Terremoto, la santa truffa: i delinquenti del regime con quelli del vaticANO.

Terremoto, la santa truffa

Due arresti nel capoluogo abruzzese. La fondazione “Solidarietà e sviluppo” aveva cercato di ottenere una dozzina di milioni dai fondi gestiti dal sottosegretario Giovanardi. Il sindaco Cialente che nel luglio del 2010 aveva lanciato l’allarme: “Avevo ragione io”. L’imbarazzo del vescovato

la Repubblica
di GIUSEPPE CAPORALE
L’AQUILA

Nelle tasche della Curia
i soldi della ricostruzione

Nelle tasche della Curia i soldi della ricostruzione

La cupola della Chiesa Santa Maria del Suffragio. È crollata durante il terremoto del 6 aprile del 2009

Così il vescovo D’Ercole raccomandava i progetti della Onlus “Solidarietà e sviluppo” che avrebbe truffato 12 milioni destinati al dopo sisma dal sottosegretario Giovanardi. Il gip chiede due arresti e scrive: occorrono altre indagini sul ruolo dei vescovi in questa storia
di GIUSEPPE CAPORALE

L’AQUILA – Il vescovo ausiliare dell’Aquila Giovanni D’Ercole si raccomandava al sottosegretario Carlo Giovanardi per ottenere i fondi del terremoto. Anzi, per farli ottenere ad una onlus (“Solidarietà e Sviluppo”) fondata dalla stessa diocesi dell’Aquila, dietro la quale, secondo la Procura si nascondeva una truffa. Una truffa per

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SSSSSSSSSSSSST… silenzio.

Monsignor Bertolaso, arruola i parroci per i miracoli ai terremotati
di Marco Bucciantini

Sembra il ‘48. Si arruolano i preti, con circolari ministeriali travestite da lettere accorate. «Diffondete il buonumore, dobbiamo fare bella figura». Una volta chiedevano direttamente il voto giusto, per lo scudocrociato. E c’è anche il ciclista del popolo che si prende la maglia di leader, ed è un sussulto condiviso, «nazionale», con il vecchio compagno Alfredo che tormenta la tivù per sentire meglio e il giovane frate Michele che solleva i pugni quando Di Luca trova un buon finale sulla vetta dolomitica e si prende la maglia rosa, per il suo Abruzzo. Nel ‘48 fu Bartali al Tour, salvatore della patria dopo le pallottole a Togliatti. Allora fece storia, questa volta fa almeno calore.

La maglia rosa e le tuniche nere
Guido Bertolaso ha chiamato il vescovo, «basta, me ne vado, troppe lamentele» Aveva appena letto l’editoriale del Centro, il quotidiano degli abruzzesi. Si chiedeva di superare in fretta – prima che l’afa soffochi le tendopoli – questa prima fase, e sistemare gli sfollati in prefabbricati più consoni, intimi. Non era un richiamo demagogico: Assolegno ha già fatto sapere che le casette si possono fare in pochi giorni. Qualcosa di simile fa intuire anche l’assessore friulano Vanni Lenna, giunto ieri all’Aquila per ricordare i tempi e i modi di una rinascita felice, governata dal territorio, senza new town. «Porteremo la nostra esperienza sui moduli abitativi possibili prima della ricostruzione stabile». Le necessità quotidiane tornano a occupare la vita e manca il modo di soddisfarle, e questo crea un logico malumore che il governo ha dato ordine di celare.

