Le mani nelle tasche nostre…

IL DOSSIER
Con le nuove norme a rischio 500 euro di risparmi a famiglia
Farmaci da banco:5mila nuovi assunti e sconti, ma per il Pdl vanno limitati
Stop su polizze, credito e farmacie
dietrofront a danno dei cittadini

di LUCA IEZZI

ROMA – Assicurazioni, banche, farmacie, trasporti, difesa dei consumatori: eccolo, settore per settore, lo “stillicidio” di leggi anti concorrenza denunciato dall’Antitrust. Il governo ha raramente preso posizione lasciando piena libertà a proposte di legge ed emendamenti dei singoli appartenenti alla maggioranza. Le associazioni dei consumatori accolsero le varie “lenzuolate” dell’allora ministro Pierluigi Bersani stimando risparmi per 1000 euro l’anno per le famiglie. Dopo due anni metà di quelle misure sono state o accantonate o sono pesantemente minacciate.

La vicenda più attuale evocata dal presidente Antonio Catricalà è il ddl Gasparri-Tommasini dove si misurerà la controffensiva delle lobbies sulla liberalizzazione dei farmaci di banco. L’Antitrust sintetizza così i benefici prodotti: “In tre anni sono stati aperti quasi tremila corner e parafarmacie. La loro quota di mercato è vicina al 6% dei farmaci di automedicazione. Lo sconto praticato ha margini tra il 3% e il 22,5%. I farmacisti nuovi occupati sono circa cinquemila”. Una parentesi che le farmacie tradizionali premono per chiudere ritornando all’esclusiva: “Stiamo ripensando il ruolo dei canali di vendita delle medicine” ha ammesso il ministro della Salute Ferruccio Fazio. Per evitare tensioni, nel Pdl si pensa all’ennesima sanatoria: chi ha aperto una parafarmacia avrà 10 anni per convertirsi o tentare di ottenere lo status di farmacia.
Sulle assicurazioni il ritorno al monomandato (un agente può vendere polizze di una sola compagnia) è stato accantonato dopo essere stato proposto nel ddl Sviluppo. Il provvedimento, che doveva essere approvato alla Camera senza ulteriori modifiche, ora sembra di nuovo un cantiere aperto, segno che anche questo pericolo non è scampato. Invece sta per sparire la possibilità di disdire la polizza auto ogni anno per cercare offerte migliori. Salvati dai tentativi di abolizione anche i tetti antitrust che impediscono all’Eni di riconquistare il monopolio nazionale nella distribuzione del gas.

Il governo si è speso direttamente per trasformare la Class action in “un’eterna promessa”, il meccanismo che dovrebbe difendere i consumatori dalle ingiustizie e dalle truffe subite dalle imprese non solo non potrà più essere utilizzata per tutto quello che è successo negli anni passati, ma dovrà aspettare l’approvazione definitiva della legge per essere utilizzabile con un ritardo di tre anni dall’introduzione nel nostro ordinamento.

Oltre alle liberalizzazioni ribaltate ci sono quelle solo depotenziate: la riforma delle professioni è stata appaltata direttamente agli ordini professionali con l’effetto di far sparire l’effetto calmierante sulle tariffe e far sparire la questione dall’agenda politica. Poi ci sono i taxi, fieri avversari delle lenzuolate, che hanno ottenuto dal cambio di maggioranza norme che limitano la concorrenza dagli autisti (o Ncc, noleggio con conducente). Sempre nei trasporti rimandata la concorrenza nei trasporto ferroviario, con l’allungamento dei contratti tra Fs e amministrazioni regionali, nonostante proprio quella nei servizi pubblici locali sia l’unica liberalizzazione perseguita, almeno nelle dichiarazioni, dal Pdl.

Ma non è solo colpa delle norme: la commissione di massimo scoperto sui fidi bancari, abolita per legge, è stata sostituita praticamente da tutti gli istituti con altre voci che sommate superano il costo precedente; gli imprenditori protestano, ma il fronte delle banche si muove compatto.
(17 giugno 2009)


°°° Come vedete, amici cari, non sono io catastrofista… Queste merde malavitose fanno affari con le lobbies e ci precipitano ogni giorno di più nel baratro e nella disperazione. Cancellando una ad una le ottime leggi del Governo Prodi, ci stanno trascinando indietro di almeno 60 anni!

