold Schwarzenegger, 162.598 euro lordi l’anno, un poco più della metà gli altri governatori statunitensi (88 mila euro circa).

I consiglieri delle assemblee legislative italiane superano abbondantemente queste cifre. In Sicilia, per esempio, le istituzioni sono molto più generose sia nei confronti dei deputati regionali, quanto verso i Presidente dell’Assemblea e della Regione. Antonio Stella, autore della Casta, riferisce che il presidente della Provincia autonoma di Bolzano Luis Durnwalder, porta a casa 320.496 euro lordi l’anno, circa 36.000 euro più del presidente degli Stati Uniti.

Le spese correnti di Palazzo Madama, nel 2008, sono salite di quasi 13 milioni rispetto al 2007 per sfondare il tetto di 570 milioni e mezzo di euro, annota diligentemente Stella. “Un’enormità: un milione e 772.000 euro a senatore”.

Grazie al parametro con il Senato le spese dell’Assemblea regionale siciliana seguono la stessa sorte, o quasi.

La lievitazione della spesa nei Palazzi delle istituzioni è stata stimolata anche

Dalle nuove pensioni, o vitalizi, assegnati ai 57 parlamentari che non sono stati rieletti. 7.251.000 euro sono stati concessi generosamente agli ex senatori a titolo di «assegni di solidarietà». Così piangono con un solo occhio.

Si può dubitare di tutto nei Palazzi, ma non della solidarietà: su questa non si transige. Clemente Mastella ha ricevuto un «assegno di reinserimento nella vita sociale» di 307.328 euro, Armando Cossutta 345.600 euro, Alfredo Biondi 278.516, Francesco D’Onofrio 240.100.

E questo al senato. Quanto alla Camera, è ancora Stella a farcelo sapere, non sono stati da meno in quanto a solidarietà verso i colleghi. Angelo Sanza ha ricevuto una specie di premio di consolazione, consistente in un accredito bancario di 337.068 euro oltre al vitalizio mensile di 9.947 euro per dieci legislature “teoriche”. Grazie alle consultazioni elettorali anticipate, infatti, gli anni di attività dei parlamentari sono di gran lunga inferiori.

“Il verde Alfonso Pecoraro Scanio, andato a riposo a 49 anni appena compiuti con gli 8.836 euro al mese che spettano a chi ha fatto 5 legislature pur essendo stato eletto solo nel 1992: 16 anni invece di 25. Il democratico Rino Piscitello: 7.958 euro per quattro legislature nonostante non sia rimasto alla Camera 20 anni ma solo 14”.

Quirinale, Senato, Camera, Corte costituzionale, Cnel e Csm costavano tutti insieme nel 2001 un miliardo e 314 milioni di euro saliti in cinque anni a un miliardo e 774 milioni. Nel 2007 gli organi istituzionali italiani sono costati un miliardo e 945 milioni. Nel corrente anno è stato calcolato che la cifra aumenterà, alla faccia del taglio alle spese della politica, raggiungendo la cifra di un miliardo e 998 milioni. (Quel dispettoso di Stella avverte che la regina Elisabetta ha tagliato del 61 per cento le spese).

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha deciso una svolta di buonsenso al Quirinale, adottando alcune misure che potrebbero avere il valore di una moral suasion “forzata”.

Il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, ha scritto al ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che il Quirinale non utilizza la possibilità di adeguare il suo bilancio al tasso dell’inflazione. La qualcosa significa che taglia le spese, una decurtazione consistente di 10 milioni e 456 mila euro nel biennio 2010-11.

«Il deciso ridimensionamento delle previsioni del fabbisogno, comunica il segretario generale del Quirinale, è stato reso possibile dal programma di contenimento della spesa, in ogni sua componente, avviato su impulso del Presidente per concorrere al risanamento dei conti pubblici ».

La riduzione delle spese è stata ottenuta attraverso il turn-over, la riduzione del personale distaccato e comandato, la cessazione dell’allineamento automatico delle retribuzioni a quelle del Senato e una riorganizzazione amministrativa.

Scostandosi dal parametro con il Senato e decidendo una piana autonomia amministrativa nella contrattazione con il personale, i risparmi potranno essere mantenuti. Altra novità, l’aggiornamento periodico sul sito internet del Quirinale delle informazioni sulle spese correnti.

Il parametro con il Senato è stato finora mantenuto dall’Assemblea regionale siciliana con il Quirinale. Le scelte di Napolitano lasciano il Parlamento regionale come unica istituzione che lo utilizza.

Siccome ci troviamo alla vigilia della presentazione del bilancio interno dell’Assemblea, presto sapremo che cosa faranno in Sicilia, sia sul fronte dei tagli alla spesa per la politica e le istituzione quanto sul fronte della trasparenza. Una materia che vede in coda il Parlamento regionale.

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Le leggi del cazzo di mafiolo

La Corte Costituzionale boccia la legge sulla fecondazione assistita
Il governo: “Dubbi gli effetti sulle pratiche”. Franceschini: “Rispettare le sentenze”
Legge 40, stop della Consulta
“No a limite di tre embrioni”
Inammissibili i ricorsi sull’irrevocabilità del consenso da parte della donna all’impianto
il divieto della crioconservazione e di riduzione embrionaria di gravidanze plurime

Legge 40, stop della Consulta “No a limite di tre embrioni”
ROMA – La Corte Costituzionale boccia la legge 40 sulla fecondazione assistita. I giudici della Consulta hanno infatti dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 14, comma 2, della norma, nel punto in cui prevede che ci sia un “unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre” di embrioni. Viola la Costituzione anche il comma 3 dello stesso articolo, nella parte in cui non prevede che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena possibile debba essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna. La Corte, infine, ha dichiarato inammissibili, per difetto di rilevanza nei giudizi principali, la questioni di legittimità costituzionale dell’articolo 6, inerente l’irrevocabilità del consenso della donna, e dei commi 1 e 4 dell’articolo 14.

Il governo. “Sono molto dubbi gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale sulle pratiche che devono essere adottate nei centri”, afferma il sottosegretario al Welfare con delega alla Bioetica, Eugenia Roccella, annunciando l’emanazione di “nuove linee guida”. Queste saranno emanate sulla base dei pareri scientifici che saranno elaborati dal Consiglio Superiore di Sanità, l’organo tecnico scientifico di consultazione del ministero, che sarà ascoltato, ha detto Roccella, così come prevede la legge.

“Resta il divieto di congelamento degli embrioni – ha aggiunto Roccella – e di soppressione di questi”, una pratica che avviene, ha aggiunto, quando per la diagnosi preimpianto se ne producono in sovrannumero. “Mi sembra – ha quindi detto – che ora ci sia un evidente problema di interpretazione delle norme e di contraddizioni. Per questo bisognerà fare chiarezza sul piano delle pratiche che potranno essere adottate dai centri”.

L’opposizione. “Le sentenze della Corte vanno sempre
rispettate”, replica il segretario del Pd. Per Dario Franceschini “i temi nuovi, come anche quello sull’idratazione e alimentazione, gradualmente richiederanno regole e che si adeguino gli strumenti legislativi. Per il nostro ordinamento, il pronunciamento della Corte non potrà che essere recepito”.

chimic

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