È arrivato il caldo, 30 gradi umidi, e se è vero che la protezione civile ha promesso l’arrivo dei condizionatori intanto mancano anche i semplici ventilatori. Farebbero comodo alla famiglia Bran, peruviani di Lima, che vivono in undici nei 14 metri quadrati della tenda numero 106 nel campo di Piazza d’Armi. Sono due nuclei, gli uomini furono i primi a venire in Italia. Fanno i camerieri al ristorante Le Fiaccole, in centro. Le donne sono badanti, poi c’è il ragazzo che fa il muratore e le bambine che vanno a scuola. Adesso sono qui a invecchiare di noia: il ristorante è franato, la ditta edile è ferma, le famiglie da badare sono poche tende più in là, le scuole sono chiuse. I Bran hanno nomi italiani, o così li hanno “adattati”: Anita torna dai lavatoi con la tinozza piena di magliette e asciugamani di spugna, e stende tutto al sole gentile del tardo pomeriggio. Mario è sulla branda e si strofina i piedi fra loro e fissa il soffitto di stoffa. Manca l’aria. I letti sono sei: tre matrimoniali, tre singoli. Loro – ripetiamo – sono 11 e agitano un periodico che si stampa a Roma per le comunità sudamericane, “Expreso Latino”, dove sono fotografati, sopravvissuti e sorridenti.

“Caro Arcivescovo”
Non bisogna sapere della famiglia Bran. Non bisogna sapere dei dodici casi di dissenteria dell’ultima settimana. E nemmeno del caso di tubercolosi a Pizzoli. Si deve far sapere che va tutto bene, che l’Abruzzo rifiorisce miracolosamente. Bertolaso ha chiesto al vescovo Giuseppe Molinari il sostegno della Curia: «Tenete la gente tranquilla, rassicuratela che va tutto bene». Così, dopo l’articolo del Centro e la successiva presa di posizione del presidente della provincia Stefania Pezzopane, che bazzica continuamente i campi per verificare di persona lo stato delle cose, il vescovo si è mosso con zelo. Dapprima ha radunato i parroci, chiedendo loro un lavoro «tenda a tenda» per consolare gli sfollati.

Ogni campo ha una chiesetta, e sono attivi (fin da subito) preti delle diocesi del centro Italia. Monsignor Molinari ha poi scritto alla stessa Pezzopane, rimproverandola di «fare politica», e di fomentare i malumori delle persone che vivono questa situazione di disagio. Le ha rinfacciato lo scoramento di Bertolaso. La Pezzopane ha risposto: «Caro Arcivescovo, per me indimenticato don Giuseppe (Molinari fu suo insegnante di religione, ndr), proprio lei mi ha insegnato a privilegiare chi è in difficoltà. Sollecitando più attenzione per le persone nelle tende e chiedendo per loro una migliore sistemazione, ho assecondato una necessità di rispetto per le loro vite già provate, non una ricerca di polemica».

Alle 18 e 39 frate Oreste Renzetti conclude la messa nella tenda bianca e saluta una ventina di convenuti, «andate in pace». «Noi facciamo sempre il solito lavoro, di sostegno, di conforto. Parliamo, non avevamo bisogno di questi ordini». Dopo 40 giorni dal terremoto ci sono 35.852 persone sfollate in 178 aree, circa 800 sono rientrate nelle case, molte famiglie hanno ottenuto l’agibilità per l’abitazione, ma manca la verifica sull’impianto del gas, e ci vorranno settimane. Intanto i poliziotti, dimenticati al vescovo, si lamentano e scrivono al ministro Maroni: «Non ci pagano gli straordinari, è scandalosao». Ma non lo fate sapere in giro.
14 maggio 2009

°°° Sparito dalle tv, sparito dai giornali di regime, del terremoto non si parla più. Non c’è un solo cent per la ricostruzione e silvio berlusconi ha già dimenticato le mille minchiate sparate a reti unificate, fingendo commozione per le persone assassinate dai suoi amici costruttori e da lui medesimo, con i condoni edilizi a raffica.
Ora, questi poveri sfollati, dopo un mese al gelo, si stanno arrostendo e soffocano sotto il primo caldo. Nemmeno un ventilatore. Ecco: questa è l’esatta fotografia del Cazzaro. Un coglione malavitoso che vende sogni, ma ci riempie costantemente di INCUBI!