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Sotto gli slogan… una mazza.

Italia fanalino di coda
di LUCA IEZZI
Manovre anti-crisi Italia fanalino di coda

ROMA – La reazione c’è stata, ma il fiume di denaro pubblico già versato difficilmente basterà e sulla sua efficacia si sbilancia solo il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Khan: “I pacchetti fiscali forniranno da 1 e 3 punti percentuali in più alla crescita quest’anno”. I suoi economisti sono più dubbiosi: i paesi del G20 hanno sì stanziato il 2% del loro Pil nei pacchetti anti-crisi ma lo sforzo “dovrà essere sostenuto, se non aumentato nel 2010”. E lo stesso Strauss-Khan ammonisce: “Con le politiche fiscali c’è un tempo per la semina e uno per la raccolta, e le politiche espansive di oggi devono andare per mano con politiche rigorose domani”.

Sull’individuazione di quel “domani” il dibattito è aperto: i deficit 2009 esploderanno. Nella Ue la Spagna ha approvato una manovra pari al 2,3% del Pil di quest’anno, la Germania 1,6%, l’Inghilterra 1,4%, difficilmente potranno replicare. L’entità della scommessa appare evidente se si mettono in fila le cifre assolute dei piani per lo più triennali gli Stati Uniti fornirà all’economia 787 miliardi di dollari (620 miliardi di euro) tra questo e l’anno prossimo, senza contare gli oltre 700 stanziati nel 2008 per sostenere il sistema finanziario.

L’Unione Europea si è mossa in ordine sparso e ogni governo ha guardato alle crisi più pesanti nel proprio cortile (le banche per il Regno Unito, l’industria automobilistica per la Germania, la disoccupazione in Spagna e il debito pubblico in Italia), variando così ripartizione e entità di ogni dei singoli pacchetti. Sommati arrivano a 350 miliardi di euro spalmati in più anni, in cui vanno considerati anche lo sforzo messo a carico sul bilancio comunitario: 30 miliardi per progetti comunitari e 50 a sostegno dei paesi dell’Est europa.

Non mancano però i punti comuni che li rendono in qualche modo confrontabili: negli aiuti alle famiglie lo sforzo maggiore lo ha fatto la Germania con 20 miliardi di mancate entrate per la riduzione delle aliquote fiscali, segue la Spagna con 14 miliardi. Nella riduzione del peso fiscale per le imprese e nel sostegno ai flussi di credito testa a testa tra Spagna e Francia (17 a 16 miliardi). Negli investimenti in infrastrutture stravince le Germania (25 miliardi).

Discorso a parte per l’Italia, secondo l’Fmi solo lo 0,2% del Pil – poco meno di 2,8 miliardi e un decimo della media mondiale – è utilizzabile come stimolo: qualche modifica in corsa alla Finanziaria e i due miliardi del dl anti-crisi che ha incentivato gli acquisti di auto moto ed elettrodomestici. Il governo dichiara invece un pacchetto da 40 miliardi di cui 16 nel 2009. La spiegazione di tale discrepanza sta nella relazione del ministero del Tesoro (Ruef): “Il governo è intervenuto soprattutto anticipando l’approvazione della manovra a giugno. A settembre quando la crisi finanziaria si è rivelata nella sua gravità, pur prevedendo interventi sostanziali non ha alterato gli effetti della manovra” che prevedeva il taglio della spesa pubblica di 59,4 miliardi in 3 anni. Una scelta mai rinnegata e che zavorrerà la ripresa nazionale.

°°° Intanto, burlesquoni e tvemonri continuano a sparare cazzate ew a ripetere che andrà meglio… Certo che andrà meglio. Per tutti gli altri Paesi che HANNO UN GOVERNO! Non certo per l’italietta devastata da questi cialtroni.

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