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L AQUILA - TERREMOTO IN ABRUZZO - SILVIO BERLUSCONI TRA I TERREM

pupazzo

vaffa_berlusca

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La chiesa puttana

Dopo le prese di posizione di alcuni vescovi la Santa Sede non si allinea alle critiche
UGO MAGRI
ROMA
Sul pubblico di Vespa, Berlusconi ha fatto colpo. Sostengono i suoi sondaggi (Euromedia Research) che 70 spettatori su 100 hanno gradito lo show contro Veronica, ammaliate in particolare le signore sopra una certa età. L’Ipr, altro istituto, registra una fiducia nel premier stabile ai soliti livelli stratosferici (66 per cento, 75 secondo Euromedia). Se nelle prossime ore non matura qualche nuova sorpresa, il Cavaliere può pensare di averla scapolata. Difatti già comincia a scherzarci su, con battute sulla Finlandia e sulle finlandesi: le ama molto, precisa ammiccante, «purché abbiano più di 18 anni». Porta con sé le tre candidate donna a una cena di imprenditori, onde dimostrare che non sono «veline». E’ sicuro di avere reagito alle accuse della moglie «con una certa classe». E visto che l’autodifesa pare funzioni in patria, si confessa pure con l’emittente France 2. Però la notizia più gradita non gli giunge d’Oltralpe, bensì da Oltretevere.

Tramite i soliti canali riservati che fanno perno su Letta, Gentiluomo del Papa, la Curia vaticana manda al capo del governo messaggi rassicuranti. Il contatto risale a ieri mattina. Bertone, cardinale e segretario di Stato, si limita a suggerire prudenza, come peraltro già aveva fatto l’«Avvenire» (organo della Cei), meglio sospendere i ping-pong polemici con la signora Lario che generano imbarazzo. Viceversa, sul secondo divorzio del premier la Santa Sede non ha nulla da ridire. Anzi. Dal punto di vista religioso, la lite coniugale sana una condizione di peccato grave, quasi di scandalo (per il diritto canonico Berlusconi è ancora sposato con Carla Dall’Oglio). Insomma: il paradosso è che, rompendo l’unione con Veronica da cui ha avuto tre figli, il premier verrà riammesso ai sacramenti, come da tempo anelava. Chi immagina contraccolpi negativi sul voto cattolico in vista delle Europee, consideri l’impatto visivo di Berlusconi che fa la comunione, proprio come un vecchio leader democristiano. Anche di questo pare si sia parlato espressamente, in una giornata che registra colloqui riservati tra Bonaiuti (portavoce del premier) e alcuni giornalisti di prima fila del pianeta cattolico. Certo, non tutte le voci ecclesiastiche sono in riga.

Proprio su «La Stampa» di ieri, l’autorevole cardinale Kasper aveva lamentato con toni forti la «caduta di stile e il cattivo esempio». Padre Sorge, gesuita, prova a mettersi nei panni di San Pietro e scommette che sarà in imbarazzo anche lui, «quando dovrà giudicare Berlusconi». Però la Chiesa sa benissimo, obietta il capogruppo Pdl Cicchitto, che «noi siamo un soggetto politico serio, dunque teniamo conto delle sue posizioni». Un modo per rammentare il decreto su Eluana, lo stop ai Didore, il no alla revisione della legge sull’aborto. Sorride sornione Cossiga, presidente emerito della Repubblica, reduce da un colloquio col premier per portargli la propria solidarietà: «Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo che contesta certe sue direttive», avverte Cossiga, «e uno sciupafemmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupafemmine». Cita a tal proposito Sant’Ambrogio: «Ecclesia casta et meretrix».

°°° Questo articolo del La Stampa conforta e sottolinea la verità certificata: non esiste nessuna differenza tra i comitati d’affari della mafia e il vaticano. Mafioso Berlusconi, mafiosa la chiesa di Roma. Ciò che interessa a questi farabutti è solo potere e soldi. E l’apparenza ipocrita e truffaldina. Ma vi rendete conto? Stanno già preparando lo spot di Mafiolo che fa la comunione!!! Alla faccia dei creduloni e di chi lavora. Per quanto mi riguarda, le loro ostie se le possono schiaffare su per il culo.

papaccio

papamafia1

bdimissioni1

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